lunedì 12 settembre 2011

LA "SCUOLA DEL PATTO" DELLA NEOPRESIDE VELADIANO

Due giorni fa “Repubblica” ha pubblicato un intervento della scrittrice Maria Pia Veladiano, al suo primo anno come dirigente scolastico nel Trentino. Vi si ritrovano i tratti di una pedagogia che mitizza il dialogo e la comprensione, certamente necessari, ma che esperienza e psicologia consigliano di accompagnare con la fermezza educativa (e se necessario con sanzioni adeguate). È “la scuola del patto: fra studente e docente, scuola e famiglia, scuola e società. [...] Dal bullismo al cattivo risultato scolastico, ci si trova, insieme, seduti intorno a un banco, si stende un impegno in pochi punti” sottoscritto dal ragazzo, dal genitore, dal docente. Moltiplicando tutto questo per tutti i casi di insufficienza e di cattivo comportamento, si capisce subito quanto realismo ci sia in questa impostazione, anche a prescindere dalla sua efficacia.
E a proposito di comportamento: “La famigerata ‘condotta’, che ha fatto da catalizzatore demagogico di tante discussioni, nella legge trentina sulla scuola si chiama ‘capacità relazionale’. La metafora militare [?] lascia il posto a una costellazione di significati che riconoscono lo studente e i suoi comportamenti dentro un rapporto. Se la relazione è cattiva, la colpa non sta mai da una sola parte”. (Gratta gratta, qualche colpa degli insegnanti salta sempre fuori...). Ma non basta: “Il voto di condotta che fa media ha prodotto situazioni di intollerabile iniquità, perché di fatto rischia di premiare i ‘buoni’ mediocri e di mortificare i ‘cattivi’ capaci.” La scuola dovrebbe invece “valorizzare intelligenze e personalità originali, divergenti, non allineate”. Affermazioni che sembrano provenire pari pari dall’antiautoritarismo ideologico anni ’70. Peraltro il peso del voto di condotta in realtà è minimo, soprattutto se le discipline sono molte. Il “cattivo divergente” che ha tutti 9 nelle (supponiamo) dieci materie non può essere danneggiato neppure da un 6 in condotta: la media scende solo a 8,72 ...
All’articolo della Veladiano risponde su “ilsussidiario.net” Marcello D’Orta, che vi vede una cultura che ha prodotto “sfaceli”.
Da segnalare come notevole il fatto che oggi “Il Messaggero”, per l’inizio dell’anno scolastico, ha come editoriale di prima pagina un intervento di Giorgio Israel: L’inutile nuovismo senza contenuti.

GR

10 commenti:

alessandro ha detto...

ma i docenti sono sempre degli immacolati? personalmente mi vergogno di molti miei colleghi e voi avete incontarto sempre e solo bravi?

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Caro Maestro D’Orta: Viva i bulli! (1/2)

di Vincenzo Pascuzzi

Il maestro Marcello D’Orta replica con un’intervista (1) a un articolo di Mariapia Veladiano (2). L’intervista risulta breve, selettiva, forse frettolosa. Qualche osservazione e precisazione può risultare utile.

Oggi quasi dappertutto sono cominciate le lezioni in una scuola debilitata, smagrita, resa anemica e anoressica. Quasi nessuno si illude e crede più agli annunci tranquillizzanti, ottimistici e doverosi del Miur e di Gelmini. Pochi li riprendono (3) mentre altri autorevoli riportano impietosamente la realtà (4) (5) (6) (7). D’Orta e il suo intervistatore – sicuramente di proposito; non può essere una svista – sorvolano, glissano sul presente e volgono lo sguardo indietro nel tempo. Guardano addirittura al mitico e famigerato ’68, non all’oggi o a ieri, ma 40 e più anni fa! Il perché è chiaro ed evidente: si vuole evitare di fare un bilancio consuntivo dei tre anni e mezzo trascorsi dall’attuale ministro a viale Trastevere. Allora, invece di giustificarsi e difendersi, si attacca: il ’68 è un alibi buono per tutte le stagioni, quasi un luogo comune. Un po’ come: “A me, m'ha rovinato la guerra, se non c'era la guerra a quest'ora stavo a Londra” del Gastone di Petrolini (8), ripreso poi da Alberto Sordi.

Viva i bulli! Valuto che, otto o nove volte su dieci, il bullismo e il cattivo risultato scolastico sono conseguenza dell’inadeguatezza, se non della stupidità, del sistema scolastico. Invece di punire e reprimere bisognerebbe analizzare, comprendere, prevenire, aiutare. Sarebbe più conveniente per tutti, anche in termini economici.

