giovedì 21 febbraio 2013

LE "SCUOLE 2.0". INFATUAZIONI MODERNISTE E TENTAZIONI GIACOBINE

Spazi aperti e “riconfigurabili”, pareti scorrevoli, tavoli componibili invece dei banchi, pouf, tappeti, “atelier”, “agorà” per feste, spettacoli e assemblee, spazi relax. E naturalmente via le cattedre e, invece dei corridoi, ecco le “aree connettive”. Non è un numero di "Architectural Digest", sono le Linee guida per la costruzione dei nuovi edifici scolastici varate dal Ministero della Pubblica Istruzione e illustrate su “LaRepubblica” di oggi. (Continua a leggere)

20 commenti:

paniscus ha detto...

Nessuna preoccupazione, tanto non si realizzerà mai :)

E comunque, il primo commento che mi viene è il dubbio su come diavolo si concilierebbero gli "spazi autogestiti per lo studio individuale", in cui i ragazzi sarebbero liberi di andare e venire a proprio piacimento... con l'ossessione patologica per la sorveglianza, la protezione dei minori 24 ore su 24, e per le relative responsabilità civili e penali che condizionano qualsiasi attività concreta nella scuola di oggi.

Qua siamo al paradosso che se un alunno chiede di andare in bagno, e nell'andare in bagno scivola su uno scalino e si fa male, la famiglia può denunciare l'insegnante per averlo lasciato solo... e poi si viene a parlare di spazi autogestiti?

Lisa

Rebert ha detto...

Concordo con Giorgio ma vedo continuamente ( e ossessivamente) passi nella direzione di una scuola tipo neoliberismo da scuola di Chicago. L' individuo sopra di tutto, educato da solo, con l' idea di essere "unico e irripetibile"
( assunto vero ma, se assolutizzato, fonte di incredibili derive sociali, familiari e relazionali).
Su questa linea, va, mi sembra, anche l' ultimo libro di Bottani. nei link, l' intervista con lui pubblicata oggi dall' Avvenire e un brano del suo libro. Che dire, amici miei, faccio fatica a pensare di essere come quel giapponese alla fine della seconda guerra mondiale...
http://www.swas.polito.it/services/Rassegna_Stampa/dett.asp?id=4028-167666775

http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=17794

vittorio campione ha detto...

Il post mi ha fatto tornare in mente Delio Cantimori che a noi, studentelli del secondo anno, spiegava che aveva fissate alle 8 del mattino l'orario della sua lezione per evitare che arrivassero in massa quelli che venivano solo per ascoltare e prendere appunti anzichè per ... lavorare. Detto ciò il "facilitatore" ci guidava passo passo insegnandoci a leggere una bibliografia,a fare ricerca, a cogliere sbagliando (noi) e correggendo (lui)l'essenziale della disciplina e del suo carattere formativo.E noi imparavamo. A studiare e ad amare la storia. Le prolusioni (quelle per cui si veniva "dalle aule vicine") le teneva una volta ogni anno!

Antonello ha detto...

Nel nostro Istituto abbiamo perso classi per cui sono rimaste sei aule "normali" vuote in un’ala dell'edificio.
Visto che le aule da disegno tradizionale (due in tutto l'Istituto) sono insufficienti ho richiesto che venisse abbattuto un tramezzo e da due aule normali venisse ricavata almeno un'ulteriore aula da disegno.
Orrore! Anatema sul povero sottoscritto che ha osato chiederlo!
Mi è stato spiegato che la cosa era assolutamente impossibile sia per ragioni burocratiche, sia perché "... e se poi si formeranno in futuro nuove classi?" ma soprattutto perché "....sa...non abbiamo abbastanza ausiliari per la sorveglianza e la pulizia...."
Mi domando se coloro che ci governano ( non i Politici, che contano come il due di briscola, ma i c.d. Tecnici del Ministero....) siano ben connessi nel tempo e nello spazio.....

Andrea Ragazzini ha detto...

