venerdì 10 maggio 2013
GIORGIO ISRAEL SFERZA L'INVALSI
Sul “ilsussidiario.net”
Giorgio Israel ricapitola in modo incisivo le argomentazioni contro un uso
estensivo dei test, al di là della verifica di conoscenze e capacità elementari.
Intanto prosegue la battaglia dei Cobas che hanno indetto tre giorni di
sciopero in coincidenza con le date di “somministrazione” dei questionari. Israel,
però, non si oppone alla valutazione in quanto tale, mentre il rifiuto dei
Cobas è integrale e anche ideologico, in quanto considerano le prove Invalsi espressione del sistema
politico ed economico dominante, che vuole spingere la scuola a adeguarsi "alle esigenze del sistema produttivo". (GR) Leggi.
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28 commenti:
Pareri diversi in un servizio
del "Corriere" di oggi (Sestito, Bolondi, Serianni, Ugolini, ribattezzata Enza per l'occasione). Rimangono in piedi le obiezioni di metodo avanzate da Israel e mancano chiarimenti decisivi per il futuro, che sventino il "teaching for testing": frequenza, ambito di applicazione, ulteriori utilizzi oltre a quello che Serianni chiama "analisi del colesterolo".
"Tempo fa feci l'esempio di una esperienza realmente effettuata su bambini della primaria ponendo loro un semplice problema matematico derivante da una situazione reale. Le soluzioni furono molto diverse: c'è chi seguì una via aritmetica (di puro conteggio), chi propose un'impostazione che conteneva idee di tipo algebrico, chi tradusse il problema in termini geometrici. [...] E vi potrebbero essere molti altri punti di vista su cui confrontarsi, che dipendono da visioni culturali che non possono certo essere standardizzate da un'ideologia di Stato".
Qui c'è l'errore di fondo di Israel.
L'Invalsi non sta provando a stabilire una graduatoria di merito tra i vari metodi di risolvere un problema matematico, ma di stabilire quanti ragazzi, in una scuola, siano in grado di arrivare ad una soluzione corretta, qualsiasi sia l'approccio che seguono.
Se in una classe il problema non viene risolto da nessuno, c'è da pensare che le cose non stanno funzionando. Se in un'altra classe il problema viene risolto dall'80% dei ragazzi con dieci metodi diversi, le cose stanno funzionando molto meglio. Se ci arrivano tutti, sia pure con 20 metodi diversi, la classe (o la scuola) va benissimo e non importa a nessuno stabilire se i ragazzi con approccio geometrico siano meglio di quelli con approccio algebrico.
Tutto lì.
Allo stesso modo, nessuno vuole dire ai ragazzi qual è il modo giusto di interpretare la Ginestra di Leopardi (io cmq la poesia la toglierei proprio dalle rilevazioni Invalsi perché la polisemia, è vero, si presta poco alla standardizzazione). Però posso verificare se, dato un certo testo, i ragazzi sanno coglierne le informazioni giuste.
Esempio: se offro ai ragazzi un grafico in cui si illustra l'andamento demografico dell'Europa negli ultimi quarant'anni e poi chiedo loro di estrapolare delle informazioni (i grafici servono a questo...), potrò ben contare o no i ragazzi che dal grafico estrapolano informazioni corrette e quelli che non ce la fanno? E, di nuovo, se in una classe NESSUNO sa leggere un grafico, posso dedurne che il livello della competenza di lettura dei grafici di quella classe, è basso?
Di nuovo tutto lì.
Altro esempio: Israel ha mai visto i test con cui si certificano la conoscenza di una lingua straniera? Test come First, o l'IELTS? Non saranno perfetti, ma riescono a dare un'idea fungibile del livello di padronanza della lingua, tale per cui da uno che abbia 5 all'IELTS ci si può con ragionevole sicurezza aspettare, ad esempio, che sappia chiedere informazioni stradali. E funziona.
Di nuovo, tutto lì.
