sabato 27 giugno 2020

ORARI CORTI E PIÙ SPAZI: SE IL PESO CADE SUI PRESIDI


Intervista a  cura di Giorgio Bernardini (“Corriere Fiorentino”, 26 giugno 2020)
Con Valerio Vagnoli, dirigente scolastico in pensione, editorialista del Corriere Fiorentino e tra i fondatori del «Gruppo di Firenze per la scuola del merito della responsabilità», abbiamo fatto sulle linee guida previste dal governo per il rientro a scuola a settembre.
«Nelle nostre classi le regole non vengono quasi mai rispettate normalmente, questo aggrava la situazione in vista delle nuove disposizioni per la riapertura delle scuole: sono lacunose e sbagliate, si sta perdendo un’occasione storica».
Come va considerata la bozza delle linee guida della ministra Lucia Azzolina: un avvio di discussione sulle decisioni da prendere o l’ultima parola del governo che poi passa la palla ai presidi?
Il tentativo di ufficializzare la bozza di documento fatto dal ministero era una prova di forza. Si sono mossi i presidi, gli enti locali e i sindacati, perché molte — troppe — cose non vanno. Di fronte allo spettro di un’ennesima debacle il governo deve metterci le mani, altrimenti verrà pregiudicato seriamente l’inizio anno scolastico.
Quali sono le lacune più vistose?
Non sono chiare nel delineare le responsabilità del ministero, delle scuole e degli enti locali. Non specificano quali siano le responsabilità e c’è il chiaro tentativo di demandare alle scuole compiti che non sono in grado di affrontare senza direttive nazionali: i sei giorni la settimana e le ore da 45 minuti sono un esempio.
Nella scuola è stato inserito il criterio dell’autonomia. Nella stagione del post Covid è un vantaggio o un ostacolo?
Può essere una straordinaria opportunità o un colpo di grazia. Mi sembra si stia andando verso quest’ultima soluzione. Un mese fa misi in rilievo la necessità di partire subito per reperire spazi — da parte degli enti locali — e di cominciare con il gruppo portante che ha ogni scuola ad ipotizzare soluzioni didattiche. Sono certo che l’hanno fatte in poche.
Sarà un problema far indossare le mascherine agli alunni?
Ci saranno difficoltà, accresciute dal fatto che già nella nostra scuola c’è difficoltà nel far rispettare le regole. Chi parlava di rispetto delle regole negli anni scorsi veniva chiamato sceriffo, oggi le cose si complicano.
Se uno studente non obbedisce all’obbligo di indossarla, cosa deve fare un docente?
Fossi ancora preside, lo studente rimarrebbe a casa. Andrebbe aggiornato anche il regolamento di istituto riguardo a questo aspetto, perché è in gioco la salute di tutti.
Che vantaggi porta la soluzione delle ore di lezione accorciate?
Così nessuna. Se si fa un orario di 45 minuti è evidente che l’occupazione delle aule aumenta a dismisura. L’alternativa è diminuire il monte orario (quello attuale nelle scuole superiori è di 32 ore), ma la ministra non ha fatto alcun cenno a questo aspetto.
Bisognerebbe partire da alcune certezze. La prima: quale deve essere il numero dei ragazzi per classe per garantire la sicurezza
La sicurezza è data dalla possibilità di mantenere la distanza di un metro fra gli alunni, nella gran parte delle scuole non esiste questo spazio.
Come si ovvia al problema della numerosità degli studenti rispetto a spazi ridotti?
L’unica maniera è dividere la classe in due parti: una a scuola, l’altra a casa. Nello steso tempo rimane un altro problema: siamo in Italia, l’ingerenza delle famiglie è totale: i genitori di ragazzi seguono le lezioni, hanno da ridire, controllano, con i social esprimono considerazioni indecorose e ne va della credibilità della scuola.
Servono altri insegnanti? Non c’è il rischio che si approfitti della pandemia per fare un’altra infornata di docenti senza alcun tipo di selezione?
Temo questa possibilità. Le scuole devono farcela con le loro forze perché un nuovo massiccio inserimento di insegnati non valutati creerebbe un nuovo precedente per compromettere il mondo dell’apprendimento
Quale modello bisognerebbe inseguire per il cambiamento?
Quello della Finlandia, poiché la loro è una società che crede nella scuola. Gli insegnanti lì frequentano un’università specifica che insieme alla dottrina d’indirizzo ha un percorso sulla formazione pedagogica. Uno ogni dieci candidati passa la selezione per divenire docente. L’immissione in ruolo — non pro forma — viene confermata solo dopo due anni.
Le attività sportive saranno possibili? E come? In quali ambienti?
Per chi ha lo spazio all’aperto potranno esser eseguite, mantenendo le distanze. Ma non si potrà fare calcio e pallacanestro oppure sport di contatto.
E l’attività di sostegno? C’è il rischio di una marginalizzazione del problema?
Diventa più difficile, ma con le mascherine e l’igienizzazione si può. Del resto non ci sono mai state aule e laboratori speciali con gli strumenti che a questi ragazzi servono. Dunque diventa anche questa un’occasione per migliorare la pratica e il personale, dato che l’85% degli insegnanti di sostegno non ha alcun titolo.
Prima del Covid la sicurezza era legata agli edifici. Ora anche alla salute. Ci metteremo mai al sicuro?
Non in tempi brevi. Nel tempo che c’è dovremmo affrontare l’emergenza, ci vuole una sensibilità culturale che non c’è. Quando cominciai, nel 1973, c’era l’infermiera a scuola almeno una volta alla settimana: eravamo più organizzati di oggi. C’era un’attenzione, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, che è venuta meno nei decenni seguenti. Bisogna cominciare a organizzarsi, c’è bisogno prima di tutto di spazi. L’effetto di una vera riforma si avrà dopo almeno 20 anni, un tempo per cui ci porteremo dietro i mali e le follie frutto di questi anni.
C’è già chi dice che anche nel prossimo anno scolastico si dovrà fare uso delle lezioni da remoto, ma come noto non tutti hanno un pc a disposizione a casa. Si va a ledere un diritto costituzionale...
È proprio così. Il ministero aveva tra l’altro il dovere di informarci sui risultati della didattica a distanza di questi mesi. Aveva il dovere di dirci quali fossero state le difficoltà e i limiti. E invece non è stato fatto.
Tutto sembra fare da contrasto al principio del merito. Un destino?
Sì, lo è. In questo Paese è così, inutile girarci intorno. Pochi pedagogisti e politici, quando si parla di merito, colgono il problema realmente. Stiamo facendo crescere generazioni di ragazzi fuori dal significato della scuola, il merito è bandito. La scuola di oggi è davvero classista, utile soprattutto per impiegare le persone. La scuola italiana va avanti perché c’è una quota minima d’insegnati eroici che sceglie di rimanere nelle scuole di frontiera, che ci sono anche in Toscana. Ma ce ne sono moltissimi che fanno danni irreparabili.
Giugno 2020. La scuola italiana è viva o moribonda?
Sta morendo, è nel caos, da anni abbandonata in cerca di un ruolo e di un significato. Purtroppo rischia di perire definitivamente se non si approfitta di questo disastro sanitario per cogliere l’occasione del cambiamento.

