Nel giorno della “somministrazione” dei test Invalsi, Luca Ricolfi sulla “Stampa” propone un’analisi imperniata su due punti: le motivazioni del “fuoco di sbarramento” di cui sono state oggetto da parte di molte scuole (riconducibili alla paura degli insegnanti di essere valutati) e i veri motivi per cui a suo avviso è giusto essere critici: scarsa chiarezza sugli obbiettivi da parte del Ministero, mancata sostituzione degli insegnanti della scuola con personale esterno, scarsa corrispondenza tra quello che i test richiedono e quello che si insegna e soprattutto il grave rischio di andare verso un insegnamento orientato alla soluzione dei test (evangelicamente parlando, non il sabato per l’uomo, ma l’uomo per il sabato). Ricolfi fa esplicito riferimento alle tesi di Giorgio Israel e in modo particolare a un suo recente articolo sulla situazione in Finlandia, leader mondiale delle classifiche Ocse, in cui secondo voci autorevoli - anche finlandesi - la capacità degli studenti di superare i test PISA sarebbe elevata, mentre le loro conoscenze in questa disciplina avrebbero subìto “un declino drammatico”.
Sul “Corriere della Sera”, infine, Giovanni Belardelli sottolinea la “vera e propria fobia” verso ogni valutazione che è all’origine del boicottaggio propugnato dai Cobas.
Infine una precisazione, che abbiamo dovuto fare più volte: come i test di oggi, anche il tentativo di valutazione dei docenti messo in atto da Berlinguer, a cui Ricolfi fa riferimento, non fu respinto soltanto per le paure e il conservatorismo dei docenti, ma perché gli obbiettivi (creare la fascia dei docenti “più bravi) combinati con le procedure e i criteri adottati erano molto discutibili, tanto che Riccardo Chiaberge sul Corriere definì il tutto “un’avvilente lotteria” (vedi il post del 2 novembre 2008).
martedì 10 maggio 2011
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10 commenti:
Insomma i Cobas hanno il torto di .... aver avuto ragione per primi: hanno capito subito, l'hanno detto e si sono mobilitati!
Invalsi, rivolta silenziosa contro la «spia» Gelmini
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A Roma la protesta è stata clamorosa in quasi tutte le scuole (dal Giulio Cesare al Socrate, dal Virgilio al Cavour, dall'Albertelli all'Orazio, dal Giordano Bruno all' Aristotele, dal Visconti al Ripetta, dal Pinturicchio al Margherita di Savoia, dall'Aristofane all'Augusto dal Russell al Kant, compresi il Lombardo Radice e Pasteur). Ognuno ha adottato un dissenso autonomo, pur andando incontro ad eventuali provvedimenti disciplinari.
E' il caso del liceo classico Socrate della Garbatella: sette quinte ginnasio coinvolte per i quiz. Una intera classe del quinto ginnasio ha cancellato i codici identificativi che collegano lo studente alla prova Invalsi e altri 15 studenti di un'altra sezione sono rimasti per tutto il tempo con le braccia conserte, consegnando poi il test in bianco. La preside, Gabriella De Angelis è piuttosto seccata: “E' grave, gravissimo... Non si possono contraffare dei documenti. I ragazzi che non erano d'accordo con l'Invalsi potevano rifiutarsi di eseguire i test, come del resto accade con i compiti in classe: lo consegni in bianco ma non lo scarabocchi o ci fai disegnini sopra o ci scrivi barzellette... E' inaccettabile... Il rispetto e la correttezza prima di tutto. Questa scuola pretende questo e i ragazzi lo sanno. Come sapevano bene – perché gli era stato spiegato – che le prove Invalsi hanno un codice che resta anonimo per il ministero”.
La preside non teme l'Invalsi. “Non ho paura di una rilevazione nazionale – spiega -, all'estero si fa senza storie, anzi ci tengono molto. Certo, da noi ci sarebbero dei rilievi da fare su alcuni aspetti. Parliamone, discutiamone, ma i media la smettano di dipingerci tutti o schiacciati con la Gelmini o con i Cobas”.
Silvia, Paolo, Flavio e Sofia hanno scelto di entrare a scuola. Lorenzo del Cavour invece ha preferito restare fuori. Il questionario dello studente – con le domande “pulce” sulla famiglia e le professioni dei genitori – è stato il test bocciato quasi da tutti i liceali. La maggior parte l'ha consegnato in bianco.
Raccontano Flavio, Sofia e Silvia: “Non capisco perché il ministero vuole sapere se ho una stanza tutta mia, se ho il computer in camera e che professione fanno mio padre e mia madre”. “Che le frega alla Gelmini di sapere se ho una libreria e in casa e quanti libri ci sono sugli scaffali?” - sbotta Francesca. Mentre Silvia del tecnico industriale dell'Anagnina – quartiere a sud di Roma – contesta le prove uguali per tutti, dal classico all'istituto d'arte. Il primo giorno dell'Invalsi è trascorso. E la Gelmini è rimasta all'asciutto sulla privacy delle famiglie degli studenti. Giovedì e venerdì si replica. Il flop è in agguato.