La scuola severa e autoritaria. È esplicito il riferimento, la propensione, la nostalgia, il rimpianto per una scuola selettiva, severa, autoritaria, fiscale, rigida, cattiva, che costringe e fa soffrire, che boccia in modo massiccio e spicciativo magari solo per il solo voto di condotta. Questione di gusti! Rimane il fatto che chi vorrebbe questo tipo di scuola non è riuscito né a realizzarla né ad avviarla negli anni della gestione Moratti prima e Gelmini dopo e ancora ora. Al riguardo potrebbe essere utile rileggere la favola della sfida tra il Vento e il Sole (9).

Il padre. ”L’amore nei confronti dei figli si dimostra, anzitutto, facendo il padre” afferma D’Orta. Bah, d’accordo ma che vuol dire in termini operativi? Sberle, urla, magari calci, punizioni pesanti? Chi ha quest’idea ce lo dovrebbe chiarire nei dettagli. E la madre? E dimentichiamo che ora i ragazzi (dai 15 ai 40 anni e oltre) sono mediamente più insicuri e immaturi delle ragazze coetanee? Oltre che meno bravi a scuola. E poi la famiglia: se lavorano entrambi i genitori (o forse la madre deve rinunciare e restare a casa?) questi possono risultare lontani da casa anche per undici ore (8 di lavoro + 1 di intervallo + 2 di viaggio). D’Orta non ha sentito parlare degli “orfani di giorno”? Perché questo governo e questo ministro hanno decretato e attuato la fine del tempo pieno? (10).

segue

Sofron ha detto...

Questo V.P deve avere avuto un'infanzia difficile. Se Marcello d'Orta critica il datato buonismo della preside Valadiano,lo accusa di volere una scuola "autoritaria,fiscale rigida, cattiva" e chi più ne ha più ne metta. E se dice che un padre deve fare il padre, capisce che deve prendere figli a calci e pugni.

Anonimo ha detto...

diciamo anche che un buon studente non è colui che sta zitto, si rende trasparente e fa finta di stare attento, poi copiazza un po' e dato che non rompe il 6 glielo diamo....guardate che ne è piena la scuola,,,i compiti poi li riportiamo dopu un mese perchè non abbiamo tempo così se c'è da recuperare pace! il 4 te lo meriti perchè non hai saputo tutto il capitolo di storia compresa la postilla scritta in caratteri millimetrici,,,,,Bravi questo ci vuole??? NOZIONI E SILENZIO??? UNA via di Mezzo NO?!?!

anonimo ha detto...

Gelmini tenta di nascondere il disastro

anonimo ha detto...

Gran Bretagna, il 49% dei genitori è per le pene corporali a scuola

Il 49 per cento dei genitori in Gran Bretagna è favorevole a reintrodurre le 'pene corporali' nella scuola. Secondo un'indagine, pubblicata oggi sul quotidiano 'The Independent', che ha preso a campione duemila genitori, il 49 % di questi vorrebbero veder tornare i tempi in cui schiaffi e bacchettate erano permessi a scuola.

Ma anche il 19 per cento di alunni della scuola secondaria, sempre secondo l'indagine per la quale sono stati interpellati 530 ragazzi, vorrebbe il ritorno delle 'pene corporali' per una maggiore disciplina in classe.

tuttoscuola.com
venerdì 16 settembre 2011

nostradamus ha detto...

prevedo che qualche editorialista filo-governativo comincerà a parlarne bene: "bacchettate e schiaffi non hanno mai ucciso nessuno" oppure "allora non capivo e soffrii, adesso comprendo e ringrazio" o ancora "meglio uno scappelloto che la bocciatura". accetto scommesse.

anonimo ha detto...

lo «sculaccione che aiuta a crescere» è ancora ben visto

Pippo ha detto...

vi sono le vie di mezzo, quelle che piacciono a pochi, le più faticose e più difficili perché devono evitare gli schiaffi e il permissivismo sciocco e deresponsabilizzante per chi lo pratica come "strategia" educativa. Sono quelle vie da calibrare in base alle caratteristiche di ciascun allievo e di ciascun figlio e che devono puntare ad interventi in grado di evitare il "non ritorno". Quella sconfitta che si ha, sempre, quando veniamo meno al nostro compito di aiutare i figli e i ragazzi a tirar fuori il meglio di se stessi. E se li prendiamo a schiaffi o gli permettiamo piena autonomia senza il nostro auterovole intervento, non c'è pedagogista che tenga, il risultato rischierà di essere pessimo.

andre ha detto...

caro Pippo concordo pienamente, i ragazzini però, quelli difficili, mica son tanto disponibili ad accettare le regole, la scuola i disagi non riesce a capirli e ad incanalarli per cui ti devi frugare e se hai bisogno di una mano te la paghi (quasi 3 anni di psicologo per una figlia ribelle e difficile che però sta dando ottimi risultati).oggi non ci sono più spazi di aggregazione libera, i "bimbi bravi" stanno chiusi a casa a studiare gli altri "vagabondano" e sono da evitare, tutto questo secondo il sentimento comune!!!!