Gentile
Direttore,
ho
letto con molto interesse l’articolo del dottor Sarti e la risposta del
consigliere del Coni Sanzo a proposito della pratica sportiva dei ragazzi. Due
diversi punti di osservazione, quello del pediatra/educatore e quello dell’uomo
di sport. Le preoccupazioni di Paolo Sarti sono senza dubbio fondate, non solo
sulla sua esperienza professionale, ma anche sulle numerosissime testimonianze
che parlano di genitori tifosi scatenati dei propri figli dei quali, del tutto
immemori delle proprie responsabilità educative, alimentano ambizioni il più
delle volte irragionevoli e nocive per il loro equilibrio psicologico. Tuttavia
è vero che una seria pratica sportiva può essere una grande risorsa per i
ragazzi, in particolare per gli adolescenti, anche, come scrive lo stesso
Sanzo, sul piano educativo: imparare il rispetto di regole e avversari;
coltivare una passione e comprendere che per raggiungere dei traguardi, grandi
o piccoli, servono impegno e fatica; imparare a fare i conti con i propri limiti.
Tutte acquisizioni fondamentali anche per gli altri ambiti di vita dei giovani,
inclusa la scuola. Che potrebbe essere a sua volta il luogo più appropriato per
guidare tutti i ragazzi (in particolare quelli delle superiori) a una pratica
dello sport il meno possibile esposta ai rischi di cui scrive Sarti. Le due ore
di Educazione fisica hanno però da questo punto di vista degli evidenti limiti.
A Firenze come in tante città italiane, molti istituti con sede in centro
spesso non dispongono neppure di una palestra degna di questo nome e sono
costretti a trasferirsi in altre sedi. Le ore sono incastonate nell’orario
mattutino e si può immaginare quanto tempo possa essere realmente dedicato
all’esercizio sportivo. La possibilità di fare una doccia, salvo eccezioni, è
inesistente. Per di più, negli ultimi anni agli insegnanti di Educazione fisica
sono state spesso affidate varie altre «educazioni», dalla lotta alle droghe al
patentino, assai poco pertinenti al loro specifico ambito disciplinare, a
discapito della vera e propria attività sportiva. Io credo quindi che si
dovrebbe valutare la possibilità che l’Educazione fisica diventi, almeno nelle superiori, un' attività
curricolare pomeridiana, anche con un maggior numero di ore per la pratica
sportiva, pur riservandone alcune ad aspetti teorici. Si tratterebbe certamente
di un cambiamento di non poco conto, con vari problemi da affrontare come la
disponibilità di attrezzature sportive (ma potrebbe essere l’occasione per
realizzarne di nuove), o le difficoltà per gli studenti fuori sede. Ma si
potrebbe iniziare con delle sperimentazioni.