domenica 9 dicembre 2012

«MERITOCRAZIA VALORE DI DESTRA»: L’IDEA CHE LA SINISTRA DEVE ROTTAMARE, di Roger Abravanel

"Se uno va avanti solo se è bravo e non perché è furbo o raccomandato da qualcuno che gli deve un favore, la mobilità sociale aumenta perché anche un povero meritevole può salire sull’«ascensore sociale»". È questa l'idea di base della meritocrazia, scrive Abravanel. Un intervento che chiarisce una volta di più che il merito non si identifica con l'eccellenza. E che ci sono tanti modi di negarlo, quanti sono quelli di comportarsi scorrettamente per raggiungere un risultato. Aggiungiamo: chi, potendolo fare, non interviene è doppiamente responsabile. Leggi.

150 commenti:

Papik.f ha detto...

Bellissime parole in linea di principio. Diverso il discorso se andiamo a vedere che cosa intenda l'autore per "meritocrazia" (tra parentesi, ma non basterebbe dire "merito"?).
Chi ha avuto occasione di ascoltare l'autore esprimersi in proposito sa che secondo lui:
- lo studente più meritevole è quello, e solo quello, che consegue i punteggi più alti in una serie di test strutturati;
- l'insegnante più meritevole è quello, e solo quello, i cui allievi ottengono i risultati più alti in una serie di test strutturati;
- non deve più considerarsi l'insegnamento come un processo di trasmissione del sapere e della conoscenza da un adulto che ne ha di più a giovani che ne hanno di meno, bensì l'insegnante non deve essere nient'altro che un facilitatore che assiste gli allievi nella loro autonoma acquisizione della conoscenza.
Personalmente queste idee mi spaventano. Non per me. Perché mi sento perfettamente in grado di trasformarmi in un allenatore al superamento dei test. Un po' meno, forse, in controllore dell'acquisizione autonoma della conoscenza da parte di ragazzi che, nell'esperienza fatta sinora, appena messi davanti a un computer senza che qualcuno dica loro cosa fare a tutto pensano meno che ad acquisire conoscenza. Comunque ce la si può fare a piazzarsi in buona posizione, secondo me.
Queste idee mi spaventano, invece, come padre di giovani che non vorrei si trovassero mai davanti un insegnante del tipo che l'autore dell'articolo considera il migliore. E tanto più come cittadino italiano che non osa pensare a cosa si ridurrebbe la scuola italiana se le sue idee venissero applicate.
Quanto aveva ragione, decenni fa, Franco Ferrarotti a dire che trasmissioni come "Rischiatutto" facevano correre un serio rischio alla cultura intesa come capacità di riflessione e approfondimento personale! All'epoca mi sembrava che dicesse un'assurdità, ma col tempo ...

V. Vagnoli ha detto...

Penso anch'io che in linea generale l'autore dica cose giustissime sul merito , ma sono perplesso per le modalità con cui, secondo lui, si dovrebbe poi affermare nelle scuole.
Il pensiero umano si sviluppa in modo incompleto o distorto se non lo sottoponiamo alla necessità di ragionare, di elaborare, di riflettere, di sbagliare e di correggersi dopo aver sbagliato. Talvolta penso che i nuovi modelli educativi che tanto interesse rivolgono ai cosiddetti nativi digitali, consistano in una sorta di attuazione del modello fordista adattato all'educazione. Le stesse modalità per selezionare i dirigenti e i docenti mi sembrano una sorta di eliminazione a batterie piuttosto che l'occasione per valutare chi è veramente in grado di ricoprire con merito il ruolo a cui sta per concorre.
In parole povere, la scuola deve far emergere i migliori senza però abbandonare gli altri, ma deve farlo rimanendo sempre attenta alla necessità di formare e di educare i ragazzi senza perciò affidare a strategie essenzialmente addestrative questo compito.

Antonello ha detto...

Molti anni orsono un popolare programma televisivo iniziava con un motivetto accattivante: “Si! la vita è tutt’un quiz......”
E ricordo che nella trasmisione televisiva citata da Papik ( il cui post condivido, come al solito, totalmente) una volta si presentò un Tizio sulla materia nientepopodimenoche “Filosofia”.
Il giorno successivo chiesi alla mia Docente di Filosofia (IIa Liceo Classico) se avesse visto e cosa pensasse del citato programma.
“La Filosofia non può essere ridotta a quiz.”
mi rispose in maniera sprezzante, assieme ad uno sguardo che non presagiva niente di buono e che mi fece astenere da ulteriori domande sul tema.
Oggi i quiz sono comparsi non solo nella diuturna pratica scolastica ma servono per reclutare addirittura i Docenti e i Dirigenti.
E questo la dice tutta sulla qualità della Scuola italiana attuale.

Lidia ha detto...

E' proprio in sostegno a quanto scritto nel post (che pone attenzione al merito come valore della destra o di quella di eguaglianza e solidarietà e sussidiarietà coniugata al merito che viene dal mondo di sinistra) e a quello dei tre precedenti commenti che deve essere azzerata la proposta Aprea e anche le successive modifiche "migliorative" e ripartire da capo.

Ripartire da capo ripensando a TUTTO il mondo della formazione e dei suoi attori e strutture, comprese le università e il privato.

Privato accanto al pubblico come risorsa aggiuntiva e non come sostituzione o prevaricazione.

Università come mondo della formazione e della ricerca senza baronati e privilegi, i cui attori, dopo aver fatto esperienza nei gradi inferiori, sono in grado di dimostarsi " i migliori" e meritevoli di condurre gli altri a gradi di istruzione e educazione permanente più elevati. Come? Tramite concorsi anche loro e con la condizione di aver lavorato almeno cinque o dieci anni nei gradi inferiori.

Infatti,la crisi del mondo della formazione e del merito nella scuola e nella società, non esclude le università. Bisogna mettere tutto in discussione in quanto non si può puntare il dito verso gli insegnanti delle scuole dell'obbligo e superiori senza che i docenti delle università non si siano fatti il loro "mea culpa".

Lidia ha detto...

Lo stesso penso a proposito della docenza universitaria in ambito della medicina, dell'edilizia e di altri settori del sapere.
Siccome un eccellente formatore presuppone eccellenti formati, deve avvenire lo stesso discorso del mondo della scuola: cinque anni di lavoro negli ambiti inferiori (infermiere nel caso del medico, geometra nel caso del docente di ingegneria) per potere accedere tramite concorso alla docenza universitaria.
Questo è il mio pensiero! :-)

Giorgio Israel ha detto...

A me la "meritocrazia" di Abravanel non piace né punto né poco. È la meritocrazia dei test e quindi dell'Invalsi, dell'Anvur e di tutto quel museo degli orrori della cosiddetta "valutazione oggettiva" che sta disastrando il sistema dell'istruzione italiana. Del resto, a proposito del personaggio e delle sue "competenze" rinvio a http://www.loccidentale.it/node/104915.
Non capisco poi questo vezzo - giustamente criticato da Mucchetti sul Corriere della Sera - per cui si cerca sempre di depositare l'uovo nel nido dell'avversario. Ora che si prospetta la vittoria del centrosinistra, ecco che si cerca di convincerlo ad adottare la "meritocrazia" che prima si proponeva alla destra.
E poi, questo termine assurdo... Meritocrazia, ovvero "governo dei meritevoli"... Dio ne scampi e liberi dal governo dei dotti. Premio e valorizzazione del merito, va bene, meritocrazia è roba da tecnocrati e puzza di McKinsey lontano un miglio (ogni riferimento è puramente casuale).

V.P. ha detto...

Condivido il commento di Giorgio Israel. In particolare:

«Ora che si prospetta la vittoria del centrosinistra, ecco che si cerca di convincerlo ad adottare la "meritocrazia" che prima si proponeva alla destra.»

Giorgio Ragazzini ha detto...

Papik.f e Israel mettono in evidenza quello che Abravanel ha più volte scritto in altri contesti, quello che propone per la scuola e l'indubbia sgradevolezza del termine "meritocrazia" (che peraltro il De Mauro così spiega: "Concezione in ordine alla quale si ritiene legittimo che il successo, il prestigio, il potere si debbano conseguire esclusivamente in virtù delle doti, delle capacità e dei meriti personali"). Tutti richiami su cui concordo. Che però la sinistra, salvo minoranze, debba decidersi a spostare il merito (così come il rispetto delle regole e la necessità delle sanzioni) dalla tradizionale cornice autoritaria e classista a quella della giustizia sociale e del progresso civile, mi sembra sacrosanto. E' giusto dire, chiunque lo dica, che il merito viene sconfitto dalle raccomandazioni e dai privilegi, così come il merito di chi paga le tasse, il canone tv e il biglietto dell'autobus viene umiliato dall'insuffcienza dei controlli; e che il merito di chi a scuola si comporta in modo da rendere possibile il lavoro comune è reso vano dalla cultura del "dialogo" e dall'orrore ideologico per le sanzioni, che oltretutto confonde i trasgressori legittimando il loro comportamento. In questo senso, come del resto Papik.f riconosce, l'articolo in quanto tale è sostanzialmente condivisibile, soprattutto se si sostituisce "merito" a "meritocrazia".

V.P. ha detto...

la questione è chi, come e perché "misura" il merito. finora meritocrazia o merito sono serviti da alibi per togliere risorse alla scuola e dare senso all'invalsi e a minacciare/intimorire i docenti.

mi riprometto di riassumere la questione, ovviamente dal mio punto di vista.

un paio di mesi fa avevo già replicato alle posizioni di abravanel:

A Roger Abravanel piace il concorsone di Profumo

V.P. ha detto...

a titolo di esempio: alcuni dei quiz della prova preselettiva del concorsone riguardano 1) una lumaca che scivola in un pozzo di 11m e 2) un orologio che ritarda di un'ora esatta in tre giorni ....

qualcuno, forse profumo, ha scambiato la settimana enigmistica per la treccani o qualcosa di simile.

quale "merito" pretendono di misurare i quiz sopracitati?

Giorgio Israel ha detto...

Quello che ha detto Abravanel in altri contesti non è qualcosa che ha rinnegato. È importante – anzi decisivo – capire che cosa lui intende per meritocrazia e soprattutto come intende farla valere. Ebbene, per lui la si fa valere con i test, con l'Invalsi e compagnia cantante: l'ha detto e ripetuto in tutte le salse. Inoltre, difende la tesi demenziale secondo cui fino ad oggi si è insegnato le idee degli altri, mentre finalmente si deve iniziare a costruirsi autonomamente le proprie e l'insegnante non è colui che trasmette idee ma un buon "facilitatore". Non è possibile isolare un articolo da un insieme di scritti e di libri e di interventi del tutto coerenti. Quanto al fatto che la sinistra, ecc.... d'accordo in toto. Ma lo stiamo dicendo da trent'anni, non c'era bisogno di Abravanel per dirlo. E soprattutto alla sinistra non bisogna dirlo in questo modo, ovvero proponendo la valutazione del merito con i test, e confondendo la didattica con il teaching to the test, altrimenti finisce che uno si vede costretto a schierarsi con la Cgil, o quantomeno con Bersani. Perché, francamente, tra la vecchia scuola demagogica e quella che ci stanno confezionando sotto l'egida degli enti di valutazione con test, quasi preferisco la prima. Stiamo vedendo che cosa ne esce fuori. Abravanel è la voce della Confindustria che vuole fare della scuola un insieme di centri di formazione per i suoi futuri addetti, selezionati con i test delle ditte private. Se questo piace ci si accomodi. Ma attenzione: facendo il cammino con certi compagni di strada poi ci si ritrova dove meno si sarebbe voluti finire.

Giorgio Israel ha detto...

E se posso fare un'aggiunta, il merito non viene sconfitto soltanto dalle raccomandazioni e dai privilegi, ma viene sconfitto – e non meno pesantemente – dalla valutazione con test demenziali come quelli che si stanno proponendo al concorsone, che si sono proposti al concorso per dirigenti e nel modo tragico con cui sta affondando il TFA. E, aggiungo, dalla tecnica di valutazione automatica (biblioiatrica) con cui l'Anvur sta facendo a pezzi quel poco che resta dell'università, tanto che sto riacquistando la salute mentale e l'equilibrio dello spirito a essermi messo fuori dall'istituzione.

Giorgio Israel ha detto...

Il correttore automatico ha modificato "bibliometrica" in "biblioiatrica"... Molto opportuno, è proprio una "cura" medica della mente volta a rimbecillirla. Mi sa tanto che questo correttore l'ha preparato De Mauro...

V.P. ha detto...

Concorso a cattedra: per superare la prova preselettiva bisogna sapere tutto su taglio godet, carter e martingala

dalla redazione di Orizzonte Scuola - I quesiti più singolari estratti dall'archivio dei 3.500 proposti dal Ministero per la prova preselettiva del 17 e 18 dicembre del concorso di cui al DDG n. 82 del 24 settembre 2012. La prova accerterà capacità logiche e di comprensione del testo, competenze digitali e linguistiche. E per essere un buon insegnante è importante conoscere che il termine "cattedra" ha valore di...?

Attraverso quale metro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca intende realmente selezionare gli aspiranti docenti?

La prova preselettiva computer-based prevista per i prossimi 17 e 18 dicembre, prima tappa del tanto atteso concorso per il reclutamento del personale docente di cui al DDG n. 82 del 24 settembre 2012, accerterà le capacità logiche e di comprensione del testo, le competenze digitali e le competenze linguistiche relative alla lingua comunitaria scelta dai candidati (tra inglese, francese, tedesco e spagnolo).

