martedì 5 giugno 2012

SUL MERITO EQUIVOCI E PASTICCI

Il cosiddetto “Pacchetto del merito” di Profumo è stato salutato da una nutrita serie di no (alcuni di impronta benaltrista: il problema è la dispersione, è la scuola dell’infanzia, è l’aggiornamento, sono le competenze). Quasi tutti provengono da esponenti del Pd, tra cui l’ex ministro Fioroni, lo stesso che a suo tempo aveva deciso che gli studenti 100 e lode ricevessero un premio di mille euro.
Profumo aveva forse provato a prevenirle, queste critiche, aggiungendo al criterio del puro merito quello del reddito e – a quanto pare – quello dell’ “impegno sociale” (sic). Un pasticcio che non piace per nulla a Paola Mastrocola. Speriamo che dalla versione definitiva sparisca almeno il premio alle scuole che bocciano meno.
Purtroppo sul merito da noi si è riflettuto troppo poco, per via del discredito in cui era caduto. Nell'idea di "merito" se ne intrecciano due: il possesso di un talento e lo sforzo per valorizzarlo. Lo ricordava Giacomo Vaciago: “Quello che conta per essere giudicati positivamente … è l’impegno profuso a far crescere la dote iniziale, qualunque essa sia”*.
Non bisogna quindi identificare, secondo un equivoco piuttosto diffuso, il merito e l’eccellenza, che sicuramente va valorizzata. È per questo che abbiamo insistito fino alla noia sul “demerito”, tanto per i docenti che per gli studenti. Il primo, indispensabile passo per riconoscere il merito, infatti, è quello di non trattare chi si è impegnato seriamente come chi non ha fatto nulla per migliorare o si è comportato male.
È altrettanto vero che la scuola italiana deve offrire validi percorsi per venire incontro alla varietà dei talenti; ed è per questo che abbiamo insistito molto anche sull’importanza della formazione professionale per valorizzare le intelligenze che si esprimono meglio (e con maggiore soddisfazione) sul piano del saper fare. (GR)
* Per leggere l'intero articolo, clicca qui.

10 commenti:

V.P. ha detto...

« .... una nutrita serie di no (alcuni di impronta benaltrista.....» e allora? le critiche catalogate "benaltriste" sempre critiche sono, valide fino a che non si ribatte con argomenti migliori.

«Quasi tutti provengono da esponenti del Pd ....» anche qui si cerca una scorciatoia nella catalogazione invece di percorrere la strada degli argomenti.

e poi non è vero:
Il merito di Profumo scontenta tutti. Contro Pd, Pdl e sindacati. Il ministro prova a recuperare

V.P. ha detto...

segnalo:

L’ossessione del lavoro manuale

Anonimo ha detto...

Vada a vadere Profumo che tipi di persone girano nelle scuole del Sud, come il preside della Scuola di Brindisi.

GR ha detto...

Rispondo a VP proposito di benaltrismo. In realtà il benaltrista si sottrae al confronto, cioè alla responsabilità di argomentare e non fa delle vere e proprie critiche nel merito, ma squalifica come inutile o irrilevante la tesi o la proposta di cui si discute, dato l’incombere dei “veri problemi”: gli edifici che cadono a pezzi, la retribuzione degli insegnanti, i soldi per il funzionamento delle scuole, i precari, eccetera.
Un modo un po’ diverso di parlar d’altro è quello di dirsi d’accordo in teoria, ma a condizioni tali da rimandare il tutto alle classiche calende greche. Per esempio, Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, dice che premiare chi merita va bene, ma prima occorre offrire a tutti le stesse opportunità, cioè eliminare “i divari territoriali e familiari”. In realtà l’uguaglianza dei punti di partenza ha fatto enormi passi avanti dal dopoguerra a oggi e, come ricordava Sergio Givone in un articolo del 2008 più volte citato su questo blog, da allora “le classi si sono mescolate e ricomposte in un’unica, grande fascia media della popolazione, all’interno della quale le opportunità incominciarono ad apparire sempre più eguali e paritarie. Oggi la scuola può ben dirsi per tutti (o quasi tutti) e in ogni caso le condizioni di partenza non decidono più il destino degli studenti come un tempo”. E una società ideale in cui l’uguaglianza delle possibilità sia assoluta e certificabile non mi un obbiettivo molto sensato.
La Puglisi cita la Fondazione Agnelli, seconda la quale il figlio di un professionista ha il 60% di possibilità in più di laurearsi rispetto al figlio di un operaio. Questo approccio però dà per scontato che il vertice dell’autorealizzazione sia costituito dalla laurea e da una professione conseguente. La valutazione del dato dovrebbe tener conto del fatto che ci sono tantissime persone a che svolgono con soddisfazione altri mestieri per cui la laurea non serve.
Il fatto è che, come ho scritto – argomentando - nel post, si dà per scontata l’identità tra eccellenza e merito, che la comprende, ma è molto più ampio. Il merito (che è sempre intrecciato alla responsabilità) deve essere un criterio con cui guardare e valutare tutti gli aspetti e i protagonisti della scuola, così come della pubblica amministrazione. Premiare un eccellente per ogni scuola se poi nella medesima si promuove chi non studia o non si interviene se un custode o un insegnante non fanno il loro lavoro, che senso ha?

