giovedì 13 settembre 2012

LA FATICA DI INSEGNARE. Relazione di Valerio Vagnoli al Convegno "Star bene a scuola"

Per iniziativa della Gilda degli Insegnanti, si è tenuto oggi a Firenze il convegno STAR BENE A SCUOLA: dalla valutazione dello stress lavoro correlato al miglioramento della qualità di vita. Al centro dell’attenzione il fenomeno dello stress professionale e del “burn out”, che ne rappresenta l’esito in non pochi casi, esaminato da molteplici punti di vista: normativo, psicologico, medico, sindacale. Valerio Vagnoli, preside dell’Istituto Alberghiero “Aurelio Saffi”, reggente all'Educandato del Poggio Imperiale e membro del Gruppo di Firenze, ha svolto la relazione La fatica di insegnare, che pubblichiamo qui di seguito. Leggi.

20 commenti:

Luigi Silvano ha detto...

Sottoscrivo in pieno!

Anonimo ha detto...

Caro Valerio,
molte delle cose che hai detto sono senz'altro causa dello stress a scuola. Correttamente proponi anche alcune soluzioni, specialmente nel versante "docenti" ... ma, se fosse possibile, ci sarebbero da fare anche intervanti verso i genitori, per esempio (bada è una proposta seria) la presenza a scuola una volta al mese! Come? Bah, si potrebbe iniziare con due ore "obbligatorie" per conoscere la relazione fatta dal coordinatore di classe e poi (questa sì che è pericolosa) nei casi più gravi fare partecipare i genitori rappresentanti di classe a qualche ora mattutina di lezione nelle classi prime e seconde ...
AUGURI. Gianfranco Carloni

Anonimo ha detto...

Very informative post. Thanks for taking the time to share your view with us.

Giorgio Ragazzini ha detto...

La forma più ambiziosa e più necessaria di prevenzione dello stress e dell'esaurimento nervoso - come preferisco autarchicamente chiamare il burn out - deve essere l'educazione all'educazione precoce e alla fermezza educativa dei genitori presenti e futuri. Su come realizzare questo obbiettivo credo che la riflessione su questo blog e altrove sia quanto mai urgente. Una riflessione che porti alla proposta e all'iniziativa. Si tratta delle basi stesse del nostro futuro.

V.P. ha detto...

condivido pienamente: "A rendere sempre più drammatica l’esperienza di molti docenti, vi è da tempo una loro diffusa e ben orchestrata colpevolizzazione che sempre più frequentemente li vede indicati come i soli responsabili delle situazioni ingestibili, come incapaci di motivare e coinvolgere studenti spesso demotivati, ma sostenuti da genitori iperprotettivi che accusano la scuola di non essere in grado di capire e valorizzare i loro figli. Va detto con forza che aver colpevolizzato la scuola quale pressoché unica responsabile dei fallimenti degli studenti, ha contribuito a deresponsabilizzare le famiglie rispetto ai loro compiti educativi, con la conseguenza che sono sempre più numerosi i ragazzi (ma anche i bambini) che non riconoscono autorevolezza al docente e che intendono la scuola, nella migliore delle ipotesi, come un castigo a cui si devono sottomettere per legge, per consuetudine o per volontà dei genitori."

aggiungo che, in alcune o molte realtà, sono proprio i presidi che che si associano a questa colpevolizzazione o la innescano nelle riunioni dei consigli di classe o dei collegi docenti.

Andrea R ha detto...

Molti presidi non vogliono grane e contrapposizioni con gli studenti. Avete presenti le frustrazioni a cui siamo sottoposti negli scrutini? Le nostre insufficienze sono viste con commiserazione e ci vengono cancellate con colpi di spugna che vanificano il nostro lavoro. Come si fa ad essere credibili nei confronti degli studenti?

Laura ha detto...

"È pur vero che il nostro confuso e disorganizzato, ma non affatto casuale, sistema di reclutamento del personale docente..." che tanto ha giovato e giova ai sindacati e alle casse dello stato.....
Laura

Enrico D ha detto...

Una mia allieva scrisse che la malattia si deve curare prima che uno si ammali; e voleva naturalmente riferirsi alla prevenzione. Non si tratta quindi tanto di valutare lo stress, ma di evitare che ci sia. Il fiume-scuola dovrebbe ricevere affluenti-alunni che già scorrono tranquilli tra argini ben costruiti, non torrentelli vorticosi che tracimano di continuo. E' questo il punto essenziale. Cambiando metafora: le piante vanno raddrizzate da piccole, non da grandi, come diceva un mio preside ancora vicino alla cultura contadina...

L.R ha detto...

Come docente cinquantenne ringrazio per la menzione particolare che il Preside Vagnoli ha voluto fare a noi tutte ,e siamo in tante..E' vero che in questo particolare momento della vita biologica si sommano alla fatica del lavoro anche stati di animo e tensioni che spesso non riusciamo neppure a decifrare ma che certamente non aiutano.Vorrei sottolineare che il fatto di aver maturato molta esperienza è una grande risorsa da un lato ma aumenta anche la consapevolezza che il sistema scuola non è affatto migliorato da quando ci siamo entrate fresche di studi e di speranze più di venti anni fa.E questo è piuttosto deprimente per chi non non è più giovane come noi ma soprattutto dovrebbe esserlo per chi giovane lo è.