Il simulatore on-line messo a diposizione dal Ministero, organizzato in 70 batterie da 50 domande, propone tutti i 3500 quesiti della banca dati ufficiale dalla quale sarà generata, attraverso un processo di estrazione casuale del sistema, ogni singola prova d’esame.

Quello che lascia perplessi è però il contenuto di svariati quesiti che stanno disorientando i candidati che in questi giorni hanno iniziato ad esercitarsi attraverso il simulatore ministeriale.

Una domanda, catalogata tra i quesiti volti ad accertare le “capacità di comprensione del testo”, chiede a quale linguaggio appartiene il termine “godet”. Solo grazie ad una ricerca sul web, molti candidati hanno scoperto che si tratta di un tipo svasato di taglio di gonna, che conferisce ad essa una forma a campana. La risposta che il simulatore ritiene corretta, tra le quattro possibili, è infatti: “al linguaggio dell’abbigliamento”.

E che dire, per restare nel campo della moda, di un’analoga domanda relativa al termine “martingala”? In questo caso, si parla di una particolare cintura posta con ambedue i terminali sul dorso di un cappotto.

Ma se, dal punto di vista dei candidati, non conoscere il significato di termini come “godet” o “martingala” potrebbe non equivalere a possedere scarse “capacità di comprensione del testo”, per superare la prova preselettiva del concorso risulta inoltre indispensabile sapere che il nome logico “LPT1” si riferisce alla porta parallela di un computer.

Un altro quesito, ancora, chiede a cosa si riferisce il “top level domain” di un indirizzo internet.

Potrebbe poi essere considerato immorale che una signora laureata, magari con più di 10 anni di esperienza di insegnamento alle spalle e già vincitrice di altre prove selettive per l’accesso all’insegnamento, pretenda di aspirare a diventare maestra o, peggio ancora, professoressa senza avere idea di cosa sia un “carter” (termine appartenente al linguaggio della meccanica) o della definizione di “home banking” (l’accesso via internet ai servizi della banca).

SEGUE

V.P. ha detto...

SEGUITO

Anche alla luce di questi esempi, si rimane infine esterrefatti nel registrare la presenza di molti altri quesiti che potrebbero invece benissimo risolvere, senza incorrere in alcun pericolo di sbagliare, gli alunni della Scuola Primaria. Eccone alcuni davvero straordinari:

Il termine “cattedra” non ha valenza di:
a) via più breve tra due punti;
b) seggio-scrivania;
c) insegnamento;
d) carica di insegnante di ruolo all’Università.

Il termine “cucina” non ha valenza di:
a) apparecchio con fornelli per la cottura;
b) gastronomia;
c) prescrizione per la preparazione di un composto;
d) stanza dove si cucina.

La pianta non è:
a) la parte del piede volta verso terra;
b) un utensile da cucina;
c) una rappresentazione grafica;
d) un vegetale.

A quale dominio tra quelli proposti appartiene il termine “schizofrenia”?
a) agraria;
b) zoologia;
c) psichiatria;
d) botanica.

Mer, 12/12/2012

V.P. ha detto...

A QUESTO PUNTO, QUASI MERAVIGLIA CHE DAI QUIZ PRE-SELETTIVI MANCHINO RIFERIMENTI A SANREMO, CAMPIONATI DI CALCIO, CONCORSI MISS ITALIA, GRANDE FRATELLO, AMICI, BEAUTIFUL, CANZONI, FILM, ....

Papik.f ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Papik.f ha detto...

Temo che l'unica speranza per il futuro della nostra cultura sia la scuola privata. Non me lo vedo proprio un preside salesiano gesuita o somasco chiedere a un aspirante docente se sa cos'è il godet o la martingala (o forse sì, nel caso di un somasco; ma per gli insegnanti di corsi professionali dove su queste cose si lavora).
Al massimo gli potrà chiedere se sa cos'è l'Immacolata Concezione; ma quello è comunque un significato importante per la comprensione di molte espressioni artistiche.

V.P. ha detto...

"Temo che l'unica speranza per il futuro della nostra cultura sia la scuola privata."

non esageriamo il concorsone e i 3500 quiz simil-invalsi sono (o dovrebbero essere?) una sporadica performance dell'attuale ministro profumo che ieri ha annunciato il suo ritorno al politecnico!!

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Governo: Profumo, dopo esperienza ministro torno a Politecnico

11 Dicembre 2012 - 17:21

(ASCA) - Bruxelles, 11 dic - Francesco Profumo è pronto a tornare al Politecnico di Torino una volta esaurita la sua missione di governo. Ad affermarlo lo stesso ministro dell'Istruzione, a margine del consiglio Competitività, oggi a Bruxelles. "Farò il ministro fino al termine del mandato", precisa.

"Come sapete io sono in aspettativa al Politecnico, e certamente cercherò di tornarci" una volta cessato l'incarico di ministro.

Papik.f ha detto...

Concorsone e quiz Invalsi sono scelte che il Magnifico Ministro ha attuato in perfetta continuità con tutti i suoi predecessori. Se non ricordo male l'altro Magnifico Ministro Luigi Berlinguer con una batteria di test intendeva addirittura creare una suddivisione irreversibile tra docenti di serie A e di serie B.
Profumo tornerà pure al suo ateneo, ma gli esperti che hanno continuato a operare al Ministero da un governo all'altro resterano dove sono o verranno sostituiti da altri che la pensano come loro.
Inoltre la pressione dei media nei confronti degli insegnanti privilegiati e sfaticati che non vogliono essere valutati non si fermerà e continuerà a trovare riscontro e appoggio nell'opinione pubblica (e, quel che è peggio, con qualche ragione).
Per di più i dirigenti selezionati con simili criteri e sulla base della loro convinzione a proposito delle teorie e impostazioni pedagogiche sponsorizzate dagli esperti di cui sopra continueranno a operare, e, anzi, in misura ancora maggiore quando saranno insediati i nuovi vincitori di concorso.
Qanto ho scritto prima intendeva essere provocatorio, ma solo fino a un certo punto: ogni cosa ha un suo arco di esistenza dopo di che si esaurisce e può ben essere che quello della scuola pubblica italiana, iniziato nel 1861, stia per concludersi. Ovvio che non me lo auguro, ma non lo escludo affatto. La Chiesa, invece, è sovrastorica e opera nella dimensione dei millenni.

Andrea Ragazzini ha detto...

Diversi interventi, a partire da quelli di Giorgio Israel, giustamente evidenziano che una cosa è la definizione di merito, un'altra il modo con cui si intende misurarlo. Tutte le volte che si sente parlare di "valutazione oggettiva" e si cerca di capire di che si tratta, ci si imbatte regolarmente in cose che di oggettivo hanno assai poco. Come ricorda Papik.f, si deve a Berlinguer uno dei primi o forse il primo tentativo di "valutazione" dei docenti. Era una roba sgangherata e iniqua e continuo a pensare che gli insegnanti italiani lo abbiano giustamente combattuto e infine silurato. Ma anche un osservatore intelligente come Gianantonio Stella ha più volte scritto che è un esempio della assoluta refrattarietà degli insegnanti a farsi in qualsiasi modo valutare. In questo blog e in molte altre occasioni abbiamo scritto fino alla noia che, prima di mettere in piedi un qualche discutibile e costoso sistema di valutazione, è prima di tutto necessario poter intervenire efficacemente nei casi di palese inadeguatezza o scorrettezza,cosa che oggi è assai problematica anche per il dirigente più determinato a tutelare i propri studenti.

Antonello ha detto...

Personalmente non ho alcun problema a farmi valutare.
Chiedo che la Commissione esaminatrice sia composta da miei ex Studenti, diplomati da almeno dieci anni......

V.P. ha detto...

Non è vero che gli insegnanti non accettano di essere valutati

Giorgio Israel ha detto...

Vorrei permettermi di sottoporre alla discussione la seguente affermazione: nessuna definizione o valutazione (o premio) del merito ha senso se disgiunta dal modo in cui s'intende valutarlo (eviterei come la peste il termine "misurazione"). Tutto dipende da questo (ovvero la definizione di una metodologia ottimale, non ottima che non esiste, di valutazione), altrimenti è meglio lasciar perdere. Il sistema delle raccomandazioni e dei privilegi favorisce gli incompetenti e gli intrallazzoni, in casi estremi può bloccare tutti i meritevoli, ma soltanto in linea teorica, altrimenti nella nostra scuola e nelle nostre università non vi sarebbero persone competenti, il che è falso. Ma un cattivo sistema di valutazione, prodotto da menti meschine e incompetenti, può produrre PRATICAMENTE, non solo teoricamente un exploit degno del demone di Maxwell: bloccare tutte le persone competenti e far andare avanti soltanto gli imbecilli. L'esempio è sotto i nostri occhi: il concorsone del ministro Profumo. Non conosco una sola persona degna di stima, colta e intelligente che non si trovi in difficoltà con una prova come quella (io sarei certamente bocciato, e, se permettete, non credo di essere l'ultimo degli incompetenti). Perciò a una meritocrazia alla Abravanel - basata su test a schiovere e su tutte le idee che ha abbondantemente illustrato - o sulle metodologie di valutazione dell'Invalsi e dell'Anvur, preferisco - lo dico a costo di dare scandalo - che non si faccia nulla. Nelle pieghe di un sistema corrotto qualche competente non raccomandato riesce a fatica a venir fuori, un sistema meccanizzato in base a criteri imbecilli fa andare avanti soltanto i peggiori. In altri termini, se mi si chiede se un simile concorsone produrrà una graduatoria di merito rovesciata, la mia risposta è : SI. Nessuna persona che possa dirsi realmente COLTA può sopravvivere a una prova del genere.

V.P. ha detto...

“nessuna definizione o valutazione (o premio) del merito ha senso se disgiunta dal modo in cui s'intende valutarlo (eviterei come la peste il termine "misurazione"). Tutto dipende da questo (ovvero la definizione di una metodologia ottimale, non ottima che non esiste, di valutazione), altrimenti è meglio lasciar perdere.”

Condivido l’affermazione. Osservo che è una definizione operativa del “merito” come risultato di un procedimento per valutarlo. Si potrebbe aggiungere che la valutazione dovrebbe essere verificabile e ripetibile al 90-95% (modo ottimale). Altre osservazioni magari in seguito.

Invece il Miur non definisce, glissa e fa il furbo (o il finto tonto), commissiona o subappalta la questione all’Invalsi (in sostanza a se stesso), gli dice “fammi una valutazione scientifica e oggettiva, tu che lo sai fare per statuto”. L’Invalsi, per soddisfare il Miur, propone i suoi test e con essi fa valutazione e la auto –certifica come “scientifica e oggettiva”. Il Miur ci crede e per lui la questione è chiusa.

Da notare che nessuno può controllare, verificare, discutere l’Invalsi e il suo operato: è perfetto per definizione!

Rebert ha detto...

Complimenti, professor Israel! Da sottoscrivere in toto il suo intervento, con un brivido lungo la schiena...

Papik.f ha detto...

"Nelle pieghe di un sistema corrotto qualche competente non raccomandato riesce a fatica a venir fuori, un sistema meccanizzato in base a criteri imbecilli fa andare avanti soltanto i peggiori".
Davvero un bell'aforisma, da ricordare e diffondere.

paniscus ha detto...

papik ha detto:

"Al massimo gli potrà chiedere se sa cos'è l'Immacolata Concezione; ma quello è comunque un significato importante per la comprensione di molte espressioni artistiche."

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Ma infatti la stragrande maggioranza dei cattolici non lo sa. Ossia, confonde grossolanamente l'Immacolata Concezione con la verginità della Madonna, che è tutt'altro.

Ormai non lo conto più, il numero di volte che io (laica e anticlericale, non sposata in chiesa, con figli non battezzati, e contraria a qualsiasi intromissione religiosa nelle istituzioni pubbliche) ho dovuto pazientemente spiegarlo a sedicenti credenti (regolarmente ottemperanti a tutte le tradizioni di cui sopra, e favorevoli al crocifisso in classe "perchè tanto, male non fa")...

... i quali sono rimasti sbalorditi dalla mia spiegazione, perché proprio non ne avevano mai sentito parlare :)

Lisa

Giorgio Ragazzini ha detto...

Staremo a vedere chi si occuperà di scuola nel prossimo governo e chi contornerà il nuovo ministro, sperando che il ruolo di Francesca Puglisi non sia di primo piano, per quello che ha detto specialmente sui bambini bocciati a Pontremoli, di cui ha fatto un autentico martirologio. Sulla valutazione degli studenti ci sono nel Pd correnti contrarie alla testmanìa, si parla addirittura di "ossessione valutativa", stando almeno a documenti che su questo erano perfino esagerati. Quanto agli insegnanti, i sistemi di valutazione basati sui risultati (Output Driven Approach) su "Scuola Democratica" vengono considerati da Allulli complessi, costosi e non privi di effetti collaterali, tanto da sconsigliarne l'uso per premiare scuole e insegnanti. La stessa rivista ospita nel suo ultimo numero (ottobre 2012)un mio contributo intitolato "Premiare i migliori insegnanti migliora la scuola?". Con una certa sorpresa ho visto che è seguito da un intervento intitolato "Contro la valutazione" di Fiorella Farinelli già della Margherita e ora membro dell'Advisory Board (Comitato consultivo?) della rivista, che con altro linguaggio concorda in buona parte con le nostre tesi. Solo due citazioni: "In nessun comparto professionale il lavoro di team è ostacolato per il solo fatto che alcuni dei suoi componenti sono riconosciuti come più esperti di altri, MA SOLO SE ALLE DIFFERENZIAZIONI RETRIBUTIVE CORRISPONDONO ... DIFFERENZIAZIONI FUNZIONALI, AGGIUNTIVE O INTEGRATIVE, STABILI O FINALIZZATE". E ancora:"Non si può proprio trascurare o sottovalutare che compito della valutazione dovrebbe essere anche, e forse SOPRATTUTTO, trovare modi per ASSICURARE CHE NELLA SCUOLA NON CI SIANO INSEGNANTI INADEGUATI O INDEGNI".