8 commenti:

Agure Marian ha detto...

Ciao a tutti, mi chiamo Agure M Natalia Filho, ero consulente matrimoniale, mi esercitavo da 13 anni. Io e mio marito eravamo fidanzati del liceo, l'abbinamento perfetto. Qualche mese fa era in viaggio d'affari e quando è tornata a casa era tutto diverso. Ho fatto del mio meglio per rendere inutile il nostro matrimonio, fortunatamente ho incontrato un amico in un gruppo sociale che mi ha raccontato tutto sulla sua situazione con suo marito e su come il loro matrimonio è stato salvato da un incantatore di nome Dr. Adeleke. L'ho contattata e mi ha dato istruzioni su cosa fare, ed ecco, sono una donna più felice e il mio matrimonio è al meglio. Puoi far funzionare di nuovo quella relazione fallita, puoi riportare la pace in un'amicizia travagliata. I suoi contatti sono, e-mail: aoba5019@gmail.com o whatsapp a: +27740386124

Alessandro Sica ha detto...

Un famoso e molto seguito intellettuale italiano,
di nome Fabio e cognome Volo, diceva:
"Ho visto, in Islanda, i bambini di 8 anni
cominciare a capire come si avviasse una lavatrice;
invece, devo dire che, quando lavoravo a Milano,
e tornavo a Brescia per il fine settimana,
la mia mamma mi diceva sempre:
ma portami i panni da lavare!"

Alessandro Sica ha detto...