Anonimo ha detto...

L.R ha ragione. Certe riflessioni me le sarei attese dal mio sindacato.

Eleonora Gracci ha detto...

Caro Vagnoli,
il tuo articolo e' un'eccellente ed esauriente sintesi della realta'. Sottoscrivo in pieno la tua analisi (un po' meno solo riguardo al "donmilanismo" che se non altro ha ribadito che si deve sempre avere piena coscienza che gli studenti non sono tutti figli delle famiglie del mulino
bianco) e condivido le tue conclusioni. Per fortuna in diverse scuole la cosiddetta "utenza"- dico sono ragazzi, bambini... ma li chiamano così... - pur risentendo del travaglio della
nostra consumistica societa' in crisi, l'"utenza" e' ancora generalmente buona. Mi preme piuttosto sottolineare che recentemente il problema della disciplina, della superficialità e del disimpegno (dovuto a tanti fattori) degli studenti e il problema della stanchezza degli insegnanti sono di pari passo in crescendo soprattutto per l' aumento del numero degli studenti per classe pur mantenendo e anzi aumentando il contenuto degli obiettivi/ conoscenze/ abilita' da raggiungere. Questa sensazione del "troppo" da fare crea di per se' tensione e stanchezza. Inoltre facciamo un esempio: pensiamo al lavoro di un insegnante di lingua di scuola superiore con 6 classi (3 ore a settimana in ogni classe)e un totale di 160 alunni. pensiamo che impiega circa 15 minuti per la correzione di un compito scritto. ad ogni tornata di verifiche ci vogliono 40 ore di correzioni o sbaglio il calcolo?
Soluzione: privilegiare la quantità a scapito della qualità ovvero
1.fare compiti cortissimi da correggere in 10 minuti. 2. eliminare le
correzioni (importanti per imparare a scrivere) degli esercizi scritti
dati a casa. Effetto: l'insegnante sara' scontento di se' per non essere in grado di
svolgere il proprio lavoro al meglio nell'interesse degli studenti. È anche qui che nasce la frustrazione e quindi poi la disaffezione per un lavoro bello ma che ci sfinisce!!
anche i più calmi alla fine diventano schizzati!
Cari saluti e complimenti per il blog.

Gabry ha detto...

Commovente e veritiero. Oggi la scuola mi ha davvero stancata. Oggi è così .... alla fatica delle ore d’insegnamento compare un insieme di cose che debilitano e consumano la mia volontà. La carriera non ha sbocchi, stipendio fermo da non so quanti anni, tardive immissioni in ruolo dei giovani, allungamento dell’età lavorativa e la stanchezza demoralizzante prodotta soprattutto dall’apparato burocratico (firme, circolari,...sostituzione, relazioni, programmazioni, riunioni, verbalizzazioni, lettere alle famiglie, etc. etc.). Quanti sono i ‘professionisti laureati e specializzati’ che lavorando molte ore alla settimana senza retribuzione e 5 h ore al giorno per 11 € l’ora? Quanti hanno sperimentato a stare almeno 4 ore consecutive con gruppi di 25-30 adolescenti? Personalmente sono stanca di stare con gli adolescenti, ho una grande voglia di cambiare .... vorrei vivere nel mondo degli adulti e lasciare il posto a chi ha energia per stare con loro, e non solo perché giovane. Le stagioni umane cambiano ed è naturale assecondarle, alla lunga tutto si logora. In generale il problema è ignorato o sottovalutato, sempre più docenti sono esposti a usura psicofisica. Agli insegnanti si chiede molto allora molto si dovrebbe dar loro .... non solo economicamente

VV ha detto...

In altri paesi si cambia con molta facilità. L'ingessatura italiana ha radici profonde e tra queste il totale disinteresse delle parti sociali e politiche a cambiare lo stato delle cose. I pochi dipendenti pubblici che cambiano la loro condizione lavorativa( ovviamente sempre in meglio data l'inamovibilità dei vagabondi e degli incapaci)lo fanno quasi sempre solo in virtù di raccomandazioni politico-sindacali. VV

Paola ha detto...

Membro d'onore della gilda.

Valentina Turchi ha detto...

Salve Professore,
sono stata sua alunna alla Giovanni Pascoli, adesso lavoro, fatti assurdi della vita mi hanno portata a farmi carico di situazioni e responsabilità che forse erano grandi per me, ma che adesso provo a tenere in mano.
Ho letto il Suo articolo, sarebbe scontato scriverLe che è tutto tangibile ed è tutto molto grave.
Lei mi ha insegnato che l'indifferenza è il nemico più terribile e nocivo, Lei mi ha insegnato che il senso critico è l'unica forza che un ragazzo può avere per affrontare la vita, Lei mi ha insegnato il senso critico oltre alla Divina Commedia. Professor Vagnoli, è grazie a persone come lei che la scuola è un mondo ostile e meraviglioso. Mi piace sapere che combatte per renderla migliore, il merito di insegnanti che non conoscono i termini"lascivo" ""menefreghista" "qualunquista" non ha un valore commensurabile. Gentile professore, non si sta più bene da nessuna parte, o quasi, buona fortuna, io sono l'esempio di ciò che gli insegnati creano, come creta dalle mani, devo a Lei molto di ciò che sono. La scuola è il terriccio per nuove piante. Grazie .


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