Antonello ha detto...

Se Atene piange, Sparta.....

“Pas une semaine ne passe sans qu’un professeur soit victime de violence. Que comptez-vous faire ?
- Il y a sur la violence scolaire une loi du silence. Beaucoup de cas ne sont pas signalés. Tout professeur qui connaît la moindre difficulté doit être soutenu. Je veux que la hiérarchie soit à ses côtés, qu’elle soit présente dans les tribunaux. Chaque fois qu’un fonctionnaire a été agressé, j’en ai référé au parquet. Je veux réintroduire une culture de l’autorité et de la solidarité. La sécurité dans les établissements est aussi une question de moyens. Le recul de la délinquance passe par la présence d’un nombre suffisant d’adultes formés, qui travaillent en équipe. C’est pourquoi nous avons créé les assistants de prévention et de sécurité. Et j’ai confié à Eric Debarbieux, sociologue de la violence scolaire, une délégation ministérielle sur le sujet. [...]”

http://tempsreel.nouvelobs.com/societe/20121211.OBS2173/peillon-je-veux-restaurer-l-autorite-et-la-solidarite-a-l-ecole.html?xtor=RSS-17

V.P. ha detto...

"il ruolo di Francesca Puglisi non sia di primo piano, per quello che ha detto specialmente sui bambini bocciati a Pontremoli, di cui ha fatto un autentico martirologio."

si tratta di un episodio, su quale ricordo diversi commenti.

la questione vera - al di là di puglisi e pontremoli - è il senso e l'utilità (o meno) delle bocciature ai fini dell'apprendimento.

attualmente la bocciatura è formalmente contemplata, usata per cercare di stimolare e di intimidire ma praticata con realismo e ben al disotto del dovuto cioè con estrema parsimonia. altrimenti avremmo il doppio o il triplo di bocciati, rivolte dei genitori, ecc.

in altre parole si è costretti a promuovere anche chi non merita. questa situazione si auto-mantiene e serve ad occultare l'inadeguatezza dei programmi, le troppe discipline inserite nei curriculi, la mancanza di azioni e possibilità concrete di recupero vero, la stessa realtà scolastica che promuove somarelli e scansa-fatiche.

in realtà siamo in regime di finta severità che in apparenza accontenta tutti ma in sostanza ha squalificato la scuola.

questo in base alla mia esperienza.

non credo sia possibile recuperare la scuola con il rigore.

ipotizzo che possa essere utile l'abolizione della bocciatura, attuata mediante l'abolizione del voto di consiglio (troppo spesso assolutorio e forzato), il rispetto dei voti - di materia e di condotta-comportamento - dei singoli insegnanti, una diffusa disponibilità di corsi o altre azioni di recupero, la non-obbligatorietà di tutte le discipline e la possibilità di ripetere l'anno per scelta e decisione delle famiglie.

attualmente i nostri diplomati sono 450.000 all'anno. la francia con + 8% di popolazione ne ha 700.000 (+ 50%).
crusca e invalsi dicono che il 50% dei diplomati del superiore non sanno scrivere e commettono errori di grammatica e sintassi.
abbiamo il 20% di dispersione, il 20% dei diplomati ha ripetuto almeno un anno, un altro 20% si diploma con voto tra 60 e 64 (secondo me: basta che te ne vai!).

è vero anche che abbiamo governi e ministri che vogliono curare l'anoressia con il digiuno e la dieta ipo-calorica, con mega-concorsoni enigmistici e altre amenità.

paniscus ha detto...

"attualmente la bocciatura è formalmente contemplata, usata per cercare di stimolare e di intimidire ma praticata con realismo e ben al disotto del dovuto cioè con estrema parsimonia. altrimenti avremmo il doppio o il triplo di bocciati, rivolte dei genitori, ecc.

in altre parole si è costretti a promuovere anche chi non merita. questa situazione si auto-mantiene e serve ad occultare l'inadeguatezza dei programmi, le troppe discipline inserite nei curriculi, la mancanza di azioni e possibilità concrete di recupero vero, la stessa realtà scolastica che promuove somarelli e scansa-fatiche.
"

Veramente tale situazione dipende fortemente dalla categoria di scuole e dalla tipologia di utenza che vi si iscrive.

Io sono stata diversi anni in un istituto tecnico in cui il tasso di bocciature era veramente altissimo, e in cui diplomarsi con un anno o due di ritardo era considerato assolutamente normale...

...mentre il non essere mai stati bocciati era considerata un'eccezione anomala!

Lisa

V.P. ha detto...

Io sono stata diversi anni in un istituto tecnico in cui il tasso di bocciature era veramente altissimo, e in cui diplomarsi con un anno o due di ritardo era considerato assolutamente normale...

osservo che mancano i numeri, ma io non lo considero normale.

attualmente la percentuale di bocciature al 1° anno di tecnici e professionali è intorno al 25%. per me questo non è normale.

paniscus ha detto...

Be', approssimativamente i numeri sono quelli che dici tu: circa un quarto di bocciati al primo anno e a volte anche di più... più tutti quelli che poi vengono bocciati in terza, che (con il cambio di insegnanti,la scelta dell'indirizzo tecnico, la ricomposizione delle classi e l'aumento delle materie) costituisce uno sbarramento molto pesante.

Tu dici che "non è normale", e magari hai anche ragione, ma non vedo quale sarebbe l'alternativa:

non si sta parlando di ragazzi che arrancano, che ci provano, ma non ce la fanno, o tantomeno di ragazzi che "hanno difficoltà in alcune materie ma se la cavano in altre";

si sta parlando di ragazzi che per tutto l'anno, fin dall'inizio, non fanno assolutamente nulla, che presenziano alle lezioni con indifferenza ed estraneità assoluta, come se stessero ad ascoltare qualcuno che parla loro in cinese, e che fin dalle primissime verifiche incassano sfilze di 2 e di 3 in TUTTE le materie.

Si tratta di ragazzi che non hanno MAI imparato a studiare, che non sanno proprio come si faccia, e che se anche volessero provarci non saprebbero da dove cominciare.

Per i primissimi tempi non si capacitano del perché fiocchino le sfilze di 2 e di 3, visto che erano già abituati a comportarsi allo stesso modo anche alle medie, ma avevano sempre constatato che nel peggiore dei casi si beccavano qualche 5, ma non 2, e che alla fine li promuovevano lo stesso;

poi, dopo qualche mese, constatato che la cosa è ormai sfuggita di mano, mollano il colpo e accettano la situazione così come sta, non facendo più nulla per provare anche solo debolmente a rimediare. La cosa si trascina sistematicamente per tutto l'anno, nonostante richiami, convocazioni dei genitori e lezioni di recupero.

A fine anno, non si tratta di casi in cui "discutere" se bocciarli o no, o di "come fare a dare loro un aiuto" per non perdere un anno: di fronte a un quadro con sette o otto materie insufficienti, cosa c'è da discutere? Quelli che di materie insufficienti ne hanno "solo" quattro o cinque, vengono aiutati eccome...

L'alternativa quale sarebbe?

Abbassare all'infinito il livello delle richieste, in tutte le materie, in modo che la sufficienza la prendano quasi tutti?

Lisa

V.P. ha detto...

ma avevano sempre constatato che nel peggiore dei casi si beccavano qualche 5, ma non 2, e che alla fine li promuovevano lo stesso;

l'hai detto: "li promuovevano lo stesso", cioè mettevano 6!

Abbassare all'infinito il livello delle richieste, in tutte le materie, in modo che la sufficienza la prendano quasi tutti?

è quasi la situazione attuale!

paniscus ha detto...

Quindi, scusa, ti pregherei di specificare meglio che cos'è esattamente che "non trovi normale".

Il fatto che studenti che hanno riportato risultati gravemente insufficienti in quasi tutte le materie per tutto l'anno, alla fine siano bocciati... quando invece dovrebbe essere "normale" falsificare i giudizi o abbassare il livello delle richieste in modo da garantire la sufficienza a tutti?

Ma detto fuori dai denti, menomale che esistono scuole in cui li bocciano!... mi sembrano enormemente più oneste e più costruttive!

Lisa

V.P. ha detto...

dovrebbe essere "normale" falsificare i giudizi o abbassare il livello

NO! ASSOLUTAMENTE! ma è quello che accade.

non trovo normale il sistema che mette le scuole (e di conseguenza gli alunni) nella situazione o di dover bocciare troppo (e le scuole non possono farlo, altrimenti si auto-affonderebbero) o di promuovere chi non merita (e le scuole sono "costrette" a farlo abbassando i livelli e mandando messaggi di lassismo per l'anno successivo).


fuori dai denti, menomale
dove?

mario ha detto...

Veramente vi capita di bocciare ragazzi che si impegnano e che ce la mettono tutta?

V.P. ha detto...

mario ha detto...
Veramente vi capita di bocciare ragazzi che si impegnano e che ce la mettono tutta?


la domanda è a proposito di cosa?

mario ha detto...

a proposito del fatto che sembra che la scuola bocci per il gusto di bocciare come se gli studenti e le loro famiglie non avessero responsabilità. E allora giù con il colpevolizzarci!

Papik.f ha detto...

@paniscus Ma infatti (se mi perdonano il gigantesco OT) è appunto per quello che dici tu che ho tirato in ballo proprio l'Immacolata Concezione e non un altro dogma. Comunque, specularmente rispetto alla tua esperienza, a me (che sono cattolico praticante e, spero, non "sedicente" tale) è capitato una volta di dover constatare la completa ignoranza in materia di una nota personalità della cultura progressista con particolare riferimento all'ambito artistico (per favore, consentimi di non far nomi, ché sarebbe indelicato verso la memoria di una illustre figura della quale sono per altri aspetti debitore, e credimi sulla parola).

Roberto ha detto...

Ho letto il commento di Abravanel e lo trovo assolutamente condivisibile, Rimane il problema di come si valuta il merito. ma troverei importante che passasse l'idea che a scuola vanno avanti gli studenti "che sanno" e ci sono insegnanti "che sanno insegnare".
Per quanto riguarda il ruolo dei quiz nei concorsi vorrei fare alcune considerazioni:
1. E' fondamentale che a qualsiasi posto pubblico si acceda solo ed esclusivamente per concorso, come dall'art. 97 della costituzione (sigioca tutti con le stesse regole, senza scorciatoie da furbetti).
2. I quiz preselettivi servono a ridurre il numero dei partecipanti alle prove, rendendo gestibile il concorso (Al concorso per DS in Toscana,dopo la prova preselettiva, siamo rimasti in 400 e si è concluso in un anno permettendo di assegnare 108 nuove dirigenze e quindi di gestire 108 scuole altrimenti lasciate a se stesse. All'analogo concorso per Dirigete Tecnico siamo stati ammessi in 1000, con 3 prove scritte e stiamo ancora aspettando i risultati dopo aver svolto le prove nel marzo 2011, e nel frattempo il ministro ha nominato dirigenti tecnici pro tempore prelevandoli da altre amministrazioni. Proviamo a pensare cosa succederebbe con numeri 10 o 100 volte superiori.
3. Il fatto chevi siano domande di abbigliamento, meccanica, informatica non è così strano: un insegnante di lettere o di inglese può lavorare anche presso un istituto tecnico o professionale nei settori abbigliamento, meccanica o elettronica ed è bene che un minimo li conosca.
4. Per superare un quiz, lo dico per esperienza, basta studiare e capire quale logica vi sia nelle risposte (non è possibile impararle a memoria), senza che questo implichi una adesione alle tesi di chi ha redatto il quiz. In altri termini volevo diventare dirigente e non costruttivista

V.P. ha detto...

PARLIAMO LINGUAGGI DIVERSI

C'è chi ha i piedi per terra, chi la testa fra le nuvole. C'è chi ha dubbi, chi certezze granitiche. Chi ha problemi e cerca soluzioni possibili e condivisibili, chi invece ha sue soluzioni precotte, dogmatiche, ideologiche e cerca di applicarle alle situazioni a prescindere e comunque.

Scrive Roberto: «Ho letto il commento di Abravanel e lo trovo assolutamente condivisibile, Rimane il problema di come si valuta il merito. ma troverei importante che passasse l'idea che a scuola vanno avanti gli studenti "che sanno" e ci sono insegnanti "che sanno insegnare".»

Forse converrebbe leggere anche le osservazioni critiche a Roger Abravanel. Chissa?
La questione è proprio quella di "valutare il merito" e non è un granellino di polvere o una goccia di pioggia, è LA QUESTIONE! Magari aggiungere anche CHI VALUTA?
E cosa devono sapere gli studenti che poi vanno avanti? E che ci facciamo con gli altri?
Già gli insegnanti "che sanno insegnare"! Accidenti, come non averci pensato prima?! Ovvio che saranno i presidi a doverli scegliere, chi meglio di loro? Nessuno! Lo dice anche Francesco Giavazzi su lavoce.info: «Qualunque analisi, qualsiasi confronto internazionale dimostra che una scuola che funzioni deve avere presidi che hanno il potere di scegliere i loro insegnanti, e se questi non sanno insegnare, o quando accumulano assenze ingiustificate, cambiarli. E premiare quelli, la maggior parte, che invece lavorano seriamente». Ovviamente NON leggere i numerosi commenti contrari!

V.P. ha detto...

Abravanel lo stregone colpisce ancora

Papik.f ha detto...

