giovedì 10 gennaio 2013

LE BULLE IMPUNITE A VENTI GIORNI DALL’AGGRESSIONE A UNA COMPAGNA

Dopo il suicidio della studentessa quattordicenne perseguitata via internet e mentre si susseguono episodi di bullismo di ogni genere (anche nel senso che sempre più spesso si tratta di “bulle”), il garante della privacy sollecita più energia e compattezza per garantire a tutti il dovuto rispetto. A suo tempo il ministro Fioroni ebbe il merito di rendere più severo lo Statuto degli studenti proprio per contrastare il fenomeno, ma nel complesso le scuole non sono state abbastanza aiutate a fronteggiarlo con uguale fermezza, anche per via della vulgata che assegna ai bulli un sottofondo di scarsa autostima e insicurezza. Non è così, di regola, per il pioniere degli studi sul bullismo, il norvegese Dan Olweus, che dopo numerose indagini così si espresse in proposito: “I risultati ottenuti non confermano in alcun modo questa opinione comune; al contrario sostengono una tendenza opposta: i bulli mostrano infatti poca ansia e insicurezza e non soffrono di scarsa autostima, … il che non esclude che possano esserci singoli bulli sia aggressivi che ansiosi” (Il bullismo a scuola, p.36).
Anche da un episodio verificatosi all’uscita di una scuola pratese sembra emergere incertezza sulla linea educativa da seguire. Dal 19 dicembre, giorno della violenta aggressione di cinque allieve quindicenni a una loro coetanea, ancora non è stato deciso come punirle. Il preside ha motivato il ritardo con l’imminenza delle vacanze, ma (curiosamente) anche con l’opportunità di non sovrapporsi alle indagini dei carabinieri. In più non si capisce perché la vittima, rifugiatasi nella scuola, sia stata poco dopo invitata di nuovo a uscire. Staremo a vedere se un provvedimento esemplare compenserà o aggraverà il ritardo con cui verrà preso. (GR) 
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29 commenti:

Sofron ha detto...

Aspetto con molta curiosità di conoscere i provvedimenti disciplinari annunciati dal Preside. Saranno provvedimenti severi, come il caso richiede, o prevarrà la viltà del non schierarsi, miseramente mascherata da volontà di redenzione degli aggressori?

Castalia ha detto...

la seconda che hai detto.
se no poi i genitori protestano, sia mai........

Papik.f ha detto...

Mi sembra già di sentir arrivare una sospensione con obbligo di frequenza, ovvero quel trionfo del "qui lo dico e qui lo nego" tanto popolare nella scuola degli ultimi anni.
O forse neppure quella?

Giorgio Ragazzini ha detto...

In un altro articolo di cronaca locale il preside mette avanti un'altra difficoltà rispetto alla sanzione: «È difficile prendere dei provvedimenti nei confronti delle studentesse in quanto il fatto è accaduto fuori dalla scuola». Ma non poche scuole hanno normato anche questa evenienza, che non si può ignorare. Per esempio, nel regolamento dell'Istituto comprensivo "Calvino" di Firenze si legge:

"Sono passibili delle sanzioni previste in questo regolamento anche le mancanze disciplinari gravi commesse al di fuori dell’edificio scolastico,
- quando ciò sia avvenuto davanti alla scuola o nelle immediate vicinanze subito prima dell’inizio o subito dopo la fine delle lezioni,
- oppure se tali mancanze sono state messe in atto ai danni di docenti o altro personale della scuola,
- oppure ai danni di altri allievi, per motivi riconducibili all’ambito scolastico".

Papik.f ha detto...

Quanto scritto nel regolamento del l'IC Calvino è puro buonsenso. Ma non ci dovrebbe essere neanche bisogno di specificarlo, tanto è ovvio. Tuttavia, dati i tempi, hanno fatto benissimo a "normarlo".

Enrico D ha detto...

Alcuni regolamenti aggiungono ai motivi quello di tutelare il buon nome dell'istituto: che scuola è quella che ignora che tra i suoi allievi ci siano bulli impuniti per gesti gravi?

Livio ha detto...

Se l'evento grave è avvenuto al di fuori dell'edificio scolastico e delle sue pertinenze è giusto che intervengano le forze dell'ordine con apposita denuncia dei genitori della bullizzata.
E' assurdo che una scuola nel suo regolamento si sia presa la briga di andarsi ad accollare quello di cui non vi era bisogno. Non sono d'accorco con il buonsenso: qui ve ne è stato poco o per niente.
Che c'entra la scuola, scusate? Tutto è avvenuto al di fuori di essa.

