Con questo comportamento riprovevole i docenti si stanno suicidando professionalmente, o lo hanno già fatto. L'ha già detto il prof. Badiale 5 anni fa in questa bella lettera:
Un suicidio di massa di una categoria che non stima più se stessa. Altrimenti non suggerirebbe in maniera così spudorata a ragazzi che hanno bighellonato tutto l'anno. O forse questo atteggiamento deriva dalla consapevolezza di non aver fatto bene il proprio lavoro nel preparare gli studenti? Se così fosse (e in parte lo è) e si dovesse ricavare la percentuale di questa tipologia di insegnanti a partire dalla percentuale delle copiature ci sarebbe davvero da disperarsi sull'attuale stato della scuola italiana.
Proprio così, un suicidio professionale. Del resto sono 10 anni che non si fanno più concorsi e, quando vedo certi colleghi entrati ope legis, capisco come nessun miglioramento economico o di considerazione sociale sia possibile se le porte della scuola non si chiudono ai mediocri con l'hobby dell'insegnamento. Si parla di sostituire questa terza prova con una prova Invalsi. No, lasciamo l'Invalsi a quello che è: statistica d'indagine per migliorare il sistema. Perchè non pensare, come è già stato proposto e vista la nuova riforma (una mat. in ling. str. al 5° anno), ad una terza prova di lingua straniera per tutte le scuole sul modello delle opzioni della prova d'italiano (inglese letterario, scientifico, economico-commerciale, socio-politico, artistico, standard d'attualità...)?
La meno copiata è stata la prima prova, i maturandi, storto e morto, qualche banalità sanno ancora scriverla. Non a caso è stato gettonato il tema/crisi. La seconda prova, che ha salvato la faccia a dirigenti, istituti e docenti, è entrata attraverso la tecnologia. La terza prova, è tutta a carico dei colleghi con la coda di paglia, populisti e con l'idea che insegnare sia fare beneficienza, aiutare, sostenere. Delle tre prove, questa è pietosa facciata, inutile e anzi dannosa. Però basta solo denunciare? No, bisogna essere propositivi, e prima si comincia un dibattito serio, meglio è.
visto che c'è questo gran parlare sul CLIL, sarebbe una buona idea svolgere la terza prova in lingua straniera. Il problema sono i docenti che non sanno l'inglese ....
Bella la lettera del prof. Badiale, ringrazio Teresa per il link. Ma semplicemente utopistica nella parte propositiva, da pedagogisti e didatti non c'è scampo. Davvero profetica, invece e purtroppo, la nota 1: "Non siamo ancora arrivati a sostituire Petrarca con De Andrè, ma pensiamo ci manchi poco". Infatti, c.d.d., a Bologna di recente hanno sostituito Dante proprio con De André nell'intitolazione di una scuola. Come ha già detto qualcuno, siamo prossimi al Liceo Marilyn Monroe di morettiana memoria...
Come si può pretendere che un docente possa passare da un ordine di scuola all'altro con 40 ore di corso abilitante? Negli ultimi decenni sono centinaia di migliaia i docenti entrati nella scuolai con questi percorsi, grazie a ministri compiacenti con i veri distrutturi della scuola PUBBLICA, ovvero i sindacati TUTTI! Molti di loro sanno solo essere BUONI, spesso A NULLA!
Io personalmente sono rimasta allibita a scoprire che nella mia scuola (piuttosto grande, numerosa, e in cui io, tra quelli di ruolo, sono considerata una dei più giovani)...
...nella graduatoria interna della mia materia passo avanti a persone anagraficamente più anziane di me anche di 15 o 20 anni, che (a parte il fatto di non essersi abilitate con l'ordinario) non avrei mai immaginato che avessero meno anni di ruolo di me.
Egoisticamente è una sorpresa che mi fa comodo, ma sinceramente non me l'aspettavo proprio!
Attenzione a mitizzare il concorso ordinario: sempre infinitamente meglio dei corsi abilitanti, ma siccome un concorso non è indetto dal '99 accade da un po' di tempo che passino di ruolo idonei NON vincitori classificati in posizioni infime della graduatoria di merito. Gente che, per sua stessa ammissione, è andata giusto "a provare" e poi voilà, dopo 7,8, 10, 12 anni è stata chiamata per il ruolo spesso senza alcuna esperienza di insegnamento e dopo anni che faceva tutt'altro lavoro. Ho visto gente a cui è arrivata una chiamata per il ruolo tra capo e collo accettare rinunciare a un posto privato anche meglio retribuito, perché tanto a scuola non ti schioda nessuno dal posto fisso. Nella mia materia i vincitori sono stati sistemati subito. Semplicemente gli idonei non dovrebbero esistere e i concorsi ripetuti ogni anno, come in Francia; dove, tra l'altro, non ci si prepara su programmi enciclopedici come accade qui, ma su programmi umanamente possibili. E non si vedono, come si è visto nel nostro paese all'ultimo concorso (fatto riferitomi da più persone da nord a sud) gente che mette indisturbata i libri sul tavolo e copia....Altro scandalo è quello dei corsi di preparazione al concorso organizzati da sindacati o pagati privatamente a presidi o professori agganciati. Guarda caso tutti coloro che li hanno seguiti sono in ruolo. Una mia amica si è preparata all'ultimo concorso per le elementari sborsando 6 milioni di vecchie lire a un professore che gli ha detto di fare il concorso a Bologna. L'ha fatto ed è passata avanti, per sua stessa ammissione, a gente più preparata. Insomma, i concorsi siffatti sono una lotteria. Sui corsi abilitanti non mi pronuncio perché le critiche sarebbero fin troppo ovvie: non si può diventare insegnante con lo stesso meccanismo con cui si collezionano i punti al supermercato. E invece è stato così, i punti erano i 360 giorni, una volta fatti non si sa come e con quale professionalità, immissione nelle graduatorie e ruolo. Una vergogna accedere a un posto pubblico senza aver superato una minima selezione.
