domenica 8 giugno 2008

IL BULLISMO E L'EDUCAZIONE CIVICA di Sergio Casprini

("L'Occidentale", 8 giugno 2008)
Il ministro Gelmini ha colto l’occasione di un convegno a Palermo la settimana scorsa per esprimere per la prima volta una sua valutazione da ministro della Pubblica istruzione sui problemi della scuola ed in particolare sulla questione del bullismo giovanile, di cui quotidianamente i giornali riportano le imprese fuori e dentro la scuola.
Il ministro ha proposto di reintrodurre come materia obbligatoria l’Educazione Civica in tutti gli ordinamenti scolastici e non posso nascondere la mia delusione per una proposta nata vecchia che non esce dal solco di iniziative già prese dai ministri precedenti, velleitarie e non adeguate alla crisi attuale della nostra scuola.
Infatti da anni, quando esplode un’emergenza nazionale, alla scuola viene subito affidato un compito salvifico. Ci sono le stragi del sabato sera: ecco a scuola l’Educazione Stradale; ai delitti di Mafia e Camorra si risponde invece con l’Educazione alla Legalità; contro l’anoressia e la bulimia è necessaria l’Educazione Alimentare, per finire con l’Educazione Sessuale per prevenire stupri e violenze contro le donne. La scuola italiana sembra diventata un oratorio, in cui, al posto della trasmissione della cultura, gli allievi si debbono sorbire sermoni (in genere inutili) sul modo corretto di vivere nella nostra società. Il Ministro inoltre fa confusione tra l’Educazione Civica, che esiste già come materia complementare delle discipline storiche, come studio delle leggi e dell’organizzazione di uno stato moderno, e un’Educazione finalizzata all’acquisizione di un comportamento corretto.
Vogliamo che le scuole contribuiscano a formare cittadini responsabili? Più che aggiungere materie o “educazioni”, è decisivo che la scuola non transiga sul rispetto delle proprie regole interne, quelle che ogni persona di buon senso sa riconoscere come necessarie perché si possa svolgere l'attività didattica; insomma, quella che dai tempi di Pinocchio si chiama la “condotta”. E tanto meno deve transigere nei casi più gravi.
Ma a mio avviso è importante anche riscoprire il valore formativo delle discipline di studio. Per esempio le materie dell’area umanistica (italiano, storia, filosofia, diritto…), con il riferimento costante alla realtà del passato o del presente, mettono in luce i nessi tra produzione culturale e norme ed istituzioni che la società storicamente si dà. Ma direi che tutte le materie, anche quelle scientifiche, educano al rispetto delle regole, nella misura in cui esercitano alla disciplina dello studio con le scadenze periodiche dei compiti e delle interrogazioni e con la necessaria “sanzione” del voto sulla correttezza e la continuità dell’impegno scolastico degli allievi.

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