Da alcuni giorni "La Stampa" ospita le opinioni contrapposte, favorevoli e contrarie al Green Pass, di numerose personalità (il giornalismo esiste per questo, scrive il direttore Massimo Giannini). Giovedì scorso l'immunologa Antonella Viola, pur decisamente schierata a favore, si diceva però contraria a utilizzare il Pass per la scuola. Di seguito una nostra lettera in proposito alla Stampa.
Caro Direttore,
ho letto sul Suo giornale il confronto di opinioni tra Carlo Freccero e
Antonella Viola e sono del tutto d’accordo con quest’ultima, con una sola ma
importante eccezione. Scrive la Professoressa a proposito del Green Pass: “Un
luogo dove non può essere richiesto è, per esempio, la scuola, che deve restare
un diritto per tutti i ragazzi, anche in fase di emergenza”. Dunque, in nome
del diritto allo studio degli studenti che non intendono vaccinarsi, si può
fare eccezione alla necessità di “evitare che si creino degli ampi focolai”? E
soprattutto, che dire della lesione al diritto allo studio di eventuali
compagni contagiati e per questo costretti a restare a casa? D’altronde già la
normativa pre-Covid in materia di assenze da scuola superiori a cinque giorni
richiede che il medico certifichi che uno studente è guarito e non è affetto da
malattie infettive, mentre in era Covid prevede che si attesti l’avvenuta
guarigione mediante tampone. A protezione dei compagni e degli insegnanti.
Un cordiale saluto,Andrea Ragazzini
Gruppo
di Firenze per la scuola
del merito e della responsabilità
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