Livio ha detto...

Completando il discorso di prima: è come se voi doveste essere responsabili di quello che accade non solo al di là del pianerottolo, ama addirittura fuori del vostro condominio.
Non so se mi sono spiegato.

Andrea Ragazzini ha detto...

Secondo Livio la scuola dovrebbe dichiararsi incompetente di fronte al fatto che una sua allieva è stata aggredita da altre allieve bulle, perché il fatto è avvenuto fuori dall'edificio scolastico. Quindi se degli studenti aspettassero Livio nei pressi della sua abitazione e lo riempissero di botte,ad esempio perché troppo severo, lui non avrebbe nulla da eccepire se la scuola facesse finta di niente e lui stesso se li terrebbe in classe come se niente fosse. L'esempio del condominio è del tutto inappropriato, perché la scuola ha una responsabilità educativa che,piaccia o no,non può scomparire una volta oltrepassata la soglia dell'istituto. La casistica prospettata dal regolamento della "Calvino" dimostra che gli insegnanti di quella scuola non se ne sono dimenticati.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Capisco che stabilire i confini entro cui quello che fannno gli allievi riguarda la scuola non è semplice, ma, entro certi limiti, se una compagna di classe ne perseguita un'altra non vedo come si possa lavarsene le mani, affidando tutto al sistema penale (e al nostro poi!). Non dobbiamo assolutamente mai scordarci che una sanzione della scuola tende a educare chi si comporta male non meno che a tutelare e risarcire le vittime. E la prontezza più dell'entità della pena servono a questo scopo. Solo la scuola, poi, è in grado di integrare una sospensione con altri gesti e parole che offrano al colpevole il rapporto con un educatore, che si possa alleare con la sua parte migliore.
Prima ancora che il regolamento della Calvino fosse approvato, una volta il mio consiglio di classe decise di sospendere un allievo che aveva varie volte molestato una compagna al di fuori della scuola, arrivando a seguirla minacciandola fino alla porta di casa. La cosa non si ripetè, l'allieva si sentì protetta e spero che al suo compagno la lezione sia servita. Ci assumemmo una responsabilità "border line"? Forse, ma educare significa anche questo.
Da allora è aumentata a dismisura la tendenza a fare ricorso appigliandosi a elementi formali, con quali risultati educativi è facile, purtroppo, immaginare.

Livio ha detto...

E' mio parere che la scuola si sia presa in troppe cose molte responsabilità deresponsabilizzando chi di dovere, che sia la famiglia, il Comune, le forze dell'ordine.
Se fossi preso a botte dai miei alunni fuori dall'edificio scolastico, sporgerei denuncia facendo nomi e cognomi e pretenderei il processo contro di loro. Se l'evento si verificasse all'interno dell'edificio scolastico pretenderei anche severi provvedimenti. Nel primo e nel secondo caso gli alunni devono essere allontanati ed iscritti in altre classi o istituti per ragioni di opportunità e per la mia incoluminità. Siccome sono stati loro a sbagliare, loro devono essere spostati. Mi ribellerei e andrei dal pretore del lavoro se si decidesse di spostare me, la vittima e pretenderei dalle famiglie risarcimenti danni.
Se mi danneggiassero la vettura all'interno dell'area scolastica mi farei risarcire dalla scuola. Se la vettura fosse danneggiata fuori dalla scuola farei denuncia contro ignoti e mi farei risarcire dalla compagnia assicurativa dove ho assicurato la mia vettura contro danneggiamenti, incendi e furti. Il fatto è che è meglio posteggiare lontano dalla scuola oppure utilizzare mezzi pubblici.
Se un alunno insegue l'altro o l'altra fino alla porta di casa il reato è quello di stolking ed è punito dalla legge italiana.
Dar prova di separare gli ambiti è educazione molto più efficace dei discorsi retorici e senza proseguo, fatti in classe: si educano alunni e famiglie alle loro responsabilità civiche e l'effetto è quello di scoraggiare gli atti delinquenziali.
Una prova ne è il fatto che l'esempio dato dal processo e dalla sentenza data al ragazzo di Palermo che aveva "occupato" la scuola, è servito ai presidi, nel dicembre scorso, appena hanno detto basta alle occupazioni e hanno deciso di potere eventualmente rivolgersi alle autorità giudiziarie, a sollecitare le famiglie per far sì che i ragazzi la smettessero di impedire le lezioni scegliendo di utilizzare altre forme di protesta.
Le "buone maniere" educano più delle parole.