Personalmente, ho passato il concorso ordinario entrando in ruolo subito, senza aver mai fatto supplenze prima, essendomelo preparata da sola mentre facevo tutt'altro lavoro...
...e soprattutto senza aver mai seguito alcun corso apposito, né a pagamento né gratis, corsi nei quali non ho MAI creduto e che ho sempre considerato trappole di massa per illusi.
Ah, e oltretutto (a causa della spartizione automatica all'interno della regione) ho anche sostenuto le prove in una provincia in cui non conoscevo assolutamente nessuno.
Come si spiega? Vuol dire che io sono un genio? Francamente, non lo pensavo, credevo di essere solo una persona ragionevolmente determinata, che lavora il più seriamente possibile.
Ma MAGARI ce ne fossero, di concorsi come l'ho fatto io. Si parla di 10 anni fa, mica di 50...
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Al quizzone della terza prova ha copiato il 58%
red - La cifra è stata fornita da un sondaggio di studenti.it. Secondo il noto portale il 29% dichiarato di aver copiato tutto, il 19% abbastanza e il 9% così e così. L'8% degli studenti che hanno partecipato al sondaggio afferma di avere avuto in anticipo di argomenti da parte degli insegnanti.
Gli studenti hanno partecipato all'inchiesta sono stati 1036, dei quali il 64% ha ritenuto la terza prova più difficile delle altre, 17% difficile come le altre, il novecento un po' e dell'8% molto più facile perché gli insegnanti hanno anticipato gli argomenti.
Mar, 26/06/2012 - 05:34 - Categoria: esami di stato II grado
Lisa, il mio commento non era rivolto a lei personalmente. Stavo semplicemente invitando a non mitizzare il concorso ordinario. Nella mia città un sacco di insegnanti sono entrati in ruolo pagando un preside poi condannato. E' stato scoperto tutto, ma gli insegnanti sono ancora lì. Secondo me ogni procedura concorsuale che preveda una selezione per un ridotto numero di posti è accettabile, sebbene vi siano sempre miglioramenti che con il tempo possono essere apportati. Nelle altre amministrazioni pubbliche (parlo per esperienza diretta) i concorsi perdono di validità dopo tre anni, anche se non se ne indice un altro. La scuola è un caso unico, l'ultimo concorso dura da 13 anni ormai e solo ora il ministro ha parlato di un nuovo concorso (che, si spera, annulli il vecchio). Anche per i ricercatori universitari funzionava così: un ristretto numero di vincitori e poi una caterva di idonei che aspettano il posto fisso. Guarda caso molti vanno in Francia, dove i concorsi da ricercatore si ripetono ogni anno. Da noi non solo si creano file infinite, ma si preclude la possibilità di ingresso di energie fresche, costrette ad aspettare un nuovo concorso per più di 10 anni (e intanto le energie non sono più tanto fresche). La responsabilità è della politica, che non garantisce regolarità dei concorsi. E poi ci meravigliamo dei corsi abilitanti? I sindacati li vogliono, ma alla base c'è l'incuria dei governanti. Tutto qui. Non volevo farne un caso personale, solo mettere in guardia dal creare distinzioni che spesso lasciano il tempo che trovano. E poi, diciamola tutta: un insegnante può anche avere superato il concorso più severo, ma se non si aggiorna e non si prepara a dovere le lezioni sarà un pessimo insegnante. A me è capitato di conoscere insegnanti che hanno passato selezioni durissime e hanno avuto un passato da studenti brillanti che se ne fregano del loro lavoro. Con ciò voglio dire che oltre le procedure selettive deve esistere un controllo su quello che facciamo. Questo, forse, porterebbe anche a diminuire i casi di lassismo e conseguenti comportamenti poco professionali, come suggerire agli studenti durante gli esami...
Ulteriore prova del fatto che l'esame sia inutile. Gli studenti dovrebbero essere messi di fronte al loro comportamento tenuto durante il triennio: chi ha studiato e ha sempre preso bei voti deve essere premiato, gli altri no. L'esame non dovrebbe esistere perchè è un "gratta e vinci" in cui può accadere di tutto. Sono dell'idea che gli studenti debbano raccogliere i frutti del loro lavoro svolto nei 5 anni e che siano quindi valutati solo attraverso degli scrutini SERI svolti con metodi SELETTIVI.