Grande Serianni!!! Ma non mi sorprende...
Una quarantina di anni fa o poco meno sostenni l'esame per il Lower dell'Università di Cambridge, l'equivalente dell'attuale First.
Ricordo come fosse adesso quello che il docente del British Institute (mi pare si chiamasse Mr. Balloch, comunque era certamente scozzese) ci disse: "My pupils pass examinations". Il discorso che ci fece fu il seguente: io,a differenza di altri colleghi, alleno i miei studenti a superare l'esame, quindi i miei studenti superano l'esame. Teaching to the test, appunto; era la prima volta che ne sentivo parlare.
Ne fummo ben felici,anche perché l'esame lo passammo davvero. Ma quello che va bene per misurare una capacità elementare (o dovrei dire competenza?) di esprimersi in Inglese non va altrettanto bene per misurare l'esito di un percorso formativo.
Quindi non ci sarebbe nulla di male nei test se non fosse stata più volte espressa, al di là di ogni ragionevole dubbio, da fonti autorevoli o almeno assai ascoltate in alto loco, l'intenzione di basare in futuro sui test, e solo su di essi, la valutazione delle istituzioni scolastiche.
Invito chi ne dubita a leggere l'articolo pubblicato domenica scorsa dal solito Abravanel sul Corriere della Sera.
Ecco l’articolo di Roger Abravanel (sul “Corriere” di sabato)a cui accenna Papik.f.
E' quello, ricordavo male il giorno. Avrei preferito non rileggerlo perché lo trovo agghiacciante. "Competenze della vita", nientemeno. Altro che "tutto lì", caro FR.
Papik, l'aneddotica è fondamentalmente inutile.
Trovo utile poi che sia stato messo il link all'articolo di Abravanel, ma confermo quel che mi è già capitato di dire: c'è vita oltre Abravanel, quel che dice lui mi interessa il giusto, ma soprattutto io difendo le mie idee e non le sue.
Per concludere: ai test di inglese ci si prepara. Non mi sembra uno scandalo. E' un fatto assolutamente pacifico che si basa su questo presupposto: per allenarti al test devi imparare l'inglese.
Ma è più facile polemizzare e raccontare aneddoti che entrare nel merito.
Mettiamola così, allora: se le idee con le quali si propongono i test Invalsi fossero prossime a quelle di FR, mi preoccuperei in misura limitata. Se fossero invece prossime a quelle di Abravanel, mi preoccuperei molto. Dal momento che ritengo di aver motivo di credere che la condizione reale sia la seconda, mi preoccupo. Se ho torto - come spero, sia ben chiaro - lo si vedrà in futuro; intanto però non solo il solo a preoccuparmi e lo fanno anche persone molto più autorevoli di me.
Ritengo di averne il diritto senza essere liquidato in toni sprezzanti tipo "caccia gli spettri" o "tutto qui". Poi FR o chiunque altro può pensarle come vuole, saranno i fatti a dare ragione all'uno o all'altro e - lo ripeto - spero vivamente che diano torto a me.
Per quanto riguarda l'aneddotica, mi scuso di avere abbassato il livello della discussione al di sotto egli eccelsi livelli scientifici cui evidentemente FR è aduso; sottolineo però di essere stato il primo a dichiararmi contento di avere incontrato quell'insegnante, quindi non mi sembra di aver parlato di scandalo. Ho solo espresso un dubbio sul fatto che quell'allenamento a determinate tecniche debba costituire l'unica sostanza primaria di ogni insegnamento.
Papik, grazie dei toni concilianti. So di essere polemico (mi piace essere polemico), ma non credo di aver offeso nessuno con l'espressione "tutto lì", che non era peraltro rivolta a te.
Idem per gli spettri. A me sembra che qui si dibatta con molta libertà ma anche con molta onestà, e ognuno sostiene le proprie idee anche in maniera colorita, con una moderazione da parte del Gruppo nient'affatto censoria. Mi spiace se ti sei sentito offeso, penso tuttavia di essermi mantenuto al di qua della linea.