Certamente i quiz servono a ridurre il numero dei partecipanti a un concorso. Ma allora perché non un sorteggio, una scelta in base a segno zodiacale e ascendente oppure la prova del salto mortale nel cerchio di fuoco, come esigeva Starace dai gerarchi fascisti? sono tutte scremature anch'esse.

V.P. ha detto...

Papik.f ha detto...
Ma allora perché non un sorteggio .....


la penso nello stesso modo.

ma forse qualche motivo, qualche ragione c'è.
si vuole esorcizzare la sorte, si vuole poter dire "NOI abbiamo selezionato i migliori!", valorizzare questo aspetto per distrarre da tutti i problemi della scuola.
(qualcuno diceva "Io mi preoccupo tutti i giorni, dalla mattina alla sera, lavorando senza contare le ore di lavoro,....").

altra ragione la burocrazia cerca giustificazione visibile e concreta alla sua esistenza e trampolino per mettersi in luce, acquistare importanza rispetto alla didattica.

Antonello ha detto...

Ho fatto assistenza al Concorsone.
Ma era un concorso per Docenti o per un posto di Caporedattore a "La settimana enigmistica"?
Insiemistica, successioni geometriche........ tutte cose indispensabili per chi, ad esempio, dovrà spiegare agli adolescenti le tragedie di Sofocle........
Ahi, serva Italia.......

mario ha detto...

io non sarei stato ammesso, pur avendo vinto 3 concorsi prima del ruolo

Roberto ha detto...

Ho fatto assistenza alle prove preselettive del concorso. Per curiosità ho provato a rispondere ed era fattibile.
Come ho già scritto serve soltanto, come in tutti i concorsi pubblici, a sfoltire il numero degli ammessi alle prove scritte, che solitamente consistono in uno o più temi o saggi, ove si utilizza la propria competenza disciplinare.
Coloro che hanno superato la prova si sono "allenati", hanno faticato prima ed erano motivati. La prova preselettiva misura almeno la motivazione, la voglia di andare avanti, che spesso si traduce in voglia di far bene il proprio lavoro.
Vorrei che mi spiegaste perchè sarebbe migliore una estrazione a sorte, o che indicaste quale sarebbe il metodo selettivo migliore che avete in mente.

Roberto ha detto...

Vorrei anche rispondere a V. P.
La valutazione sui docenti può benissimo esser fatta dai dirigenti. Uno dei promotori del gruppo è un dei migliori dirigenti che io conosca ed è senz'altro in grado di valutare i propri docenti.
Non dico premiare i migliori, per evitare camarille con il dirigente, ma almeno avere la possibilità di allontanare dall'insegnamento i docenti totalmente inadatti che, se sei un docente, sai che esistono e che danneggiano sia i docenti in gamba che i ragazzi.
Non si può tenere un docente incapace, come non si può lasciare operare un medico incapace.
Per quanto riguarda cosa facciamo con gli studenti che non studiano (o meglio che non sanno) puoi rileggerti diversi post e nterventi di VV. Possiamo indicare loro un'altra strada, oppure insegnar loro un mestiere, magari in una situazione lavorativa, quando hanno ancora l'età per apprenderlo oppure possiamo "seguitare" a tenerli "a patire" a scuola, facendo casino e impedendo anche a chi vuole imparare di farlo.

V.P. ha detto...

"Uno dei promotori del gruppo è un dei migliori dirigenti"

non mi convince fare regole su casi rari in positivo (migliore dirigente) né su casi percentualmente modesti in negativo (docenti incapaci = 2%?).

cmq anche il miglior preside ha le sue simpatie/antipatie.

Antonello ha detto...

Io non ho detto che il concorso non fosse "fattibile", tutt'altro.
Io dico che con questo sistema non è detto che entrino nel mondo della Scuola le persone più adatte a rapportarsi con gli studenti, che è poi la cosa fondamentale.
Oddio, per la legge dei grandi numeri.....

Papik.f ha detto...

Ci fu una preselezione anche in uno dei due concorsi che vinsi quasi un trentennio fa. A quell'epoca non c'erano navigatori né Google Maps, ma solo le Pagine Gialle; la sede della prima prova era una scuola di periferia, cui si accedeva da una strada costruita solo in parte, ma che sulle mappe figurava per intero. Ho ancora un ricordo fotografico dei candidati che (come me)si aggiravano con l'aria smarrita per campi coltivati da stupefatti contadini che non avevano mai visto tanta gente da quelle parti.
La preselezione si incentrò sulla rapidità a risalire in auto e a raggiungere nel minimo tempo l'altra estremità della strada (chi era coi mezzi pubblici suppongo sia rimasto escluso). A un incrocio rischiai la pelle non vedendo uno stop (accecato, com'ero, dall'ansia).
Conclusione: all'appello della prima prova, di 750 candidati circa, ce n'era più o meno la metà.
Morale: forse anche una caccia al tesoro potrebbe essere un buon metodo di preselezione (ammesso che io e gli altri entrati in ruolo con me siamo bravi insegnanti).
Parlando seriamente: a mio parere l'unica preselezione dovrebbe essere di carattere psico-attitudinale. Come attuarla è certo una questione delicata, ma dubito molto che test come quelli riportati dai giornali in questi giorni possano essere efficaci in tal senso, soprattutto per il contenuto degli item proposti.

Valerio Vagnoli ha detto...

Essendo l'unico dirigente del Gruppo, immagino che Roberto alluda al sottoscritto. Ringrazio, ma come scrive VP anch'io ho i miei limiti e riconosco che qualche simpatia ce l'ho, soprattutto per i docenti che fanno il loro lavoro con onestà e professionalità. Poi ce ne sono alcuni che a tutto ciò uniscono una passione veramente fuori dal comune che va di pari passo con la mia simpatia per loro. Con quelli che non sono all’altezza o non fanno il loro dovere (i secondi in genere non mi sono simpatici) cerco di intervenire e lo faccio perché i 14-18 anni arrivano una volta sola e i ragazzi hanno diritto ad avere docenti seri e preparati.

Massimo Rossi ha detto...

prova

Massimo Rossi ha detto...

Scusate, colleghi, ma io avevo postato un mio commento sull'argomento che però poi mi si è cancellato: non ricordavo infatti, che per la pubblicazione sul sito, è necessario visualizzare l'anteprima e poi pubblicarlo. Pazienza, lo riscriverò, e chi è interessato lo potrà leggere sul mio blog, all'url: http://profrossi.wordpress.com

Gruppo di Firenze ha detto...

Per il prof. Rossi: ci faccia sapere quando è pronto il commento sul suo blog.
Per pubblicarlo qui, non è necessario fare altro che scrivere e firmare scegliendo fra le opzioni qui sotto. In genere si usa il proprio account di google (chi ce l'ha) o nome/url e scrivendo nome o pseudonimo nel campo apposito.

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda le prove pre-selettive del concorso, vedo che molti ne hanno giustamente rilevato i forti limiti.

Credo si possa essere tutti d'accordo nel dire che il senso di questa prova era soltanto quello si sfoltire in maniera massiccia, rapida ed indolore (per la burocrazia...).

Però forse bisognerebbe evitare di calcare la mano. Intendo dire: alcuni dei quiz erano semplicemente impropri (godet, martingala et sim., come già è stato fatto notare, e si potrebbero aggiungere le domande di informatica relative a SO proprietari); altri però erano soltanto di una semplicità disarmante: chi ha avuto difficoltà con l'insiemistica, umanista o scienziato che sia, forse è meglio che non faccia l'insegnante. Voglio dire: se non si è capito che gli insiemi di violini, violinisti e sonate non si sovrappongono (visto che nessuno può essere contemporaneamente violino e violinista, ad es.), forse proprio una cima non sei.
E lo stesso si potrebbe dire di molti altri quiz, tipo quelli di ortografia o quello sulle leve (che pure non aveva nulla di particolarmente logico).

Onestamente, sono stato deluso dai miei colleghi concorrenti: con 20 giorni di preparazione e con le risposte online io temevo -quasi speravo- che il test non avrebbe preselezionato nessuno, nel senso che m'aspettavo un tasso di riuscita del 90%. Sbagliare o non dare più di 15 risposte su 50 (vabbè, il conto è un po' più complicato, ma ci siamo capiti) vuol dire averne sbagliate o saltate alcune di veramente banali.

Ricordiamoci infine qual è lo scopo di un concorso (sistema di assunzione napoleonico che nella forma nazionale trovo desueta e farraginosa): far sì che ogni insegnante assunto sia valido, non assumere tutti gli insegnanti validi.
Anche sistemi meno rozzi di questo avrebbero come scopo primario di non produrre falsi positivi (insegnanti ritenuti buoni e che invece non lo sono), piuttosto che evitare i falsi negativi.

Francesco Rocchi

Colgo l'occasione per ripresentare un link su un articolo -sulle autogestioni- riguardo al quale sarei molto felice di conoscere le opinioni del Gruppo di Firenze e dei suoi lettori.

http://www.imille.org/2012/12/scuole-occupate-scuole-ferme-cosa-resta-dellautunno-caldo-2012/

Anonimo ha detto...

In risposta ad Israel.

Un margine di oggettività è necessario, per una pura questione di funzionalità.

Se non ricordo male, lei insegnava matematica all'Università (di Torino? In ogni caso, uso l'imperfetto perché nel commento lei dice di essere uscito dall'istituzione).

Presumo quindi che, se insegnava al primo anno, dai suoi studenti si aspettasse un livello di competenze minime necessarie e comuni a tutti, tale per cui chi non aveva quelle basi o se le dava o se ne poteva andare.

Sbaglio?

Ovviamente i suoi studenti non provenivano tutti dalla stessa scuola. I suoi studenti avranno avuto professori, programmi e materie diverse a seconda della scuola da cui provenivano.

Quindi le possibilità sono due:

1) si fa come adesso, cercando di fare sì che tutti studino le stesse cose con gli stessi ritmi e si presume gli stessi risultati. Il procedimento si può definire "a monte": si comincia dalle medie a fare tutti le stesse cose, così si finisce facendo tutti le stesse cose.

2) Si lascia libertà alle scuole di fare come vogliono ma poi si viene a chiedere il conto. Procedimento a valle in cui si dice ad una scuola: "Per anni ti abbiamo lasciato carta bianca, fiduciosi nelle tue capacità, però ora dobbiamo controllare che i tuoi studenti possano andare a seguire i corsi di Israel".

Il primo caso ha già provato di non funzionare: i programmi saranno pure gli stessi, ma le persone no: studenti diversi hanno problemi diversi che richiedono risposte diverse, e neanche i professori sono tutti uguali o usano lo stesso metodo. Non unum est iter ad tam grande mysterium, vero?
Però se l'iter può essere diverso, il grande mysterium no. Ed è su questo che si basa il secondo sistema.

Questo può funzionare come fallire, ma almeno è adattabile alle necessità contingenti e permette aggiustamenti rapidi e mirati. Ovviamente richiede due cose: insegnanti molto preparati ed attivi e un sistema di valutazione (nel caso specifico, lei, che deve prendersi gli studenti in uscita) più o meno oggettivo, visto che deve valutare i suoi studenti a prescindere dal prof. di matematica che hanno avuto alle superiori.

L'INVALSI è ampiamente perfettibile, ma va in questa direzione. Chissà che non si convinca che può essere migliorato, piuttosto che distrutto.

Francesco Rocchi

V.P. ha detto...

Anonimo ha detto...
In risposta ad Israel.
Un margine di oggettività è necessario, per una pura questione di funzionalità.


Israel risponderà se e come richiede.

Che significa "un margine di oggettività è necessario"? A chi è necessario? E come si potrebbe fare per averlo?

Voglio ribadire che - a mio giudizio - l'oggettività secondo i test o quiz Invalsi è una chimera, un equivoco e-o una truffa.

V.P. ha detto...

errata-corrige

Israel risponderà se e come ritiene.

mario ha detto...

e vabbé allora non va mai bene nulla. qual è la formula infallibile? quella che va bene solo a Israel e a V.P?

V.P. ha detto...

mario,prima di tutto: auguri e buone feste!

stiamo cercando di chiarirci, non è detto che ci riusciamo.

io penso che l'attività Invalsi così come viene proposta non vada bene. la prima cosa da rimuovere è l'obbligatorietà dei test. poi si potrebbe discutere dei test stessi. l'obbligatorietà occulta i lati deboli dell'operazione.

SEMPRE SECONDO ME.

Papik.f ha detto...

"Si lascia libertà alle scuole di fare come vogliono ma poi si viene a chiedere il conto".
"Indicazione dei punti d'arrivo: libertà di scelta del cammino da percorrere".
La prima frase è presa dal commento di Francesco Rocchi. La seconda da una descrizione d'epoca della riforma Gentile. Eh già, perché il filosofo neoidealista, sulla base della sua concezione ferocemente avversa ai pedagogisti, impostò le cose proprio così, al punto che non previde neppure programmi di insegnamento ma soltanto d'esame.
E così le cose funzionarono fino a che nel 1936 il ministro De Vecchi non vi pose fine per diretta volontà del Duce.
Solo che una situazione come quella pensata da Gentile è oggi improponibile. Per una serie di motivi, che sarebbe lungo discutere, ma basta citare quello economico: commissioni interamente esterne che dovrebbero girare su tutto il territorio nazionale per un numero di istituti che forse sarà il centuplo rispetto al 1923.
Allora si fanno i test Invalsi. Ma quello di cui non si rendono conto, a mio parere, i sostenitori di queste prove, è che la valutazione non è un processo neutro che interviene a posteriori, bensì influenza in modo determinante la formazione.
Se un team di insegnanti deve preparare i propri alunni a sostenere un colloquio approfondito, discorrendo e argomentando quanto hanno appreso in tre anni di corso davanti a altri insegnanti qualificati (come appunto avveniva nell'impostazione gentiliana), questo team di insegnanti adotterà certi comportamenti.
Se deve preparare i propri alunni a superare delle prove strutturate, adotterà ben altri comportamenti, trasformandosi in un team di allenatori al superamento dei quiz.
Per questo motivo, sempre a mio parere, non c'è alcuna possibilità che, se il sistema delle prove strutturate si diffonderà e radicherà, quanto verrà insegnato a scuola possa mantenere qualche residua differenza dalla preparazione a un quiz televisivo.
La mia preoccupazione è dunque somma; ma, lo ripeto, non per il mio lavoro, bensì per le capacità di ragionamento e approfondimento delle future generazioni. Che se il sistema dei test strutturati si generalizzerà come unica prova o come prova fondamentale, ne usciranno rase al suolo. Ancora una volta a mio parere, naturalmente, ma mi sembra un dato così evidente che solo un accecamento ideologico può impedire di vederlo.