Riguardo a quanto scrive l’Anonimo (ma è così difficile inventarsi uno pseudonimo?), non è chiaro quale sarebbe la prova dell’inutilità degli esami. Se si tratta della scarsa serietà dei docenti, mi pare evidente che si può applicare tanto agli esami quanto agli scrutini. Io credo al contrario che per gli studenti siano importanti momenti di verifica, e anzi vorrei che che si ripristinasse qualcuno degli esami che negli anni sono stati eliminati, naturalmente per “proteggere” i ragazzi da insopportabili traumi. In qualche misura gli esami di Stato sono o dovrebbero essere dei momenti di verifica e di confronto anche per gli insegnanti. In proposito ricordo bene che negli anni di commissione tutta interna, secondo la geniale innovazione della Moratti, c’era qualche collega che ben volentieri si lasciava alle spalle la futile preoccupazione di svolgere in tutto o in parte i programmi, contando sul fatto che gli studenti difficilmente avrebbero protestato.
Certamente è un'altra vergogna tutta nostrana che un concorso assorba tutti gli idonei per anni e anni. Quando sono entrato di ruolo nell'87, sono finito fuori Roma perchè non c'era nessun posto libero nella capitale. La selezione è stata talmente dura che, a fronte di 51 vincitori di ital. e latino (di cui 15 rinunciatari perchè anche vincitori di lat. e gr.) c'erano 150 cattedre 51/A nella regione Lazio. Ricordo bene che a Latina e prov. fu coperto solo un posto dei 24 liberi. Grazie a questo, mia cugina, già da anni di ruolo alle medie nell'estrema periferia di Roma, ottenne nell'88 il passaggio di ruolo alla 51/A a finì al centrale l. classico Albertelli, a due passi da Termini e da via Cavour. A 38 anni era la prof. più giovane della scuola. Insomma, può succedere tranquillamente che un collega con un punteggio di concorso tra i più bassi si trovi nominato in un liceo di Roma, ed anche vicino a casa e di suo gradimento (come appunto quella fortunella della mia cugina di Napoli Colli Aminei)
La penso praticamente al contrario di Anonimo e in modo molto simile ad AR. Durante l'esame può succedere di tutto: è per questo che è utile, anche se il valore del titolo di studio è ormai prossimo allo zero. Prepara ad affrontare una sfida. Stressa. Costringe a misurare le proprie forze. La valutazione continua in itinere da parte dell'insegnante abituale è confortevole sia per l'alunno sia per l'insegnante stesso. All'esame può capitare che l'alunno che è sempre stato bravo e studioso abbia un crollo parziale e che quello che si è sempre attenuto al minimo sindacale faccia un exploit, magari per il solo motivo che è più adatto, caratterialmente, alla preparazione concentrata in poco tempo e con un obiettivo mirato, come è proprio, del resto, dello studio universitario. La capacità di affrontare una difficoltà è uno dei maggiori contributi che può dare la scuola alla formazione. Lo so, è una banalità, ma nella vita gli esami non finiscono mai. E quando si cominciava a entrare nell'ottica di affrontarli sin dalle elementari in qualche modo li si sdrammatizzava, mentre i ragazzi di oggi spesso sono più fragili davanti a ogni ostacolo. Chi non vuole che i ragazzi siano esposti a traumi non vuole che crescano. Oppure vuole risparmiarsi in prima persona il trauma di vedere l'alunno cui lui non dava una lira superare quello da cui si aspettava molto. Ma è un atteggiamento sbagliato. Un insegnante che voglia esserlo davvero deve a un certo punto lasciare che il suo allievo affronti gli ostacoli con le proprie forze. E accettare anche l'idea di aver talvolta sbagliato nel giudicare le potenzialità di qualcuno.
Per Teresa: sono completamente d'accordo sulle ultime considerazioni, non è che l'aver vinto un concorso (io ne ho vinti due, in contemporanea con Edoardo col quale - come sospettavo da tempo - eravamo colleghi in quel liceo dei Castelli Romani) renda di per sé migliore un insegnante. Chi è entrato in altro modo, tra l'altro, magari lo ha fatto perché in un dato periodo non era possibile altrimenti. Quello che dovrebbe contare è il controllo di ciò che si fa nell'attività didattica concreta. Solo che a dirlo si fa presto, ma chi e come controlla? I presidi in circolazione sono quello che sono, nella media e senza offesa per quelli veramente validi (che però, basandomi sul vissuto personale, mi sembrano in decisa minoranza). Per gli ispettori, occorrerebbe formarne una nuova classe che abbandoni il motto pluridecennale "purché le carte stiano a posto". Ho già parlato in un altro thread di una mia ex prof semianalfabeta e scorretta che superò sempre brillantemente le ispezioni cui fu sottoposta in seguito a ricorsi. E temo non si sia trattato di un caso eccezionale. Da questo punto di vista, la soluzione migliore sarebbe forse la soppressione del valore legale del titolo di studio, la libertà di assunzione diretta da parte dei presidi e la perdita di posto di questi ultimi in caso di tasso negativo di iscrizioni per alcuni anni. E' chiaro che nei primi tempi succederebbe un putiferio, ma progressivamente gli alunni si sposterebbero verso le scuola che danno una migliore formazione reale. L'allenatore di una quadra è valutato sulla base dei risultati conseguiti dalla squadra e per questo è suo interesse scegliere la squadra migliore. E' ovvio che i risultati di una squadra si vedono subito a ogni domenica, mentre quelli di una scuola dopo anni, quando gli ex alunni entrano nel mercato del lavoro; però alla fine si vedono anche quelli. Mi rendo perfettamente conto delle immense difficoltà che ci sarebbero, legate anche al fatto che, diversamente dal privato, i dirigenti non gestiscono le strutture, la manutenzione, gli arredi e le attrezzature, né possono scegliersi il DSGA e dargli indicazioni prescrittive. Ma se non si fa qualcosa, la scuola statale rischia davvero di andare definitivamente a rotoli (insieme a tutta l'amministrazione pubblica italiana, peraltro).
