giovedì 22 ottobre 2009

CHE FINE HA FATTO IL MERITO?

di Giorgio Allulli

Uno dei sedici firmatari dell'appello "Scuola: un partito trasversale del merito e della responsabilità", da noi promosso nella primavera del 2008, fa il punto sugli obbiettivi di quell'iniziativa a oltre un anno e mezzo dalla sua presentazione. Proprio su questo punto ci aveva sollecitato nei giorni scorsi il collega Vincenzo Pascuzzi con un parere molto critico e un invito a esprimerci in merito. Ci riserviamo di farlo nei prossimi giorni.

Premetto che la mia risposta viene scritta a titolo del tutto personale, non avendo collegamenti organici con il Gruppo di Firenze, del quale ho peraltro condiviso l’appello, perchè ritengo che promuovere tutti, senza verificare l’effettiva acquisizione delle conoscenze e competenze necessarie per progredire nello studio ed entrare nel mondo del lavoro, sia la peggiore truffa che si possa perpetrare proprio ai danni di coloro che non hanno altri mezzi per emergere che le loro capacità personali.
Se uno studente proveniente da un ambiente “protetto” viene promosso senza avere una reale preparazione, la famiglia lo metterà comunque in grado di accedere ad una decorosa posizione nel mondo del lavoro. Se invece uno studente proveniente da una famiglia svantaggiata esce con una scarsa preparazione troverà sicuramente molti problemi ad inserirsi nel mercato del lavoro, anche a dispetto del diploma posseduto. Se, infine, manca una selezione basata sul merito l’unico criterio per l’affermazione sociale sarà quello del ceto familiare. Prova ne sia che l’Italia (v. Rapporto Fondazione Montezemolo) è il Paese con il più basso indice di mobilità sociale.
In che modo è stato messo in pratica questo appello al merito, apparentemente condiviso dal Ministro?
La mia impressione è che la preoccupazione prevalente del Ministro Gelmini sia stata quella di contenere le risorse pubbliche. Questo ovviamente non è di per se né pro né contro il merito, ma il modo in cui è stato fatto non ha tenuto conto delle caratteristiche e delle specificità delle diverse situazioni. Se si parla di merito bisogna anche avere la capacità di distinguere, di separare, di valutare le diverse situazioni sia quando si danno risorse aggiuntive, sia quando si tolgono. Ad esempio il mensile “Tuttoscuola” aveva messo in luce moltissimi squilibri territoriali sui quali si poteva intervenire per razionalizzare l’uso delle risorse, eliminando aree di privilegio e salvaguardando quelle di maggiore fabbisogno. Questo non mi sembra che sia stato fatto.
Un forte accento è stato poi posto sui voti, e sul modo in cui determinano la carriera scolastica. Personalmente ritengo che sia giusto essere chiari e rigorosi nei criteri di promozione, ed evitare facili buonismi, però il ritorno al rigore non deve essere inteso come semplice movimento pendolare, del tipo “finalmente si torna a bocciare”. Il buonismo non nasceva solamente dal lassismo, ma era anche l’effetto, probabilmente semplicistico, della consapevolezza dell’insufficienza degli strumenti esistenti per valutare i ragazzi e per sostenere il loro percorso scolastico.
L’indagine Pisa ci dice, ad esempio, che esiste una bassa relazione tra risultati dei test e voti di profitto; in alcune scuole si boccia molto, in altre meno. Al Sud si assegnano voti più alti che al Nord. Qual è il criterio in tutto questo? Nel momento in cui si vuole tornare a dare più importanza al voto (giusto) bisogna anche sostenere l’esercizio del voto per renderlo il più possibile strumento non casuale di giudizio. E questo non mi sembra che sia stato fatto; non è cosa che si possa fare in un giorno, od in un anno, mi rendo conto, ma non riesco a vedere neanche le premesse.
Un sistema che vuole introdurre il merito non deve mirare solo all’anello più debole della catena, ai ragazzi, ma deve creare un ambiente condiviso di attenzione ai risultati, in cui tutti si assumano le proprie responsabilità, ed anche questo non solo manca ma neanche viene messo in moto. Manca ad esempio ancora una strategia relativa al Servizio nazionale di valutazione, al di fuori della distribuzione di test a campioni di studenti scelti all’interno di scuole volontarie; come dire siamo sempre all’anno zero. Non si parla di valutazione esterna degli istituti, di indicatori di performance, di riforma del corpo ispettivo, ecc.
Sia chiaro, non voglio fare del benaltrismo. Da qualche parte bisogna anche cominciare, e potrebbe anche andare bene cominciare dai voti; tuttavia bisognerebbe nel frattempo mandare almeno alcuni segnali che mostrano che si vuole affrontare il problema in modo più ampio, e questi segnali ancora non li vedo.