A buon rendere e grazie per aver voluto riconoscere quel che di positivo vedi nelle mie idee.
Carrozza: ascolto critiche su Invalsi, ma è solo test
Milano, (TMNews) - Il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, non ha escluso una "riflessione" sui test Invalsi, oggetto negli ultimi giorni di molte critiche, ma ha invitato a non dare troppo peso a questo tipo di valutazioni. "Ci stiamo lavorando e stiamo anche ascoltando le critiche, ma va ridimensionato" il peso che nel dibattito degli ultimi giorni viene attribuito a questi esami. "E' un test di valutazione utilizzato anche per finalità conoscitive, per capire il mondo della scuola e le peculiarità territoriali. Deve essere un po' ridimensionato il valore e l'impatto che gli si attribuisce", ha aggiunto a margine della firma dell'accordo sul San Raffaele. Secondo Carrozza, comunque, "è giusto che ci sia un dibattito, sentire le parti in causa e magari faremo una riflessione, ma è un test", ha concluso.
http://notizie.tiscali.it/videonews/169781/Italia/
Non è facile trovare il tempo per rispondere a tutte le obiezioni peregrine, ma il rispetto per questa testata me lo impone. Mi si obietta che «L'Invalsi non sta provando a stabilire una graduatoria di merito tra i vari metodi di risolvere un problema matematico, ma di stabilire quanti ragazzi, in una scuola, siano in grado di arrivare ad una soluzione corretta, qualsiasi sia l'approccio che seguono». Bene, è inutile fare gli avvocati difensori con tesi che l'Invalsi respinge: poiché l'Invalsi pretende di valutare le competenze (ovvero le capacità di, ecc.) degli studenti. E la mera capacità di arrivare a una soluzione corretta non dice proprio nulla, neanche in tema di conoscenze. Se mi limito a controllare che la soluzione sia corretta (ignorando il procedimento seguito) non solo appiattisco tutto e valuto allo stesso modo intelligenti e “secchioni”, ma non so neppure se la soluzione proposta non sia stata copiata). Sono le ambizioni smisurate dell'Invalsi che rendono assurdo il loro operare. Non che non si possa valutare con test le “conoscenze” “capacità” minimali, essenziali, basiche. Questo non l'ho mai negato. Ed è evidente, banale che le conoscenze linguistiche, grammatiche, sintattiche, ortografiche di base sono verificabili con test, come quelle matematiche di base. MA L'INVALSI PRETENDE MOLTO MOLTO DI PIU' E QUESTO E' INACCETTABILE.
Noto con piacere che anche Giorgio Israel non è poi così devoto al pirronismo come sembrava.
Bravo!
Il resto verrà.
Avevo letto anch'io le affermazioni del Ministro riportate da V.P. e le avevo trovate decisamente tranquillizzanti. E' proprio questo il punto: si tratta solo di test. Niente "competenze della vita", sembra di capire, e neanche pretesa che i genitori possano capire da questi test "quanto è buono l'insegnamento nella [...] scuola [dei loro figli], perché le scuole che presentano risultati migliori (o in forte miglioramento) hanno insegnanti migliori" (cito sempre Abravanel).
Se è così, se non si tratta solo di politica, se il Ministro intende ricondurre i test alla loro specifica funzione, se intende affiancarli con strumenti ben diversi per capire quali scuole hanno insegnanti migliori, e se la burocrazia ministeriale glielo lascia fare, allora sono favorevole anch'io.
Speriamo bene.
@ F.R.: anche io non ce l'ho con lei, ma solo con quelli che la pensano come il personaggio sopra citato. Solo che non si deve sottovalutare il pericolo. Inoltre, non sono certo io a dover fare l'avvocato di chi ne sa molto più di me, ma mi sembra che tra negare la possibilità di conoscere la verità e la pretesa di poterla misurare numericamente ci siano altre posizioni possibili (e, direi, preferibili).
