lunedì 20 ottobre 2008

SCUOLA E IMMIGRATI: UN ARTICOLO DATATO, MA NON TROPPO

A proposito delle violente polemiche sollevate dalla mozione leghista sui corsi di italiano per i bambini stranieri, pubblichiamo un nostro articolo di un anno e mezzo fa su una puntata dell'Infedele di Gad Lerner che proponeva il parallelo tra i ragazzi di Barbiana e i figli degli immigrati e in cui si manifestarono in maniera esemplare tutti i tratti caratteristici dell' atteggiamento "politicamente corretto" di chi è affetto dal "complesso dei migliori".

DON MILANI E “L’INFEDELE”

di Valerio Vagnoli e Andrea Ragazzini

Chi ha seguito “L’Infedele” del 7 marzo dedicato a Don Milani ha avuto modo di assistere ad una esemplare messa in scena di quella “cultura” cattocomunista che dalla fine degli anni Sessanta, anche in nome del Priore di Barbiana, ha egemonizzato la scuola italiana e ancora oggi le inocula i suoi virus. A 40 anni di distanza la “Lettera a una professoressa” ci appare sempre di più come un testo certo unilaterale e manicheo, ma che aveva una sua ragion d’essere nella società e nella scuola di quell’epoca. Mentre è sempre più chiaro che i danni più gravi li ha provocati, e tuttora li provoca, il “donmilanismo”, cioè l’esaltata ideologia egualitaria e pauperistica e le mediocri mistificazioni “politicamente corrette” degli epigoni.
La trasmissione era centrata su una tesi: i nuovi “poveri di Barbiana” sono i figli degli immigrati. Gad Lerner ha subito bacchettato il Ministro Fioroni, apparso come una delle poche persone di buon senso della serata, perché aveva osato affermare che se in una classe c’è il 70% di ragazzi extra-comunitari, questo costituisce un problema. La gran parte della platea è insorta: un problema? Al contrario, è una ricchezza!
Secondo l’impegnativa dichiarazione di Gad Lerner, in studio era rappresentato il meglio della scuola italiana. In realtà la maggioranza di quelle persone (insegnanti, dirigenti, psicologi), esprimevano, per mezzo del loro bulimico ottimismo della volontà, un’acritica visione della scuola, che le rende incapaci di capire ciò che qualsiasi analisi pedagogica (e il buon senso) stigmatizza come problema: e cioè che l’inserimento dei bambini stranieri nella scuola deve avvenire in modo tale da evitare che essi siano concentrati in alto numero nelle singole classi.
Anche noi crediamo che la presenza di bambini di origine straniera possa essere un’ulteriore occasione di arricchimento per la crescita degli alunni e per gli stessi docenti. Ma siamo altresì convinti, anche sulla base delle drammatiche esperienze di altri paesi, che tutto ciò vi può essere se si evitano le scuole ghetto, quelle cioè ove il numero dei bambini extracomunitari è troppo alto, al punto da impedire la possibilità di mirare anche ad un tipo d’insegnamento personalizzato, di fare riferimento ad un progetto comune, di riconoscersi negli obiettivi a cui si richiamano tutte le scuole del Paese. Altrimenti le missionarie della nostra educazione, nel loro impeto volontaristico e buonista, contribuiranno sempre di più a far trasferire i bambini italiani in scuole lontane dal loro quartiere, fenomeno che sta già massicciamente avvenendo.
In definitiva la trasmissione ha messo in luce un tipico schema mentale del politicamente corretto: ci sono problemi, ad esempio quelli relativi all’inserimento di ragazzi stranieri nella scuola, che non possono nemmeno essere riconosciuti come tali e dunque devono essere negati. E chi li pone è immancabilmente criminalizzato, come chi ha l’ardire di chiedersi che scuola avranno i ragazzi italiani in classi in cui sono ridotti al 30%. La risposta a un così ragionevole quesito è stata: faranno scuola ai loro compagni extra-comunitari!
Certa serena supponenza fa pensare a risultati legati a doti miracolistiche piuttosto che razionalmente verificabili e infatti ha già causato gravi problemi, promettendo di produrne altri.
Si sta riproducendo sul tema degli immigrati quello che è accaduto con l’esperienza di Don Milani, cioè che per molti docenti il sogno si è sostituito alla cosa, non potendo ovviamente esportare, come avevano creduto di fare, un modello che si era tutto consumato nell’esperienza particolarissima di un prete-padrone in una parrocchia del basso Appennino toscano degli anni sessanta. Un’esperienza bella e drammatica, come lo può essere una scuola che accoglieva bambini piccolissimi che da soli attraversavano boschi e torrenti per andarvi e che poi vietava loro qualsiasi svago e divertimento.
La conseguenza è che la cosa, generalmente, è venuta malissimo, come di solito accade quando si cerca di adattare a tutt’altre situazioni un modello legato strettamente ad un piccolissimo contesto, ad un determinato periodo storico-sociale e ad una figura, seppur discussa e discutibile, senz’altro dotata di carisma e cultura raffinatissima. Ed è venuta malissimo anche perché i politici e i docenti che si sono ispirati a quell’esempio hanno finito quasi sempre per tradirlo, traducendolo in una superficiale ideologia buonista e permissiva, che peraltro è quanto di più distante si possa pensare dalle istanze del prete di Barbiana.


