sabato 2 febbraio 2019

RIPETERE LE MATERIE INSUFFICIENTI, NON LA CLASSE: SCUOLE SUPERIORI BASATE SU CORSI DISCIPLINARI


“il Sussidiario.net”, 1° febbraio 2019*
Da anni si riaccende ogni tanto la discussione sul tema “bocciatura sì / bocciatura no”; e un’iniziativa per abolirla nei primi otto anni di scuola – dove è già un’extrema ratio– è fortunatamente abortita per l’opposizione della ministra Fedeli. Ma non è al riparo da queste intenzioni neppure la scuola superiore, nella quale anche don Milani ammetteva la bocciatura (“Si costruiscono cittadini specializzati al servizio degli altri. Si vogliono sicuri”). Molti sono abolizionisti perché poco inclini alla valorizzazione del merito e tendono a rifiutare le valutazioni negative per le loro conseguenze. Però neppure il più acceso anti-abolizionista può negare in scienza e coscienza che far ripetere l’anno, cioè tutte le materie, di fronte ad alcune insufficienze sia un sistema poco soddisfacente, anche se in genere è il minore dei mali rispetto a una promozione inopportuna. Il dilemma è noto. Se lo studente non viene promosso, potrà recuperare conoscenze e competenze non acquisite, ma dovrà ristudiare da capo anche le discipline in cui non aveva problemi. E se è vero che per non pochi ragazzi bocciare ha costituito un’occasione per riconquistare senso di responsabilità e conseguente impegno, in altri questo può causare frustrazione e scoraggiamento o spingere addirittura all’abbandono, soprattutto se l’insuccesso si ripete e se la famiglia non è in grado di sostenerlo con ripetizioni private. Se invece gli vengono “condonate” le materie insufficienti per evitare la bocciatura, lo studente si porterà dietro una preparazione lacunosa; e per di più sarà portato a pensare che studiare tutte le discipline non è poi così necessario. Venendo alla “sospensione del giudizio” (così il ministro Fioroni ribattezzò, reintroducendoli, gli esami di riparazione), se è sempre meglio di niente, è anche vero che il dilemma bocciare/non bocciare si ripropone molto spesso anche a settembre. Quanti consigli di classe se la sentono oggi di far ripetere l’anno per una materia o magari due, anche quando è evidente che il rimandato non ha aperto libro? L’ovvio risultato sarà quello di rafforzare la tendenza a prendere sotto gamba future “sospensioni del giudizio”.
Di fronte a questo evidente stallo, l’abolizione pura e semplice della bocciatura sarebbe un rimedio peggiore del male, cioè l’anticamera di un ulteriore occultamento delle carenze. Non c’è corso di recupero o sforzo di variazione nella didattica che possa rendere superflui gli esami e le verifiche rigorose. La maggioranza degli studenti avrà sempre bisogno di questo per impegnarsi sul serio e per capire a che punto si trova. L’amore per lo studio è un grande dono o una grande conquista, ma è illusorio fondarvi a priori un sistema scolastico.
La soluzione che proponiamo come Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità è un’organizzazione delle scuole superiori basata su corsi disciplinari invece che sulla successione delle classi. In altre parole, come si legge nel documento reperibile sul nostro blog “non si passerebbe più dalla prima classe alla seconda e così via, ma dal primo al secondo corso di italiano, dal primo al secondo di matematica e via dicendo”. Ogni corso termina con un esame, Non c’è più quindi la bocciatura completa, ma si potrà essere bocciati negli esami che concludono i corsi, con la possibilità di ripetere l’esame dopo un certo tempo oppure il corso stesso in caso di nuovo insuccesso o di preparazione gravemente carente.