16 commenti:

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

L’appello del Gruppo di Firenze un anno e mezzo dopo

di Vincenzo Pascuzzi

Nel marzo 2008, alla vigilia della elezioni politiche, il Gruppo di Firenze (costituito da alcuni docenti e qualche preside) si fece promotore di una lettera aperta ai partiti e ai candidati ("Scuola: un partito trasversale del merito e della responsabilità"). La lettera venne anche sottoscritta da un gruppo di docenti universitari, esperti e giornalisti di grande prestigio e autorevolezza e poi presentata presso il liceo Visconti di Roma.
Essenzialmente due erano le richieste principali e qualificanti:
1) “Sia le riforme, sia il governo e la vita della scuola a tutti i livelli dovranno ispirarsi ai criteri di merito e di responsabilità”. Ciò in quanto il partito trasversale avrebbe dovuto concordare “sulla necessità di una scuola più rigorosa, più qualificata ed efficace, ma insieme più esigente sul piano dei risultati e del comportamento”.
2) “restituire ai docenti, spesso demotivati e resi scettici da troppe frustrazioni, il prestigio e l’autorevolezza del loro ruolo,”
Da allora è passato circa un anno e mezzo, si sono svolte le elezioni, si è insediato il nuovo governo e c’è un nuovo ministro dell’istruzione, sono state approvate varie leggi attinenti la scuola, nel complesso indicate come “riforma”.
Questa riforma è stata imposta in modo sbrigativo e d’autorità con decreti legge e voti di fiducia, senza possibilità né di discussioni né di confronti, senza coinvolgere né ascoltare i partiti, i sindacati e le altre associazioni del mondo della scuola.
Questa riforma si sta concretizzando in tagli occupazionali di docenti e personale ata, in tagli del tempo scuola, di interi istituti, di classi (con aumento abnorme del numero degli alunni in quelle restanti), del supporto agli studenti diversamente abili, delle risorse per la didattica ordinaria, della sicurezza degli edifici, della dotazione strumentale, dei generi di prima necessità e di tutto quanto contribuisce a procurare efficacia e qualità alla funzione educativa e formativa.
Ciò è confermato sicuramente e ampiamente da chi opera e vive nel mondo della scuola. Infatti, già dall’inizio la riforma ha provocato contestazioni, manifestazioni, scioperi fino a pronunce contrarie dei tribunali. Ultima e clamorosa quella che addirittura commissaria il ministro relativamente alla questione coda-pettine delle GaE.
In questa situazione, i termini “merito”, “responsabilità”, “rigore”, riportati nella lettera aperta e pur recepiti nelle dichiarazioni ministeriali, risultano nei fatti traditi, strumentalizzati, ridotti a slogan pretestuosi.
Pertanto, è forse opportuno chiedere al Gruppo di Firenze, che finora non ha espresso giudizi sull’operato concreto del governo e del ministro, di pronunciarsi al riguardo. La riforma sta andando nel senso indicato e auspicato nella lettera aperta? Oppure qualcosa va e qualche altra no?
Le stesse domande si intendono rivolte a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’istruzione in Italia e ne seguono le vicende.

G.L. ha detto...

Taranto: 37 presidi denunciano alla Gelmini i tagli al personale
Finalmente anche i presidi si muovono.

Straordinario che la protesta parta da Taranto, in Puglia.

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dal Corriere del Giorno Martedì 20 ottobre 2009, pagina 6

LA PROTESTA Trentasette dirigenti scolastici approvano un documento in cui sollecitano il ministro Gelmini

I presidi mostrano i muscoli
Gli istituti soffrono la grave situazione di difficoltà gestionale

Le scuole ioniche sono al collasso. Pochi fondi disponibili, personale ridotto, iniziative collaterali alle attività didattiche come mercatini di beneficenza realizzabili soltanto grazie all'intervento dei genitori pronti ad autotassarsi - con l'imbarazzo di quelle famiglie che, invece, non possono permettersi esborsi finanziari in più.
Una situazione difficile che 37 dirigenti scolastici hanno inteso sottoporre all'attenzione del ministro alla Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, attraverso un documento approvato all'unanimità nel corso del Collegio dei dirigenti scolastici tenuto nei giorni scorsi nella sede della scuola media “Leonida”.
«La grave situazione di difficoltà gestionale che si è venuta a determinare nelle scuole a causa della forte riduzione degli organici del personale docente e Ata, - sottolineano nel documento i 37 dirigenti scolastici - incide negativamente sulla funzionalità e sull'efficacia dei servizi e compromette l'attuazione dell'offerta formativa della scuola pubblica. Oltretutto, - aggiungono - la sostanziale cancellazione delle compresenze e la scomparsa nelle scuole di personale con ore a disposizione, utilizzabile anche per la sostituzione del personale assente per brevi periodi, e l'inadeguatezza delle risorse assegnate per le supplenze e delle modalità e procedure per la nomina dei supplenti, aggiungono ulteriori difficoltà nell'erogazione del servizio, oltre a produrre persino un abbassamento dei livelli di sicurezza degli alunni». Inoltre, «il mancato finanziamento nel 2009 delle spese di funzionamento», rende insopportabile l'intera situazione tanto più che a questo vanno aggiunti «l'accumularsi di crediti delle scuole nei confronti del ministero, la grave situazione di scarsa disponibilità di cassa di molte istituzioni scolastiche, che le espone a contenziosi con i fornitori di beni e servizi e con i lavoratori ai quali non sono liquidate tempestivamente spettanze contrattuali, la possibilità che anche per il 2010 non sia previsto alcun finanziamento per le spese di funzionamento».
Di qui la richiesta al ministro Gelmini a farsi urgentemente carico di tutta la problematica «dando risposte adeguate alla gravità ed alle dimensioni dei problemi, invece di assumere atteggiamenti di colpevolizzazione dei dirigenti scolastici, rei soltanto di segnalare la gravità di una situazione, nella quale, peraltro, nonostante tutto, sono responsabilmente impegnati a trovare soluzioni che garantiscano il più possibile il mantenimento della funzionalità dei servizi e dell'efficacia complessiva dell'attività didattica».

