martedì 13 aprile 2021

SULLA RAGAZZA BENDATA PER L’INTERROGAZIONE A DISTANZA

Alcune considerazioni telegrafiche sul caso, verificatosi a Verona, della studentessa a cui la docente che la interrogava via internet ha chiesto di bendarsi perché sospettava che stesse leggendo (qui si può leggere l’articolo del “Corriere della Sera”).

·        Comunque si valuti l’iniziativa, non è altro che il risultato dell’assenza di indicazioni (e di interesse) da parte del Ministero su come garantire l’affidabilità delle verifiche a distanza. È comprensibile che i docenti a cui questo sta a cuore si siano arrangiati con questo o altri sistemi. Si poteva stabilire, per esempio, che si sarebbe verificata la preparazione sui temi trattati con la Dad al ritorno in aula.

·        Sarebbe quindi grave sanzionare una docente che ha cercato di tutelare in qualche modo la serietà della scuola e gli studenti che non ricorrono a trucchi, compresa quella bendata se effettivamente non stava imbrogliando.

·        Un elemento di contesto è il crescente attacco ai voti e alle verifiche della preparazione (“i ragazzi non sono numeri!”), in nome delle competenze contro le conoscenze, della valutazione formativa contro quella sommativa, di una scuola “affettuosa” contro una scuola matrigna.

·        Un altro elemento di contesto è l’insensibilità etica sul tema del “copiare”, cioè sulla cultura della lealtà e del merito che dovrebbe essere trasmessa ai giovani. Più volte il Gruppo di Firenze, insieme a moltissimi docenti e dirigenti, ha chiesto inutilmente di garantire la correttezza degli esami di Stato, in cui quasi sempre si chiude un occhio o tutti e due sul copiare. Così si va “a lezione di imbroglio nelle scuole italiane”, come ha scritto Marcello Dei nel suo Ragazzi, si copia, edito dal Mulino.

·        Un terzo elemento di contesto è la frequente acritica legittimazione come interlocutori politici delle rappresentanze studentesche, ovviamente impreparate per questo, oltre a essere a volte, come  nel caso di Verona, in ovvio conflitto di interessi. Tant’è che non prendono minimamente in considerazione il problema dell’attendibilità delle verifiche.

·        Da notare infine che nell’articolo del “Corriere” vengono citate prese di posizione prudenti o a favore della docente, in contrasto con la presunta natura “scandalosa” dell’episodio: “Cautela da parte della famiglia della ragazza che, al momento, non ha preso nessuna iniziativa, nemmeno quella di segnalare il caso alla scuola”; “a scuola, non solo i colleghi della professoressa, ma anche alcuni genitori difendono la scelta dell’insegnante”; la direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto parla di «eccesso di zelo che ha portato a un comportamento discutibile, scaturito dalla difficoltà a gestire in Dad le verifiche».

Giorgio Ragazzini

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho appena letto l'articolo in questione sulla vostra news-letter.
Ne condivido appieno lo spirito ed i collegamenti con altre situazioni simili improntate al lassismo nella valutazione.
Credo sarebbe il caso di promuovere un appello da far firmare ai colleghi e non solo.

Federico
Insegnante di Elettronica all'ITIS in pensione da qualche mese

GiovanniBagheria ha detto...

Ancora una volta indicazioni vaghe o nulle dal Ministero. Inutile sperare in indicazioni alla fine dell’anno scolastico. Un’altra promozione di massa alle porte. Per fortuna a settembre dovrei andare in pensione.

Giorgio ha detto...

Condivido in pieno. Aggiungo che sul Corriere della sera qualcuno ha scritto che la docente non conosce la scuola delle competenze, come se le competenze non si formassero su una base di conoscenze solide, il cui possesso è da verificare puntualmente, per il bene degli studenti, e della società intera. Esistono sistemi più sofisticati della benda per impedire che gli studenti copino, ma come dice giustamente l'articolo non risulta che l'Amministrazione supporti i docenti sotto questo aspetto.

Unknown ha detto...