Non siamo entrati volutamente nei dettagli, ma la struttura didattica somiglia un po’ a quella universitaria, oltre che al sistema finlandese delle scuole superiori, a cui la nostra ipotesi (che è poi uno schema generale da studiare nei particolari) si ispira. C’è chi ne ha dedotto la liquidazione della classe intesa come gruppo di riferimento, notoriamente importante per gli adolescenti. Ma la scuola non è l’università e il gruppo classe non solo è bene che rimanga, ma il suo mantenimento sarebbe probabilmente reso inevitabile anche da motivi di semplificazione organizzativa. Infatti, come oggi è in genere impossibile far scegliere la sezione, soprattutto quando alcune sono molto più richieste e altre meno, così sarà nella nuova organizzazione rispetto ai corsi. La soluzione più logica è dunque quella di costituire ugualmente dei "gruppi classe" i cui membri dovranno tutti seguire lo stesso corso di italiano, lo stesso di latino, di inglese,  eccetera. In questo modo non cambierebbe nulla sul piano della relazione con i compagni e i docenti sarebbero per tutti gli stessi. Solo che, a differenza di quanto è successo fino a ora, la composizione dei gruppi non cambia, come succede oggi, quando si perdono o si acquistano dei ripetenti “totali”, ma a seconda delle materie. In parole povere, Giuseppe Bianchi, bocciato a italiano e inglese, i suoi compagni non lo vedranno più nei corsi successivi di queste materie, ma negli altri corsi resterà con loro. Si potrebbe quindi verificare addirittura una maggiore continuità di rapporto fra compagni di classe. D’altra parte, nell’ipotesi che i corsi siano di durata annuale, magari con esami intermedi, la “sospensione del giudizio” acquisterebbe ben altra serietà. A chi non volesse rifare il corso, potrebbe infatti essere offerta la possibilità di corsi estivi intensivi per poi ripetere l’esame a settembre; con la grossa differenza che nella nuova situazione l’interesse a darsi da fare sarebbe molto forte, venendo a mancare il ricatto emotivo insito nel far ripetere l’anno in tutte le materie per una sola insufficienza.
Una scelta di questo genere, dunque, costituirebbe una grande opportunità per ridare efficacia al nostro sistema istruzione. Naturalmente non si tratta di qualcosa che è possibile attuare senza un’approfondita preparazione. Da parte nostra non abbiamo voluto “appendere” a questa ipotesi altri cambiamenti, come in genere si usa col risultato di fare tutto male o di non riuscire a fare niente. È solo uno “schema di gioco”, che oltre a superare, ma nel senso della serietà, il problema delle ripetenze, promette di essere efficace nel combattere la dispersione e di rendere più credibili le valutazioni. Gli studenti sarebbero più responsabilizzati e diventerebbe più semplice l’istituzione di corsi opzionali, per esempio in vista della scelta universitaria. Un orientamento in questo senso del Parlamento e del Governo dipenderà molto anche da quanto i colleghi e i dirigenti degli istituti superiori apprezzeranno e faranno propria questa proposta.
Giorgio Ragazzini