(segue)

Pubblicato da prof. Gianluca Lovreglio alle ore 15.32

http://retedocentiprecari.blogspot.com/2009/10/taranto-37-presidi-denunciano-alla.html

G.L. ha detto...

Taranto: 37 presidi denunciano alla Gelmini i tagli al personale
Finalmente anche i presidi si muovono.

Straordinario che la protesta parta da Taranto, in Puglia.

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(seguito)

I dirigenti firmatari del documento
Questi i dirigenti scolastici che hanno approvato all'unanimità il documento sottoposto all'attenzione del ministro alla Pubblica istruzione, Gelmini.

Abrescia Giuseppe, S.M.S. Leonida - Taranto;
Alfonso Maria, 2° Circolo Marconi - Laterza;
Anzolin Preneste, 1°Cir. Giovanni XXIII -Palagiano;
Aquaro Carmela, 10° Circ. Lorenzini - Taranto;
Battafarano Marcella, S.M.S. Manzoni - Massafra;
Bucci Loredana, 1° Circ. Renato Moro - Taranto;
Capobianco Patrizia, S.M.S. Andria - Massafra;
Caroli Anna Aus., 2° Circ. Pascoli - Massafra;
Cavallo Elena, I.C. Giannone - Pulsano;
Cernò Antonio, I.C. Martellotta - Taranto;
Clemente Anna C., S.M.S. Don Sturzo - Grottaglie;
De Gennaro Carmela, I.C. Acanfora - Taranto;
Di Giuseppe Rossella, S. M. S. Aosta -Martina Fr.;
Di Lauro Patrizia, 3° Circ. Don Bosco + regg. 2° Circ. S. Elia - Taranto;
Facilla Giovanna, I. C. Pascoli - San Giorgio J.;
Fornaro Antonio, I.C. Da Vinci - Monteiasi;
Gentili Rosmunda, I. C. Salvemini - Taranto;
Iannelli Ida, 24° Circ. Tramontone - Talsano;
Lopane Francesco, 1° Circ. Diaz - Laterza;
Loparco Angela, I.C. Battaglini - Martina Fr.;
Ludovico Antonio, I.C. Surico - Castellaneta;
Matichecchia Cherubina, I.C. Alfieri - Taranto;
Pedone Piermario, 23° Circ. R. Carrieri - Taranto;
Pepe Antonio, S.M.S. Bettolo - Taranto;
Piazzolla Luigi, 7° Circ. Giusti - Taranto
Presta Michelina, I.C. Moro - Carosino;
Romandini Massimo, S.M.S. Colombo - Taranto;
Romano Vilma, 3° Circ. XXV Luglio -Taranto;
Rossetti Ruggera, 11° Circ. Vico - Taranto;
Russo Rossi Salvatore, I. C. Galilei - Taranto;
Sannelli Pasqua, S.M.S. Dante Alighieri - Laterza;
Sgobbio Anna, Sc. Elem. Mancini - Crispiano;
Sportilli Vincenzo, 2° Circ. Don Bosco - Manduria;
Statile Maria Ter., S.M.S. Da Vinci - Statte;
Stifanelli Sabrina, 2° Circ. Gigante - Sava;
Sturino Anna, S.M.S. Severi - Crispiano;
Tempesta Danila, S.M.S. Giovinazzi - Castellaneta.

Pubblicato da prof. Gianluca Lovreglio alle ore 15.32

http://retedocentiprecari.blogspot.com/2009/10/taranto-37-presidi-denunciano-alla.html

Anna Jannelli ha detto...

Un silenzio inspiegabile (ai colleghi del Gruppo di Firenze)

I parte

Leggo, oggi, sul vostro blog, alcuni interventi che fanno il punto sulla situazione della scuola ad un anno e mezzo circa dall’insediamento dell’attuale governo, vi seguo, infatti, con attenzione dal momento in cui avete promosso l’appello “ Scuola: un partito trasversale del merito e della responsabilità”
Sono spinta a scrivere anch’io, perché mi sarei aspettata, da parte vostra, analisi e commenti sugli interventi relativi alla scuola, già attuati o in via di attuazione, e questo mi sembra non sia avvenuto.

Nel vostro appello uno dei passaggi qualificanti era rappresentato dalla seguente affermazione: “offrire ai nostri ragazzi una scuola più qualificata ed efficace, ma insieme più esigente sul piano dei risultati e del comportamento.”
Merito e responsabilità richiedono, per diventare principi condivisi, non solo un atteggiamento di rigore dell’istituzione nei confronti degli studenti, ma anche un’assunzione piena di responsabilità della stessa che questi valori sostanzi nel suo essere e proporsi, offrendo, appunto, “ una scuola più qualificata ed efficace”.

Non mi sembra, sinceramente, che l’azione dell’attuale ministro dell’istruzione si muova nella direzione di un miglioramento dell’offerta formativa.