Condivido in pieno sia il senso dell'articolo che i commenti di chi mi ha preceduto. E' una grande tristezza che ci si limiti a guardare l'aspetto esteriore, senza che ci ponga minimamente il problema di cosa ci sia dietro tutto ciò. In Germania si parla di annullare l'anno scolastico o di ripeterlo senza conseguenze per il curricolo, noi invece crocifiggiamo i docenti che notoriamente in DAD "non fanno nulla".
Fortunatamente anch'io presto andrò in pensione!
Franca

Luca G. ha detto...

Sempre sul Corriere basta ascoltare qua: https://video.corriere.it/scuola/scuola-cosa-come-quando-recuperare-quanto-si-perso-la-dad/c19cb84a-9c6f-11eb-ab49-e9c3a437f094 il (non) dibattito (mi pare che siano tutte d'accordo) la cui sintesi è: gli insegnanti sono inadeguati, totalmente inadeguati. Mah. Luca G.

tiziano ha detto...

Leggere questo articolo e pensare che chi lo ha scritto dovrebbe formare i giovani è veramente sconfortante.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Però Tiziano poteva argomentare il suo sconforto...

Pyno Moscato ha detto...

il rischio di non intendersi e di schierarsi è sempre dietro l'angolo. Ma credo che il principio sia semplice. La scuola è lo specchio di una cultura purtroppo retrograda, il modello pedagogico dei più è "spiegazione del docente>lo studente studia da solo a casa>lo studente viene interrogato", democrazia e libertà di insegnamento lasciano spazio a questo modello perché alla base i docenti, sopratutto dopo la primaria, non sono obbligati a prepararsi sul piano pedagogico e questo è certamente il buco nero della faccenda. Ma la scuola è anche relazione, perché l'apprendimento si sviluppa, da che mondo e mondo nel rapporto tra l'individuo e gli altri individui e l'ambiente nel quale gli individui operano. Un insegnante che si intende tale, è un professionista che non può non tenere conto del rapporto tra relazione e apprendimento. Questo per dire che il termine "umano" da un punto di vista etico per un professionista insegnante dovrebbe essere come l'aria che respira. Questa si chiama umiliazione, la verifica è tutta un'altra cosa. Questo per dire che un tale gesto non è giustificabile nemmeno in un contesto scolastico confuso e difficile come quello che stiamo vivendo. Questo gesto è "allucinante" di suo, paragonabile all'inginocchiarsi sul riso o al mandare l'alunno dietro la lavagna per punizione e per questo non esiste alcuna giustificazione al mondo per un gesto del genere di cui l'unico responsabile è chi ha imposto a un minore una cosa simile. Purtroppo abbiamo testimonianze di docenti un po' toccati nella testa, vedi gli insegnanti della materna che picchiano i bambini, così come gli infermieri in certe case di riposo... meditate

Luciano Franceschi ha detto...

Mi aggiungo al signor Tiziano nello sconforto, e mi dispiace dover spiegare a chi probabilmente ha a che fare con la scuola. Far mettere una benda non ha bisogno di grandi pensieri pedagogici o di riflessioni su insegnanti lasciati soli. E' abuso. Prima si dice chiaro che non si usa il potere in questo modo, poi si riflette sulle difficoltà e i sostegni che mancano.
Luciano Franceschi

Andrea Ragazzini ha detto...

L'idea che a tutti gli insegnanti italiani (circa 800.000) si possa attribuire, come fa Pyno Moscato, un "modello pedagogico" che prevede un meccanico trasferimento di nozioni allo studente (che, oibò, studia da solo) essendo del tutto all'oscuro "del rapporto tra relazione e apprendimento" è evidentemente un'assurdità, ma è un pregiudizio molto in voga, anche perché è sempre comodo fare di ogni erba un fascio. In realtà fra gli 800.000 c'è una buona percentuale di insegnanti molto motivati e competenti, un numero consistente di insegnanti nel complesso adeguati e una percentuale, difficile da quantificare, ma comunque dannosissima per gli studenti che ci incappano, di docenti del tutto inadeguati. Di questi ultimi le istituzioni scolastiche dovrebbero seriamente occuparsi, sia con una selezione in entrata estremamente rigorosa, che con una normativa adeguata per mettere nelle condizioni di non nuocere quelli che disgraziatamente sono già in servizio. Ma la politica e i sindacati-scuola convergono periodicamente nel chiedere infornate di precari, senza alcuna verifica, così come non hanno interesse a varare più efficaci norme disciplinari.
Il caso della ragazza bendata può essere discutibile (senza ricorre a paragoni fuori luogo), ma il problema della valutazione nella Didattica a distanza esiste e chi di dovere non se ne è minimamente occupato.