Papik.f ha detto... "Avevo letto anch'io le affermazioni del Ministro riportate da V.P. e le avevo trovate decisamente tranquillizzanti. E' proprio questo il punto: si tratta solo di test"
1) "dichiarazioni tranquillizzanti" solo come prima impressione; già ora - avendoci riflettuto - non ne sono più convinto; dovrebbero seguire fatti a breve scadenza. basterebbedire che il prossimo anno i test invalsi saranno non obbligatori ma facoltativi (tanto se il boicottaggio ha riguardato meno dell'1% .....); e poi quanto durerà questo governo stranissimo?
2) quelli dell'invalsi sono cattivi test, nel senso di non adatti perché di paternità ignota e al di fuori dell'interazione didattica.
Aggiungo un altro dettaglio che una sua importanza ce l'ha: l'INVALSI, indipendentemente da quanto siano buoni o cattivi in sé i suoi test, negli ultimi anni è stato oggettivamente usato(o più probabilmente, ha fatto parte attiva della strategia) come arma di distruzione di massa per portare avanti una campagna denigratoria senza precedenti contro la scuola pubblica e contro la categoria degli insegnanti.
In particolare, c'è stata l'esplicita volontà politica di far credere alla popolazione generale che i test invalsi sarebbero serviti per valutare individualmente gli insegnanti, anche se questo (sulla carta) non era previsto.
Ed è stata fatta una campagna propagandistica martellante per sostenere l'idea che "se gli insegnanti sono in maggioranza contrari, è perché hanno il terrore di essere finalmente valutati come meritano".
Le prove INVALSI, che i test siano buoni o meno, hanno oggettivamente fatto parte di una sistematica azione politica volta ad affossare e a delegittimare l'istruzione pubblica in Italia. Il loro uso strumentale, finora, è stato solo quello.
Quindi, se anche fosse vero che gli interessati sono tutti contrari (il che non è manco vero, oltretutto), cosa ci sarebbe di strano?
Lisa
lisa ha ragione!
Lisa-Paniscus dice delle cose che anche io trovo condivisibili. E' vero che c'è chi pensava che l'INVALSI avrebbe stanato i professori fannulloni e li avrebbe consegnati alla pubblica gogna.
Tra questi, la Gelmini, che aveva ben poca cognizione di quel che stava facendo (e che quando ha commissionato un progetto pilota di valutazione degli insegnanti ne ha ricevuto uno che con l'Invalsi non aveva nulla a che fare -dubito se ne sia accorta).
L'articolo dell'ANP mi sembra largamente condivisibie e molto preciso nel chiarire la differenza tra valutazione e misurazione.
Invece Israel, perlomeno qui, non risponde alle critiche limitandosi a definirle peregrine, ma senza affrontare il merito. Per me rimane l'idea che tra saper risolvere un problema e non riuscirci rimane un differenza apprezzabile ed importante.
Per quanto riguarda il famigerato "teaching to the test" chiedo ai colleghi che hanno classi terminali delle superiori: ma la vostra didattica non è influenzata per nulla dalla presenza o meno di un commissario esterno? Siete serenamente e supremamente superiori a queste miserie umane o aggiustate programmi, lezioni, materiali e valutazioni perché le prove scritte e orali vadano bene?
Non è teaching to the test?
Un altro link interessante:
http://www.ilpost.it/mauriziocodogno/2013/05/13/siamo-tutti-pedagoghi/
Da un certo punto di vista ogni insegnamento è teaching to the test, poiché ogni insegnamento prepara ad affrontare una prova. Bisogna vedere di che prova si tratta, però.
Se si deve preparare gli alunni ad argomentare, a stabilire confronti, a esporre delle idee delle, a sviluppare un ragionamento, ad approfondire personalmente,è un conto.
Se li si deve preparare a rispondere a individuare una chiave tra due risposte errate e un distrattore, è un altro conto.