*Pubblicato con il titolo ll Gruppo di Firenze: ecco come eliminare la bocciatura

28 commenti:

Associazione civica Porta Nuova Vasto ha detto...

Totalmente d'accordo.

paniscus ha detto...

"A chi non volesse rifare il corso, potrebbe infatti essere offerta la possibilità di corsi estivi intensivi per poi ripetere l’esame a settembre; con la grossa differenza che nella nuova situazione l’interesse a darsi da fare sarebbe molto forte, venendo a mancare il ricatto emotivo insito nel far ripetere l’anno in tutte le materie per una sola insufficienza. "
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Boh, questa mi pare un'opinione puramente teorica.

Potrebbe benissimo avvenire anche l'esatto contrario, ossia che lo studente che non ha voglia di studiare alcune materie, se ne freghi del recupero, ancora di più di quanto se ne frega adesso, le accantoni del tutto, e scelga deliberatamente di rimanere per due, tre anni, o anche di più, sempre nel corso di livello più basso, piuttosto che darsi la pena di sforzarsi per entrare in quello superiore (e quindi, più impegnativo).

Il ricatto emotivo c'entra poco, perché l'unica cosa che cambierebbe sarebbe che la "quasi certezza" attuale di non poter essere bocciato per solo una o due materie, diventerebbe certezza ASSOLUTA, e quindi perché mai "l'interesse a darsi da fare sarebbe molto forte"? Semmai il contrario!

Sandra Gavazzi ha detto...

Completamente in accordo con la proposta. Ne ho formulata una molto simile nella mia Tesi di Dottorato nel 2010. Probabilmente bisognerebbe ripensare anche il “gruppo classe”, o meglio l’esistenza di “classi”, in alcuni casi portatrici di problematiche (leadership negative, bullismo, ecc.) ...

Anonimo ha detto...

Da dove vi viene questa ossessione a non bocciare? I nostri adolescenti sono già abbastanza garantiti e impuniti.
L'unica salvezza della scuola sarà tornare ai primi Anni Novanta. L'ansia del nuovo ci ha rovinato.
RR

Anonimo ha detto...

Devo dire che negli ultimi tempi mi avete abbastanza deluso.
Non vedo luce né buonsenso né serietà da nessuna parte.
E il livello si abbassa, inesorabilmente, anno dopo anno.
RR

Giorgio Ragazzini ha detto...

Francamente non capisco la delusione di RR. Con questa proposta si evita che vengano condonate ogni anno dai consigli di classe decine o centinaia di migliaia di insufficienze perché non si ha il coraggio di bocciare (anche comprensibilmente, viste le potenti e continuative iniezioni di buonismo e di colpevolizzazione subite dalla scuola italiana negli ultimi trent’anni). Se non si capisce che una, due e anche tre insufficienze difficilmente oggi bastano per ripetere l'anno - e i ragazzi lo sanno - bisogna avere idee e determinazione per trovare una soluzione diversa. Altrimenti ci beccheremo con certezza l'abolizione pura e semplice della bocciatura, mentre noi proponiamo bocciature puntuali in modo da far cadere gli alibi che spingono a non bocciare anche quando non c'è una preparazione sufficiente.
Paniscus sostiene che “potrebbe benissimo succedere” che lo studente sia più invogliato a non studiare le materie insufficienti di quanto succeda ora. Ma con quali argomenti sostiene questa ipotesi del tutto controintuitiva? I ragazzi vengono incoraggiati a “fregarsene” quando vedono promuovere chi non se lo merita, non quando loro e i loro compagni vengono ripetutamente bocciati. Ci vuole una bella fermezza di carattere e una lungimiranza strategica molto strana in un ragazzo di sedici anni per fargli pianificare una cosa di questo tipo: mi faccio bocciare per cinque anni in questa e in quella materia, tanto alla fine mi daranno il calcio nel sedere.” Infine: qual è l’alternativa di Paniscus alla situazione attuale? Non è evidente che la pressione per impedire le ripetenze si fa ogni anno più forte da parte di presidi, genitori, giudici e, figuriamoci, dagli aedi della pedagogia “inclusiva”?

Vishnu ha detto...

I ds ricevono un premio sulla percentuale dei promossi? V.

paniscus ha detto...

"Ci vuole una bella fermezza di carattere e una lungimiranza strategica molto strana in un ragazzo di sedici anni per fargli pianificare una cosa di questo tipo: mi faccio bocciare per cinque anni in questa e in quella materia, tanto alla fine mi daranno il calcio nel sedere.”"
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Scusa, ma la mentalità tipica dello studente demotivato che aspira a sfangarsela facendo il meno possibile, non è già esattamente questa? Ossia, proprio quella di contare sul fatto che "alla fine arrivi sempre il calcio nel sedere"?

Questa non è una proiezione ipotetica di ciò che "potrebbe" succedere in uno scenario nuovo, ma è la descrizione realistica di quello che succede già adesso.