Io concordo con l'anonimo. Effettivamente l'inutilità deriva dal fatto che il diploma di liceo abbia perso il suo valore. Nel 1923 la riforma Gentile stabiliva che i diplomati al liceo Classico avessero diritto ad accedere a qualunque facoltà universitaria e che i diplomati al liceo Scientifico avessero la possibilità di accedere alle facoltà scientifiche. Certo, erano anni in cui si esaltava di più la formazione umanistica rispetto a quella scientifica ma è anche vero che almeno il tanto sudato diploma aveva un senso. Infatti solo dopo il '68 l'università inizia a diventare di massa e i posti non bastano più; ed ecco che nell'ultimo decennio sono spuntati i vari test di ammissione per accedere alle facoltà. Quindi uno studente non solo deve affrontare l'esame di maturità (che tra l'altro si dovrebbe chiamare esame di Stato) ma deve anche superare l'esame di ingresso per la facoltà. Credo che almeno uno tra questi due esami debba essere rimosso.
Ho letto adesso il commento di Papik.f e vorrei contraddirlo: ciò che caratterizza lo studio universitario non è la fortuna che si può avere o meneo di superare gli esami ma è l'impegno e la costanza. Secondo il suo ragionamento chiunque abbia poltrito per tutto il liceo e che riesca miracolosamente a passare la "maturità" è egualmente meritevole rispetto a chi si è sempre rimboccato le maniche. Io non sono d'accordo; basta vedere gli individui che abbiamo in parlamento.
Credo che ci sia un rapporto tra copiare e più in generale violazione delle regole e cattolicesimo, più precisamente con il sacramento della confessione che nei paesi della riforma non c'è e non c'è quindi la sicurezza di essere perdonati. Il noto proverbio siciliano "Futti, futti, Iddio perdona tutti" potrebbe essere il punto di partenza della riflessione.
@Gualtiero.F Grazie per avermi spiegato come funziona lo studio universitario, evidentemente dopo una laurea con lode con 28 esami sostenuti, dodici esami di specializzazione, un dottorato e alcune docenze a contratto non lo avevo capito bene. Comunque se sei capace di trovare nel mio precedente post un riferimento qualsiasi alla fortuna sono disposto a darti ragione. Io ho parlato di capacità di affrontare una difficoltà o un ostacolo, nella quale la fortuna (o il caso, o la volontà divina, a seconda delle convinzioni di ciascuno) può essere al massimo una componente come può esserlo in qualsiasi altra situazione dlela vita.
Sono senza parole, disgustato, schifato. Nel mio liceo ci sono 87 maturandi. Le tre prove danno, moltiplicate per 87, 261 compiti. Bene. Ho visto il voto più basso e solitario: 9/15. 260 compiti da 10 a 15/15. I risultati migliori in matematica (membro interno!), mentre lo scorso anno erano i peggiori, da pianto isterico (una terzo dei compiti valutati 3,4,5,6,7/15) Non pensavo una vergogna simile in tutte e tre le commissioni. Vi ho parlato di chi mi ha chiesto cosa fosse un tetraedro (!), e di un rappresentante d'istituto che non ha fatto altro che comunicare e copiare nonostante i miei richiami di prof. di sorveglianza (la collega di ginnastica diventata improvvisamente muta), in assenza della commissione (la collega di matem. interna entrava e usciva, improvvisamente cieca): ha incassato 13/15, il voto più alto delle tre prove. Una buffonata monumentale, senza se e ma, quest'anno. Del resto, il ministro attuale, uscito dal paese di Alice, ha dato la stura alle meraviglie del nostro 'reame repubblicano'...
(ANSA) - TORINO - I carabinieri custodiranno in caserma le prove scritte degli aspiranti insegnanti:accade da oggi a Torino dove e'iniziata la prova per il tirocinio formativo. Sono 5.500 gli aspiranti insegnanti.Una sinergia quella con l'Arma per la 1/a sperimentata e che - spiega il prorettore Sergio Roda - può essere estesa a tutta Italia. "Ho parlato col ministro Francesco Profumo -dice- che si è detto interessato".I Carabinieri sono "assoluta garanzia di serieta' e l'universita' ha risparmiato 20-30mila euro".