Livio ha detto...

Rileggendo il topic mi sono accorto di un altro particolare.
La ragazza si era rifugiata nella scuola ed è stata "buttata fuori" da qualcuno.
Ecco! Sia le forze dell'ordine che la scuola devono indagare chi l'ha fatto (collaboratore scolastico? docente? Applicato di segreteria? Dirigente? Chi???) per prendere provvedimenti contro di lui o lei ( o loro) ognuno per le proprie competenze.

Massimo Rossi ha detto...

Quel che mi stupisce è che spesso questi atti di bullismo sono compiuti non da ragazzi ma da ragazze. Una volta non era così e il bullo e violento era sempre (o quasi) di sesso maschile. Perché oggi anche le donne sono diventate violente e aggressive? Vogliamo porci questo interrogativo e vedere un po' a chi risale la responsabilità morale di questa "emancipazione" femminile che ha portato a questa situazione?

pippo ha detto...


Dallo Statuto delle studentesse e degli studenti

Art. 3 (Doveri)
" 2. Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del
personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto, anche formale, che
chiedono per se stessi".
Onde per cui, dentro o fuori la scuola, se il rispetto per queste persone viene meno, mi sembra logico che si possano sempre e comunque prendere dei sani e forti provvedimenti disciplinari che tanto bene faranno alle bulle di Montemurlo.

Antonello ha detto...

Beh......le Donne da qualche tempo hanno finalmente ottenuto il privilegio di poter fare il soldato e quindi di poter sparare addosso a qualcuno e di farsi sparare addosso da qualcuno........in quest'ottica ci si può forse stupire per qualche atto di bullismo femminile? Certamente no.......

Livio ha detto...

Se fossi un genitore di una delle bulle e a scuola punissero mia figlia per un misfatto compiuto fuori dalla giurisdizione scolastica, avrei tutto il diritto di denunciare la scuola e state sicuri che i tribunali mi darebbero ragione.
Se la stessa scuola trasferisse mia figlia in un'altra classe per garantire l'incolumità della ragazza aggredita ( o del docente aggredito, tipo Livio) sulla base della legge sulla sicurezza sul posto di lavoro (Decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81) a cui tutti i dirigenti scolastici in quanto datori di lavoro sono tenuti a rispettare e applicare per tutto il personale e tutti i sottoposti (compresi gli alunni), non potrei avere nessun appiglio giuridico e dovrei sottomettermi.
Se fossi un docente e mi picchiassero fuori la scuola oppure mi danneggiassero la macchina fuori dai confini scolastici, mi farebbe molto comodo il regolamento d'istituto dell'Istituto comprensivo "Calvino" di Firenze perchè oltre alla denuncia penale verso i ragazzi scatterebbe anche quella delle sanzioni scolastiche.
Se fossi il dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo "Calvino" di Firenze, il regolamento mi metterebbe nelle condizioni di dovere da una parte risarcire l'insegnante (perchè non ho fatto prevenzione e non gli ho garantito la sicurezza promessa dal regolamento) e dall'altra sarei denunciabile dal genitore di cui sopra.
Direi che il collegio dei docenti dell'Istituto comprensivo "Calvino" di Firenze ha fatto gli interessi dei docenti e meno quelli della scuola e personali del Dirigente scolastico. Questo è il mio parere alla luce delle leggi vigenti.

Livio ha detto...

Aggiungo ancora una volta un P.S. al mio precedente messaggio.

Il regolamento dell'Istituto comprensivo "Calvino" di Firenze permetterebbe al docente che avesse avuto la macchina danneggiata al di fuori degli spazi scolastici, di avere rimborsati i danni da parte della scuola.
Ancora una volta un plauso al Collegio dei docenti del Calvino di Firenze. Un po' meno al dirigente scolastico che ha permesso ciò in barba agli interessi della scuola e personali.

Papik.f ha detto...