Ne risente anche l'organizzazione dei contenuti, di più, la scelta dei contenuti stessi. Riguardarsi i primi minuti dell' "Attimo fuggente" per vedere a cosa può ridursi un insegnamento che pretende di basarsi su misurazioni oggettive: alla presentazione e assimilazione di dati che possono essere misurati oggettivamente (il che non vuol dire che io consideri Mr. Keating come un modello di insegnante, perché non è così).
Come fare a ridurre l'insegnamento in quelle condizioni? basta dire che i docenti saranno valutati SOLO sulla base degli esiti dei testi STRUTTURATI affrontati dai loro alunni. Oppure: basta credere che una valutazione non sia valida se non è una misurazione oggettiva.
Il che, purtroppo, non è stato affermato solo dalla povera e sprovveduta Gelmini, ma viene a tutt'oggi sostenuto a spada tratta da numerosi "esperti" e funzionari, oltre al fatto che è questa la versione che gli organi di stampa danno in pasto all'opinione pubblica.
Ora: ci si può anche ostinare a negare per partito preso che le cose stiano così, ma le cose stanno così.
E a mio parere, anche FR rischia di caderci: che senso avrebbe, altrimenti, rivolgere un'accusa di "pirronismo" al prof. Israel, visto che questi si è espresso innumerevoli volte A FAVORE di una valutazione del lavoro degli insegnanti anche attraverso i risultati degli alunni, purché questi non siano valutati SOLTANTO in base alle pretese "misurazioni oggettive"?
E' ben vero, peraltro, che il Ministro sembra pensarla diversamente. Ma si tratta di una dichiarazione degli ultimi giorni, alla quale, per ora, non è seguito alcun fatto. Aspettiamo.Speranzosi ma tutt'altro che tranquilli.
"Se si deve preparare gli alunni ad argomentare, a stabilire confronti, a esporre delle idee delle, a sviluppare un ragionamento, ad approfondire personalmente,è un conto."
Questo nell'esame orale in parte esiste, ma per il 90% è impararsi a memoria il libro di testo, per il 4% impararsi a memoria i ragionamenti dagli appunti e per un altro 4% effettiva capacità di ragionamento. Ragionare non paga in sede d'esame, perché rischi di ampliare il discorso in direzioni inaspettate, e potenzialmente pericoloso, né si sa cosa intende il commissario esterno per ragionamento. In media "dimmi qualcosa su cui sono d'accordo e mi sembrerà un bel ragionamento". Col commissario interno sai già cosa vuole, gli ripeti a memoria le cose fatte durante l'anno e amen.
L'esempio di Keating è più volte sbagliato: all'inizio di quel film, tanto esaltante quanto pieno di lati oscuri, si misura l'ARTE non le prestazioni degli studenti. Tra l'altro quel libro che Keating fa strappare non è mai esistito.
"basta dire che i docenti saranno valutati SOLO sulla base degli esiti dei testi STRUTTURATI affrontati dai loro alunni." Questo non lo dice nessuno, ed è quel che io considero uno spauracchio (o, ahò, fantasma). Tanti esperti diranno questo e quello, ma a me interessa, al riguardo, quel che dice l'Invlasi, perché sono loro a fare i test.
Ragioniamo poi sull'essere d'accordo sulla valutazione dei docenti, dei risultati scolastici e delle scuole (tre cose differenti, in ogni caso): una volta fatta la misurazione e poi anche, insieme con altri dati, la valutazione, sarà inevitabile fare anche dei confronti: per capire chi sta avendo difficoltà, per capire se si può dare di più ("avete mezzi simili, organico simile e utenza simile alla scuola di un km più giù, ma come mai riuscite a far meglio di loro? C'è qualcosa che potete consigliare loro?). Oppure vogliamo dare una valutazione negativa ad una scuola in base alle valutazioni soggettive di una persona sola o di un ristretto gruppo? Se non è arbitrio questo!