... perciò è inutile che facciamo confronti con la Finlandia:
loro sanno come dire ad un bambino: ti stai comportando male
e io ti devo fermare.
In Italia diciamo
alla stragrande maggioranza dei bambini:
tu non sei che Dio
e non ci sarà mai nessun Dio
a di fuori di te...

psiche senza forma => psicopatico

Alessandro Sica ha detto...

A Scuola consentiamo molestie, minacce, interruzione di pubblico servizio:
nessuno può istruirsi in mezzo al rumore da stadio
che si è impadronito delle aule,
sempre di più,
dai primi anni '90 in poi:
nessuno può istruirsi in queste condizioni.

Alessandro Sica ha detto...

... lo studente cliente
che ha sempre ragione
è
il capo ufficio
che ha diritto di tastare la segretaria;



lo studente cliente
che ha sempre ragione
è
il regista cinematografico
che ha diritto di chiedere favori sessuali
all'attrice non famosa;



lo studente cliente che ha sempre ragione
è
il carabiniere,
e non sono tutti i carabinieri,
che perde la testa nel non saper gestire il suo potere;



lo studente cliente che ha sempre ragione
è
il ragazzo che ha diritto di opporsi a qualunque norma ragionevole, di fronte ad un carabiniere,
perché alcuni di questi hanno fatto errori seri;



lo studente cliente
che ha sempre ragione
è
la preside che ti urla addosso per ogni cosa
e che non deve rispettare graduatorie e persone;



lo studente cliente
che ha sempre ragione
è
l'evasore fiscale che pretende lo scudo al 5%
sapendo bene come i poveri paghino ben di più;



lo studente cliente
che ha sempre ragione
è
il datore di lavoro evasore e ricco
che ti dà meno di quanto figura in busta paga
"perché i contributi so' pesanti..."



lo studente cliente che ha sempre ragione
è
una persona che dai 5 ai 20 anni
ha diritto di riposarsi a scuola,
stare alla play-station a casa,
uscire, bere, ballare, divertirsi.



Abbiamo ottenuto questi splendidi risultati
dicendo che:
1) A scuola si fa conversazione
come se il professore non esistesse, anzi
lo si rimprovera di disturbare i dialoghi dei ragazzi
con la sua inutile lezione perché,
testualmente e con disprezzo:
"Ce-sta-ggente-che-haffatto-imiliardi-con-la-terza-media..!"

2) A casa non si fanno compiti.

3) Gli orali si fanno con suggerimenti dei compagni.

4) Gli scritti si fanno barando col cellulare.



Però:

"non abbiamo capito perché"
il livello culturale degli italiani sia diventato così basso;

"non abbiamo capito perché"
il nostro paese sia rimaso così indietro;

"non abbiamo capito perché" ci sia un pianeta dal clima disastrato;

"non capiamo perché"
la sovrappopolazione non sia stata gestita meglio;

"non capiamo perché"
le disparità di reddito siano così marcate;

"non capiamo perché" i poveri, innumerevoli,
siano disperati;

"non capiamo perché" le persone, anche ricche, schiave dei consumi, vivano così male:


insomma, non capiamo cose
talmente elementari da comprendere,
che perfino uno così stupido da fare il professore
riesce a vederle, con chiarezza estrema,
sconcertante
e dolorosa.









Alessandro Sica ha detto...

... la risposta a tutte quelle stranezze
che proprio non comprendiamo
sta nei 4 punti indicati
sul comportamento
che si tiene a scuola...

ne parlo con colleghi
e genitori seri (perché anche quelli ci sono)

e ci chiediamo:
(parlo ora delle scuole professionali)
ma se stanno attenti un'ora su sei
e a casa fanno un'ora di compiti,
quando mai
sia stato possibile
in 200.000 anni di "sapiens sapiens",
quando sia stato possibile,
per le persone di 15 o 17 e 19 anni,
lavorare 2 ore al giorno
e sfangarla alla grande
credendo di andare avanti nella vita?

Perché, se vai avanti negli studi senza studiare,
sarai ben convinto che nella vita si possa andare avanti
senza fare più di due ore di fatica giornaliera, no?



Alessandro Sica ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Alessandro Sica ha detto...

... tutto questo senza parlare
della vicende da codice penale
che si debbono lasciar correre:

allo stadio c'è la polizia,
perché lì si concentra il malessere;

alla stazione c'è la polizia,
perché lì si concentra il malessere;

in alcune scuole
è ormai necessaria
una bella
(o bruttissima?)
macchina della polizia
di fronte all'istituto...
è necessaria.