Livio:
"il regolamento mi metterebbe nelle condizioni di dovere da una parte risarcire l'insegnante (perché non ho fatto prevenzione e non gli ho garantito la sicurezza promessa dal regolamento)"
?
"permetterebbe al docente che avesse avuto la macchina danneggiata al di fuori degli spazi scolastici, di avere rimborsati i danni da parte della scuola"
??
Conosci parti del regolamento a noi ignote oltre a quelle postate da GR?
Quando mai un regolamento potrebbe "promettere una sicurezza"? Che c'entrano i provvedimenti disciplinari con i rimborsi?
Certamente un genitore, come tu dici, potrebbe fare ricorso contro una sanzione nel caso che tu prospetti e probabilmente troverebbe anche chi gli darebbe ragione, per questo facevo riferimento ai "tempi che corrono".
Ma che un fatto accaduto per motivi riconducibili all'ambito scolastico non possa essere oggetto di sanzioni disciplinari perché avvenuto al di fuori dell'edificio scolastico, francamente mi sembra un'idea molto discutibile, per non dire di peggio.
Dunque se due iscritti a uno stesso circolo litigano all'interno della sede e poi, per strada, uno dei due insegue e accoltella l'altro, il circolo non avrebbe il diritto di cancellarlo dai suoi iscritti?
Scusa, ma mi sembra che tu stia affermando cose non molto sensate.

Andrea Ragazzini ha detto...

Il fatto è che Livio non sembra sembra considerare nella sua fondamentale importanza ( così almeno dovrebbe essere in una scuola) il punto di vista educativo. Se le piccole prepotenti che hanno aggredito la loro compagna non avranno alcuna sanzione, saranno o no autorizzate a pensare di poter continuare a comportarsi in quel modo? E cosa proverà la loro vittima del fatto che gli adulti a cui lei è affidata alla violenza hanno aggiunto un'ingiustizia?
Come sottolinea Papik.f, non c'è dubbio che la scuola è esposta in ogni suo atto a proteste e ricorsi spesso insensati (e che non di rado i giudici gli danno ragione). Occorre quindi muoversi con equilibrio e prudenza, ma senza dimenticare le proprie responsabilità.

Livio ha detto...

Vediamo di fare un po' di ordine e di chiarire. Il tema è certamente ostico. Purtroppo sono costretto a fare quasi un trattato. Spero che mi seguiate e che non vi risulti maleducato.
Il mio è un punto di vista educativo che tiene in considerazione l'educazione alla convivenza civile che deve essere trasversalmente insegnata ed applicata non solo a parole, ma anche a fatti in primis dai docenti.
Il problema di tante scuole e anche di tanti docenti è quello di non sapere quali sono i limiti del loro operare e quindi anche del cosa significa educare gli alunni e come comportarsi in maniera prudente e giuridica all'interno di una struttura qual è la scuola.
Infatti, è mio parere che è questa confusione di limite a far sì che si travalichino i propri compiti facendo del danno invece che del bene. Il docente non deve essere un tuttologo nei propri ruoli: è insegnante che insegna la propria materia; non è ,soprattutto, un missionario, ma un professionista. Come educatore è un responsabilizzatore, un informatore dei diritti e dei doveri, colui che cerca di trarre fuori dagli alunni il meglio di loro attraverso un'azione che è di insegnamento delle regole di comportamento di uomo e di cittadino, di prevenzione , di correzione e anche di protezione in quanto adulto. Ma...non deve andare al di là di quello che la legge e il buon senso prevede.
Andando nel ruolo, il docente è un lavoratore, un professionista con diritti da non sopprimere e doveri da tener sempre presenti che riguardano anche il suo diritto alla sicurezza e alla tutela dei propri beni entro i confini fisici dell'istituzione lavorativa qual è quella scolastica.
Andando nello specifico del caso del topic quello che è da imputare di sbagliato alla scuola è che vi sono stati dei collaboratori scolastici e una vicepreside che non hanno protetto la ragazza che si era rifugiata a scuola. Qualcuno di loro doveva prestarsi a restare accanto a lei fino a quanto un genitore della stessa non fosse venuto a prendersela e tutti insieme (collaboratori scolastici e vicepreside) fare da testimoni di quanto sapevano per le autorità giudiziarie, per appoggiare la denuncia del genitore.
Adesso, dopo la giusta denuncia del genitore anche nei confronti di alcuni degli operatori di quella scuola, il dirigente dovrà prendere seri provvedimenti contro i suoi lavoratori, dovrà, responsabilmente, aspettare che si compiano le indagini delle forze dell'ordine e dovrà prendere le dovute precauzioni per la ragazza, spostando (anche convincendo i genitori) il gruppetto in un'altra classe o trovando un'altra soluzione. Vi è di mezzo la legge sulla sicurezza che ho citato in un altro messaggio. Poi PER LA PRESA IN CARICO delle ragazze-bulle, il Dirigente deve aspettare le decisioni del Collegio dei docenti e del Consiglio d'Istituto i quali con la motivazione dell'urgenza dovranno prima chiedere al Tribunale dei minori come muoversi. Il Tribunale dei minori affiderà a specialisti (assistenti sociali, psicologi e forze dell'ordine) le ragazze. Saranno proprio gli specialisti che seguiranno le ragazze e daranno le indicazioni alla scuola per la loro gestione. (segue)