Michele è entrato in classe come al solito. Ma quando sotto il naso si è visto il “carteggio” delle prove Invalsi di Italiano e Matematica (trenta fogli), non ci ha visto più: ha contraffatto il documento ministeriale, strappando l'etichetta con il codice identificativo della classe e della scuola. Poi, ha provato a risolvere i quesiti: quello di matematica – ha spiegato al telefono – chiedeva la soluzione di esercizi a lui sconosciuti, “li avevo fatti in terza media, chi se li ricordava...”. Più “facile”, invece, la prova di Italiano: solo testi descrittivi e non poetici “come adesso mi capita al quinto ginnasio”.
In tutta Italia sono cominciate le tanto osteggiate prove Invalsi, i test nazionali di misurazione dell'apprendimento e di riflesso del sistema scolastico nazionale. Ed è qui il guaio. Come ogni maggio, polemiche e discussioni precedono i quiz: quale validità? E il loro fine ultimo? Nonché i dubbi sulla privacy. Ogni volta, si promettono migliorie e correzioni per l'anno a venire. Si ribadisce che i quiz ministeriali non sono una mossa per valutare scuole e prof e che le prove sono rigorosamente anonime. Ma, come accade in tutte le cose che hanno a che fare con l'istruzione – specialmente ora che in viale Trastevere c'è 'Marystar' – le parole restano lettera morta. E gli studenti hanno una sola arma: restarsene a casa quel giorno e marinare la scuola, o consegnare le prove in bianco, visto che nessuno può costringerli ad eseguirli. In più, con la mannaia dei tagli alla scuola in corso e l'accetta in agguato per il prossimo settembre – con sforbiciata ulteriore di prof, bidelli, ore di studio e altro – una sonora protesta ci sta tutta.
E così, dalle Alpi alla Sicilia, è andato in scena il boicottaggio dell'Invalsi. E non finisce qui. Oggi è toccato a mezzo milione di studenti del secondo anno delle scuole superiori. Gli studenti di liceo, tecnici e professionali hanno debuttato con l'Invalsi per la prima volta. Nei prossimi giorni tocca ai bambini delle seconda e quinta elementare e poi ai ragazzini delle medie. Ma non è detto che tutto vada liscio: l'Unicobas ha escogitato una trappola per bloccare i test: per giovedì 12 maggio, lo sciopero dell'ultima ora di lezione nella scuola media. E per l'indomani, venerdì, la proclamazione di uno sciopero nazionale dell'intera giornata con manifestazione a Roma. Il tutto nei giorni programmati per l'Invalsi.
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Tra le tante rivendicazioni relative alle prove Invalsi, ancora in corso d’opera, mi permetto anch’io qualche osservazione. La prima è un invito al Ministero affinché per l’anno prossimo possa emanare una normativa alla loro somministrazione più chiara e trasparente e comunque tale da rendere più agili le prove, sia per gli studenti che per i docenti.
Sarebbe altresì opportuno individuare l’effettuazione delle prove stesse in un periodo dell’anno scolastico diverso da questo, già di per sé troppo gravoso per docenti e studenti in quanto da settimane tutti quanti impegnati nella fase finale delle verifiche e degli approfondimenti. Ed infine sarebbe davvero opportuno che non si abbandonassero i dirigenti scolastici a gestire e a organizzare le prove e il personale, come è avvenuto quest’anno, nella pressoché totale assenza di norme chiare e definite senza le quali ogni prova è destinata a perdere, nel giro di pochi anni, la propria credibilità e il proprio significato.
Anche troppo gentile e ossequioso, Valerio Vagnoli dice però la cruda verità: "come è avvenuto quest’anno, nella pressoché totale assenza di norme chiare e definite".
Mancava, e manca, l'esplicitazione degli scopi e degli obiettivi sempre da parte del Miur "probabilmente perché non lo sa ancora" (Luca Ricolfi).
Se poi l'operazione fosse democratica e condivisa, venisse cioè concordata con insegnanti e genitori .... Ma forse è chiedere troppo alla zarina immeritevole di viale Trastevere?
Infatti, si legge sui giornali di oggi:
"La Gelmini: non torno indietro" e "Il ministro: avanti a testa bassa".
La ministra voleva - di proposito - mostrare i muscoli, oppure - a buoi scappati - mostra i denti dopo aver provocato questo imbarazzante ambaradam?
Gentile sì, ossequioso proprio no. Ma se le aggrada, come avrebbe detto mia nonna, mi definisca come meglio crede!
I miei ossequi, VV
“Invalida gli Invalsi!”
08 maggio 2011 - 15:02
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Invalida gli Invalsi
Ecco 7 buoni motivi per invalidare i test Invalsi:
1) Nonostante siano stati sostenuti da governi di diverso schieramento e decantati dai giornali, numerosi sono gli studi che ne dimostrano la scarsa validità scientifica; NESSUNO NE HA MAI PARLATO!