Pyno Moscato ha detto...

Andrea Ragazzini... oibò... nessun erba e nessun fascio... ma quando si scrive "oibò" c'è poco altro da dire, non è mai esistito al mondo bendare per interrogare, ma non sono qui per fare polemiche o cercare capri espiatori. Il principale modello pedagogico è quello, se poi riesce a dimostrarmi il contrario mi farebbe l'uomo più felice del mondo!

GR ha detto...

"L'apprendimento si sviluppa, DA CHE MONDO E MONDO nel rapporto tra l'individuo e gli altri individui e l'ambiente nel quale gli individui operano". Non è chiaro cosa in concreto significhi esattamente questa affermazione, ma è comunque normale preferire questo o quel modo di studiare. E' chiarissimo invece, anzi incontrovertibile, che stragrandi maggioranze di studenti e di studiosi hanno di regola preferito studiare per contro proprio annotando, sottolineando eccetera.

Pyno Moscato ha detto...

GR... mi riferisco in generale agli studi montessoriani, il "da che mondo e mondo" è riferito ai primissimi anni di età, quando il bambino impara a parlare, a dare il nome agli oggetti e a mettere in relazione le funzioni, quindi pensiero logico. Queste modalità di apprendimento vengono sollecitate solitamente fino alla scuola primaria, poi si assume un modello diciamo istruttivo-esecutivo, quando ancora si svolgono attività didattiche a carattere laboratoriale. Dalla scuola media in poi, a parte poche altre occasioni e situazioni, vige il modello della lezione frontale: banchi allineati, docente che spiega, appunti, studio individuale, interrogazione orale e prove scritte, in qualche caso uso dei test. Quindi ambiente statico e poco stimolante. Riproponendo con la DAD questo modello, la cosa si fa ancora più problematica perché viene a mancare anche la relazione minima e tutto è filtrato dalle macchine. L'alternativa a questo modello è il lavoro di gruppo on line: ai ragazzi vengono assegnate delle attività da svolgere che prevedono anche uno scambio di informazioni tra i componenti del gruppo (cosa che si può fare anche in presenza) https://www.youtube.com/channel/UCr0vKjnlj4tJxUcme52wUqA

Giorgio ha detto...

A mio modesto avviso questo dibattito si è spostato su un terreno improprio. In questo caso il problema non risiede tanto nelle modalità di insegnamento/apprendimento dell'insegnante e dell'alunna in questione (modalità che noi non conosciamo, per cui non è possibile esprimere giudizi) quanto nelle modalità di verifica a distanza dei risultati dell'insegnamento a distanza. Ora è un fatto che da un anno a questa parte sia l'insegnamento che, sopratutto, la verifica degli apprendimenti, sono diventati molto più problematici, perchè agli insegnanti è stato chiesto di cimentarsi su un terreno assolutamente nuovo senza particolari supporti da parte delle istituzioni. Ora purtroppo non abbiamo dati a disposizione, anche perchè nell'anno passato sono mancate le prove Invalsi, ma credo che sia innegabile che in questi 12 mesi il livello degli apprendimenti sia grandemente calato, sia in conseguenza di forme di insegnamento spesso improvvisate (non per colpa dei docenti, sia chiaro), sia per la difficoltà di operare verifiche serie a distanza, a causa dei limiti dello strumento informatico. All'Università hanno sviluppato piattaforme apposite per rendere più difficile la copiatura e gli esami forniscono risultati abbastanza affidabili. Per la scuola non mi risulta che il Ministero o altri abbiano fornito strumenti simili ai docenti per cui la nostra insegnante si è dovuta arrangiare. Però questo comportamento, probabilmente ingenuo, testimonia la necessità sentita giustamente dall'insegnante e da tutti i docenti di verificare puntualmente l'esito del lavoro svolto dagli studenti nella attuale situazione di vuoto pneumatico. E infine non dimentichiamoci che non stiamo ragionando di scuola elementare o media.