Anonimo ha detto...

Papik

Non mi faccia dire cose che non ho detto. Non sono un gentiliano, e il sillogismo è quantomeno grossolano.

Né ho fatto accenno agli esami di Stato, che richiederebbero un altro discorso, a parte, che cominciasse dal fatto che oggi questi esami sono destituiti di qualsiasi autorevolezza, per una serie di ragioni che includono anche la disonestà degli studenti e la correità dei docenti, ma che non si esauriscono con queste.

Giova ricordare che i test invalsi non sono quiz (lo sono quelli del concorsone), e che ci sono anche altri modi strutturati di valutare in maniera sufficientemente omogena gli studenti.

Francesco Rocchi

Papik.f ha detto...

@Francesco Rocchi. Mi scuso se ho dato la sensazione di ritenerla un gentiliano. Non era questo che intendevo dire.
(Preciso, comunque, che personalmente - pur provando tutt'altro che ammirazione per il fascismo e per le concezioni filosofiche di Gentile - non ritengo affatto che "gentiliano", almeno in ambito scolastico, vada considerato come un insulto, ma questo è un altro discorso).
Quello che intendevo dire è del tutto diverso e provo a spiegarlo meglio. Se si intende misurare i risultati "a posteriori", il sistema individuato da Gentile, non riproponibile al giorno d'oggi, era valido e coerente. Quello dell'Invalsi, a mio parere, non è né l'una cosa né l'altra. Non intendo fare derivare questa affermazione dai post di nessuna altro, me ne assumo la completa responsabilità, essendone profondamente convinto, e preciso che non ho partecipato né parteciperò a boicottaggi in proposito. Come pubblico funzionario, sono tenuto ad applicare le indicazioni che vengono dall'alto e ritengo che chi non lo fa venga meno a un suo preciso dovere d'ufficio.
Ma come cittadino ed elettore sono libero di esserne disgustato. E lo sono, profondamente, nella misura in cui test del tipo di quelli proposti dall'Invalsi non si limitino a un accertamento di fondo di alcune abilità di base, ma presumano di andare oltre e persino di divenire uno strumento valutativo degli insegnanti.

Papik.f ha detto...

Provo a chiarire meglio perché sono convinto di quanto ho scritto sopra, qui sì richiamandomi a quanto affermato da un altro che è intervenuto, e cioè al prof. Israel, dalle cui asserzioni posso naturalmente anche aver tratto conclusioni erronee (e in questo caso la responsabilità è solo mia).
Non si tratta di come una prova sia strutturata, se sia un quiz o più complessa. La questione di fondo è un'altra: presumere di poter valutare oggettivamente aspetti qualitativi è un errore epistemologico, un'incoerenza in termini logici, un ossimoro, o come altro si preferisca dire.
Se una valutazione è oggettiva, non misura la qualità (ma solo una o più quantità).
Se una valutazione misura una qualità, non è oggettiva.
Non esistono altre possibilità, per quanto si voglia argomentare dialetticamente.
Per questo motivo ritengo che l'esame di maturità del vituperato (a mio parere a sproposito) Gentile fosse valido e avesse influssi positivi sull'insegnamento: era una misurazione soggettiva della qualità che, coinvolgendo un insieme casualmente aggregato di soggetti giudicanti, tendeva a minimizzare l'errore.
Per questo stesso motivo ritengo che prove strutturate, di qualsiasi tipo e comunque articolate, possano essere valide come strumento di misurazione di base. Ma lì si debbano fermare, altrimenti, comunque possano essere concepite, produrranno effetti negativi non solo sulla valutazione, ma sull'insegnamento.

VV ha detto...

"Come pubblico funzionario, sono tenuto ad applicare le indicazioni che vengono dall'alto e ritengo che chi non lo fa venga meno a un suo preciso dovere d'ufficio.
Ma come cittadino ed elettore sono libero di esserne disgustato. E lo sono, profondamente, nella misura in cui test del tipo di quelli proposti dall'Invalsi non si limitino a un accertamento di fondo di alcune abilità di base, ma presumano di andare oltre e persino di divenire uno strumento valutativo degli insegnanti".
Non ho altro da aggiungere se non la piena condivisione e i complimenti per come ha saputo rappresentare la deontologia professionale di un docente della scuola pubblica, troppe volte intesa una "misera" diligenza da assalire da parte di chi nei suoi confronti accampa diritti e ancora diritti e solo diritti.
Valerio Vagnoli

Papik.f ha detto...

Ringrazio il preside Vagnoli per il suo apprezzamento che mi giunge particolarmente gradito perché proviene da un dirigente certamente valido e competente oltre che appassionato, come dimostrano tutti i suoi interventi.
Vorrei aggiungere ancora una considerazione: sopra ho detto che considero l'esame gentiliano valido e coerente a differenza dei test Invalsi, poi in un altro post ho chiarito perché considero valido il primo e non i secondi. Ora occorre forse un chiarimento sull'aspetto della coerenza.
La concezione di Gentile era a mio parere coerente perché intendeva giudicare gli insegnanti ex-post, sulla base dei risultati conseguiti, dopo averli lasciati completamente liberi non soltanto sotto il profilo metodologico, ma anche sotto quello della scansione e successione dei contenuti.
Quella attualmente imperante non lo è, sempre a mio parere, perché si presume di valutare gli insegnanti sulla base dei risultati ma senza averli lasciati liberi, anzi dopo averli subissati di prescrizioni e imposizioni metodologiche, anzi dopo esser persino giunti ad affermare che ciò che conta non sono i contenuti ma il metodo.
E con questo auguro un felice Natale e buone festività a tutti i membri del Gruppo e a quanti lo seguono, che ci siamo trovati d'accordo o meno sui vari argomenti.

V. Vagnoli ha detto...

Già, la mistica del metodo, che poi non è neanche quello cartesiano ma quello ben più miserabile di chi pensa ai contenitori piuttosto che al contenuto.
Tanti auguri anche a Lei e a tutti coloro che ci seguono e partecipano al blog, sia condividendo quello che scriviamo che prendendo posizioni criticamente discordanti. Ancora buone feste, Valerio Vagnoli

Anonimo ha detto...

Vorrei fare un'altra precisazione sull'INVALSI.

L'Invalsi non ha mai detto (a meno che non mi sia perso qualcosa negli ultimissimi mesi) che la sua valutazione standard possa essere usata per valutare gli insegnanti.

Proprio mai mai mai.

Io trovo che sia giusto così per due ragioni, che in parte si sovrappongono

1) Se non si considerano i livelli di partenza degli studenti il dato secco premia l'insegnante fortunato che ha trovato studenti più validi.

2) la seconda ragione è più umanistico-filosofica. Se pensiamo che i buoni risultati di un ragazzo a scuola siano tutti attribuibili al prof., allora stiamo dicendo che gli studenti sono materia passiva e de-responsabilizzata. Siamo invece tutti d'accordo sul fatto che un ragazzino studioso e con buoni risultati possa ascriversene il merito.
Ma allora anche chi va male ha delle responsabilità in prima persona, e non dipende tutto dal docente.
Si può essere insegnanti eccellenti, ma non si può costringere nessuno ad imparare.
Quindi non è appropriato valutare un prof. dal semplice test Invalsi.
Meno male che nessuno si propone di farlo.

La valutazione invalsi, infine, valuta competenze. Come dire: se ti dò un testo che contiene delle informazioni chiave (come dei dati su un motore che devo smontare), riesci a portare a termine il lavoro assegnato,?
Sono valutazioni perfettibili sempre. però ad esempio nlla valutazioine dei livelli di apprendimento delle lingue stranivere questa cosa è partti

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa: nell'insegnamento delle lingue straniere esiste una cornice valutativa oggettiva generale che, per quanto approssimata, è funzionale, ed infatti è utilizzata senza patemi d'animo.
Per me quello è un buon esempio di valutazione standardizzata sufficientemente oggettiva.

Francesco Rocchi

Antonello ha detto...

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=35921

V.P. ha detto...

ho letto l'art. segnalato da antonello. prolisso ma condivisibile e che termina così:

"Insomma, anche se per ragioni in gran parte diverse da quelle addotte dagli interessati, i motivi di protesta e anche di indignazione ci sono, eccome. E mi paiono proprio i nostri esperti, i primi ad essere stati ingiustamente “sottratti all'insegnamento”: i docimologi, i pedagogisti e gli inamovibili ministeriali, che hanno messo mano a questa sconclusionata operazione con l'approvazione del solito ministro-travet – un'operazione la quale, ripeto, avrebbe potuto essere anche utile e preziosa per tutti noi, interessati ad una scuola seria e con buoni insegnanti. Sarebbe bene che fossero inviati d'urgenza con contratto a tempo indeterminato, con corrispondente stipendio modesto ma del tutto adeguato ai meriti, a far da docenti: nelle scuole dei sindacati, si intende."

l'ultima frase tradisce un'antipatia verso i sindacati che però nella quizzeria preselettiva del concorsone non c'entrano.
mi sembra. ha fatto tutto profumo o cmq ne è responsabile e ne mena vanto nel suo messaggio di auguri.

Pippo ha detto...

sì, è vero, i sindacati sono responsabili di ben altre e più gravi nefandezze consociative condivise con tutti i minitri degli ultimi 40 anni. Da quando, cioè, dai decreti delegati in poi, la scuola diventò un bel serbatoio di voti per la sinistra e un bel forziere di tessere per i sindacati.

Anonimo ha detto...

Scusate , ma io vorrei tornare su ciò che succede nelle scuole a proposito di merito.Insegnante di lingua con due concorsi ordinari vinti, mi ritrovo capo del dipartimento collega proveniente dalla scuola materna che con 40 ore di corso abilitante ha fatto il passaggio alle superiori.Ci sarà anche l'oggettività ma io non la vedo e non mi stupisco del concorsone. Perfettamente in linea con tutto il resto.

Anonimo ha detto...

Già, le 40 ore per sanare i laureati che provenivano dalla primaria: altro bel capolavoro sindacale. Da quel che mi risulta una sanatoria generale perché la selezione non è democratica per 'sta sorta di democratici "progressisti" che hanno ingessato la scuola a suon de marchette politiche e clientelari.
ancora Pippo

V.P. ha detto...

i sindacati sono responsabili di ben altre e più gravi nefandezze consociative

Tanto gravi e radicate che .... "In un ventennio di egemonia politica e culturale, la destra italiana non ha prodotto nulla, non una riforma, non uno straccio di visione del Paese o di cultura politica che andasse oltre la tiritera scema del «meno male che Silvio c’è», un’idolatria infantile sposata spesso a un servilismo penoso."

Berlusconi distruggerà il centrodestra: lasciamolo lavorare

Pippo ha detto...

A Berlinguer la riforma Gelmini non dispiaceva e la commissione che ha varato la riforma dei tecnici e dei professionali era stata composta da Fioroni che non mi sembra abbia mai preso posizione sul risultato.
Che poi tutto, compreso l'11 settembre, sia colpa di Berlusconi mi sembra un bel dogma e come tutti i dogmi serve a giustificare la necessità di avere delle certezze. Se Berlusconi avesse davvero distrutto la scuola pubblica il problema potrà essere facilmente risolto non appena la sinistra tornerà al governo. Temo che non sarà così semplice essendo i mali della scuola ben più antichi e ben spalmabili tra molti responsabili. Da Roma in giù, per esempio, cosa hanno fatto le giunte, anche di sinistra, per costruire scuole degne di questo nome? Venga V.P nelle città e nelle regioni governate anche dalle sinistre e visiti le nostre scuole così si potrà rendere conto quanto sia stata considerata la scuola dai politici di ogni razza e di ogni colore.

V.P. ha detto...

Se Berlusconi avesse davvero distrutto la scuola pubblica

la questione non sta in questi termini esagerati. ma più semplicemente cosa ha fatto b. per rimediare? nulla! la situazione è peggiorata.


le giunte, anche di sinistra, per costruire scuole degne di questo nome?

con quali soldi se il governo ha ridotto le erogazioni e i comuni hanno dovuto aumentare le loro tasse.

sia chiaro non difendo né berlinguer, né fioroni, né la sinistra. hanno sbagliato tutti, da ultimo, e forse di più, la destra.

Antonello ha detto...
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Antonello ha detto...