Livio ha detto...

(segue)
Ci penserà la legge (di cui voi contravvenendo al nostro dovere di educatori alla convivenza civile non avete fiducia), a punire le ragazze per l'atto delinquenziale compiuto FUORI dai confini della scuola ed eventualmente i relativi genitori per “culpa in educando”. Quindi la punizione arriverà dalla legge attraverso il Tribunale, ma prima ancora dal fatto che i genitori per la semplice comparsa in questura dovranno sborsare dei soldoni per pagare gli avvocati che assisteranno i loro figli.
L'unica punizione da poter prendere a scuola, attualmente, verso le ragazze è quello di spostarle in altra classe e poi aspettare che cadano in fallo facendo anche un minimo atto di minaccia , dentro i confini della scuola, per sospenderli come meritano. La scuola, i docenti e il dirigente devono agire secondo legge e con intelligenza per non avere dei guai e per fare gli interessi della parte lesa e della scuola.
Poi, riguardo alcuni regolamenti scolastici, torno a ripetere che è poco prudente volere espandere la responsabilità della scuola oltre i confini fisici naturali. Oltre è competenza dei Vigili urbani (Comune) e delle forze dell'ordine. Secondo voi che ci stanno a fare i vigili urbani vicino alle scuole quando entrano ed escono i ragazzi? E le forze dell'ordine con le varie leggi sulla delinquenza e sullo stalking? Perchè si vuole fare come il cammello che si carica di tutto?
Per quanto riguarda i danneggiamenti delle macchine dei docenti confermo tutto quello che ho detto nei miei precedenti messaggi. E aggiungo che se il regolamento scolastico si prende la briga di estendere la sua giurisdizione al di là dei suoi confini fisici naturali, come docente o come genitore o come qualsiasi automobilista che posteggia ed ha dei danni e sa del regolamento, si può avere un ottimo appiglio per farsi pagare i danni dalla scuola.

Poi è mia opinione che la non fiducia della legge da parte di un operatore della scuola e del suo relativo comportamento, è molto grave perché diventeremo come delle “vestali dell'illegalità”invece che degli educatori alla convivenza civile.
Chi non crede alle leggi dello Stato è spinto inconsciamente a cercare delle leggi sue che poi vanno inevitabilmente proprio contro le prime. Noi siamo educatori alla convivenza civile, dei professionisti della scuola. Le nostre convinzioni personali non devono andare contro quelle del ruolo che ricopriamo.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Qui nessuno ha dimostrato scarsa fiducia nelle leggi. Il fatto è che quelli che le devono far rispettare o applicare correttamente spesso non lo fanno.Inutile ripetere le tante enormità di cui si è parlato su questo blog.

Nina ha detto...

Di quali "enormità" si è parlato?
Non sono d'accordo. Ho letto solo una discussione in cui attraverso un confronto sono venute fuori parecchie bussole su come comportarsi in situazioni simili a quella dell'istituto Montemurlo.

Nina

Giorgio Ragazzini ha detto...

Non mi riferivo alla discussione su questo post, ma alle molte discutibilissime sentenze della magistratura in materia di scuola, di cui nel tempo abbiamo dato notizia sul nostro blog.

Livio ha detto...

Se abbiamo contro diverse sentenze da parte della Magistratura vuol dire che sicuramente noi operatori della scuola ci comportiamo in modo poco prudente e molto disinformato. Dobbiamo imparare a difenderci e per farlo in modo efficace bisogna conoscere necessariamente la legge e anche disimparare ad essere "missionari".
Poi, non di poco conto è il fatto che per la politica contiamo quando il due di picche. A questo è dovuto il fatto che si sono abituati a trattar male la scuola e noi operatori pubblici e a far leggi a favore delle scuole private, che servono una élite di persone, mandando al diavolo tutto il resto. Ma questa è un'altra storia...
Nel caso della ragazza bullizzata: giustissimo chiedere giustizia per lei, ma bisogna saper non mettere il piede in fallo.

