(“Corriere Fiorentino”, 21 marzo 2020)
Come
c’era da aspettarsi, le normali attività scolastiche continuano a essere sospese
fino a data da destinarsi, con il rischio neppure troppo remoto che lo siano
sino alla fine dell’anno scolastico.
Nel
frattempo molte scuole, non senza fatica e grazie al grandissimo impegno di
dirigenti e di molti insegnanti, si sono organizzate per garantire ai loro
studenti un rapporto educativo e didattico che permetta di non regalare del
tutto al virus settimane e mesi importantissimi per la loro formazione. E sono
stati tanti i docenti che, pur non avendo dimestichezza con il computer e con
internet, si sono tuttavia impegnati per imparare rapidamente a mettersi in
contatto con i propri allievi confinati in casa e continuare così a distanza le
lezioni drammaticamente interrotte. In molti casi la loro formazione è avvenuta
grazie alle iniziative dei presidi e alla piena disponibilità di loro colleghi
più esperti che, anche tramite Whatsapp, hanno saputo trasmettere le loro
competenze con grande efficacia, trascinandosi dietro i meno esperti e i più
timorosi. È accaduto così che i docenti (a parte, a quanto pare, un’esigua
minoranza di refrattari) non si siano affatto sentiti in vacanza per la
chiusura delle aule; chiusura che, a dire il vero, è avvenuta senza che il
Ministero fino a pochi giorni fa provvedesse a dare indicazioni precise e
cogenti sugli inediti compiti di una scuola sospesa.
Finalmente
mercoledì scorso è arrivata una nota del Ministero (rifiutata però da tutti i
sindacati scuola, che sembrano ignorare l’eccezionalità della situazione),
firmata dal nuovo Capo del Dipartimento istruzione e formazione Marco Bruschi e
scritta tra l’altro con una chiarezza inconsueta nei documenti ministeriali, in
genere irti di riferimenti normativi e di non sempre involontarie ambiguità. Il
testo ha lo scopo di fornire a docenti e dirigenti precise indicazioni relative
alla didattica a distanza, anche per quanto concerne la valutazione, senza
tuttavia fare riferimento a quella finale, forse auspicando che possa avvenire
in un contesto tornato finalmente alla normalità. Nei giorni scorsi Lucia
Azzolina ha messo le mani avanti dichiarandosi contraria al «6 politico»,
soluzione che evidentemente non manca di sostenitori all’interno del ministero.
Pur con il realismo che oggettivamente la situazione impone riguardo a
programmi svolti e a obbiettivi didattici raggiungibili, è invece necessario
che la valutazione di fine anno sia ugualmente una cosa seria. Il che è prima
di tutto nell’interesse degli studenti, sia di quelli meritevoli che di quelli
che di tutto hanno bisogno fuorché di veder abbassare, come suol dirsi,
l’asticella. A tale proposito occorre ricordare che l’anno scolastico si chiude
definitivamente il 31 di agosto, che c’è quindi anche un’estate da utilizzare,
almeno in parte, innanzitutto per eventuali corsi di recupero e che alle spalle
la scuola si lascia cinque mesi di lavoro tra i banchi di cui si deve
assolutamente tenere conto. In un contesto in cui a tutti si chiede
responsabilità è doveroso ricordare ai giovani che le situazioni difficili non
possono essere utilizzate per fornirci degli alibi, come peraltro sembra
accadere ai tanti che in questi giorni, eludendo le regole con vari pretesti,
mettono a rischio la vita degli altri.