Come insegnante e anche come architetto non posso che condividere l'esigenza di scuole più funzionali, più accoglienti, più belle e di una flessibilità degli spazi che consenta ad esempio di adattare le aule alla dimensione delle classi o a usi diversi. A Firenze, ad esempio, alcune scuole si trovano in ex conventi o in palazzi storici, magari con affreschi del Settecento, però spesso molte aule sono troppo piccole e poco luminose; altre sono state costruite negli anni settanta e ottanta spesso con anonimi prefabbricati e si fa fatica a trovare edifici scolastici che siano insieme gradevoli e funzionali.
Senza dubbio, come si legge nel post, queste visioni oniriche della scuola 2.0 sono per i suoi instancabili araldi un altro modo per proporre le loro confuse idee sulla scuola, in cui l’unica cosa chiara è che la lezione frontale andrà a scomparire e l’insegnante la smetterà una buona volta di “erogare conoscenze”.
Ma, stando all’architettura, non si tratta di cose nuove e neanche è nuovo l’atteggiamento di chi non è sfiorato dall’idea di consultare gli utenti e di configurare lo spazio anche in base alle loro esigenze. Come succedeva a volte agli architetti che si erano formati nel fervido clima politico-culturale del Movimento Moderno e che spesso cercavano di imporre le loro idee innovative ai loro recalcitranti clienti. Negli anni Cinquanta Leonardo Ricci, nelle sue belle case “wrightiane” appena fuori Firenze, voleva che i bagni avessero delle tende al posto delle porte, considerando evidentemente disdicevole l’esigenza di isolarsi in certe circostanze. E come pavimento del soggiorno pare sia arrivato a proporre agli allibiti proprietari la terra battuta.

Antonello ha detto...

O.T.
Invece al sottoscritto è stato una volta un Committente a proporre un pavimento in terra battuta....
Non solo, ma (non sto scherzando, garantisco l'autenticità) pretendeva tassativamente che i W.C. della casa fossero orientati secondo un azimut preciso.....
Ripeto, non sto scherzando....
Inutile dire che il progetto se l'è fatto lui.....
Fine O.T.

Anonimo ha detto...

Ma io posso anche essere d'accordo con questa concezione della scuola, anzi, lo sono e non vi vedo contraddizione con quanto si dice nel post riguardo alla "cassetta degli attrezzi" (non amo le lezioni frontali, però, pur considerandomi, personalmente, estremamente facondo).
Il fatto è che per fare il temino o l'interrogazione e per imparare a memoria il libro di testo, non serve nulla di tutto questo.
Quindi non se ne farà niente. Questo tipo di scuole verrà costruito quando ci saranno professori seriamente interessati a quel che fanno in classe, invece di brucrati preoccupati solo dal registro.

uqbal

Nico ha detto...

Delio Cantimori facilitatore? senza dubbio, ma per una élite di studenti motivata e dalle grandi attese per il futuro.Lo vorrei proprio vedere il Cantimori a facilitare le lezioni in una scuola della periferia napoletana....

Giorgio Ragazzini ha detto...

Non dubito certo che l'esperienza con Cantimori sia stata molto formativa per il professor Campione (che saluto). Il punto è che nessuno gli aveva imposto quel metodo con cui si trovava molto bene. In più va anche detto che un conto è adottarlo con un gruppo di studenti universitari, certamente già in possesso di un'ottima base di conoscenze storiche, un altro con bambini e ragazzi che questa base non ce l'abbiano. Su questo scrisse mesi fa cose molto convincenti il professor Lorenzo Strik Lievers, docente di didattica della storia, in un articolosul "Sussidiario.it".

Papik.f ha detto...

E' apprezzabile lo sforzo compiuto dal Ministero per risolvere il problema della fuga dei cervelli. Quando sarà completata questa rivoluzione, infatti, cervelli che possano fuggire non ve ne saranno più. Funzionanti, almeno.
L'unica cosa che mi consola - forse l'ho già scritto in altri post - è che le mie figlie saranno per allora fuori dalla scuola e che, se continua così, i miei eventuali nipoti cresceranno in un Paese estero.

Antonello ha detto...

Sempre che di bambini italiani ne continuino a nascere. Mi diceva il Preside di un Liceo di Oristano che nel 2002 ci furono nella Provincia 2400 licenziati dalla Scuola Media. Nel 2012 si sono ridotti a 1200, la metà esatta.
Ci stiamo suicidando, come la Setta della Guyana...

paniscus ha detto...

Antonello: a me non risulta affatto che la popolazione nazionale stia diminuendo. La preoccupazione esisteva 20 o 30 anni fa, ma attualmente mi pare che la natalità sia piuttosto stabile da parecchi anni, e che semmai sia in leggera ripresa.

Magari ci sono alcune particolari province che hanno poche nascite perché si spopolano di giovani per altre ragioni... ma di sicuro, su scala nazionale, la "fobia del suicidio demografico" mi sembra un po' sproporzionata!

A meno che tu non intenda dire che ti preoccupi per la vera etnia italiana purosangue originaria, e che a preoccuparti sia proprio il fatto che molte di queste nascite riguardino figli di immigrati o di famiglie miste... ma francamente spero di aver capito male.

Tanto cosa cambierebbe, esattamente?

Lisa

V.P. ha detto...

Scuola, il prossimo anno previsti 27mila studenti in più. E gli stessi docenti - di Augusto Pozzoli - 24 febbraio 2013

Antonello ha detto...