(Pubblicato su "Notizie Radicali" del 12 marzo 2007)

1 commento:

Anonimo ha detto...

IL COMMENTO DI UNA MAESTRA DI REGGIO EMILIA
Mi chiamo Giusy, sono mamma ed insegnante a Reggio Emilia. Non ritengo valida la riforma della scuola, poiché non parte dalle nuove esigenze e problematiche che la scuola presenta, ma da una questione meramente economica di risparmio di soldi pubblici.
Durante il ns. consiglio comunale del 20 u.s., schieramenti del governo hanno accusato il comitato genitori ed insegnanti, che si è costituito nella nostra città, di diffondere false notizie e di essere strumentalizzato dalla sinistra politica...
Ci tengo a divulgare, avendo "spulciato" le leggi (anche la 154) che dato di fatto per tutta la scuola primaria statale, senza distinzione di tipologia (perché non viene fatta!), diventa obbligatorio l'insegnante unico. E' l'unica certezza!!! Ne consegue che il tempo pieno, ove venga richiesto, sarà attuato con risorse diverse dall'insegnante, perciò con competenze differenti dall'insegnamento... Può senz'altro scadere la qualità della permanenza a scuola del bambino, come diviene sicuramente impossibile garantire una scansione didattica modulata sulle 40 ore dell'attuale tempo pieno! Questa non è scuola, allora, ma "baby-sitteraggio"!
Non vi è nessuna garanzia di continuità nell'espletamento dell'orario popmeridiano, mentre è certo ( suggerisco a chi leggerà di cercarsi gli articoli specifici!) che si chiederanno agli insegnanti delle 24ore di effettuare ore aggiuntive per coprire fasce orarie oltre quelle del mattino: chi è mai disposto a lavorare 8 ore al giorno con lo stipendio di 5 ( le ore aggiuntive sono mal pagate, si sa), non facendo scuola, però, poiché l'attività didattica va espletata nelle 24ore previste dalla legge ed in modalità organizzative non discriminanti? Ciò che è vago non può essere garantito.
Dunque l'attuale decreto 137 (& co.) rappresenta un vero salto nel buio! Si conosce ciò che ci viene tolto e resta vago tutto il resto...
E con tutto il rispetto per don Milani, che seppe cogliere l'esigenze dell'epoca ( e non è vero che non si divertissero, sono i modi che differivano! istruirsi, per favore) e magnificamente affrontarle, senza pretese di verità e perfezioni, ma con la consapevolezza di dover comunque agire al meglio delle proprie risorse e possibilità, schiaffeggiando i pregiudizi dell'epoca, io vi saluto. m.a Giusy