Prima, però, di esprimere le mie ragioni, una breve annotazione sulla valutazione.
La valutazione ha finito, non certo per responsabilità vostra, per apparire solo nella sua funzione sanzonatoria e premiante, si tratta di un vero e proprio svuotamento della sua complessità e di una rappresentazione che elide gran parte delle sue valenze. Mi sembra che, da parte vostra, una riflessione su questo tema sarebbe necessaria, come indicazione e stimolo per chi nella scuola vuole operare con serietà.

Ora, alcune considerazioni sulla riforma della scuola media e su quella delle superiori.

Mi sembra che la scuola media, dopo l’intervento riformatore, permanga in una specie di limbo, non si è definito se rappresenta il segmento terminale del primo ciclo o quello iniziale del secondo. Era a partire da questa chiarezza che si potevano mettere a punto i saperi essenziali, i rispettivi contenuti fondamentali e le consistenze orarie di ognuno. Pare che, in realtà, si sia proceduto diminuendo le ore ma lasciando di tutto un po’. L’architettura è, poi, rimasta rigida, basti pensare che l’unità di riferimento è, ancora la classe. Questo impedisce, concretamente, qualsiasi percorso opzionale, almeno per il recupero di difficoltà di apprendimento o per il potenziamento nei confronti di allievi con specifici interessi ed attitudini.

segue

Anna Jannelli ha detto...

Un silenzio inspiegabile (ai colleghi del Gruppo di Firenze)

II parte

Nella riforma delle superiori, che forse entrerà in vigore dal prossimo anno, se la riduzione consistente degli indirizzi e anche del numero di ore, risponde ad esigenze sentite e largamente condivise, la rigidità, già riscontrata per la scuola media, pesa come un macigno. In questo segmento a dir la verità è ancora più grave, in particolare nel primo biennio, dove occorreva pensare ad un’area obbligatoria e a percorsi opzionali che consentissero agli studenti di maturare con maggior consapevolezza la scelta dell’indirizzo ed anche a forme di recupero che non si riducessero a quegli interventini che si sono praticati fino ad ora, buoni solo a tacitare coscienze.

Non avevo intenzione di parlare di riduzione dei fondi, ma su “Il sole 24 Ore” del 19 ottobre (Scuola: in Finanziaria ancora tagli per l'offerta formativa di Claudio Tucci) ho letto questa notizia: “Si riducono sempre di più i fondi a disposizione della scuola. Già quest'anno ci sarà un taglio di 40 milioni di euro per l'offerta formativa. Ma la vera stangata arriverà nel 2011-2012, quando la "speciale dote" nelle mani di scuole e uffici scolastici, introdotta nel 1997, con la legge 440, per sostenere, anche, formazione del personale, handicap, innovazione e alternanza scuola-lavoro, passerà a quota 99,5 milioni di euro. Praticamente, un terzo della consistenza originaria: 274 milioni di euro. La notizia è contenuta negli allegati alla manovra di bilancio 2010.”

Allora la domanda sorge spontanea è così si pensa di qualificare l’istruzione e renderla più efficace?

Viola Giannoli ha detto...

Scuola e tagli, senza supplente in classe da soli

di Viola Giannoli

Non c´è tregua per la scuola. Dopo l´emergenza sicurezza negli istituti, il dramma dei precari e il dibattito attorno all´ora di religione, esplode ora il caos supplenti. Effetto inevitabile dei tagli all´istruzione pubblica e della riforma scolastica varata dal ministro Gelmini. E così, in assenza dei loro colleghi, i docenti sono costretti a fare i volontari, con straordinari non pagati. O, peggio, i badanti, messi a guardia delle classi scoperte.

A lanciare l´Sos sono gli stessi presidi e professori degli istituti romani: dalle elementari alle medie, alle superiori. Perché in tutte le scuole il problema è lo stesso: se un docente si ammala, come si fa a sostituirlo?
Al liceo scientifico Pasteur, al Trionfale, la dirigente Daniela Scocciolini ha preso carta e penna e ha scritto una lettera ai genitori: «Carissimi, ci sentiamo in dovere di precisare che a partire da questo anno, nel caso in cui un docente si assenterà, non potremo fornire un servizio adeguato di sostituzione». Insomma, se il prof resta a casa niente supplenti. E ancora: «I ragazzi verranno fatti uscire prima o entrare dopo oppure resteranno in classe sotto la vigilanza dei pochi bidelli in servizio». E quando anche il personale fosse insufficiente «gli studenti - ragazzi tra i 14 e i 19 anni - staranno da soli nelle aule». Sperando, aggiunge la preside che «si comportino bene, rispettino pareti e arredi, senza mettersi in condizioni di pericolo». Un esempio di come i licei, in gravi difficoltà, fanno a gara per tappare come possono i buchi di organico.
Per sostituire i malati, secondo Mario Rusconi, a capo dell´associazione dei presidi e dirigente del Newton, dovrebbero essere istituite per legge le supplenze a pagamento. «Ora non sono obbligatorie e i professori si rifiutano di farle». Nel frattempo l´escamotage consiste nel radunare gli alunni in Aula Magna per proiettare un film sotto il controllo di un bidello. Anche al Visconti, in piazza del Collegio Romano, le soluzioni più gettonate sono la sala video o il cortile dove fare educazione fisica. Ma per il preside Rosario Salamone la panacea definitiva sarebbe l´organico funzionale con un team di docenti senza alcuna classe assegnata per coprire i buchi.
Pure al Righi si corre ai ripari. Ma per la preside Margherita Mastrangelo è inaccettabile far entrare o uscire gli alunni in orari troppo diversi dal solito. «Un cattivo segnale e un invito all´assenteismo».