La Sardegna è interessata solo marginalmente dai fenomeni migratori, per ragioni ovvie, e il calo demografico nella scuola si avverte in maniera sensibile, in tutti gli istituti superiori.
Nel mio Istituto gli studenti extracomunitari non sono più di una decina.
Se continuerà inoltre per molto tempo questa crisi penso che anche i flussi migratori diminuiranno moltissimo.
Per quanto poi mi riguarda personalmente ho vissuto da quanto avevo quindici anni, all'estero in contesti plurietnici, quindi la cosa non mi fa né caldo né freddo.
In ogni caso non penso si possa negare che il cambiamento che stiamo vivendo è epocale.

paniscus ha detto...

Ma scusa se insisto, Antonello: immigrazione a parte,a me NON RISULTA che negli ultimi anni le nascite siano in calo, tutto lì, e che le preoccupazioni per il "suicidio demografico dell'Italia" siano piuttosto un tema che era attuale 40 anni fa. Se poi le nascite sono in calo localmente in Sardegna, questo non posso saperlo, ma nella media nazionale proprio no.

Tu dici che le iscrizioni sono in calo in tutti gli istituti superiori, ma questo vale anche per le elementari?

Perché se questo non avviene, il calo di iscrizioni si spiegherebbe semmai con un maggior tasso di abbandono scolastico o di preferenza per la formazione professionale breve.

Se invece le iscrizioni diminuiscono anche alle elementari, allora hai ragione tu (ossia, c'è effettivamente un marcato calo di natalità in Sardegna, ma non è in linea con la media nazionale). E questo non implica che "i sardi non vogliano più fare figli", ma semmai che vanno a farli altrove. Ossia, si spiegherebbe con un alto tasso di emigrazione di giovani nei decenni precedenti, in altre regioni d'Italia.

Magari negli anni 80 e 90, in una fase di maggior benessere economico, moltissime famiglie sarde hanno avuto la possibilità di mandare i figli a studiare a Milano, a Roma, a Bologna o a Firenze, e poi questi hanno trovato lavoro lì, e si sono fatti una famiglia lì...

Altrimenti non si spiegherebbe in altro modo, mi pare.

Lisa

Antonello ha detto...

Mi pare che qualcuno abbia detto che le statistiche sono come il bikini: il molto che mostrano è suggestivo, ma il poco che nascondono è vitale....

Ti posso garantire che qui, a parte l'Istituto Alberghiero, che ha avuto in questi anni un forte incremento di iscritti (esiste un trend modaiolo anche per le scuole.....) e i Licei, che hanno avuto un piccolo boom negli anni scorsi e oggi sostanzialmente tengono, tutti gli Istituti tecnici e Professionali sono in pauroso calo.

Nella nostra provincia l’anno prossimo verranno accorpati due o tre Istituti Commerciali (uno di essi che nel 1997 aveva quindici Prime quest’anno ha ricevuto 10 (dieci) richieste di iscrizione dalle Scuole Medie), un Tecnico per Periti Elettronici e Elettrotecnici che l’anno scorso aveva tre sole prime verrà accorpato (se non interessa ai ragazzi studiare Elettronica al giorno d’oggi non so quando mai li potrà interessare....), il nostro Istituto (I.T.G.) che a metà degli anni '90 aveva la bellezza di quasi duemilacinquecento alunni, tanto da arrivare alla "Prima D/bis" perché erano finite le lettere dell’alfabeto ed essere il secondo istituto d’Italia per numero di alunni, per pochissimo arriverà quest’anno ai seicento studenti che garantiscono l’autonomia, ma poiché perderemo l’anno prossimo oltre centotrenta alunni che si diplomeranno, a fronte di una sessantina di iscrizioni alla Prima, Preside, DSGA e Colleghi sono fortemente preoccupati.

Come dicevo, la notizia del forte decremento di natalità qui in Sardegna, mi è stata data dal Preside del Tecnologico di Oristano, Presidente della Commissione di maturità della quale ho fatto parte l’anno scorso, laureato in Matematica e Fisica e pertanto a suo agio con la Statistica, oltreché informato dei fatti per dovere professionale: ripeto, mi ha riferito testualmente che nella sua Provincia i diplomati dalla Scuola media sono stati 2400 nel 2002 e 1200 nel 2012, la metà esatta (tenendo naturalmente conto della sciagurata creazione delle nuove province, bocciata poi da un referendum).
Non mi risulta poi che nelle altre province sarde i nuovi nati siano stati in numero tale da controbilanciare questa perdita.

