L’improvviso concepimento ministeriale del “docente esperto”, che dovrebbe venire al mondo solo nel 2032 dopo una gestazione di nove anni, è stato a ragione stigmatizzato sul “Corriere Fiorentino” da Gaspare Polizzi (vedi post del 10 agosto sulla nostra pagina facebook). Se può essere utile proporre qualche ulteriore considerazione, è perché con questa “strana invenzione” il ministero dimostra ancora una volta di non sapere di cosa la scuola italiana ha veramente bisogno per quanto riguarda i docenti. Per prima cosa, di una rigorosa selezione all’ingresso dei corsi universitari che preparano all’insegnamento. Solo chi ha già una solida preparazione culturale di base, forti motivazioni e sufficienti attitudini dovrebbe poter iniziare il percorso formativo. È questo anche un modo (come dimostra l’esperienza finlandese) di rendere attraente l’insegnamento per i giovani più dotati, più ancora dei pur necessari aumenti di stipendio. Nel frattempo, bisogna avere il coraggio di garantire che nessuna classe abbia a che fare con insegnanti inadeguati; che sono una minoranza (piccola, anche se non si sa quanto), ma possono causare danni irreparabili. Fino a oggi non si è voluto fare nulla in proposito, a parte rari casi. Quanto alla cosiddetta “carriera” (meglio parlare di nuovi ruoli della funzione docente), si tratta di assicurare alle singole scuole – che sul piano organizzativo oggi arrancano tra superlavoro dei presidi e semi-volontariato di collaboratori non sempre preparati – un esperto staff di docenti che aiutino il dirigente a risolvere i tanti problemi che un istituto deve oggi affrontare: aggiornamento (compreso l’essenziale confronto tra colleghi), orientamento, orari, servizi agli studenti, rapporti con i genitori e con le istituzioni, inserimento dei nuovi docenti. La creazione dell’insegnante “esperto”, anche senza i tempi biblici prospettati, non risolve nessuno di questi pressanti problemi. C’è quindi da sperare in un rapido ripensamento del Ministro.
Giorgio Ragazzini
Nessun commento:
Posta un commento