Una situazione insostenibile che riguarda anche le medie. Alla Esopo, nel quartiere Trieste, la dirigente Ada Maurizio denuncia: «Le assenze brevi per cui non possiamo chiamare supplenti sono totalmente a carico della scuola e se prima venivano pagate, ora non sappiamo nulla. I pochi docenti che hanno dato disponibilità sostituiscono i malati. Qualcuno aveva persino proposto di attingere al fondo di istituto, ma sarebbe un precedente gravissimo». Così, in sostanza, gli insegnanti fanno i volontari. O i badanti, come alla elementare Leopardi, zona Balduina, dove le maestre che prima facevano lezione in compresenza vengono dirottate sulle supplenze. Come le insegnanti dell´ora alternativa alla religione cattolica. La stessa idea che è venuta in mente ai dirigenti della Pistelli, nel quartiere Prati. Mentre Salvatore Sasso, preside della Basile a Torre Maura lamenta che nemmeno sottraendo un maestro alle ex ore di lezione "a due" si riescono a coprire tutti i buchi.

Impraticabile, a detta di tutti, il vecchio rimedio di dividere bambini e ragazzi, sparpagliandoli tra le altre classi. «Le aule sono già talmente affollate... - insiste Rusconi - È un problema di sicurezza, ma anche di qualità dell´offerta didattica». Per questo il Prc ha presentato una mozione in Consiglio regionale, alla procura e alla prefettura chiedendo un monitoraggio sulle «condizioni di sovraffollamento delle classi che nel Lazio arrivano a contenere fino a 35 alunni, con uno o più disabili, troppo spesso lasciati anche senza sostegno».

23.10.09 La Repubblica - Roma

rossana ha detto...

Qualcuno ci rassicuri: "Il riordino della scuola deve passare per forza attraverso questo caos?"
Vi prego, suggerite al Ministro Gelmini di affacciarsi in televisione per dire dove intende arrivare, fino a che punto vuole affossare ciò che rimane della scuola pubblica!...
"quo usque tandem abutere patientia nostra...?

Franco Buccino ha detto...

Occupare la scuola? D’accordo, ma tutto l’anno

I parte

di Franco Buccino

L’anticipo del freddo ha portato all’anticipo delle occupazioni delle scuole. Ne continuerei a parlare con tono tranquillo e qualche ironia, se non fosse che la prima scuola ad essere stata occupata è la mia.

A scanso di equivoci dico subito che la protesta degli studenti, per come sta funzionando la scuola, per la scarsa considerazione in cui è tenuta dal governo, per un futuro ancora più nero che le si prospetta, è ampiamente fondata e motivata. Si unisce alle proteste dei precari, eclatanti, disperate e spente da un decreto vergognoso che gli darà al più “un lavoro socialmente utile” o il punteggio senza lavoro. Si unisce alle proteste di questo autunno dei lavoratori della scuola, “riformati” loro malgrado, senza risorse per il contratto, senza neanche il diritto di rinnovare quest’anno le loro rappresentanze (se ne riparlerà, forse, l’anno prossimo). Si unisce alle proteste clamorose dei miei colleghi presidi, che qualche mese fa si incatenarono davanti al ministero di viale Trastevere a rappresentare il disagio delle scuole: e da allora le cose sono peggiorate di molto.

Si unisce la protesta degli studenti alle proteste del mondo della scuola, dando ad esse energia, forza, entusiasmo, efficacia. Protestano non solo gli addetti di un settore in crisi e in difficoltà, ma i destinatari del servizio. E ne hanno tutte le ragioni. Condannare la scuola alla povertà, alla semplice sopravvivenza, vuol dire condannare i ragazzi e il loro futuro. E i ragazzi non ci stanno ad essere trascurati ed emarginati. Contrabbandare per riforme riduzioni di orari, di spese e di personale è pericoloso: i ragazzi smontano il giocattolo e scoprono il trucco. E non ci stanno ad essere presi in giro. Hanno il diritto di protestare più degli altri anche per un altro motivo. Che è giusto che si conosca. Le scuole stanno funzionando in questi mesi grazie ai soldi che gli studenti versano all’atto dell’iscrizione. A scuola mia settantacinque euro a studente, ma scuole più blasonate si possono permettere di chiedere contributi ben più consistenti. Avrebbero bene il diritto i miei studenti di pretendere non dico laboratori (c’è una sola aula di informatica), non dico palestre (c’è uno scantinato quando non si allaga e un cortile quando non ci sono le macchine), ma almeno le aule. Ce ne sono 31 per 47 classi: cinque classi vanno all’itis, cinque alla ragioneria, altre sei ruotano, cioè rimangono a casa.