Se non cambia la mentalità della media dei docenti, sempre incline a concedere il calcio nel sedere per sentirsi buoni e generosi e per non avere grane, e se non cambia la mentalità della media dei dirigenti, sempre pronti a fare pressioni sui docenti perchè diano il calcio nel sedere...

...è inutile stare a discutere se il sistema dei corsi disciplinari singoli e dei percorsi pseudo-universitari sia meglio o peggio del sistema con i gruppi-classe fissi e con le bocciature complessive.

Semplicemente, dovrebbe essere scardinata alla radice l'usanza dei calci nel sedere, tutto lì. E invece sta succedendo esattamente il contrario, cioè è diffusamente arrivata anche all'università, dove i gruppi classe fissi non ci sono mai stati, e dove la valutazione di una singola materia alla volta è la norma.

paniscus ha detto...

Giorgio Ragazzini scrive:

"rancamente non capisco la delusione di RR. Con questa proposta si evita che vengano condonate ogni anno dai consigli di classe decine o centinaia di migliaia di insufficienze perché non si ha il coraggio di bocciare "
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L'unico modo per stroncare alla radice questo andazzo è abolire il voto di consiglio, in maniera che per bocciare non ci sia nessun bisogno di un "coraggio" straordinario, ma che sia una conseguenza che risulti automaticamente dai fatti.

Qualcuno ha il coraggio di dirlo forte?

Certo, potrebbe sempre rimanere il problema dei singoli insegnanti che spontaneamente condonano le insufficienze nella propria materia, e presentano direttamente con 6 uno che in realtà aveva 4, perché non hanno il coraggio individuale di rendersi responsabili di una bocciatura...

...ma almeno si limiterebbe alle scelte individuali, e si eliminerebbe la scandalosa e surreale usanza dei voti cambiati a maggioranza dagli ALTRI insegnanti, contro il parere dell'interessato, come se il suo giudizio non avesse valore.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Abolire il voto di Consiglio non basta, come a un certo punto realizza onestamente la stessa Paniscus. Bisogna abolire il Consiglio di classe, il luogo dove nella maggior parte dei casi, senza bisogno di votare, sono gli stessi insegnanti "che spontaneamente condonano le insufficienze nella propria materia"; colpevolizzati, pressati, intimoriti o convinti che siano.

Valerio Vagnoli ha detto...

Senza dimenticare che vi sono insegnanti dediti al "prescrutinio" mettendosi d'accordo, prima dello scrutinio ufficiale, per alzare i voti a quegli studenti che rischierebbero altrimenti la bocciatura. Le conseguenze, anche di carattere morale, per quei docenti che non rinunciano invece a prendersi le loro responsabilità, sono note anche ai muri delle aule scolastiche ove i loro nomi, accompagnati da attributi altrettanto noti, vi restano almeno fino alla nuova imbiancatura. E i buonisti o meglio, i disonesti, che si autopromuovono come bravi e umani docenti, hanno l'interessata e scodinzolata riconoscenza dei premiati,ignorando però quanto disprezzo covi nell'anima di altri loro allievi che toccano con mano come, perfino a scuola, trionfi la disonestà e si premino coloro che non se lo meritano. Certa cialtronaggine si spinge fino a non prendere neanche in considerazione la necessità di alzare almeno i voti di chi la sufficienza se l'era conquistata da solo, rendendo così ancora più profonda l'ingiustizia.

Unknown ha detto...

È una strada interessantissima da percorrere. L'anacronistica suddivisione per classi di età va superata. L'alunno segue la materia, non la classe. L. Troccoli

Vishnu ha detto...

Un 18enne in classe con un 14enne come lo vedete? E gli esami di stato come si fanno? V.

Vishnu ha detto...

Certo che alla fine constato una desiderio di abolire qualsiasi struttura che mi spaventa. Rimpiango Gentile mille volte. Non ha avuto successori.

Anonimo ha detto...