Livio ha detto...

Ma mi pare che il Comune di Montemurlo si sia mosso!
Le indagini delle forze dell'ordine vanno avanti. La scuola ha convocato Consiglio di classe e il Collegio dei docenti. Quindi chi di dovere si sta muovendo.

Andrea Ragazzini ha detto...

Trovo l'affermazione di Livio (Se abbiamo contro diverse sentenze da parte della Magistratura vuol dire che sicuramente noi operatori della scuola ci comportiamo in modo poco prudente e molto disinformato)semplicemente strabiliante. I magistrati hanno sempre ragione e gli insegnanti sono degli sprovveduti. Se Livio vuole può trovare su questo blog molti esempi di pessime sentenze in cui l'imprudenza o lo spirito missionario degli insegnanti non c'entra assolutamente nulla, c'è spesso invece da parte di alcuni magistrati molta demagogia e una deplorevole appropriazione indebita di compiti estranei al loro ruolo.

Livio ha detto...

Che ci sia da parte dei magistrati una volontà di colpirci e molta demagogia è vero, però penso che se fossimo informati e prudenti non cadremmo nelle loro trappole.
A proposito del fatto raccontato nel nostro topic, c'è da dire che sia collaboratori scolastici che vicepreside si sono comportati in maniera molto, ma molto (non so come dire e vorrei pensare che sia questo) disinformata.
Infatti, fiutando il pericolo della situazione avrebbero dovuto ( o anche per vero spirito missionario!) accogliere la ragazza, mandare fuori la genitrice di una delle ragazze che l'avevano aggredita, soccorrere e poi telefonare al padre o alla madre della stessa, aspettare che la venissero a prendere, fare da testimone di quanto erano venuti a conoscenza, se il padre della stessa avesse voluto denunciare le ragazze. Invece come si comportano? Dopo aver permesso alla ragazza di pulirsi il viso dal sangue , la ributtano fuori? (almeno così viene raccontato nello stralcio del giornale che avete accluso al topic).

Faccio un altro esempio pescato nel vostro blog.
La situazione di una collega di Palermo la quale ha subito la condanna per aver punito un ragazzino che faceva il bullo obbligandolo a scrivere tante volte sul suo quaderno "deficiente" (anzi no, bensì: "deficente" beccandosi pure l'accusa di essere un'ignorante) è esemplare. L'accusa contro di lei è di avere abusato dei mezzi di correzione. Se fosse rimasta all'interno del regolamento d'istituto per quanto riguarda le punizioni da dare, non si sarebbe trovata nei pasticci. Se poi avesse fatto una segnalazione al tribunale dei minori e avesse convinto anche i genitori del ragazzino bullizzato a denunciare e avesse fatto una bella relazione protocollata del fatto indirizzandola al Preside, sarebbe stata a cavallo.
Il suo intento era giustissimo, ma il mezzo scelto la poneva col fianco scopertissimo, tanto è vero che il padre del ragazzo ne ha approfittato e addirittura ha chiesto per sentenza il rimborso dei danni. (Ho letto tutta la vicenda in internet).
Altro errore della docente è stato quello di non utilizzare quanto scritto nel diario del ragazzo da parte del padre (per la precisione: "mio figlio sarà deficiente ma lei è c...., alias parolaccia).
Per evidente spirito missionario o forse consigliata male, la collega ha rinunciato a questa potente arma qual era quella di denunciarlo per diffamazione e per offesa a pubblico ufficiale.
Il risultato sarebbe stato una denuncia reciproca e forse il padre avrebbe ben presto rinunciato a perseguirla fino a sentenza definitiva.
Se mi fate la cortesia di indirizzarmi, sarò interessato a leggere anche altro.
Cari colleghi, quello che c'è di strabiliante è la nostra ingenuità unita all'imprudenza, oltre che alla disinformazione.

lucamacini ha detto...

Sicuramente, nell'improbabile caso di rinvio a giudizio troveranno il solito giudice buonista, perdonista e .....ista che darà loro una (leggera) pacca sulla spalla invitandole a "non farlo più".