Eppure, io avevo chiesto agli studenti di non occupare. Senza alcun successo, evidentemente. Avevo chiesto di non occupare l’istituto e chiedo di lasciarlo libero per un paio di motivi più contingenti e uno più di fondo. La forza degli studenti è la rete, il collegamento, i grandi appuntamenti, le proposte e le piattaforme condivise. Protestare da soli è riduttivo. Cominciare con la protesta più clamorosa, da extrema ratio, nella stessa considerazione degli studenti, cioè l’occupazione, è sbagliato. Inoltre, nella vita delle scuole questo periodo è importante: si va alle elezioni dei rappresentanti di classe e, quest’anno, al rinnovo del consiglio d’istituto. È il tempo delle candidature, delle liste, della presentazione dei programmi, anche degli adempimenti che le regole della democrazia impongono. Non si può essere d’intralcio all’esercizio dei propri diritti.

(segue)

La Repubblica - Ed. Napoli - 24 ottobre 2009 - pag. 12

Franco Buccino ha detto...

Occupare la scuola? D’accordo, ma tutto l’anno

di Franco Buccino

II parte

(seguito)

Ma c’è un motivo più importante. La scuola non la si può occupare per alcuni giorni. È troppo riduttivo. Occorre occuparla per tutto l’anno. Anche d’estate, se è necessario. Non potete vivere un momento per voi esaltante, una giornata di festa, e poi tormare ai giorni feriali, alla vita scolastica di tutti i giorni, che vi vede inevitabilmente soccombenti. Non va bene: lascia disorientati voi ed anche noi. Dobbiamo costruire insieme, con più consapevolezza, e soprattutto non dobbiamo pensare solo a momenti comuni aggiuntivi: il famoso seminario di approfondimento o l’osservatorio paritetico. Dobbiamo entrare nel merito delle lezioni, delle attività extracurricolari, delle visite e dei viaggi d’istruzione, degli scambi culturali, delle attività di orientamento. E discutere anche, assieme a tutte le componenti, delle regole che ci diamo, che ci impegniamo ad osservare, e di cui pretendiamo il rispetto. È impegnativo. Lo so. Lo è anche per noi che per voi lavoriamo. Ma, sappiate che una scuola così, se la realizziamo insieme, non vi prepara a vivere, vi fa vivere. Ci fa vivere.

La Repubblica - Ed. Napoli - 24 ottobre 2009 - pag. 12

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Così ho risposto alla nota del prof. Giorgio Allulli.


Chiarissimo professor Giorgio Allulli,

tenevo a ringraziarla per avermi risposto e per aver pubblicato le sue considerazioni sul blog del Gruppo di Firenze. Esiste ora la possibilità di un utile confronto sull’argomento.

Mi auguro che anche altri e, in particolare, i firmatari della “Lettera aperta ai partiti e ai candidati” esprimano le loro valutazioni e le loro considerazioni. Si potrà così avviare un dibattito partecipato che, oggi più che mai, appare necessario.

Sostanzialmente condivido il contenuto della sua risposta e il giudizio critico sull’operato della Gelmini impegnata a ridurre i costi prescindendo dalle conseguenze.

Ritengo anche possa essere utile mettere a fuoco alcuni punti che mi sembrano fondamentali.

Il primo riguarda le promozioni-bocciature. Non è vero che la scuola tende a promuovere tutti e che ora si potrà tornare a bocciare. I bocciati sono numerosi in senso assoluto, ma il loro numero non può essere (o comunque non viene) ulteriormente aumentato. In una mia nota di mesi fa, ho sostenuto che è stata raggiunta la percentuale limite delle bocciature e non può essere aumentata. Questa situazione disincentiva l’impegno e la motivazione dei ragazzi: statisticamente lo studio e il profitto non vengono premiati rispetto al non-studio e al disimpegno.

Il secondo punto consiste nell’opportunità di chiarire – relativamente al “merito” - che una cosa è la promozione pienamente meritata, altra la individuazione e la premiazione delle eccellenze. Va bene dare un premio di1000 euro ai 4000 più bravi, maturati con 100 e lode, ma ciò non migliora l’impegno di chi viene promosso senza meritarlo. Non c’è relazione tra le due cose.

(segue)

Vincenzo Pascuzzi

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Così ho risposto alla nota del prof. Giorgio Allulli.


(seguito)

Il terzo punto è relativo alle cause, che il Miur semplicisticamente imputa al ’68 e al conseguente presunto buonismo-lassismo, e che sarebbero all’origine della insoddisfacente situazione degli apprendimenti. Al riguardo riporto quanto ha scritto un docente già 4 o 5 anni fa: « …. Il Sessantotto e il suo viscerale antiautoritarismo non c'entrano nulla; c'entra, invece, l'idea della scuola “azienda“, che deve preoccuparsi della “customer satisfation“, della gratificazione dei suoi clienti: i ragazzi e le famiglie.
La scuola non deve procurare fastidi alla clientela, la quale deve essere, semmai, contenta, felice, svagata, piacevolmente coinvolta nelle più svariate iniziative. Per perseguire questo risultato la scuola italiana deve, in primo luogo, abdicare all'unico suo lecito obiettivo: la formazione culturale dell'allievo, perché una seria formazione culturale non può passare soltanto attraverso una concezione edonistica, svagata, disimpegnata del sapere: apprendere il latino e la matematica è utile ma costa molta fatica. Un corso di studi serio ed impegnativo è vissuto oggi con fastidio ed insofferenza dalle famiglie,: può significare, ad esempio, rinunciare ad un week end con il proprio ragazzo, condividere con lui le ansie dello studio.
Per evitare spiacevoli fastidi alla clientela, occorre garantire il successo formativo agli allievi – clienti: e il “successo formativo“ e con esso la “produttività scolastica“ – ossia il numero di promozioni – si raggiungono attraverso un progressivo abbassamento dei livelli.
Questo processo, attraverso il quale la scuola italiana sta rinunciando a proporre una formazione culturale dignitosa e profonda, viene presentato come una grande e radicale operazione di ammodernamento e di innovazione. …
» (v. Luciano Locci: http://www.nonluoghi.info/nonluoghi/archivio/scuola66.html ).