Sì, mi avete deluso.
Sono i peggiori sistemi scolastici: Finlandia, Usa, dove gli studenti si sparpagliano e alla fine non sanno granché di niente. E' stato imitato anche in Svizzera, dove la scuola si è enormemente americanizzata negli ultimi anni. In Francia qualcosa di simile (gli studenti che vogliono accedere a università qualificate fanno TRE anni di scuola aggiuntiva a causa del basso livello del nuovo liceo progettato dai socialisti e implementato da Sarkozy, tutto basato sullo smembramento delle materie).
Sono velleità da perenni riformisti: il mito del cambiamento, il mito del progresso, il mito della fluidità, il mito del perpetuo recupero dello studente.
I risultati sono abbastanza fallimentari. Conosco bocciati che hanno solo ringraziato di aver ripetuto un anno; altri magari no, ma senza particolari drammi
e con l'idea che comunque è meglio impegnarsi.
Continuerei a interrogarmi sul perché tra gli Anni '50 e '90 avemmo una scuola dignitosa e adesso non più. Non credo proprio che la risposta stia nel bricolage della classe.
RR

GIORGIO RAGAZZINI ha detto...

A Vishnu rispondo che l'identica ipotesi (molto estrema: presuppone quattro bocciature) si può fare attualmente con la ripetenza totale.
A RR dico invece che il suo punto di vista dà per scontata l'importazione di tutti gli aspetti peggiori delle scuole che nomina. E ci attribuisce miti che mai abbiamo coltivato, come quello del "perpetuo recupero" dello studente. Proprio perché ha sempre avuto giudizi positivi su quello che facevamo, potrebbe fare uno sforzo per prendere sul serio gli obbiettivi che ci proponiamo. La scuola italiana (ma anche la società) ha bisogno di grosse iniezioni di serietà, di professionalità, di cultura del controllo. E non abbiamo nessuna intenzione di mettere tra parentesi questi obbiettivi. Anzi, siamo certi che una simile organizzazione favorirebbe una valutazione più rigorosa degli apprendimenti. Ma ovviamente non basta. Continueremo a batterci per una severa selezione iniziale dei docenti e dei dirigenti, per l'allontanamento degli incapaci e dei disonesti, perché gli esami non siano una buffonata e siano sanzionati i colleghi che fanno copiare, perché si adottino chiari principi di etica professionale. Mi fermo qui. Ma non vogliamo aspettare passivamente che passi l'idea, come più volte si è tentato, di abolire senz'altro la bocciatura dietro la promessa di risibili corsi di recupero privi di valutazione finale.

Papik.f ha detto...

In linea di principio sono d'accordo.
Ma come si potrebbe organizzare l'orario delle lezioni? occorrerebbe che le lezioni di una stessa materia di anni diversi si svolgessero contemporaneamente, altrimenti un ragazzo dovrebbe necessariamente saltare una materia nella quale è stato promosso per seguire quella in cui non lo è stato. Oppure organizzare lezioni dedicate a chi deve recuperare in orario pomeridiano, il che richiederebbe investimenti non trascurabili (docenti, personale ATA, riscaldamento d'inverno, ecc.). Questo aspetto non è un dettaglio e trascurarlo considerandolo tale basterebbe a mandare all'aria il tutto.
Inoltre non mi è chiaro se si prevederebbe anche di conseguire il diploma tranne per una o due materie, ad esempio la maturità scientifica senza il superamento, che so io, di Latino e Disegno. In questo caso occorrerebbe anche rivedere il sistema degli accessi all'università, in modo che, sempre nel caso in esempio, non ci si potrebbe iscrivere a Lettere o Architettura, altrimenti una simile specifica perderebbe ogni senso.
Comunque è un'idea su cui val la pena di riflettere. Anche se l'approvazione da parte di Luigi Berlinguer mi fa temere di stare sbagliando a pensarlo.

paniscus ha detto...

