giovedì 27 marzo 2008

CRONACA E INTERVISTE DAL "MESSAGGERO" SULLA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA APERTA AI PARTITI E AI CANDIDATI, CON UNA POSTILLA

(dal “Messaggero” di giovedì 27 marzo, p.15)

Roma, dall’aula magna del “Visconti” il grido d’allarme di esperti e docenti - Le prime iniziative del “partito del merito”

GLI INTELLETTUALI: IL SEI POLITICO ROVINA DELLA NOSTRA SCUOLA

Appello al prossimo governo: «Recuperare qualità e rigore»

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - La storia è diventata lo studio degli indicatori temporali, la geografia di quelli spaziali. Accade alle elementari. La narrazione dei fatti e la descrizione dei luoghi (mappamondi compresi) sono scomparsi, mentre l’aritmetica, con nomi falsamente pomposi, si è trasformata nella storia dei palloncini e dei fiorellini. Un drammatico fallimento negli Usa che hanno fatto dietrofront, ma che ora noi stiamo coltivando con passione. «E’ raccapricciante che non si parli mai di contenuti, di programmi, di materie. Secondo il ministero bastano le indicazioni nazionali. I programmi? Spariti, con l’accusa di essere troppo costrittivi e impositivi. C’è chi sostiene che tutto si “crea” in classe. Così, in questa ottica, anche l’insegnante sembra di troppo: non deve “trasmettere”, ma “facilitare” per far “trovare le cose” perché si teorizza l’auto-apprendimento. Disastrosi anche i criteri “standard” di apprendimento, ritagliati verso il basso, mai verso l’alto. Tutto ciò è un delirio, figlio di ideologie pseudopedagogiche, che hanno portato all’attuale deriva. Un esempio? La metà degli studenti italiani non capisce il testo che si trova di fronte. Ci sono carenze di base che prima del decreto Fioroni nessuno faceva recuperare». Nell’aula magna del Visconti si sono dati appuntamento gli intellettuali che hanno inviato un appello ai partiti per restituire alla scuola «qualità e rigore». Hanno messo a nudo i mali della scuola. Ma soprattutto denunciato «l’ipocrisia della cultura egualitarista» che «chiede poco», «perdona tutto» e trattando allo stesso modo «chi merita e chi non merita» produce ingiustizia e ignoranza.Il Sessantotto aveva fatto credere che «meritare» poteva essere una «colpa» e un «sopruso degli uni sugli altri». L’accusa era di «meritocrazia». Nomi prestigiosi della cultura ora puntano il dito «contro il permissivismo» e chiedono che la «scuola si ispiri a criteri di merito e di responsabilità» per raggiungere livelli alti, «tornando al voto e allo studio dei contenuti». Abbandonando le «mode» e affermando con coraggio che «l’era del sei politico deve finire» altrimenti i danni saranno irreparabili. Giulio Ferroni, docente di letteratura italiana alla Sapienza, dice che c’è anche il problema degli insegnanti «avviliti»: «Non hanno nemmeno più il potere di decidere l’interrogazione, che va concordata». I destinatari dell’appello, i partiti, non si sono fatti vedere. Qualunque governo vada al potere gli studiosi chiedono il ripristino di elementari principi di «etica pubblica e privata» perché la scuola ritrovi «prestigio e serietà». «Ma se parliamo di merito allora questo discorso deve riguardare anche i docenti, non possiamo continuare a sceglierli in base alla loro precarietà storica», ha detto Mario Rusconi, leader dei presidi romani, che ha chiesto di intervenire. I programmi sono sempre più striminziti e semplificati fino alla banalità, la socializzazione primeggia sulla cultura, sforniamo studenti somari e stupidamente gratificati. Con il sei rosso 9 milioni di impreparati hanno intascato il diploma portandosi dietro insufficienze dalle elementari all’università. Questa è la scuola di massa, dice qualcuno. «Ma bisogna cambiare rotta», esortano gli intellettuali che hanno aderito al Gruppo di Firenze. Sotto accusa anche le idee «sull’aziendalismo». Dice Giorgio Israel, professore di Storia della matematica alla Sapienza: «La scuola non fornisce prodotti, non vende scatole di pelati, e non si può introdurre l’idea che gli studenti siano clienti da accontentare». A Seul i ragazzi quando tornano a casa stanno cinque-sei ore, qui diciamo che sono stressati e li lasciamo ore davanti alla tv e ai videogiochi. Risultato: il sorpasso dei Paesi emergenti è solo questione di tempo.