In ogni caso, la semplice individuazione della cause non costituisce rimedio risolutivo della situazione.

Cordiali Saluti,

Vincenzo Pascuzzi

Tecnica della Scuola ha detto...

Anche gli studenti lanciano il loro referendum nazionale

di A.G.

Dal 28 ottobre all’8 novembre gli allievi delle superiori potranno esprimersi su tematiche centrali: il diritto allo studio, la didattica, la rappresentanza e gli stage. Nel 2007 aderirono in 40.000. Ora il sindacato studentesco punta a triplicare le adesioni. Parallelamente si attueranno diverse contestazioni di piazza.

Non solo i sindacati si auto-interrogano sulle strategie da adottare. Anche gli studenti si accingono a percorrere la stessa strada. Dal 28 ottobre all’8 novembre tutti gli allievi della scuola superiore saranno chiamati a raccolta dall’Uds, il sindacato studentesco in aperto contrasto con la politica adottata dal Governo e dal ministro Mariastella Gelmini: con l’intento di far esprimere gli studenti su temi fondamentali della scuola - quali il diritto allo studio, la didattica, la rappresentanza studentesca e gli stage formativi - l’Unione degli Studenti ha indetto un referendum studentesco nazionale. Si tratta di un appuntamento ritenuto fondamentale perché permetterà agli studenti di "far sentire la nostra voce".
Il modello è già collaudato: già due anni fa 40.116 studenti si espressero su tematiche simili. E a sentire l’Uds portò ad un risultato importante, poiché il ministro Giuseppe Fioroni si convinse a prendere atto del fatto che gli studenti volevano una carta che garantisse sconti sui consumi culturali: tanto che da lì a poco la carta studentesca fu realizzata dall’allora ministero della Pubblica istruzione. "Stavolta miriamo almeno a triplicare il dato di partecipazione del 2007 – ha spiegato Stefano Vitale, coordinatore nazionale Uds, che ha presentato l’iniziativa - è ed anche questa volta il Ministro dovrà considerare il parere degli studenti".
Il referendum sarà completamente autogestito: sul sito www.unionedeglistudenti.it gli studenti potranno scaricare tutti i materiali per far partecipare la propria scuola. E sarà possibile anche votare on-line.
"Seppure quello di essere consultati sulle scelte rilevanti per la scuola un diritto previsto dallo statuto degli studenti – continua il rappresentante dell’Uds - nessuno lo fa mai: così abbiamo deciso di consultarci da soli e far sentire la nostra voce". Lo slogan prescelto dal sindacato studentesco per l’iniziativa sarà “Vogliamo Contare le stelle”.
Parallelamente al referendum, l’Unione degli studenti continuerà a condurre le iniziative di mobilitazione contro l’operato del Governo decise lo scorso 10 ottobre, nella Facoltà di Sociologia dell'Università “La Sapienza” di Roma, durante l’incontro tra 250 studenti facenti capo ad oltre 15 associazioni e collettivi studenteschi: assieme al coordinamento degli studenti universitari “Link”, il 28 ottobre metterà in atto l'"assedio alle prefetture". Attraverso la costituzione di tendopoli e piazze tematiche, in molti capoluoghi della penisola per tutta la notte gli studenti attueranno dei sit-in davanti agli uffici territoriali del Governo
Gli studenti torneranno poi in piazza il 14 novembre, in occasione della manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Cgil: in quell’occasione presenteranno anche “una piattaforma autonoma legata ai temi del rapporto tra carattere pubblico della formazione e democrazia”.
Solo tre giorni dopo, il 17 novembre, si svolgerà uno sciopero generale studentesco attraverso azioni su diversi territori con cortei e azioni. In quell’occasione gli studenti italiani cercheranno di concordare una data di mobilitazione internazionale, in particolare europea, che venga sostenuta da tutti i soggetti in formazione. L’assemblea studentesca ha infine annunciato che farà parte, attraverso alcuni suoi rappresentanti, al controvertice sull'ambiente di Copenaghen in programma dal 7 al 9 dicembre.

26/10/2009

maria ha detto...