V.P. ha detto...

«Il cosiddetto “Pacchetto del merito” di Profumo è stato salutato da una nutrita serie di no (alcuni di impronta benaltrista: il problema è la dispersione, è la scuola dell’infanzia, è l’aggiornamento, sono le competenze). Quasi tutti provengono da esponenti del Pd, tra cui l’ex ministro Fioroni, ….»
Questo è l’inizio dell’articolo e lascia intendere che il “pacchetto merito” è valido perché alcuni dei molti “no” vengono classificati benaltristi e quasi tutti vengono da Pd. In sintesi: il pacchetto è buono perché le critiche – peraltro nemmeno specificate - sono ritenute fasulle.
Secondo me, questo modo di argomentare è sbrigativo e di comodo perché vorrebbe poggiare 1) sulla etichetta generica e soggettiva di benaltrismo e 2) sulla presunta (ma non vera) prevalente provenienza dei no.
La replica di GR riprende il concetto di benaltrismo (che però potrebbe anche essere valido e vero, non solo ozioso e strumentale) e lo attribuisce gratis non si sa a quali critiche.
Allora chiariamo che le scorciatoie dialettiche possono essere due: “benaltrismo” per dribblare l’argomento sostenuto e “etichettatura di benaltrismo” per confermarlo.
Forse conviene concentrarsi ed esprimersi principalmente sull’argomento in discussione e secondariamente sulle posizioni altrui e sulle caratteristiche degli altri interlocutori.

V.P. ha detto...

Ecco cosa dice Francesca Puglisi
Non c'è merito senza equità

GR ha detto...

Evidentemente non sono riuscito a esprimermi con chiarezza né nel post, né nel commento - e non lo scrivo retoricamente per dire che in realtà è l'altro che non capisce. Cerco di farlo meglio. L'inizio del post poteva dare l'impressione iniziale che fossi favorevole al pacchetto. Volevo in realtà fare un'altra cosa: prima di esprimere il mio punto di vista, mi sembrava giusto notare che non mi piaceva neppure il tenore, in parte benaltrista, delle reazioni (può darsi che mi sia sbagliato nel dire che prevalevano le reazioni del Pd; probabilmente dipende dagli articoli su cui ci si basa, ma questo mi pare del tutto marginale). Dopo di che, è evidente che tanto il ministro che i suoi critici considerino il merito sostanzialmente come sinonimo di eccellenza e ho cercato di spiegare che è una visione molto limitativa. Se alla scuola (come alla società)non viene applicato sempre e in ogni suo aspetto il criterio del merito, queste iniziative possono addirittura servire a coprire le magagne. Piccolo esempio: il ministro sta ricevendo moltissime lettere di docenti e dirigenti che lo invitano a fare tutto il possibile per garantire la correttezza degli esami, in soldoni a impedire che le prove d'esame siano falsate da chi imbroglia e da chi permette di imbrogliare. Farà qualcosa? Dimostrerà di credere veramente alla promozione del merito?

V.P. ha detto...

«....che tanto il ministro che i suoi critici considerino il merito sostanzialmente come sinonimo di eccellenza....»
ha cominciato il ministro con l'alunno dell'anno, i critici hanno dovuto seguirlo. Profumo inoltre non ha spiegato cosa intende lui per "merito".

tutta l'iniziativa del ministro è caratterizzata 1) da pressapochismo (il merito all'italiana?) per quanto riguarda i contenuti e dalla pretesa di essere una soluzione calata dall'alto: non risultano co-autori, confronti, collaborazioni, condivisioni; 2) da improvvisazione e fretta: fare subito qualcosa - dopo sei mesi di surplace - nell'anno che rimane; 3) da povertà (o miope avarizia): confezionare con carta colorata e lucida e un grosso fiocco un regalo micragnoso per una scuola trattata NEI FATTI come marginale e cenerentola.

è positivo però che sulla scuola si sia avviato un intenso dibattito.

Enrico D. ha detto...

Cercasi disperatamente
ministro competente.

Sofron ha detto...

Il merito, il merito, il merito. E il demerito?