martedì 31 gennaio 2012

LA PROTEZIONE CHE DANNEGGIA I GIOVANI

Antonio Polito firma oggi sulla prima pagina del “Corriere” una riflessione intitolata Perché proteggiamo (troppo) i nostri figli. L’argomento non è nuovo, ma purtroppo gli orientamenti educativi adeguati ai cambiamenti sociali faticano a diventare pratica formativa e cultura di governo. È indispensabile sconfiggere il senso comune che quasi identifica l’affetto per i figli con la protezione “perché  - come scrive Polito - in realtà tradisce una sfiducia collettiva nei loro mezzi, una paura di lasciarli nuotare con le loro forze e il prima possibile, che a sua volta contribuisce a deprimere la loro autostima”. Leggi

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema nasce dal fatto che purtroppo quando il figlio è di un senza casta comunque la rigiri è uno sfigato come lo sono i suoi genitori.

valerio vagnoli ha detto...

appunto, aboliamo le caste, facciamo prevalere il merito e la responsabilità

anonymous ha detto...

In Italia farsi largo sulla base del talento è diventata un’impresa da alpinisti. Sulla competenza trionfa per lo più l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e camarille. Sarà per questo che 9 italiani su 10 pensano che per trovar lavoro serva la raccomandazione giusta (sondaggio Swg diffuso il 26 novembre).

Michele Ainis, "La Stampa", 28.11.07

Papik.f ha detto...

A questo proposito, suggerisco a chi voglia procurarsi una profonda crisi depressiva di ascoltare la trasmissione "Giovani talenti" su Radio24. A ogni puntata, diversi giovani che sono espatriati raccontano la loro esperienza, sempre uguale: in Italia sono stati scoraggiati e disillusi, nel pubblico, nel privato, nella ricerca, nell'università. Poi sono andati in qualche Paese straniero e hanno fatto una rapidissima carriera. Con un quasi invariabile corollario: in Italia qualcuno che occupava una posizione di rilievo, quando gli hanno comunicato la decisione di espatriare, ha detto loro: "Fai bene, se avessi la tua età farei lo stesso!"
Quello che più fa rabbia non è solo che un Paese nel quale tutte le posizioni di responsabilità finiscono in mano a raccomandati e figli di papà è ovviamente destinato ad andare presto in rovina, ma ancor più il fatto che la formazione di questi giovani - evidentemente non così negativa vista la facilità con cui si fanno strada altrove - è stata pagata dal contribuente italiano.
Ma, a differenza di Valerio Vagnoli, ho poche speranze che qualcosa possa cambiare.

valerio vagnoli ha detto...

Sono senz'altro d'ccordo con tutti voi e devo constatare come dei tanti sogni di un tempo per una società più giusta ed equa non è rimasta che questa desolante conferma: l'Italia continua imperterrita ad essere la solita maledetta italietta. Camarille, caste, parentele, appartenenze, salotti, circoli,sindacatoni e sindacatini,parrocchie, partiti politici, massonerie varie,mafie, club, compagnie di merende e d'ombrelloni e altro di simile continuano a gestire tutto ciò che assicura una sistemazione o un consolidamento di posizioni già acquisite. Gli ex rivoluzionari hanno recuperato alla fine i loro padri e i costumi di molti dei loro secondi padrini e padroni politici e non,contribuendo a consolidare nella società un certo scetticismo di tipo amorale che è anch'esso uno delle tante pessime caratteristiche del nostro costume culturale. Proprio per questo non possiamo demordere e non possiamo rinunciare a fare del nostro meglio, non fosse altro per salvarci, almeno individualmente. Questo, in tale quadro desolante, lo possiamo e lo dobbiamo fare: fare al meglio il nostro dovere, indipendentemente dagli alibi che molti balordi della politica e del potericchio ci offrono per potersene in ogni modo fregare di tutto e di tutti. E poiché lavoriamo per formare dei futuri cittadini, responsabili e dotati di autonomia di pensiero, non possiamo rinunciare all'idea che debbano essere, almeno a scuola, i migliori ad emergere e a cominciare a pensare alla possibilità che il futuro sia loro.

Anonimo ha detto...

e gli ordini( avvocati, geometri, periti, dottori commercialisti, periti, notai, giornalisti...) dove li mettiamo?

Anonimo ha detto...

é di stasera la notizia che la figlia della Ministra Fornero invece di un posto fisso ne ha due.

mario ha detto...

e il caso del preside della Sapienza e della sua famiglia?

Alberto Moreni ha detto...

concordo - purtroppo - con quasi tutto quello che Valerio Vagnoli ha scritto il 6 febbraio; spesso avvilita e sbeffeggiata dall'italietta delle caste, parentele e appartenenze, esiste tuttavia anche un'altra Italia - minoritaria certo ma non soffocata e spenta - di donne e uomini che resistono alle mafie, all'illegalità diffusa e pervasiva, ai conformismi, alla volgarità, all'arroganza di poteri grossi e piccoli...
Alberto Moreni

Esposito ha detto...

Ho ricevuto per circa un decennio mobbing da una dirigente della provincia di napoli, verso la quale ho esposto numerose denunce al csa di napoli e al ministero della pubblica istruzione. La preside in questione, senza patente di guida, utilizzava normalmente i bidelli della scuola per il trasporto personale, ha sempre fatto uso proprio dell'ufficio protocollo senza usare il protocollo informatico, ha falsificato documenti, distrutto verbali degli organi collegiali, fatto dichiarazioni false contro docenti "spediti" davanti alla commissione disciplinare di Roma (fatti tutti documentati con atti probatori).La stessa dirigente aveva già subito un procedimento penale in un'altra scuola di Bologna dove aveva esercitato la stessa dittatura, poi trasferita a napoli. Ebbene, la dirigente ha continuato ad esercitare la sua dittatura senza alcuna condanna, arrivando alla pensione. Come si può ancora parlare di rispetto delle norme, di qualità della scuola, di formazione ecc. ecc. , se si esercitano simili poteri , incondizionati ed impuniti, proprio all'interno della scuola?? Sono sfiduciata ed amareggiata. Spero però di formare ancora, giovani onesti e capaci esprimere la loro opinione. Prof. Esposito