Teo ha detto...

il problema è che con il bendaggio dello studente si va ben al di là del controllo della correttezza della verifica. Perché la benda incide sulla corporeità del candidato, quindi sulla dimensione biopolitica, del biopotere in senso stretto, per usare un'espressione cara a certi filosofi francesi e italiani alla moda (che a me stanno poco simpatici, ma che in questo caso sono pertinenti).
Fatto sta che se hanno criticato la polizia per gli interrogatori dei due assassini rei confessi (i due teppisti americani a Roma) del carabiniere Cerciello Rea, perché li hanno bendati ledendo la la loro dignità umana (ma lì forse, data la gravità del crimine e il comportamento degli imputati, i metodi della polizia erano in parte giustificabili), immaginate che vuol dire costringere un povero studente a sottoporsi a un rito così umiliante che si vorrebbe risparmiare perfino ai criminali.
Infatti per Foucault, Agamben, Negri ed Esposito imporre anche una minima forma di restrizione costrittiva a un essere umano nella sua corporeità è una forma di biopotere, nella misura in cui implica un certo grado, anche se apparentemente blando, di gestione dei corpi umani in un ambito, quello dell'istruzione, che, come quello della clinica, del carcere, della caserma, del manicomio, delle istituzioni militari e poliziesche, seppure con gradi diversi, appartiene comunque al novero delle istituzioni "totali": le quali, nella società dell'economia e finanza capitalista, mirano a utilizzare e a controllare il corpo umano come specie.

Ilaria Rosiello ha detto...

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Anonymous ha detto...

Bekins Feldman
Ciao mondo! Sono Bekins Feldman dal Canada, ho letto così diverse testimonianze su questo grande incantatore chiamato Dr Egwali su come ha aiutato così tanti a ripristinare la loro vita sentimentale spezzata e persino con alcune erbe speciali nella guarigione di diversi disturbi. Quindi decido di provarlo, eccomi qui oggi per dare la mia testimonianza su come questo affidabile incantatore ed erborista chiamato Dr Egwali ha portato il mio ex indietro per averlo contattato. La mia ex aveva bisogno di andare per la sua strada senza una ragione tangibile, quindi ha concluso la nostra relazione, se n'è andata da circa un anno ma onestamente parlando mi manca molto e di sicuro farò qualsiasi cosa con qualsiasi mezzo solo per avere la mia fantasia d'amore reinsediato .. Ho dovuto contattare questa persona sempre fantastica e fidata e boom, il resto è stato magico ed è così che è tornata tra le mie braccia in un batter d'occhio proprio come ha detto il dottor Egwali. Sto usando questo forum per condividere la mia meravigliosa storia e la tua non è un'eccezione, provalo e scommetto che sarai così felice di averlo fatto. Puoi raggiungerlo attraverso una qualsiasi di queste piattaforme.
Mail: Dregwalispellbinder@gmail.com o su Whatsapp: +2348122948392

Prof. Massimo Rossi ha detto...

Avverto i responsabili del sito che stanno arrivando commenti non pertinenti o pubblicitari, come quello precedente il mio.
Sulla questione dico questo: io non avrei bendato l'alunna, ma occorre comunque trovare un modo per poter valutare oggettivamente gli studenti, visto e dimostrato che le verifiche in DAD non hanno alcuna attendibilità, perché i ragazzi copiano. Il fatto che ci siano alcune lodevoli eccezioni non sposta il problema.
Come soluzione si sarebbe potuto trovare l'espediente di chiamare gli alunni in presenza a scuola, in modo individuale e con tutte le cautele ed i protocolli del caso, e interrogarli a scuola. Oppure attendere il ritorno il classe generale per svolgere le verifiche.
Purtroppo non siamo in un Paese serio che tiene alla legalità ed alla correttezza: gli studenti vengono blanditi ignobilmente da tutti, ed anche l'atto del copiare non è considerato una scorrettezza da condannare, anzi tutto il contrario. In televisione ci sono personaggi famosi che si vantano di aver copiato al Liceo e altrettanto si vantano di non aver studiato e di essere stati asini a scuola. Con questi modelli, come vogliamo che crescano i nostri giovani?
Scusate la semplicità della mia argomentazione, ma a me non piace il "didattichese" e il "pedadoghese" che usano ancora gli ex sessantottini, responsabili della distruzione di ogni serietà e di ogni disciplina.
Massimo Rossi