Come si fa se queste valutazioni non avvengono su un piano condiviso, comunq, trasparente ed in una parola oggettivo?
Si dirà: ma anche l'Invalsi è un gruppo ristretto. Vero, ma proprio per questo deve essere massimamente trasparente, né deve prendere decisioni sulla base delle sue sole rilevazioni. Ma infatti le decisioni non le prende l'Invalsi, bensì il ministero e per questo è stato creato un SNV. Il quale deve essere altrettanto trasparente e "accountable".
"il che non vuol dire che io consideri Mr. Keating come un modello di insegnante, perché non è così" ho scritto io.
"L'esempio di Keating è più volte sbagliato" risponde lei, caro FR.
Il fatto è che io ho detto, e chiaramente, che non stavo facendo alcun "esempio di Keating" in senso positivo, bensì un esempio negativo dell'insegnante che precede Keating in classe nelle scene iniziali del film. E che è, a mio parere, appunto un insegnante che esercita il "teaching to test" finalizzato a prove di misurazione oggettiva.
Avrò ragione, avrò, torto, in ogni caso non ho detto quello che FR mi attribuisce.
Per quanto riguarda la valutazione necessariamente soggettiva, ho già detto più volte come la penso:
1. una valutazione soggettiva è solo quantitativa, come stabilire quante categorie contiene un alimento.
2. una valutazione qualitativa, come stabilire se un cibo è buono, richiede necessariamente un giudizio soggettivo.
Quindi: o ci si limita ai dati quantitativi, o si chiama in causa l'elemento soggettivo, tertium non datur. Per minimizzare l'errore, non c'è altro da fare che moltiplicare i soggetti giudicanti, e anche questo l'ho già detto.
Ritenere di poter valutare oggettivamente una qualità non è qualcosa che richiede la messa a punto di procedimenti più raffinati: è, semplicemente, un errore concettuale ed epistemologico.
Anche qui, avrò torto o avrò ragione: ma sostenere che pensarla così implichi negare l'esistenza di ogni verità, significa avere una concezione ben miserabile del significato di "Verità".
Ancora Sestito su "ilsussidiario.net". Leggi.
Papik
Semplifico fino all'estremo, ma cerco di non banalizzare.
Immaginiamo di dover decidere se mantenere aperta o chiusa una scuola, o se dobbiamo finanziarne un progetto. Lo si fa sull'impressione soggettiva di un'autorità preposta?
Se dobbiamo decidere di una scuola e chiediamo in giro, ovviamente tra persone qualificate, otterremo sicuramente molte risposte diverse...quale seguire? E sopratutto, se poi le stesse procedure devono riguardare altri istituti come si fa?
Test Invalsi dalla A alla ZETA
Test Invalsi dalla A alla ZETA
http://www.ateniesi.it/il-test-invalsi-inutile-nozionismo-o-amara-verita/
@FR Lo si fa sulla base di una serie ponderata, elaborata dalle autorità preposte, di giudizi soggettivi espressi da diverse persone qualificate. Per me è l'unica strada accettabile.
Leggo con ritardo e noto con stupore che vengo accusato di non entrare il merito. Peccato sia quasi l'unico a farlo. Leggere ad esempio le critiche dettagliate e NEL MERITO http://pensareinmatematica.blogspot.it/.
Dopo di queste non si è avuta risposta, neppure sul sito degli "ateniesi" menzionato qui. Anzi, per l'esattezza, si è avuta una risposta esasperata ( per suo stesso dire) che ne fa una questione di principio deplorando il fatto che si entri nel merito criticando i singoli test... No comment....
E mi si permetta un'altra aggiunta. Mi consta che il mio articolo sul "bluff della matematica finlandese" sia stato scaricato da circa 7000 persone. Ed è un articolo che ENTRA NEL MERITO. Quante persone credete che abbiano risposto obiettando e contestando NEL MERITO? 1000? 100? 10? No: NESSUNA...
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