25 commenti:
Con questo comportamento riprovevole i docenti si stanno suicidando professionalmente, o lo hanno già fatto. L'ha già detto il prof. Badiale 5 anni fa in questa bella lettera:
http://www.associazionedocenti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=144:lettera-aperta-ai-docenti-della-scuola-italiana&catid=36:analisi-a-commenti&Itemid=37
Un suicidio di massa di una categoria che non stima più se stessa. Altrimenti non suggerirebbe in maniera così spudorata a ragazzi che hanno bighellonato tutto l'anno. O forse questo atteggiamento deriva dalla consapevolezza di non aver fatto bene il proprio lavoro nel preparare gli studenti? Se così fosse (e in parte lo è) e si dovesse ricavare la percentuale di questa tipologia di insegnanti a partire dalla percentuale delle copiature ci sarebbe davvero da disperarsi sull'attuale stato della scuola italiana.
Proprio così, un suicidio professionale. Del resto sono 10 anni che non si fanno più concorsi e, quando vedo certi colleghi entrati ope legis, capisco come nessun miglioramento economico o di considerazione sociale sia possibile se le porte della scuola non si chiudono ai mediocri con l'hobby dell'insegnamento. Si parla di sostituire questa terza prova con una prova Invalsi. No, lasciamo l'Invalsi a quello che è: statistica d'indagine per migliorare il sistema. Perchè non pensare, come è già stato proposto e vista la nuova riforma (una mat. in ling. str. al 5° anno), ad una terza prova di lingua straniera per tutte le scuole sul modello delle opzioni della prova d'italiano (inglese letterario, scientifico, economico-commerciale, socio-politico, artistico, standard d'attualità...)?
La meno copiata è stata la prima prova, i maturandi, storto e morto, qualche banalità sanno ancora scriverla. Non a caso è stato gettonato il tema/crisi.
La seconda prova, che ha salvato la faccia a dirigenti, istituti e docenti, è entrata attraverso la tecnologia. La terza prova, è tutta a carico dei colleghi con la coda di paglia, populisti e con l'idea che insegnare sia fare beneficienza, aiutare, sostenere. Delle tre prove, questa è pietosa facciata, inutile e anzi dannosa.
Però basta solo denunciare? No, bisogna essere propositivi, e prima si comincia un dibattito serio, meglio è.
visto che c'è questo gran parlare sul CLIL, sarebbe una buona idea svolgere la terza prova in lingua straniera. Il problema sono i docenti che non sanno l'inglese ....
Bella la lettera del prof. Badiale, ringrazio Teresa per il link. Ma semplicemente utopistica nella parte propositiva, da pedagogisti e didatti non c'è scampo. Davvero profetica, invece e purtroppo, la nota 1: "Non siamo ancora arrivati a sostituire Petrarca con De Andrè, ma pensiamo ci manchi poco". Infatti, c.d.d., a Bologna di recente hanno sostituito Dante proprio con De André nell'intitolazione di una scuola. Come ha già detto qualcuno, siamo prossimi al Liceo Marilyn Monroe di morettiana memoria...
Come si può pretendere che un docente possa passare da un ordine di scuola all'altro con 40 ore di corso abilitante? Negli ultimi decenni sono centinaia di migliaia i docenti entrati nella scuolai con questi percorsi, grazie a ministri compiacenti con i veri distrutturi della scuola PUBBLICA, ovvero i sindacati TUTTI! Molti di loro sanno solo essere BUONI, spesso A NULLA!
E' proprio il caso di dire, come si dice nella mia Maremma: " Ma che c'entra il culo con le quarant'ore?"
"quando vedo certi colleghi entrati ope legis..."
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Io personalmente sono rimasta allibita a scoprire che nella mia scuola (piuttosto grande, numerosa, e in cui io, tra quelli di ruolo, sono considerata una dei più giovani)...
...nella graduatoria interna della mia materia passo avanti a persone anagraficamente più anziane di me anche di 15 o 20 anni, che (a parte il fatto di non essersi abilitate con l'ordinario) non avrei mai immaginato che avessero meno anni di ruolo di me.
Egoisticamente è una sorpresa che mi fa comodo, ma sinceramente non me l'aspettavo proprio!
Lisa
Attenzione a mitizzare il concorso ordinario: sempre infinitamente meglio dei corsi abilitanti, ma siccome un concorso non è indetto dal '99 accade da un po' di tempo che passino di ruolo idonei NON vincitori classificati in posizioni infime della graduatoria di merito. Gente che, per sua stessa ammissione, è andata giusto "a provare" e poi voilà, dopo 7,8, 10, 12 anni è stata chiamata per il ruolo spesso senza alcuna esperienza di insegnamento e dopo anni che faceva tutt'altro lavoro. Ho visto gente a cui è arrivata una chiamata per il ruolo tra capo e collo accettare rinunciare a un posto privato anche meglio retribuito, perché tanto a scuola non ti schioda nessuno dal posto fisso. Nella mia materia i vincitori sono stati sistemati subito. Semplicemente gli idonei non dovrebbero esistere e i concorsi ripetuti ogni anno, come in Francia; dove, tra l'altro, non ci si prepara su programmi enciclopedici come accade qui, ma su programmi umanamente possibili. E non si vedono, come si è visto nel nostro paese all'ultimo concorso (fatto riferitomi da più persone da nord a sud) gente che mette indisturbata i libri sul tavolo e copia....Altro scandalo è quello dei corsi di preparazione al concorso organizzati da sindacati o pagati privatamente a presidi o professori agganciati. Guarda caso tutti coloro che li hanno seguiti sono in ruolo. Una mia amica si è preparata all'ultimo concorso per le elementari sborsando 6 milioni di vecchie lire a un professore che gli ha detto di fare il concorso a Bologna. L'ha fatto ed è passata avanti, per sua stessa ammissione, a gente più preparata. Insomma, i concorsi siffatti sono una lotteria. Sui corsi abilitanti non mi pronuncio perché le critiche sarebbero fin troppo ovvie: non si può diventare insegnante con lo stesso meccanismo con cui si collezionano i punti al supermercato. E invece è stato così, i punti erano i 360 giorni, una volta fatti non si sa come e con quale professionalità, immissione nelle graduatorie e ruolo. Una vergogna accedere a un posto pubblico senza aver superato una minima selezione.