Io invece chiederei un'altra cosa: come dovrebbe svolgersi un esame di stato con prove scritte provenienti dal ministero, se alunni dello stesso anno dovessero essere valutati su programmi di corsi di livello diverso?

Cioè, per fare un esempio: siamo allo scientifico e c'è la prova scritta ministeriale di matematica. Si fa la stessa prova per quelli che sono sempre stati promossi in matematica (e che quindi sono arrivati a un programma, per così dire, di livello 5, cioè hanno fatto tutti gli argomenti previsti attualmente per la quinta) e per quelli che sono stati bocciati in matematica una volta, o anche più di una, e che quindi si sono fermati al livello 3 o 4, e non hanno fatto NULLA di quello che sarebbe previsto attualmente in quinta? Si fanno prove scritte ministeriali separate per ogni livello?

E se anche fosse, è ammissibile che uno studente si diplomi allo scientifico sostenendo l'esame di matematica corrispondente a un livello di terza e quello di fisica corrispondente a un livello di seconda? Oppure che uno si diplomi all'alberghiero sostenendo l'esame di livello 5 in italiano, in storia e in matematica, ma di livello 2 in discipline tecniche di cucina e di livello 1 in inglese?

L'unica possibilità perché un sistema a singole discipline possa funzionare, sarebbe quello di abolire completamente le differenze tra indirizzi di studio e presumere che tutte le scuole siano identiche e che possano offrire tutti gli infiniti corsi possibili, in cui ognuno si sceglie le materie che preferisce e si costruisce il curriculum che vuole... cosa che di per sé non è da aborrire, ma che non mi sembra praticabile dal punto di vista delle risorse, e soprattutto dei laboratori e dei materiali didattici necessari.

Altrimenti, se si ammette il mantenimento dei singoli indirizzi di studio, io continuo a non trovare accettabile che qualcuno possa diplomarsi in un certo corso di studi essendo rimasto al livello minimo nelle materie fondamentali di indirizzo, e "compensando" con livelli alti in altre materie meno attinenti.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Paniscus ha ragione di dire che non sarebbe "accettabile che qualcuno possa diplomarsi in un certo corso di studi essendo rimasto al livello minimo nelle materie fondamentali di indirizzo"; ma infatti l'esame di Stato si potrà dare solo dopo aver raggiunto in tutti i corsi il livello più alto. L'idea che anche il gruppo "Condorcet" sostiene (vedi l'ultimo nostro post), quella delle certificazioni di fine ciclo che attestano il livello raggiunto è sbagliata per due motivi. Il primo è che si dovrebbe abolire il valore legale del titolo di studio, perché altrimenti il diploma non può che attestare il raggiungimento della sufficienza in tutte le materie. Non avrebbe senso un diploma di perito elettrotecnico infarcito di insufficienze; e diventerebbe addirittura criminale se le insufficienze riguardassero le materie professionalizzanti. Il secondo motivo è che la cosa potrebbe indurre molti ragazzi a impegnarsi solo in alcune materie e magari a farlo fin dai primi anni. Bel risultato per chi vuole una scuola "inclusiva"! E allora come si fa? Si ripetono i corsi e gli esami fino a quando non si sono terminati con successo tutti i corsi. E se proprio uno non ce la facesse si farà un anno in più per le materie insufficienti (meglio di ora sarà senz'altro), magari unendoli ad altri orientativi per lo studio ulteriore o per il lavoro o a corsi di approfondimento per qualche altra materia. Non sarà certo una tragedia.

paniscus ha detto...

"Si ripetono i corsi e gli esami fino a quando non si sono terminati con successo tutti i corsi."
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Quindi le bocciature esisterebbero comunque, nel senso che ci sarebbe comunque qualcuno che impiega un anno in più, o magari anche due o tre, per prendere lo stesso diploma? Scusate, ma continuo a non capire. Se i corsi sono annuali, come si farebbe a seguire contemporaneamente matematica 1, matematica 2 e matematica 3 (e magari anche i corsi ripetuti di altre due o tre materie in cui si era rimasti insufficienti), mentre in contemporanea si seguono regolarmente tutti gli altri corsi di livello 3 in cui si era stati già promossi?