Non credo fosse male informato né in mala fede, per cui tenderei a dargli ragione, visto che quello che dice peraltro coincide con quello che vedo e tocco con mano ogni giorno: la crisi economica e l’enorme difficoltà nel trovare un lavoro qui da noi fa si che i giovani si sposino sempre più tardi e, tra tutte le giovani coppie che conosco, sono rare quelle che si sposano, rarissime quelle che hanno figli e uniche quelle che ne hanno più di uno.

Inoltre il fatto che le Sarde siano le più emancipate tra le donne del Sud e anche di molte Donne del Nord ( la Carta de Logu di Eleonora d’Arborea stabiliva, già alla fine del XIV° secolo, che le Donne Sarde, uniche in tutta Europa e forse in tutto il mondo, avevano il diritto di amministrare il proprio patrimonio, che non veniva quindi conferito al marito, fatto che le Inglesi ottennero nel..... 1920) porta al fatto che la scolarizzazione femminile da noi sia superiore a quella maschile, il che ha come conseguenza che molte donne lavorano e, con la carenza di asili nido e provvidenze per la famiglia in genere, fare un figlio qui in Sardegna non è più una Missione, è un vero e proprio Apostolato: tra l’altro, nei trentatré anni che insegno, ho avuto modo di vedere più Papi eletti a Roma che Colleghe incinte....

paniscus ha detto...

Per quanto possa capire benissimo i passaggi socioeconomici che ci stanno dietro, posso dire che mi deprime parecchio l'associazione di idee automatica tra "donne che studiano di più" e "diminuzione delle nascite"?

Come a dire che la maternità è roba da ignoranti... :(

Lisa

Teo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Teo ha detto...

Interessante quanto si dice dell'esperienza del prof. Rosario Salamone, che, da giovane docente di filosofia al Liceo "Tasso" di Roma, riusciva con le sue “lezioni frontali” ad attirare e a catalizzare perfino una quarantina di studenti da altre classi. Oggi purtroppo sarebbe difficile, e non solo per problemi burocratici per cui sarebbe mal tollerata la "trasmigrazione" di studenti da altre classi. Semplicemente, la maggior parte degli studenti non ascolterebbe le lezioni per il puro piacere di ascoltarle o per l'interesse per la materia. All'epoca forse c'era un diverso atteggiamento: anche studenti poco interessati alle liriche del Petrarca o agli esametri virgiliani si accendevano di interesse per una bella lezione sulla comune di Parigi o sull colpo di Stato dei bolscevichi e sui fondamenti teorici di "Stato e rivoluzione" di Lenin, a causa della fortissima tensione politica che regnava in quegli anni. Purtroppo, come ho constatato con mio profondo disappunto, oggi non c'è carisma che tenga se negli studenti prevalgono la superficialità, il disimpegno, il disinteresse, fino a che certi comportamenti non degenerano in fenomeni di bullismo. Ho notato che anche in ottimi licei ci sono classi che si interessano alle lezioni "per virtù propria" e altre che ascoltano solo con la minaccia della sanzione e del voto. Ricordo, a tal proposito, di aver avuto come preside per un anno proprio il prof. Salamone, al liceo "Visconti". Quell'anno mi capitò un classaccia, con vari studenti del tutto demotivati (tra cui il figlio di un notissimoo giornalista RAI, ora neodeputato), una parte della quale non riuscivo a interessare in nessun modo (mentre l'anno prima ero forse l'unico docente che avesse riscosso successo in una classe che si accingeva alla maturità). Ricordo che Salamone mi rimproverò più volte proprio perché preferivo che gli studenti peggiori uscissero dalla classe anziché turbare le lezioni. Dal suo punto di vista di dirigente aveva ragione (era suo compito garantire anche la disciplina, anche se dopo che Foucault ha pubblicato "Sorvegliare e punire" mi domando se davvero essa sia un valore essenziale da un punto di vista pedagogico), ma mi domando perché in uno dei più prestigiosi licei di Roma i docenti degli anni precedenti al ginnasio avessero consentito a studenti così palesemente impreparati e demotivati di venir promossi al liceo. Per il resto, ho notato che anche conferenzieri brillantissimi come Marramao o Bodei, che all'università erano e sono ascoltatissimi, non riuscirono a interessare scolaresche poco sensibili culturalmente.

Antonello ha detto...

Non mi sembre di aver mai detto che la maternità è roba da ignoranti, ma se non hai asili nido, se la famiglia non è più quella di una volta, se le esigenza di lavoro ti portano a uscire di casa la mattina presto e rientrare la sera tardi ( vedi il caso di una donna medico ospedaliero, ad esempio.....), il tutto senza asili nido, scuole materne etc., tirare su una famiglia numerosa la vedo molto dura....