Personalmente, ho passato il concorso ordinario entrando in ruolo subito, senza aver mai fatto supplenze prima, essendomelo preparata da sola mentre facevo tutt'altro lavoro...
...e soprattutto senza aver mai seguito alcun corso apposito, né a pagamento né gratis, corsi nei quali non ho MAI creduto e che ho sempre considerato trappole di massa per illusi.
Ah, e oltretutto (a causa della spartizione automatica all'interno della regione) ho anche sostenuto le prove in una provincia in cui non conoscevo assolutamente nessuno.
Come si spiega? Vuol dire che io sono un genio? Francamente, non lo pensavo, credevo di essere solo una persona ragionevolmente determinata, che lavora il più seriamente possibile.
Ma MAGARI ce ne fossero, di concorsi come l'ho fatto io. Si parla di 10 anni fa, mica di 50...
Lisa
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Al quizzone della terza prova ha copiato il 58%
red - La cifra è stata fornita da un sondaggio di studenti.it. Secondo il noto portale il 29% dichiarato di aver copiato tutto, il 19% abbastanza e il 9% così e così. L'8% degli studenti che hanno partecipato al sondaggio afferma di avere avuto in anticipo di argomenti da parte degli insegnanti.
Gli studenti hanno partecipato all'inchiesta sono stati 1036, dei quali il 64% ha ritenuto la terza prova più difficile delle altre, 17% difficile come le altre, il novecento un po' e dell'8% molto più facile perché gli insegnanti hanno anticipato gli argomenti.
Mar, 26/06/2012 - 05:34 - Categoria: esami di stato II grado
Lisa, il mio commento non era rivolto a lei personalmente. Stavo semplicemente invitando a non mitizzare il concorso ordinario. Nella mia città un sacco di insegnanti sono entrati in ruolo pagando un preside poi condannato. E' stato scoperto tutto, ma gli insegnanti sono ancora lì. Secondo me ogni procedura concorsuale che preveda una selezione per un ridotto numero di posti è accettabile, sebbene vi siano sempre miglioramenti che con il tempo possono essere apportati. Nelle altre amministrazioni pubbliche (parlo per esperienza diretta) i concorsi perdono di validità dopo tre anni, anche se non se ne indice un altro. La scuola è un caso unico, l'ultimo concorso dura da 13 anni ormai e solo ora il ministro ha parlato di un nuovo concorso (che, si spera, annulli il vecchio).
Anche per i ricercatori universitari funzionava così: un ristretto numero di vincitori e poi una caterva di idonei che aspettano il posto fisso. Guarda caso molti vanno in Francia, dove i concorsi da ricercatore si ripetono ogni anno. Da noi non solo si creano file infinite, ma si preclude la possibilità di ingresso di energie fresche, costrette ad aspettare un nuovo concorso per più di 10 anni (e intanto le energie non sono più tanto fresche). La responsabilità è della politica, che non garantisce regolarità dei concorsi. E poi ci meravigliamo dei corsi abilitanti? I sindacati li vogliono, ma alla base c'è l'incuria dei governanti. Tutto qui. Non volevo farne un caso personale, solo mettere in guardia dal creare distinzioni che spesso lasciano il tempo che trovano.
E poi, diciamola tutta: un insegnante può anche avere superato il concorso più severo, ma se non si aggiorna e non si prepara a dovere le lezioni sarà un pessimo insegnante. A me è capitato di conoscere insegnanti che hanno passato selezioni durissime e hanno avuto un passato da studenti brillanti che se ne fregano del loro lavoro. Con ciò voglio dire che oltre le procedure selettive deve esistere un controllo su quello che facciamo. Questo, forse, porterebbe anche a diminuire i casi di lassismo e conseguenti comportamenti poco professionali, come suggerire agli studenti durante gli esami...
Ulteriore prova del fatto che l'esame sia inutile. Gli studenti dovrebbero essere messi di fronte al loro comportamento tenuto durante il triennio: chi ha studiato e ha sempre preso bei voti deve essere premiato, gli altri no. L'esame non dovrebbe esistere perchè è un "gratta e vinci" in cui può accadere di tutto. Sono dell'idea che gli studenti debbano raccogliere i frutti del loro lavoro svolto nei 5 anni e che siano quindi valutati solo attraverso degli scrutini SERI svolti con metodi SELETTIVI.