Valerio Vagnoli
4 commenti:
Mi perdoni professor Vagnoli, qui si tratta di ripensare tutto l'impianto dell'istruzione; forse "andrà tutto bene", tuttavia se continueremo come prima allora finirà male: se scuole e università sono chiuse non si potrebbe chiamare qualche idraulico per ripristinare i servizi igienici del tutto carenti? Rammento che sia la normativa europea del 2006 sia il D.legislativo 81 fissa 1 WC ogni 10 dipendenti (gli studenti sono assimilati a dipendenti). Fate un po’ il conto nelle vostre strutture. Almeno questo facciamolo. Ah le norme citate prevedono l’esistenza del sapone (nel testo è chiamato detergente). Trovo davvero incredibile che dirigenti scolastici, direttori di dipartimento, rettori etc. non considerino questo dovere inderogabile (si rischiano 2 mesi di carcere). Prima la sicurezza nei luoghi di lavoro (scuole, musei, biblioteche) poi troviamo le soluzioni didattiche. Non ci potrà essere alcun corso di recupero in edifici con carenze igienico sanitarie. Cordialità Piero Morpurgo
Gentilissimo Morpurgo,
ha ragioni da vendere ed è sempre giusto ricordare quello ( tantissimo peraltro ) che nelle scuole non funziona. Ciò non può tuttavia apparire un alibi per non misurarsi quando ci sono con le emergenze. E quella attuale è la più grave che mai vi sia stata dal dopoguerra ad oggi .
Nella esperienza di tutti noi non sono mancate né mancano scuole dalle carenze di ogni tipo che ci hanno costretto e ci costringono a fare i conti con la realtà superandola spesso grazie al nostro ottimismo della volontà che è prerogativa particolare di gran parte del mondo scolastico proprio perché costretto a muoversi nella inadeguatezza delle strutture. Ho notizia di bambini della scuola dell'infanzia che sono rimasti entusiasti nel vedere apparire nei computer dei genitori la faccia e la voce della maestra che spiegava loro cosa avrebbero potuto e dovuto fare per esercitarsi a casa affinché il lavoro già fatto venisse ulteriormente recuperato e portato avanti. Ma ho anche notizia di docenti che non hanno neanche sentito il dovere di fare una telefonata, di scrivere una lettera e, meglio ancora, una mail ai loro allievi. Allievi che in ogni modo hanno necessità, qualunque sia la loro età, di sentire i loro maestri vicini, sapere che questi pensano a loro e per loro sono anche disponibili a sacrificare parte delle loro giornate che non possono passare agli occhi dei ragazzi e delle famiglie come destinate ad elargire ulteriori e inaspettati giorni di ferie
Grazie infinite! Concordo, ma quel docente assente lo era pure prima. Come direbbe Vittorio Lodolo D'Oria: il dirigente deve intervenire per tempo. Tanti anni fa facevo lezione in compresenza con un collega che se andava a studio dopo aver firmato; lo dissi al Dirigente e feci la fine del povero protagonista di "La barca nel bosco". Detto questo mi è stato chiesto da Mario Rotta di compilare un questionario, l'ho compilato, ma: "Buongiorno. Al questionario manca un aspetto fondamentale che è poi il nucleo del problema. Intorno al 2000 si cominciò a proporre il libro digitale, poi libro liquido; protestai perché non solo si trattava dell'ennesimo attacco alla cultura del libro, ma soprattutto perché quei contenuti che gli editori riversavano sulle loro piattaforme non sarebbero mai stati utilizzati in primo luogo perché il libro usato perde la possibilità di accesso al sito. Di fatto le difficoltà di oggi nascono da lontano e a quelle si aggiunge la pessima idea per cui si possa fare tutto con lo smartphone il cui specchio di lettura non è adatto. Si aggiunga che molti dispositivi operano senza criteri di protezione sicché le piattaforme riconoscono un difetto nel processo di sicurezza e non consentono l'accesso. In ogni caso agli studenti non è stato insegnato a riconoscere i siti valoriali da quelli fraudolenti. Insisto il patto era: si riduce il costo del libro e con quei risparmi, sin dalle medie inferiori, si compra un PC. Ora insegno a classi di indirizzo informatico e tutto procede bene, ma non in tutti gli indirizzi". Cordialità P.M.
Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )
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