Bene ha fatto il prof. Pascuzzi a sollecitare il Gruppo di Firenze, promotore del dibattito sul ripristino della meritocrazia, ad esprimere una valutazione sullo stato dell'opera ad un anno e mezzo dall'iniziativa e i vari interventi del governo ad essa dichiaratamente ispirati.
Il prof. Allulli, che è firmatario ma non ispiratore del documento sul merito e la responsabilità, ha fornito una risposta per molti versi condivisibile che elude, però, una questione fondamentale: la scuola italiana nel suo complesso (non questo o quell'istituto) merita la promozione? Ha compiuto gli sforzi necessari a far sì che l'impegno dei suoi studenti valesse a qualcosa? Mi piacerebbe che il Gruppo di Firenze (magari nella persona di qualcuno dei suoi membri) esprimesse una valutazione su questo punto.

M. FUSCO ha detto...

E CHI O COSA VALUTA IL MERITO?

di M. FUSCO

Non di certo il Ministro Gelmini. Costei che meriti ha per essere Ministro? Cacciata da una sezione del suo partito, laureata laddove le lauree sono facili, cosa ha da dirci?

Confesso che quando sento parlare di meritocrazia, mi tornano a mente tutti i cretini che circolano ovunque (specie tra i politici che si fregiano dell'appellativo di 'onorevole'. Quale onore!).

Il merito é un elemento soggettivo che valuta un soggetto. Costui chi lo valuta? Ricordo il Ministro della Giustizia Castelli che voleva applicare la c.d. ''meritocrazia'' sulla base di quanti processi erano stati chiusi da ogni giudice. Ci sarebbe stata una corsa: 'colpevole', 'innocente' senza
sapere né chi, né cosa aveva fatto l'imputato.

Poi meriti e demeriti vanno giudicati con identiche condizioni di tempo, di luogo e di oggetto, per tutti gli assoggettabili a valutazione.

E' da preferire, in mancanza d'altro, l'esperienza come per i medici: chi ha fatto più cadaveri é il migliore perché ha imparato a non farne più.

Nel campo degli insegnanti lasciamo che ci sia un Preside che redige le note caratteristiche, ma in contradditorio con l'interessato (come in Francia) che ha diritto ad annotare le proprie osservazioni.

Quante palle circolano nel Governo! Eppure ci si puo' riempire la bocca ''Si premia il merito''. E il popolo applaudi'. In caso contrario, pollice in giù e il Circo Massimo urlerà di gioia. Occide,occide.

http://www.lastampa.it/forum/Forum3.asp?chiuso=False&pg=1&IDmessaggio=5042&IDforum=674

Carolina Rollier ha detto...

http://www.lastampa.it/forum/Forum3.asp?chiuso=False&pg=1&IDmessaggio=5110&IDforum=674

Lucca , 05/11/2009

GLI SMISTATI

di Carolina Rollier


I soldi mancano per la scuola e i dirigenti non sanno cosa fare per far fronte alle diverse necessità: dall'acquisto di carta igenica, al pagamento dei supplenti e degli insegnanti di sostegno.

Ogni giorno, in tutte le scuole italiane, tutte, i bidelli gestiscono gli ''smistati". Questi sono una nuova categoria all'interno della scuola. Fino ad ora, in un consiglio d'Istituto venivano rappresentati: docenti, non docenti, genitori, alunni e preside.

Ora bisognerà riformare il regolamento ed inserire gli ''smistati", esercito di ragazzini che vagano per i corridoi in cerca di un banco disponibile. Le super bistrattate bidelle diventano capo branco e bussano ad ogni classe alla ricerca di un posto disponibile. Il professore di turno viene disturbato per anche la prima mezz'ora di lezione, da continue richieste in tal senso.

Bambini esonerati, oops, che non si avvalgono dell'IRC e cioè che hanno scelto l'ora alternativa e bambini il cui prof è malato. I ragazzini comunque ULTIMI.

Ultima la scuola per questo governo, ma io direi per questo paese che non ha mai investito molto nel "settore del futuro".

Il mio lavoro mi mette in contatto con il pubblico e incontro spesso docenti di tutti i gradi. Non c'è nessuno di questi, dico nessuno, che mi dica quanto è contento della nuova riforma. Docenti di destra di sinistra aperti, bigotti, di qualsiasi età e forse religione.

Mi piacerebbe tanto che la Ministra passasse qualche ora a fare il capo branco smistati a scuola dai miei figli, o dei vostri. E che ci raccontasse, dopo, le sue impressioni. Ma con lei mi piacerebbe ci fosse Tremonti. Non sto facendo della facile ironia.

Questo governo si vanta del suo pragmatismo. Ottimo, allora pragmaticamente andiamo a vedere cosa succede.
I valori di cui si parla ora, disciplina, ordine, organizzazione, merito, come possono passare ai ragazzini, se trattati come bestie al pascolo? Che tipo di autorevolezza viene espressa agli "smistati"?

Mi piacerebbe ancora di più vedere un solo sindacato unito sotto il solo nome del futuro della prossima generazione, che iniziassse a battersi unitariamente magari anche solo su tre temi fondamentali relativi alla scuola. Iniziate da tre.

Mi piacerebbe che le diverse categorie rappresentanti la scuola (compresa quella nuova degli smistati) fossero in grado di unirsi pragmaticamente per far fronte a questa totale mancanza di risorse.

Sarei così felice di ricevere risposta dal Ministro e dal-i sindacato-i.

Un saluto affettuoso a chi mi ospita su questa pagina.

Anonimo ha detto...

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