Riguardo a quanto scrive l’Anonimo (ma è così difficile inventarsi uno pseudonimo?), non è chiaro quale sarebbe la prova dell’inutilità degli esami. Se si tratta della scarsa serietà dei docenti, mi pare evidente che si può applicare tanto agli esami quanto agli scrutini. Io credo al contrario che per gli studenti siano importanti momenti di verifica, e anzi vorrei che che si ripristinasse qualcuno degli esami che negli anni sono stati eliminati, naturalmente per “proteggere” i ragazzi da insopportabili traumi. In qualche misura gli esami di Stato sono o dovrebbero essere dei momenti di verifica e di confronto anche per gli insegnanti. In proposito ricordo bene che negli anni di commissione tutta interna, secondo la geniale innovazione della Moratti, c’era qualche collega che ben volentieri si lasciava alle spalle la futile preoccupazione di svolgere in tutto o in parte i programmi, contando sul fatto che gli studenti difficilmente avrebbero protestato.
Certamente è un'altra vergogna tutta nostrana che un concorso assorba tutti gli idonei per anni e anni. Quando sono entrato di ruolo nell'87, sono finito fuori Roma perchè non c'era nessun posto libero nella capitale. La selezione è stata talmente dura che, a fronte di 51 vincitori di ital. e latino (di cui 15 rinunciatari perchè anche vincitori di lat. e gr.) c'erano 150 cattedre 51/A nella regione Lazio. Ricordo bene che a Latina e prov. fu coperto solo un posto dei 24 liberi. Grazie a questo, mia cugina, già da anni di ruolo alle medie nell'estrema periferia di Roma, ottenne nell'88 il passaggio di ruolo alla 51/A a finì al centrale l. classico Albertelli, a due passi da Termini e da via Cavour. A 38 anni era la prof. più giovane della scuola. Insomma, può succedere tranquillamente che un collega con un punteggio di concorso tra i più bassi si trovi nominato in un liceo di Roma, ed anche vicino a casa e di suo gradimento (come appunto quella fortunella della mia cugina di Napoli Colli Aminei)
La penso praticamente al contrario di Anonimo e in modo molto simile ad AR. Durante l'esame può succedere di tutto: è per questo che è utile, anche se il valore del titolo di studio è ormai prossimo allo zero. Prepara ad affrontare una sfida. Stressa. Costringe a misurare le proprie forze.
La valutazione continua in itinere da parte dell'insegnante abituale è confortevole sia per l'alunno sia per l'insegnante stesso.
All'esame può capitare che l'alunno che è sempre stato bravo e studioso abbia un crollo parziale e che quello che si è sempre attenuto al minimo sindacale faccia un exploit, magari per il solo motivo che è più adatto, caratterialmente, alla preparazione concentrata in poco tempo e con un obiettivo mirato, come è proprio, del resto, dello studio universitario.
La capacità di affrontare una difficoltà è uno dei maggiori contributi che può dare la scuola alla formazione. Lo so, è una banalità, ma nella vita gli esami non finiscono mai. E quando si cominciava a entrare nell'ottica di affrontarli sin dalle elementari in qualche modo li si sdrammatizzava, mentre i ragazzi di oggi spesso sono più fragili davanti a ogni ostacolo. Chi non vuole che i ragazzi siano esposti a traumi non vuole che crescano. Oppure vuole risparmiarsi in prima persona il trauma di vedere l'alunno cui lui non dava una lira superare quello da cui si aspettava molto.
Ma è un atteggiamento sbagliato. Un insegnante che voglia esserlo davvero deve a un certo punto lasciare che il suo allievo affronti gli ostacoli con le proprie forze. E accettare anche l'idea di aver talvolta sbagliato nel giudicare le potenzialità di qualcuno.
Per Teresa: sono completamente d'accordo sulle ultime considerazioni, non è che l'aver vinto un concorso (io ne ho vinti due, in contemporanea con Edoardo col quale - come sospettavo da tempo - eravamo colleghi in quel liceo dei Castelli Romani) renda di per sé migliore un insegnante. Chi è entrato in altro modo, tra l'altro, magari lo ha fatto perché in un dato periodo non era possibile altrimenti.
Quello che dovrebbe contare è il controllo di ciò che si fa nell'attività didattica concreta. Solo che a dirlo si fa presto, ma chi e come controlla? I presidi in circolazione sono quello che sono, nella media e senza offesa per quelli veramente validi (che però, basandomi sul vissuto personale, mi sembrano in decisa minoranza). Per gli ispettori, occorrerebbe formarne una nuova classe che abbandoni il motto pluridecennale "purché le carte stiano a posto". Ho già parlato in un altro thread di una mia ex prof semianalfabeta e scorretta che superò sempre brillantemente le ispezioni cui fu sottoposta in seguito a ricorsi. E temo non si sia trattato di un caso eccezionale.
Da questo punto di vista, la soluzione migliore sarebbe forse la soppressione del valore legale del titolo di studio, la libertà di assunzione diretta da parte dei presidi e la perdita di posto di questi ultimi in caso di tasso negativo di iscrizioni per alcuni anni.