Questo quello che lo scrittore e giornalista americano Bill Bryson dice a proposito delle "prove strutturate" in U.S.A.
Da "The lost continent" pagg. 100-102, scritto, si badi bene, nel 1989:

"Just at this time, there was an outcry in America over the contagion of ignorance that appeared to be sweeping through the nation’s young people. The principal focus of this nationwide hand-wringing was a study by the National Endowment for the Humanities. It has recently tested 8.000 high school seniors and found that they were as stupid as pig dribble. More than two thirds of them did not know when US Civil War took place, couldn’t identify Stalin or Churchill, and didn’t know who wrote The Canterbury Tales. Almost half tought World War I started before 1900. A third tought that Roosevelt was President during the Vietnam War and that Columbus sailed to America after 1750. Forty-two per cent – this is my favourite – couldn’name a single country in Asia.
omissis
Incidentally, I’ll tell you why they do so poorly. They answer the questions as fast as they can, at random, and then sleep. We used to do it all the time. Once a year in our high school, our principal, Mr Toerag, would file the whole school into the auditorium and make us spend a tedious day answering multiple choice questions on a variety of subjects for some national examination. It didn’t take you long to deduce that if you filled in the circles without bothering to look at the questions, you could complete the work in a fraction of the time, and then shut your eyes and loose yourself in erotic eyelid movies until it was time for the next text. As long as you pencil was neatly stowed and you didn’t snore, Mr Toerag, whose job it was to wander up and down the rows looking for miscreants, would leave you alone. That was what Mr Toerag did for a living, wandering around all day looking for people misbehaving........."

Ma perché dobbiamo adottare sempre il peggio degli usi e costumi delle altre Nazioni?

Antonello ha detto...
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Antonello ha detto...

Papik.f ha scritto:

“Solo che una situazione come quella pensata da Gentile è oggi improponibile. Per una serie di motivi, che sarebbe lungo discutere, ma basta citare quello economico: commissioni interamente esterne che dovrebbero girare su tutto il territorio nazionale per un numero di istituti che forse sarà il centuplo rispetto al 1923.”

Su questo non sono assolutamente d’accordo. Gli esami di Maturità con il vecchio metodo furono aboliti, se non mi sbaglio nel 1996, quando il numero degli Istituti era non di molto inferiore rispetto ad oggi. Personalmente partecipai agli ultimi esami fuori dalla mia regione nel 1995, a Treviso.
Il motivo economico fu lo specchietto per abbindolare i gonzi, ma dietro c’erano ben altre motivazioni: infatti, cito a memoria, gli esami di maturità costavano 90 miliardi l’anno, vale a dire neppure l’1 % del budget del Ministero della P.I. di allora.
E’ ovvio che per avere qualità devi spendere.
Ma l’aspetto più nefando è che proprio quei soldi vennero poi destinati ai famigerati “Progetti”: ricordo Presidi che inseguivano il sottoscritto nei corridoi dicendo “Ma Professore, perché Lei non progetta qualche corso interessante?” Già, i Presidi avevano allora, come Coordinatori, dei bei “gettoni” in veste di “Coordinatori del Progetto”...... facevo allora il Segretario del Consiglio di Istituto e so di cosa parlo.
L’abolizione ebbe comunque diversi altri sponsor: la Lega Nord, che non tollerava che “gli studenti del Nord fossero esaminati da Professori terroni che non conoscono neppure l’italiano”, i Provveditori agli Studi stufi di dover rincorrere i Docenti che si davano malati, problema semplicissimo da risolvere: bastava riconoscere un determinato punteggio per chi faceva gli esami di maturità fuori e, con i problemi di sovrannumerarietà che già si intravvedevano, i Docenti si sarebbero accalcati,le Professoresse che sospiravano in Sala Docenti "ma io non so perché non posso avere la soddisfazione di esaminare agli esami di maturità gli studenti che ho preparato durante l'anno"....
Gli Esami di Maturità erano, inoltre, l’unico serio momento che veniva dato a noi Insegnanti per confrontare esperienze, cosa che, a mio modo di vedere, il Ministero voleva in ogni modo evitare.
A Treviso la Preside ci fece visitare l’enorme e nuovissimo Istituto per Geometri e ci disse testualmente: “Ecco, questi sono gli studi dei Professori. Ma non abbiamo spazio: siamo costretti a metterli in due in ogni stanza......” (sic...)
Si, anche nel Sud: io cone studio ho uno cassetto delle dimensioni di 30x30x15 cm...... anzi, ben due, perché sono alto e l'ultimo stipetto nessuno lo vuole....

Papik.f ha detto...

@Antonello: se i dati numerici sono quelli che tu dici, hai ragione sotto l'aspetto economico. Restano gli altri aspetti, sui quali potremmo discutere a lungo. L'esame nella formula "provvisoria" del 1969 a mio parere non è affatto da rimpiangere sotto nessun punto di vista. E riproporre una formula come quella pensata da Gentile continuo a pensare che non sia possibile. Gentile aveva una concezione dell'insegnante come uomo di cultura, ed era questo, per me, il suo grande merito al di là degli aspetti ideologici (deprecabili). Oggi, purtroppo, siamo ben lontani da quel modello.
@Francesco Rocchi. Può anche darsi che l'Invalsi non lo abbia detto mai. Ma che dire di questa citazione?
"audace e chiaro è invece il piano [dell'agenda Monti] sull'istruzione, che vuole premiare il merito tra gli insegnanti e riconosce il valore delle valutazioni nazionali tipo Invalsi da usare per incentivare docenti e dirigenti scolastici. Una proposta sacrosanta, ma molto osteggiata dai sindacati, perfino quelli americani".
Frase testuale di Luigi Zingales, in un articolo sul Sole 24ore, riportata dal sito di Fermare il Declino (altra grande delusione degli ultimi tempi, almeno per me).
http://www.fermareildeclino.it/articolo/lagenda-monti-manca-di-proposte-concrete
Forse l'Invalsi no, ma mi sembra che Confindustria abbia molto chiaro dove vuole andare. Appunto verso uno studente - concorrente di telequiz. E verso un insegnante che badi ad allenarlo e non la meni (pardon) con la cultura.

Anonimo ha detto...

Papik

Zingales lavora per l'INVALSI? No. Quindi quel che l'Invalsi è o non è non dipende da Zingales.

E' però ovvio che se ci si prende la briga di fare queste valutazioni, è solo per farne un qualche uso dopo.

Le valutazioni offrono degli elementi diagnostici per poter prendere decisioni su basi fondate.

L'UK possiede uno dei sistemi scolastici più classisti d'Europa per antica tradizione. I progressisti che lottano per renderlo più equo lo fanno, e possono farlo, perché l'Ofsted (l'Invalsi locale, semplificando molto) fornisce tutta una serie di dati che permettono di identificare e descrivere i problemi del sistema scolastico inglese.

Noi siamo talmente impastoiati nella nostra vecchia e vieta retorica che nemmeno ci accorgiamo che ci diamo la zappa sui piedi. 'Sta storia dei telequiz è stucchevole, sempre con questo spauracchio inutile. Nessuno vuole ridurre la didattica a quiz e non è neanche possibile farlo.

F.R.

Antonello ha detto...

Due tra i miei più cari Amici sono Inglesi. Vivono vicino a Leicester. Sono persone di una certa agiatezza, che si possono permettere per i due figli, uno di venti (che ha già finito) e l'altro di diciassette, le scuole migliori.
Ho visto, durante i miei frequenti soggiorni in casa loro, cosa fanno a scuola e qual'è la loro cultura generale. Lasciamo perdere.

Papik.f ha detto...
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Papik.f ha detto...

Consiglio di riguardare i primi dieci minuti e gli ultimi dieci minuti dell'"Attimo fuggente" (film che pure non amo particolarmente), cioè prima che entri in scena il prof. Keating e prima che rientri in classe per l'ultimo saluto per vedere a cosa possa ridursi la didattica incentrata sull'allenamento a una misurazione oggettiva.
Insistere a negare che il tipo di prova che sarà utilizzata per valutare il suo rendimento influenzi la didattica di un insegnante non mi sembra molto realistico.
Consapevolmente o meno che lo si faccia, proporre i test come unica forma di valutazione porta (non può non portare) a eliminare la riflessione e l'approfondimento personale.
Nella discussione non c'è ancora stata alcuna risposta alla seguente questione:
1. o si usa una prova oggettiva e allora si misura solo una quantità
2. o si misura una qualità (dell'apprendimento, della capacità di rielaborazione e riflessione, della produzione di testi con una certa componente di originalità) ma ciò non può essere fatto con prove oggettive.
3. E' chiaro che è possibile fare entrambe le cose, in teoria, e potrebbe forse essere una soluzione ragionevole; ma non è a questo che si mira, bensì a utilizzare le prove strutturate come UNICO metodo di valutazione degli insegnanti.
E' questo che prevede l'"agenda Monti" ed è questo che Zingales sostiene con tutto il peso del Sole 24ore e di Confindustria. A questo punto che cosa conta che siano o meno affermazioni direttamente provenienti dall'Invalsi? mi sembra un particolare del tutto insignificante.
E' chiaro che il paragone del quiz televisivo è solo una banalità per chiarire che se l'insegnante è valutato esclusivamente sulla base di come i suoi allievi superano i test, la sua unica (non la principale, né la fondamentale: l'unica) diventa allenarli a superare i test. Perché la natura umana è quella che è, tra l'altro, e non si può modificare riprogettandola, cosa che sfugge di solito agli ideologi di qualsiasi tipo.
Perché si dovrebbe perdere tempo a preparare altre prove, se poi l'aumento stipendiale o la progressione di carriera si baserà solo su quelle strutturate?
Se mi sarà richiesto di trasformarmi in questo tipo di insegnante, lo farò, come ho già detto. Ma come genitore l'idea che i miei figli possano essere valutati in filosofia, italiano o matematica sulla base esclusiva di prove strutturate mi ripugna e mi disgusta. E penso che una simile idea si inquadri in un tipo di scuola destinata solo a formare gli obbedienti esecutori di ordini e i buoni consumatori del futuro, mentre la classe dirigente si formerà in istituti non statali di alta qualificazione (come erano una volta quelli dei Gesuiti). Anche questa è una banalità, ma alle volte le banalità hanno il difetto di essere vere.

Cate ha detto...

Il tipo di prova che si sceglie è strettamente inerente rispetto tutte le altre fasi della didattica. Se privilegerò la valorizzazione della capacità di ragionamento dei miei allievi( come di solito faccio)mi darò dei tempi e dei metodi assai diversi rispetto ad una scelta che mi faccia privilegiare i test quali strumenti di verifica. Io li uso quando non ne posso proprio fare a meno( sostituti di II o III interrogazione) e per abituare i miei studenti alla terza prova e solo per alcuni argomenti che si prestano meglio di altri a questo tipo di verifica. Non posso proprio immaginare una verifica su Leopardi attraverso l'uso dei test che non demonizzo ma che non idolatro e nemmeno invidio a chi ne fa largo uso.

Cate ha detto...

Accidenti, mi sono dimenticata degli auguri.
Caterina

Anonimo ha detto...

Papik

Lei però distorce: L'Invalsi e Zingales sono due entità diverse, ma lei le accomuna forzosamente e in forza di questo accostamento forzoso arriva a conclusioni arbitrarie, cementandole da altre affermazioni altrettanto arbitrarie.

Due su tutte: l'Invalsi non ha mai inteso sostituirsi alle valutazioni fatte dai docenti, ma solo aggiungersi ad esse negli esami finali (fondamentalmente per avere la certezza che le prove venissero prese sul serio -è una forzatura, ma contenuta).

Solo la Gelmini poteva pensare di usare le valutazioni Invalsi per giudicare i docenti. E' un uso improprio che non è mai rientrato nelle finalità dell'Invalsi (che non è stato di certo creato dalla Gelmini).
Poi possiamo anche dirci "E invece sì", e trarne tutte le conclusioni apocalittiche che vogliamo però non è che diventa più vero...

Cate: nessuno dice che Leopardi vada spiegato a quiz. Nessuno. Né la valutazione Invalsi è fondata su quiz (tanto è vero che non sono basate su un programma di letteratura).

Poi farei notare un dettaglio, relativo all'oggettività: la poesia è polisemica e aperta a mille sfumature. Ma certi aspetti della comprensione di un testo non lo sono per niente. Se leggo un articolo tecnico, scientifico o umanistico che sia, la comprensione del testo si deve intendere fondamentalmente univoca (altrimenti a che serve?), e fare delle domande oggettive di comprensione non è né sbagliato né impossibile.
Se leggo un articolo su Petronio in cui si dimostra che è vissuto nel I sec. d.C., sarà legittimo chiedere ad uno studente "Quando è vissuto Petronio secondo l'autore dell'articolo? Nel I, nel II o nel III sec. d.C.?
Se questi mi risponde III sec. d.C. io ne deduco che nella comprensione del testo qualcosa è andato storto.
E poi possiamo anche chiamarla interrogazione, ma se chiedo quanto è vissuto Leopardi, la mia domanda è un quiz, né più, né meno.
Poi chiederò anche altre cose più sfumate, ma quello è un quiz. Punto.

FR

G.P ha detto...

Oggi il mondo universitario è in lutto pre la perdita di una grande donna,Rosanna Bettarini che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere.Donna di gran classe e con pochi peli sulla lingua oltre che filologa e studiosa di rango.Mai avrebbe pensato che il Petrarca potesse essere ridotto a dei quiz o che dei quiz, a chi non sa distinguere il pane dal sasso, sarebbero riusciti a far apprezzare il Petrarca.Riflettiamo

francini ha detto...
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francini ha detto...