BUTTIGLIONE: «ALTRO CHE INGLESE,NON SANNO NEPPURE L’ITALIANO»

ROMA - Professor Buttiglione, da filosofo e da esponente di un partito, l’Udc, che ha messo il merito al secondo punto del programma elettorale, come giudica la situazione attuale della scuola italiana?«Viviamo una crisi drammatica. Altro che inglese, i ragazzi non sanno parlare e scrivere correttamente la lingua italiana. Però dobbiamo anche considerare che i giovani non hanno motivazioni a investire su di sé, la società gli insegna che se non hanno il calcio di qualcuno non arrivano da nessuna parte. Ecco perché bisogna ripartire dalla scuola, che è un corpo vivo, per ridare senso e credibilità al merito, ritrovando qualità e rigore».Pensa che ci sia bisogno di una riforma?«No, basta con l’idea illuministica delle grandi riforme. Ogni governo fa una legge nuova, la scuola non fa a tempo a metabolizzare, che già si cambia. E’ un marasma. La scuola, invece, non ha bisogno di grandi interventi ma della riscoperta di un principio fondamentale, che è alla base di ogni processo, il merito. A questo aggiungo la necessità di insegnare l’amore per la verità e l’onestà intellettuale».L’Italia è precipitata in fondo alle classifiche internazionali e rischiamo di uscire dal sistema dei Paesi più industrializzati. Il merito è il punto di partenza, e poi?«Dobbiamo avere il coraggio di riscoprire anche altre parole. L’autorità, legata alla disciplina, era stata etichettata con connotazioni negative. Dobbiamo metterci in testa che l’era della superficialità deve finire. Il merito, inoltre, deve riguardare anche gli insegnanti: nei prossimi anni molti andranno in pensione, un’occasione per un ricambio fatto sulla base di una seria selezione».
A. Ser.

FIORONI: «LA SELEZIONE TRA I BANCHI NON È UNA FORMA DI CLASSISMO»

ROMA - Ministro Fioroni, il merito era stato bandito. Perché?«E’ stato un errore storico averlo eliminato. Il merito è l’unico vero “ascensore sociale”, riportarlo tra i banchi non significa fare una scuola classista, anzi. Senza il merito togliamo le opportunità ai giovani, che per affermarsi, anziché contare sulla preparazione, sono costretti a dipendere dalle conoscenze di famiglia o dai soldi dei genitori. E’ proprio con il merito che si realizza la scuola del “non uno di meno” di don Milani, spingendo all’impegno».Con il recupero dei debiti scolastici pensa di ridare credibilità alla scuola?«Troppi anni di lassismo con gli impreparati che venivano promossi nonostante le insufficienze. Ora abbiamo stabilito che le lacune debbano essere colmate. E’ una garanzia di serietà. Non si può trattare allo stesso modo chi merita e chi non merita, altrimenti viene messo in discussione il principio di legalità e si sancisce che non contano le competenze ma la furbizia. I dati Ocse dicono che siamo peggiorati, tutti facevano finta di nulla, non è possibile. Alle selezioni della Ca’ Foscari di Venezia il 50 per cento dei ragazzi non sapeva scrivere correttamente in italiano. I debiti vanno recuperati, la sfida si vince solo con il rispetto delle regole, non con i condoni».Lei ha parlato di incentivi all’eccellenza. Ha avuto risultati?«Sì, c’è stata una grande partecipazione alle Olimpiadi della matematica. Ma il risultato più importante è lo stimolo dato alle nuove generazioni. Premiare i migliori significa spingere anche tutti gli altri verso possibili traguardi di eccellenza«.
A. Ser.

ELOGIO DEL "MESSAGGERO"
di Giorgio Ragazzini
Non avevo l'abitudine di leggere il "Messaggero", molto diffuso a Roma e nel Lazio, ma presente anche nelle edicole fiorentine. L'iniziativa sul merito e la responsabilità mi ha consentito di scoprire che da molto tempo questo giornale combatte la faticosa e ingrata battaglia per la scuola seria. Negli ultimi tre giorni si è occupata sempre in prima pagina della "Lettera aperta" firmata da sedici commentatori e studiosi, con editoriali e cronache molto ampie. Per chi è su questa lunghezza d'onda, da ora in avanti varrà la pena comprarlo.
Intanto complimenti alla giornalista Anna Maria Sarlese e al Direttore della testata. Sperando di essere perdonati per aver riportato gli articoli sul nostro blog, nonostante il copyright...


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