E' chiaro che nei primi tempi succederebbe un putiferio, ma progressivamente gli alunni si sposterebbero verso le scuola che danno una migliore formazione reale. L'allenatore di una quadra è valutato sulla base dei risultati conseguiti dalla squadra e per questo è suo interesse scegliere la squadra migliore. E' ovvio che i risultati di una squadra si vedono subito a ogni domenica, mentre quelli di una scuola dopo anni, quando gli ex alunni entrano nel mercato del lavoro; però alla fine si vedono anche quelli.
Mi rendo perfettamente conto delle immense difficoltà che ci sarebbero, legate anche al fatto che, diversamente dal privato, i dirigenti non gestiscono le strutture, la manutenzione, gli arredi e le attrezzature, né possono scegliersi il DSGA e dargli indicazioni prescrittive.
Ma se non si fa qualcosa, la scuola statale rischia davvero di andare definitivamente a rotoli (insieme a tutta l'amministrazione pubblica italiana, peraltro).
Io concordo con l'anonimo. Effettivamente l'inutilità deriva dal fatto che il diploma di liceo abbia perso il suo valore. Nel 1923 la riforma Gentile stabiliva che i diplomati al liceo Classico avessero diritto ad accedere a qualunque facoltà universitaria e che i diplomati al liceo Scientifico avessero la possibilità di accedere alle facoltà scientifiche. Certo, erano anni in cui si esaltava di più la formazione umanistica rispetto a quella scientifica ma è anche vero che almeno il tanto sudato diploma aveva un senso. Infatti solo dopo il '68 l'università inizia a diventare di massa e i posti non bastano più; ed ecco che nell'ultimo decennio sono spuntati i vari test di ammissione per accedere alle facoltà. Quindi uno studente non solo deve affrontare l'esame di maturità (che tra l'altro si dovrebbe chiamare esame di Stato) ma deve anche superare l'esame di ingresso per la facoltà. Credo che almeno uno tra questi due esami debba essere rimosso.
Ho letto adesso il commento di Papik.f e vorrei contraddirlo: ciò che caratterizza lo studio universitario non è la fortuna che si può avere o meneo di superare gli esami ma è l'impegno e la costanza. Secondo il suo ragionamento chiunque abbia poltrito per tutto il liceo e che riesca miracolosamente a passare la "maturità" è egualmente meritevole rispetto a chi si è sempre rimboccato le maniche. Io non sono d'accordo; basta vedere gli individui che abbiamo in parlamento.
Credo che ci sia un rapporto tra copiare e più in generale violazione delle regole e cattolicesimo, più precisamente con il sacramento della confessione che nei paesi della riforma non c'è e non c'è quindi la sicurezza di essere perdonati. Il noto proverbio siciliano "Futti, futti, Iddio perdona tutti" potrebbe essere il punto di partenza della riflessione.
@Gualtiero.F Grazie per avermi spiegato come funziona lo studio universitario, evidentemente dopo una laurea con lode con 28 esami sostenuti, dodici esami di specializzazione, un dottorato e alcune docenze a contratto non lo avevo capito bene. Comunque se sei capace di trovare nel mio precedente post un riferimento qualsiasi alla fortuna sono disposto a darti ragione. Io ho parlato di capacità di affrontare una difficoltà o un ostacolo, nella quale la fortuna (o il caso, o la volontà divina, a seconda delle convinzioni di ciascuno) può essere al massimo una componente come può esserlo in qualsiasi altra situazione dlela vita.
@Papik.f chiedo scusa, non volevo essere scortese
@Gualtiero F: Nessun problema, in questo periodo siamo forse tutti un po' stressati ...
Sono senza parole, disgustato, schifato. Nel mio liceo ci sono 87 maturandi. Le tre prove danno, moltiplicate per 87, 261 compiti. Bene. Ho visto il voto più basso e solitario: 9/15. 260 compiti da 10 a 15/15. I risultati migliori in matematica (membro interno!), mentre lo scorso anno erano i peggiori, da pianto isterico (una terzo dei compiti valutati 3,4,5,6,7/15) Non pensavo una vergogna simile in tutte e tre le commissioni. Vi ho parlato di chi mi ha chiesto cosa fosse un tetraedro (!), e di un rappresentante d'istituto che non ha fatto altro che comunicare e copiare nonostante i miei richiami di prof. di sorveglianza (la collega di ginnastica diventata improvvisamente muta), in assenza della commissione (la collega di matem. interna entrava e usciva, improvvisamente cieca): ha incassato 13/15, il voto più alto delle tre prove. Una buffonata monumentale, senza se e ma, quest'anno. Del resto, il ministro attuale, uscito dal paese di Alice, ha dato la stura alle meraviglie del nostro 'reame repubblicano'...
(ANSA) - TORINO - I carabinieri custodiranno in caserma le prove scritte degli aspiranti insegnanti:accade da oggi a Torino dove e'iniziata la prova per il tirocinio formativo. Sono 5.500 gli aspiranti insegnanti.Una sinergia quella con l'Arma per la 1/a sperimentata e che - spiega il prorettore Sergio Roda - può essere estesa a tutta Italia. "Ho parlato col ministro Francesco Profumo -dice- che si è detto interessato".I Carabinieri sono "assoluta garanzia di serieta' e l'universita' ha risparmiato 20-30mila euro".
6 luglio
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