Andrea Ragazzini ha detto...

A prescindere dal caso specifico ipotizzato da Paniscus, che non si può verificare, dato che uno studente non potrà frequentare matematica 2 senza aver superato matematica 1 e così via, il sistema implica un'organizzazione indubbiamente più complessa rispetto alla struttura attuale. Il che non significa che sia impossibile e d'altra parte così funziona in Finlandia.

Andrea Burzi ha detto...

Ho seguito con attenzione la discussione sulla vostra proposta. Non sono intervenuto prima perché, avendo attraversato più di un decennio in cui la scuola è stata investita da novità quasi sempre incongrue e dannose da parte dei governi di turno che volevano "lasciare il segno", di primo acchito ogni nuova proposta suscita prudenza se non diffidenza.
Desidero però dire che trovo l'idea di ripetenza per materie e non per classe molto interessante e stimolante. Oltre ai molti buoni motivi segnalati nel vostro documento ed emersi nel corso della discussione, penso che potrebbe servire anche a demolire o quantomeno mitigare l'attuale retorica dell'inclusione e della personalizzazione, a favore di un vero percorso personalizzato del corso di studi.
Il tema dell'inclusione, che ha avuto in Italia una storia gloriosa ed è servito, negli anni Sessanta e Settanta, a rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione di tutti alla vita della scuola (basti pensare alla abolizione delle classi differenziali), oggi è diventato un artificio retorico al fine di abbassare il livello delle richieste, ottenendo così risultati esattamente contrari rispetto ad una vera valorizzazione di tutti misurata sulle caratteristiche di ciascuno. Per non parlare della "personalizzazione degli apprendimenti", che oramai significa (ed è scritto nero su bianco in decreti ed ordinanze) abbassare il livello per ciascuno finché tutti vengano promossi.
Credo che il sistema da voi proposto potrebbe contribuire in modo trasparente ad una vera personalizzazione, che non significhi più indulgenza totale ma adattamento del percorso degli studi alle diverse necessità e difficoltà, mantenendo però come obbiettivo un traguardo comune per tutti che non scenda al di sotto di standard minimi di qualità.
Anche per questo, auguro alla vostra proposta un cammino proficuo di discussione, approfondimento e sviluppo, che affronti anche i non pochi nodi attuativi che essa comporta.

paniscus ha detto...

per Andrea Ragazzini:

chiedo scusa se mi ripeto, ma si può sapere il motivo di questa insistenza continua con i riferimenti alla Finlandia?

E scusate se sbotto, ma CHI SE NE FREGA della Finlandia!

Dobbiamo automaticamente chinare il capo di fronte alla presunta superiorità della Finlandia, e accettare acriticamente qualsiasi cosa solo perché "qualcuno ci dice che la fanno in Finlandia"?

E dai, non è un'argomentazione razionale!

Se si vuole proporre un'innovazione che possa funzionare per la realtà oggettiva italiana, che senso ha ribadire quanto sono bravi in Finlandia... che poi non è neanche vero, come è stato ampiamente smascherato dal compiantissimo Giorgio Israel già parecchi anni fa?

Mi permetto di ipotizzare che, se lui fosse ancora tra noi, correrebbe immediatamente a smitizzare questo riferimento.

Il che non vuol dire necessariamente che la vostra proposta sia sbagliata...

...potrebbe essere validissima, ma per favore, smettiamola di utilizzare come argomento a favore il fatto che "lo facciano in Finlandia".

NON E' un argomento pertinente, tutto qui.

Ambrosini Finanziamento ha detto...

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paniscus ha detto...