Intanto non è chiaro "chi" sia Invalsi. Qual è la sua legittimazione? A chi risponde? Qual è il suo mandato? In nome di chi opera? Se si prova a rispondere seriamente a queste domande, la risposta si fa sfuggente. Se se ne accresce il ruolo, se i suoi quadri di riferimento acquisiscono sempre maggior rilevanza nel lavoro degli insegnanti e nelle tappe di apprendimento degli alunni, allora diventa sempre più difficoltoso trattarla al pari di un ente di ricerca autonomo, che conduce le analisi sulla base di propri criteri e di prove messe a punto da un gruppo di esperti reclutati in proprio. Bisognerà quindi, una buona volta, stabilire chi e come concorre alle politiche educative sottese alle prove Invalsi, con quale mandato, con quali margini di discussione e partecipazione democratica. Ad esempio, per quale ragione la scuola italiana deve essere nel suo insieme valutata da organismi presieduti da economisti provenienti dalla Banca d'Italia? E' una decisione tecnica e neutrale o nasconde scelte precise?

In ogni caso, se è vero che i vertici di Invalsi hanno tenuto posizioni prudentemente caute circa i limiti delle conclusioni desumibili dalle rilevazioni (dei quali sono consapevoli), è anche vero che ben poco si è fatto per prendere le distanze da uno schematismo rozzo che delle prove Invalsi ha cercato e cerca di servirsi, per innestarvi politiche premiali in senso più o meno stretto. Il documento d'intenti di Checchi, Ichino e Vittadini è stato pubblicato sul sito e fatto proprio come documento strategico dall'Invalsi nella fase di messa a regime del Servizio di Valutazione. Quel documento non faceva nulla per evitare le ben note mitologie sulla misurazione del cosiddetto "valore aggiunto", che crea le ovvie premesse per la valutazione del servizio scolastico e dell'insegnamento nella direzione della risposta a test standardizzati, anzi sposava apertamente questa linea (al punto di porre l'esigenza della tracciabilità dei risultati di ciascuno studente ai diversi test di apprendimento sostenuti nell'arco della sua carriera scolastica). Sempre in quella direzione si muoveva poi il cosiddetto "Piano Qualità e Merito" ispirato al MIUR proprio da Abravanel, al quale naturalmente ha prestato la propria naturale collaborazione Invalsi. L'impianto è sempre il medesimo: con somministrazioni ripetute di un test cognitivo, misurare l'apporto fornito dall'insegnamento di una data scuola, dopo un apposito trattamento da parte di un team di supporto. Peccato che, a fronte di tante risorse e tanto denaro profuso, l'evidenza di una ricaduta positiva sia così dubbia e tanto poco solidamente rendicontata. E', peraltro, grossomodo il medesimo impianto che si va prefigurando nel DPR sulla valutazione che è in via di approvazione e di cui ha di recente discusso il CNPI. Sono pervenuto a conclusioni piuttosto scettiche circa i possibili benefici di questo impianto valutativo in relazione allo sforzo organizzativo richiesto. Anzi, è possibile che gli effetti complessivi possano essere perfino di carattere negativo.

Ultimo punto: non nutro alcun pregiudizi ostili ai test standardizzati. Sono consapevole che un buon test (perlomeno in alcune discipline) può rilevare conoscenze e capacità di livelli molto diversificati, comprese capacità complesse di carattere logico e dimostrativo (purché lo si voglia e lo si sappia fare).

Tutto ciò non implica però dover scimmiottare i test centrati sulle competenze in stile OCSE-PISA (forse con l'idea di renderli più familiari agli studenti italiani e favorirne il successo). Dati strutturati e confrontabili si possono ottenere in molti modi; come si decida di farlo lancia un messaggio potente alle scuole e genera conseguenze a valanga. Mai visti testi e problemi tanto brutti e tanto didatticamente sterili quanto quelli scaturiti dal fiorire di queste prove (le varie sezioni di allenamento al test nei libri pubblicati). Ora, se bisogna giudicare una pedagogia da ciò che alimenta, le conclusioni sono scoraggianti.

Antonello ha detto...

FR ha scritto:

“omissis.......fare delle domande oggettive di comprensione non è né sbagliato né impossibile.
Se leggo un articolo su Petronio in cui si dimostra che è vissuto nel I sec. d.C., sarà legittimo chiedere ad uno studente "Quando è vissuto Petronio secondo l'autore dell'articolo? Nel I, nel II o nel III sec. d.C.?
Se questi mi risponde III sec. d.C. io ne deduco che nella comprensione del testo qualcosa è andato storto.
E poi possiamo anche chiamarla interrogazione, ma se chiedo quanto è vissuto Leopardi, la mia domanda è un quiz, né più, né meno.
Poi chiederò anche altre cose più sfumate, ma quello è un quiz. Punto.”


Veramente, chiedendo (con quale quiz?) se Petronio è vissuto nel I°, II° o III° secolo non controllo una capacità oggettiva di comprensione di un testo, controllo solo una capacità di memorizzazione.
Ritorniamo al "nozionismo"?
Non che io personalmente abbia qualcosa contro la memorizzazione che è stata negli anni scorsi colpevolmente criminalizzata, anzi: ma non confondiamo le due capacità, per favore.

Anonimo ha detto...

Chi sia l'Invalsi è chiarissimo a chiunque si prenda la briga di fare clic sul suo sito.

http://www.invalsi.it/invalsi/istituto.php?page=chisiamo

Poi: a quali economisti di Bankitalia fa riferimento? E in subordine: un economista è il Male?

Si continua a voler identificare i "test" con i "quiz", laddove i quiz ne costituiscono solo una parte, sia pure importante. Si consideri che anche un tema di italiano è un test. Test, e pure oggettivi, sono anche quelli per l'accertamento delle lingue straniere, che pure prevedono domande a risposta aperta e addirittura colloqui a risposta aperta.

Cosa vuol dire questo? Vuol dire che i test possono essere migliorati, discussi e modificati, ma va accettata l'idea che la scuola italiana si sottoponga a rilevazioni diagnostiche.
Anche perché non mi sembra che finora la scuola italiana abbia dato prova di essere chissà che meraviglia, pur in assenza di qualsiasi valutazione.

Qui metto un pdf che illustra come sono fatte le prove ocse-pisa, con cui collabora anche l'Invalsi. Si noterà che solo una parte è riconducibile a "quiz" e che sono incluse letture di grafici (è banalizzazione del sapere sperare che gli studenti sappiano consultare un grafico e trarne informazioni?).

Questa invece è l'ultima prova invalsi di italiano per le superiori. Sarebbe bene dargli un'occhiata e chiedersi: "Ma un ragazzo che non sa rispondere a queste domande -quantomeno ad un buon numero di queste domande- può ritenersi ben preparato dalla scuola?
http://www.engheben.it/prof/materiali/invalsi/invalsi_seconda_superiore/2011-2012/invalsi_italiano_2011-2012_secondaria_seconda.pdf

Faccio un esempio da quel documento, comprensibile anche senza contesto:

Nella frase “Malgrado fosse già sveglio” (riga 2), con quale congiunzione si può sostituire
“malgrado” senza cambiare il resto della frase né il suo significato?
A. n Anche se
B. n Poiché
C. n Come se
D. n Sebbene

Saremmo contenti di uno studente che non riconoscesse la risposta giusta.

Aggiungo: con l'introduzione delle prove Invalsi, le case editrici hanno cominciato a pubblicare libri di preparazione che l'Invalsi non ha MAI consigliato (dichiarando invece più volte che il test non prevede preparazione specifica), che non ha MAI supervisionato e che non ha MAI approvato.
E' verissimo che molte di quei libretti non valgono la carta su cui sono scritti, ma trarne conclusioni sull'Invalsi è quantomeno poco corretto.

Così come è scorretto valutare l'Invalsi su quel che ne farebbe Abravanel, che con l'Invalsi non c'entra niente di niente.

FR

francini ha detto...

Cipollone e Sestito. Tutti e due dell'ufficio studi di Bankitalia. Per quale ragione nella valutazione del servizio scolastico si deve riconoscere un'egemonia di carattere economicistico? Chi lo ha deciso? Siamo proni e docili a tutto questo?

Non giochiamo con le parole. Quando chiedo "chi" è Invalsi chiedo da quale fonte esso derivi la sua autorità e le sue procedure decisionali. Gliela hanno conferita le scuole, gli insegnanti, le famiglie, chi altro? A quali controlli democratici è soggetto? La risposta è chiara: non è un ente di ricerca autonomo e libero nelle sue articolazioni e nel suo percorso decisionale. Si tratta di un ente governativo, con dirigenza di nomina strettamente governativa, con processi decisionali top-down. Quali sono le garanzie di cui l'opinione pubblica e la comunità scolastica dispongono in merito al suo funzionamento, alla condivisibilità e validità delle sue decisioni e delle modalità adottate nella conduzione delle proprie indagini (giacché non di ricerca autonoma si tratta, ma di ricerca avente valenza e implicazioni con carattere di ufficialità). L'Invalsi non conta il numero di telefoni cellulari o di automobili possedute dalla popolazione. Si occupa di "misurare" caratteri latenti, di difficile definizione, nei quali il processo stesso di misura determina significativamente le risultanze (e non nel senso che si tratta di, eventualmente, convertire gradi centigradi in gradi Fahrenheit). E dunque da dove trae la necessaria legittimazione decisionale e metodologica, se non per via autoritativa? Quali modalità hanno la comunità scolastica e l'opinione pubblica in generale per stabilire se questa entità debba essere presieduta da un economista o da un filosofo o da uno storico, e da quale economista, storico o filosofo? Quali modalità possiede la comunità scolastica per entrare nelle sue decisioni di merito, sul fatto che l'Invalsi debba assumere un sociologo o uno statistico o un pedagogista? Chi e come stabilisce queste scelte, le quali hanno carattere fortemente non neutrale (se non, autocraticamente, l'autorità di governo preposta)?

Infine: certamente "l'Invalsi" non incoraggerà mai, da parte sua, l'immondizia editoriale circolante in omaggio alle sue prove. Ma ciò non sposta molto i termini della questione.

Faccio un esempio: il cosiddetto teorema di Ruffini è un piccolo, meraviglioso teorema di algebra, il cuore di tutto il calcolo polinomiale, fino alla teoria di Galois. Purtroppo, nella manualistica ha indotto una messe di cattivi esercizi ripetitivi e senza valore, spesso diseducativi. Certo non è colpa del teorema di Ruffini, eppure se si tratta di lanciare anatemi contro la didattica tradizionale non si va per il sottile e fatalmente ci va di mezzo proprio lui. Ma, per quanto cattive ne siano le trasposizioni didattiche, si tratta di un elemento di sapere che è di per sé generativo e capace di alimentare altro sapere.
Possiamo dire la stessa cosa riguardo la didattica per competenze ed i suoi maldestri addestramenti? A quali nuclei di sapere ci fanno, in ogni caso, accostare o attingere? Quali ricadute ci lascia il proliferare della didattica per competenze? Leggere il bugiardino dei farmaci? Leggere l'orario ferroviario o la busta paga? Ma via.

A quel punto mi tengo stretto Ruffini, che anche nelle sue trasposizioni più riduttive almeno ha qualche probabilità di poter generare, anche solo incidentalmente, qualche scampolo di reale conoscenza.

Anonimo ha detto...

Francini

Lo stesso discorso dell'Invalsi lo potrebbe fare per qualsiasi ufficio del ministero e per qualsiasi istituto di ricerca in Italia. Quindi mi sembra che da questo punto di vista non ci sia molto modo di sfuggire al fatto che l'Invalsi, creato e definito dal nostro Parlamento, sia perfettamente legittimo.

Ribadisco: lei ha citato due persone di formazione economica. Ribadisco: quindi? Ciò è male? Fanno parte di qualche Spectre?

Nel merito della matematica: lei sostiene che la didattica relativa al teorema di Ruffini ha prodotto pessimi risultati. E come lo sa? Su quali basi?

Non può sostenere nulla di tutto questo se non produce dei dati verificabili e il più possibile oggettivi. L'Invalsi serve proprio a questo e proprio questo fa.
Siete peraltro perfettamente d'accordo, lei e l'Invalsi, (e tanti matematici italiani) nel dire che la matematica si insegna male.

Visto che siete pure d'accordo, qual è il senso di tanta acrimonia?

FR

Anonimo ha detto...

Antonello

In relazione all'esempio su Petronio: non è memorizzazione, visto che il testo è a disposizione dell'esaminando in questo tipo di test.
E' informazione che va ricavata dal test, capendolo.

Consideri che il mio è un esempio facile.

FR

V.P. ha detto...

AGENDA TECNOCRATICA PER LA SCUOLA

V.P. ha detto...

sull'invalsi, condivido il post di francini di 4 ore fa.

francini ha detto...

@ FR

Rispondo: sì, èdirei proprio che è male. E' molto male che il potere di valutazione della scuola italiana sia quasi costitutivamente gettato in mano a uomini di Bankitalia. Sono dettagli rivelatori di un approccio economicista al sapere che respingo con forza e con radicale indignazione. E' indice di un assoggettamento che trovo inaccettabile e che, come cittadino, mi rifiuto di approvare acriticamente. Come docente, invece, debbo accettarlo e basta. Ed è un dato di fatto che Invalsi, nel gettare le basi di SNV, ha fatto proprio il pessimo documento di Ichino, Checchi e Vittadini, guarda caso centrato sul discutibilissimo concetto di "valore aggiunto" quale elemento di giudizio sugli istituti scolastici. Invalsi, di certo, non avrà colpe. Ma è singolare come esso torni puntualmente funzionale e pronto all'uso per una gran messe di progetti accomunati dai tratti dell'ingerenza e della deriva omologante (nella direzione dogmaticamente non negoziabile tracciata da OCSE e affini).