2) L’obbligatorietà del test, che viene via via estesa a tutti i livelli della scuola italiana, unita alla tracciabilità del test (che dunque non è anonimo) rendono l’INVALSI un ottimo metod…o per ottenere una schedatura di massa, che seguirà lo studente dai primi anni di scuola fino alla fine del suo percorso di studi.
3) La didattica della scuola dovrebbe essere flessibile, individualizzata e pianificata secondo le necessità degli alunni. Attraverso il test INVALSI si punta ad uniformare il sapere: solo il fascismo era riuscito ad imporre un modello di istruzione unico su tutto il territorio nazionale.
4) L’INVALSI esaspera non solo la competizione fra docenti all’interno dell’istituto, ma anche tra le diverse scuole che vorranno accaparrarsi il maggior numero di studenti. È chiaro come tale pratica non sia volta al miglioramento dell’offerta didattica, ma all’incentivazione della competitività, basata sulla ricerca del premio di merito, che diventa il fine ultimo dell’istituzione Scuola, a discapito della crescita culturale e umana di studenti e studentesse.
5) I risultati delle prove dei ragazzi disabili sono elaborati in maniera differente al fine di non incidere sul valore medio dell’istituto, e quindi la disabilità non rientra nei criteri di valutazione INVALSI; ne consegue che, in un sistema di valutazione basato su tale test, gli invalidi non sono minimamente contemplati, risultando del tutto invisibili.
6) Il test INVALSI non è assolutamente utile a misurare “la buona didattica” ne “il buon insegnante”, perché le capacità di coinvolgere, motivare e ispirare non si valutano!
7) Il test INVALSI non è assolutamente utile a misurare “il buon apprendimento” o le capacità di uno studente o studentessa, poichè IL NOSTRO SAPERE NON STA DENTRO I LORO RIQUADRI.
Per questo è necessario boicottare il test INVALSI, ennesimo attacco che la scuola pubblica è costretta a subire, dalle elementari alle superiori. Il tentativo si è spinto fino al punto di voler proporre l’INVALSI come prova d’esame anche alle superiori, come già da qualche anno avviene nelle scuole medie.
Dimostriamo ancora una volta che non siamo disposti a svendere il nostro futuro e la nostra istruzione!
Martedì 10 maggio BOICOTTA GLI INVALSI!
Collettivo Utòpia
http://www.zic.it/invalida-gli-invalsi/
ho letto i vari articoli apparsi tra oggi e ieri a proposito delle prove. ho letto anche i commenti di quelli che ritengo colleghi. mi sembra strano che tutto il bubbone invalsi sia scoppiato nel momento in cui le prove hanno fatto capolino alle superiori. fino allo scorso anno sembrava non dessero fastidio a nessuno. ci siamo ritrovati a somministrarle, nella scuola media, per più anni di seguito e lo scorso anno abbiamo dovuto anche correggerle e immettere i risultati su una piattaforma idonea, senza che questo ulteriore lavoro ci fosse riconosciuto come straordinario. i cobas c'erano? non lo so. con questo non dico che le prove invalsi siano " giuste ", anzi. si perde di vista il senso dell'insegnamento, che non è preparare per tre anni i ragazzi a superare un quiz finale. si alimenta un florido commercio di volumetti preparati ad hoc dalle case editrici per la preparazione specifica ai test. l'aggravante è costituita dal fatto che sono prove discriminatorie per i disabili. posso capire la difficoltà a preparare test per persone con difficoltà psicofisiche - casi sempre differenti - ma che indiscriminatamente si debbano allontanare i ragazzi dall'aula dove i " normali " svolgono le prove è assurdo e svilisce il senso dell'integrazione scolastica. da ricordarsi poi, che esistono anche persone disabili dal punto di vista motorio, ma con funzioni mentali integre. cosa fanno con quei ragazzi, buttano fuori anche loro? che facciano valutazioni sull'operato di noi insegnanti, magari con stage annuali del personale addetto. ogni giorno sulle barricate, come facciamo noi. altro che invalsi!
Tra le molte rivendicazioni relative alle prove Invalsi, ancora in corso d’opera perché lunedì toccherà alla scuola media, mi permetto anch’io qualche osservazione. La prima è un invito al Ministero affinché per l’anno prossimo possa emanare una normativa alla loro somministrazione più chiara e trasparente, e comunque tale da rendere più agili le prove, sia per gli studenti che per la trascrizione da parte dei docenti.
Sarebbe altresì opportuno individuare l’effettuazione delle prove stesse in un periodo dell’anno scolastico diverso da questo, già di per sé troppo gravoso per docenti e studenti in quanto da settimane tutti quanti impegnati nella fase finale delle verifiche e degli approfondimenti. Ed infine sarebbe davvero opportuno che non si abbandonassero i dirigenti scolastici a gestire e a organizzare le prove e il personale, come è avvenuto quest’anno, nella pressoché totale assenza di norme chiare e definite, senza le quali ogni prova è destinata a perdere, nel giro di pochi anni, la propria credibilità e il proprio significato.
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