venerdì 1 febbraio 2013

RIVALUTARE L'ISTRUZIONE TECNICA E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Sul “Sole 24 Ore” di ieri un’altra voce, quella del sociologo Carlo Barone, a favore della formazione professionale e della libertà di sceglierla come opzione di pari dignità, capace di far riconciliare con la scuola tanti ragazzi che si sentono dei falliti.
Questi corsi [quelli della formazione professionale] sono ancora visti in Italia come un canale residuale, dove parcheggiare i ragazzi più problematici. Spesso rappresentano una seconda scelta dopo una bocciatura a una scuola professionale, oppure una scelta forzata quando la famiglia cerca un percorso breve perché è in difficoltà economica. Quando però si chiede ai ragazzi che frequentano questi corsi cosa ne pensano, il giudizio è molto positivo. I loro allievi incontrano quella dimensione pratica e applicativa del sapere che manca altrove e si riconciliano con la scuola. Viene da chiedersi se non si potrebbe risparmiare loro la perdita di tempo e la frustrazione di una o più bocciature, facendoli iscrivere subito a questi corsi. Basterebbe guardare la formazione professionale non come un ripiego, ma come un'opzione formativa con lo stesso valore delle altre. Ma questa sarebbe una rivoluzione culturale per un paese abituato da sempre a guardare con diffidenza i saperi tecnici e applicativi”. Leggi tutto.

3 commenti:

Antonello ha detto...

Contea dello Yorkshire, Inghilterra settentrionale, non lontano da Sheffield.
Il Signore che si vede nella foto sotto, presa mentre lavora ad un ampliamento da me progettato una decina di anni fa della casa di un Amico

http://picturepush.com/public/12092709

è, secondo gli Standard Europei, un Laureato.

Cioé, dopo una scuola superiore dove si parlava più o meno di niente è andato al College, da diciotto a ventun anni, per imparare a costruire muri in mattoni.

Per carità, tutto il rispetto possibile, il suo lavoro lo fa in maniera egregia ed è una persona superspecializzata: i muri li tira su perfettamente, anche se sa fare solo ed esclusivamente quello e per fare un intonaco o una parete in cartongesso occorre chiamare altri “specialisti”.

Ma siamo sicuri di parlare lo stesso linguaggio quando parliamo di Laurea In Italia e quando parliamo di Laurea in Europa?

paniscus ha detto...

Ma infatti negli ultimi 15 anni si è fatto di tutto per trasformare il concetto di "laurea" al quale eravamo abituati in Italia a quello che già era consueto in altri paesi d'Europa.

Abbiamo un tale senso di inferiorità e di subordinazione rispetto all'estero, che abbiamo finito col credere sinceramente che finora fossimo noi a sbagliare, e che l'unico modo GIUSTO per intendere la laurea fosse quello inteso dal tuo conoscente "laureato in muri".

Semplice, no?

Lisa

fiorella farinelli ha detto...

I triennali di IeF - almeno nelle regioni che li hanno promossi con cura e intelligenza - sono un'opportunità preziosa per molti ragazzi poco attratti da percorsi scolastici incapaci di valorizzare e sviluppare talenti e competenze tecnico-operative.Ragazzi perciò a rischio di abbandono precoce che invece sono molto spesso incoraggiati dall'esperienza positiva a proseguire o rientrando a scuola o frequentando, dove ci sono, i corsi per il diploma professionale. Ma risultati abbastanza positivi, nonostante la crisi, ci sono anche in termini di inserimento lavorativo , come emerge da più indagini ( vedi, tra le altre, l'indagine FORMA, in "L'efficacia della formazione professionale per i giovani", Donzelli,2011 ). I molti problemi dell'IeF - tra cui la scarsa e poco qualificata attivazione proprio nelle regioni del Sud, dove sono più alti i tassi di abbandono - meriterebbero strategie e policies molto diverse da quelle, avanzate dalla CGIL ( obbligo SCOLASTICO fino ai 18 anni ) e da alcuni programmi elettorali della sinistra che vorrebbero tornare indietro ( PD : biennio unitario e FP solo dopo il biennio ). Non c'é mai fine, da noi, all'archeologia politica condita di antiche iedologie...