Sul resto: non ho affermato che l'Invalsi sia fuorilegge. Ho affermato che, dato il suo ruolo pressoché oracolare, esso ha inevitabilmente un debito da saldare in termini di partecipazione al processo, di pubblica discussione dei suoi quadri di riferimento, di criteri di selezione dei suoi operatori. Tutti elementi che sono frutto di scelte culturali ben precise e non sono certo terreno tecnico neutrale e insindacabile. Elementi che dunque debbono essere assoggettati ad adeguate forme di partecipazione ai processi decisionali e alla possibilità di un controllo critico esercitabile in forme pubbliche e democratiche, trattandosi di apparato pubblico investito di un potere di enorme rilievo costituzionale (art.33), una volta che la sua azione fosse resa cogente, come grossomodo si va configurando. Pesi e contrappesi.

p.s.: Per avere significatività e accuratezza statistica, una valutazione di sistema potrebbe benissimo essere campionaria, con grande risparmio di tempo, risorse, e probabilmente dati più gestibili e meglio controllabili. Lasciando alle scuole l'opzione di aderire su base volontaria ai test, eventualmente anche versando un contributo ai costi con l'adesione al progetto. A quel punto i test diventerebbero davvero uno strumento a disposizione delle scuole e non un letto di costrizione, e molte scuole potrebbero prendervi parte se ritenuti in effetti fruttuosi. Per il quadro statistico, ripeto, è più che sufficiente un campione significativo.

E' dunque impossibile evitare di concludere che nell'obbligatorietà e nella natura censuaria del test si annidi in realtà un proposito, più o meno chiaramente espresso, di carattere probabilmente ideologico, di certo non troppo disgiunto dall'approccio brunettiano ai servizi pubblici (a proposito: è servita a qualcosa la crociata brunettiana? sono migliorati i servizi all'anagrafe, al tribunale o negli ambulatori, una volta debellati i dipendenti fannulloni e assenteisti?)

francini ha detto...

p.s.: Naturalmente l'adesione facoltativa delle scuole dovrebbe avvenire sotto stretto controllo dell'ente, il quale dovrebbe inviare una squadra di sorveglianti durante lo svolgimento della prova (per questo la scuola dovrebbe eventualmente pagare un contributo spese).
Ciò per evitare che si generi la ridicola ma ricorrente situazione che la scuola tarocchi i propri test per avere buoni punteggi da propagandare sul suo sito (lasciando collaborare gli studenti, concedendo loro più tempo, etc.). E' ben noto che i punteggi medi ottenuti dalle scuole nelle prove Invalsi sono nella quasi totalità ben maggiori dei punteggi di quelli del campione sorteggiato a svolgere la prova sotto vigilanza esterna. In questo modo siamo nell'ennesimo paradosso tutto italico: quasi tutte le scuole possono sbandierare a testa alta di essere andate meglio della media della propria regione e anche della media nazionale .... (con tanti saluti al concetto di media). E chissà perché succede questo... forse il campione risulta sistematicamente sfortunato e popolato di ragazzi fatalmente più deboli degli altri?

p.p.s.: Uno dei vantaggi del rendere la prova opzionale sarebbe che, eliminando il monopolio Invalsi, le scuole che lo desiderassero potrebbero più facilmente rivolgersi anche ad altri soggetti, magari aderendo ad altri tipi di test comparativi, se ritenuti utili per trarre elementi di conoscenza e di miglioramento della propria azione didattica.

paniscus ha detto...

Aggiungo due lire, scusandomi se forse mi ripeto: è vero che non c'è mai stata alcuna dichiarazione esplicita dell'invalsi sull'intento di usare i risultati dei test "per valutare gli insegnanti"...

...ma sta di fatto che è stata fatta una potentissima campagna propagandistica per fare credere all'opinione pubblica che le cose invece stessero così.

Che sia stata un'iniziativa personale della Gelmini o di qualcun altro, non posso dirlo perché non lo so, ma di sicuro a livello mediatico la propaganda è stata fatta eccome, anche a costo di affermare brutalmente il falso.

Discutendo su forum ad argomento genitoriale, mi sono resa conto che la maggior parte delle persone (quelle che non sanno nulla di come si lavora a scuola, ma pensano di conoscerla bene solo perché sono genitori di alunni), era favorevolissima alle prove invalsi, PROPRIO perché pensava sinceramente che "finalmente sarebbero servite a valutare gli insegnanti".

Quei pochi che erano contrari, lo erano esclusivamente per iperprotettività nei confronti dei loro figli, ossia la paura che le prove fossero troppo difficili e che i ragazzini ne uscissero mortificati... ma quasi tutti erano comunque convinti che quelle prove servissero davvero a valutare gli insegnanti.

Ovviamente, veniva preso come "prova schiacciante" di questa tesi proprio il fatto stesso che molti insegnanti fossero critici contro le prove invalsi.

Io ricordo di aver fatto di tutto per spiegare per quale motivo ero critica, ossia proprio perché le consideravo inopportune e POCO SIGNIFICATIVE, non in grado di valutare nulla di realistico; e invece mi veniva risposto che "gli insegnanti sono contrari solo perché hanno la coda di paglia", ossia perché hanno il terrore di essere finalmente valutati come meritano.

Tale ragionamento implicherebbe, peraltro:

- che le prove siano comunque veritiere e significative;

- che siano davvero adatte a valutare gli insegnanti;

- che gli insegnanti lo sappiano benissimo, ma che mentano di proposito facendo finta di credere il contrario,

- e tutto questo, solo perché tremano come foglie al pensiero che finalmente le loro magagne vengano pubblicamente esposte.

Ho provato a far ragionare un attimo su quanto fosse contorta questa catena di supposizioni, ma chi VUOLE rimanere convinto a tutti i costi, ci rimane.

Per cui, il punto non è tanto se "l'invalsi l'abbia detto o no" o se "la Gelmini ci abbia messo le sue fantasie personali o no": il punto è che questo equivoco esiste, è diffusissimo, e che c'è stata una chiarissima volontà politica di favorirlo ed enfatizzarlo.

Lisa

Anonimo ha detto...

Lisa

Sì, la Gelmini ha detto delle fesserie enormi ed era una completa incompetente. Completa.
In riferimento alla "potentissima campagna", non è chiaro a cosa si riferisca, ma in ogni caso, chi l'ha fatta?

Perché se l'ha fatta l'Invalsi è una cosa, se l'hanno fatta altri, la cosa è completamente diversa.
L'Invalsi produce dati, l'uso che se ne vuole fare è oggetto di dibattito pubblico.
Altrimenti bisognerebbe dire che l'Istat è razzista perché certifica che la presenza straniera in Italia è significativa, e il dato viene ripreso dagli xenofobi per le loro campagne.

Ho notato molto spesso nei commenti questo schema di argomentazione: "Forse non sarà l'Invalsi/ forse non lo dicono/ avranno pure dichiarato...ma di fatto...

Ma di fatto niente: l'Invalsi ha sempre detto e ripetuto che i suoi dati non rivelano quanto sono "buoni" gli insegnanti italiani e costituiscono solo una parte del complesso insieme di dati necessario per valutare gli insegnanti se pure.

E' appena il caso di ricordare che la sperimentazione per la valutazione degli insegnanti avviata dalla Gelmini (ma non inventata da lei, per grazia di Dio) NON riguardava affatto l'Invalsi e NON era basato su su test standardizzati o su automatismi aritmetici . Per nulla. E però è stata cassata anche questa proposta, che pure verteva sulle valutazioni di Preside e colleghi docenti di una scuola, era solo una sperimentazione e prevedeva solo premi, non penalità.
Quindi, Lisa, faccia caso a quanto è stata imprecisa.

Io non ho figli, sono un insegnante di lettere (tutti tipi e formati), le prove Invalsi le ho fatte e corrette e non le ho trovate per nulla scandalose.
Anzi. E quelle Ocse-Pisa sono ancora meglio, visto che non fanno mai riferimento al nozionismo ma all'esercizio vero delle proprie capacità.
Solo che hanno un difetto fondamentale ed irrisolvibile: tolgono al docente il suo caro arbitrio e la possibilità di usare i voti come instrumentum regni. Costringono il docente a chiedersi cosa sta facendo e perché. Il che non vuol dire essere sempre d'accordo con le valutazione, ma piuttosto sapere che quel che si fa deve sempre essere spiegabile e giustificabile.

FR

V.P. ha detto...

Il Miur cerca un alibi.

Condivido i post odierni di franchini in risposta a FR e il post di lisa.
La mia ipotesi è che il Miur sia ben consapevole, sia pure all’ingrosso, delle carenze del sistema scolastico e, per sua scelta, incapacità o abbaglio, invece di farsene carico con adeguate iniziative, programmi e conseguenti risorse economiche, cerchi di attribuirne le responsabilità ai docenti.
La valutazione indiretta di questi tramite la “misurazione” dell’ipotetico valore aggiunto degli apprendimenti dei discenti, effettuata mediante i test “scientifici e oggettivi” da parte Invalsi, dovrebbe provvedere alla bisogna.
A mio giudizio, l’Invalsi è un carrozzone, atto a camuffare le apparenze, ma nei contenuti sostanzialmente inutile, se non dannoso, oppure un oracolo imprevedibile e gratuito, come dice franchini.

V.P. ha detto...

Gelmini e la valutazione-barzelletta

Anonimo FR ha detto:”E' appena il caso di ricordare che la sperimentazione per la valutazione degli insegnanti avviata dalla Gelmini (ma non inventata da lei, per grazia di Dio) NON riguardava affatto l'Invalsi e NON era basato su test standardizzati o su automatismi aritmetici . Per nulla. E però è stata cassata anche questa proposta, che pure verteva sulle valutazioni di Preside e colleghi docenti di una scuola, era solo una sperimentazione e prevedeva solo premi, non penalità.”

Gelmini IMPOSE a tutti i costi una sperimentazione-barzelletta a sostegno concreto, esemplare e mediatico delle sue riforme.
L’ex ministro faticò non poco, e fece anche carte false, per trovare scuole disponibili a fare da cavia.
La sperimentazione coatta comunque venne portata a termine.
Qualcuno dei vincitori si lamento di non aver ricevuto il premio mesi dopo la conclusione.
Alcuni (o uno solo?) dei 276 “meritevoli” andarono (o andò) a Montecitorio a incontrare il ministro, ma nessuna altra notizia in più si seppe.
Miur incassò – sembra - una figuraccia, tacque e non propose il bis.

Gelmini, il merito entra in classe premiati 276 docenti

Massimo Rossi ha detto...

Mi scuso di non essere riuscito a postare il mio commento qui. Si trova comunque sul mio blog, con il titolo "Merito e meritocrazia". L'url è: http://profrossi.wordpress.com
Saluti ed auguri a tutti.

Eddy ha detto...




ECCO CHE FINE HA FATTO IL PROGETTO MERITOCRATICO DELLA GELMINI

http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-246469.html

http://cubscuolaudine.wordpress.com/2011/07/06/ecco-che-fine-ha-fatto-il-progetto-meritocratico-della-gelmini/

Antonello ha detto...

Stamattina parlavo con una Collega di Italiano e Storia.
Ha due figli piccoli che frequentano entrambi la seconda elementare.
E' disperata: i figli non studiano le tabelline, non scrivono un "pensierino" o fanno un dettato: pare, a quanto riferisce la Collega, che tutta la loro attività scolastica sia volta a fare esercizi tesi al superamento del test INVALSI.
La Maestra dei bambini, quando la Collega ha chiesto spiegazioni, ha risposto che questi erano i "programmi attuali".
La mia Collega può supplire lei stessa alle carenze della scuola, ma i figli dei carpentieri o degli autisti di Tir?
Inoltre, tornando alla smania valutativa degli Insegnanti: ma forse che in un ospedale si dà una valutazione meritocratica al miglior Medico o al miglior Infermiere, con conseguente incremento di stipendio?
E, sempre parlando di Ospedali, perché un Cardiologo o un Medico di Pronto Soccorso, che hanno per le mani la vita della gente e sono sottoposti a un terribile stress, vengono pagati in maniera uguale a un Dermatologo che cura le unghie incarnite?
O, in un ufficio pubblico, viene data forse una valutazione tra chi sa meglio passare le scartoffie da un piano all’altro?
Gli Insegnanti, come qualcuno vorrebbe, forse come rivalsa rispetto a qualche trauma pregresso, non si possono classificare in Professori, Mezzi Professori, Professoricchi e Quaquaraquà: o un Insegnante sa fare il suo lavoro, o non lo sa fare.
Tertium non datur.

Papik.f ha detto...

Come volevasi dimostrare. Quello che Antonello racconta è l'anticipazione di ciò che si vuole far diventare la scuola a tutti i livelli. E quelle maestre si comportano così nonostante allo stato attuale i test Invalsi non siano ancora stati adottati come criterio unico per la valutazione della qualità dell'insegnamento. Come vorrebbe fare Monti, come vorrebbe fare Profumo, e non ha alcuna importanza il fatto che l'Invalsi stesso non si ponga questo obiettivo. Perché qui non stiamo discutendo dell'Invalsi in sé (del quale, almeno a me, non potrebbe importare di meno) bensì del futuro della nostra scuola.
E qui ritorniamo al punto di partenza: se si affermerà una "meritocrazia" del tipo ipotizzato da Abravanel, la conseguenza sarà che tutti gli insegnanti (io per primo) si trasformeranno in allenatori ai test, come le maestre che cita Antonello.
Se poi questa tendenza sia frutto di un'infatuazione ideologica che impedisce di vedere ciò che è evidente e ovvio, o un'operazione consciamente tesa a favorire le scuole private, non so; ma poco importa: la scuola pubblica, in ogni caso, ne uscirà distrutta.

Anonimo ha detto...

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