Sempre per Andrea Ragazzini:


mi scuso, ma continuo a non capire qualche dettaglio importante. Assicuro che non è un appiglio per polemizzare, e non è nemmeno un problema ideologico sull' "essere d'accordo o no"... è proprio che evidentemente non ho capito, e quindi chiederei di chiarire meglio.

Prima è stato detto:

"Si ripetono i corsi e gli esami fino a quando non si sono terminati con successo tutti i corsi. E se proprio uno non ce la facesse si farà un anno in più per le materie insufficienti (meglio di ora sarà senz'altro), magari unendoli ad altri orientativi per lo studio ulteriore o per il lavoro o a corsi di approfondimento per qualche altra materia. Non sarà certo una tragedia."

e poi è stato detto:

"A prescindere dal caso specifico ipotizzato da Paniscus, che non si può verificare, dato che uno studente non potrà frequentare matematica 2 senza aver superato matematica 1 e così via, il sistema implica un'organizzazione indubbiamente più complessa rispetto alla struttura attuale. "

A me pare genuinamente che questi due schemi siano un po' in contraddizione. Sia chiaro che non è un'accusa... almeno, non è un'accusa di insensatezza o di malafede, al massimo potrebbe essere un'accusa di non essersi spiegati bene, ma nemmeno quello, probabilmente sono io che non ho capito!

Però la contraddizione ce la vedo comunque, quindi pregherei di esplicitare meglio.

Da una parte si afferma chiaramente che, in questo schema, non si può nemmeno essere ammessi a frequentare il corso successivo, se non si sono superati tutti gli esami di quelli propedeutici, e che non si possono frequentare contemporaneamente due corsi di livello diverso della stessa materia... e fin qui mi sta bene. Dall'altra però si dice che, male che vada, "se proprio uno non ce la facesse, si farà un anno in più", come se fosse da considerare un caso estremo eccezionale, e come se si assumesse che la maggior parte degli studenti non ne avrebbe bisogno, perché avrebbero comunque avuto la possibilità di recuperare in corso d'opera.

E sono proprio queste due affermazioni che non capisco come possano conciliarsi.

Prendiamo una materia qualsiasi, chiamiamola "pincopallinologia", che si estende su tutti i cinque anni.

Se i corsi sono annuali, e se non si può nemmeno iniziare a frequentare il corso di pincopallinologia 2 senza aver prima superato la verifica di pincopallinologia 1 (e così via per il principio di induzione, ossia non si può nemmeno iniziare a frequentare il corso di pincopallinologia N senza aver prima superato la verifica di pincopallinologia N-1)...

...allora chiunque abbia riportato anche una sola volta un'insufficienza in una sola materia dovrebbe necessariamente impiegare un anno in più per arrivare all'esame di stato finale, esattamente come previsto (anche se poco attuato) nella legge che c'è adesso.

Altrimenti, in che modo potrebbe recuperarla?

paniscus ha detto...

(continua l'intervento di sopra)

Va bene ipotizzare un secondo appello a fine estate, come del resto c'è già, ma se non passa nemmeno quello, perderà un anno *di sicuro*, perché comunque sarà costretto a seguire di nuovo il corso N-1 invece che il corso N, e arriverà alla fine del quinto anno dovendo ancora seguire un intero corso annuale. L'unica differenza è che quell'anno in più lo passerebbe a seguire solo quella materia, invece che rifarsi anche tutte le altre in cui era già sufficiente, ma comunque un anno di rinvio ci sarebbe lo stesso, e non sarebbe un caso estremo da considerare come anomalia.

L'alternativa sarebbe quella di stabilire sessioni di verifica continue e fittissime in tutto l'anno, in cui chiunque potrebbe riprovare a fare l'esame in ritardo in qualsiasi momento, ma anche questo non risolverebbe il problema del rinvio del corso successivo. Se a settembre non ci si può iscrivere al corso di pincopallinologia 2, ma si è obbligati a ripetere quello di pincopallinologia 1... anche se si passa l'esame a marzo, cosa cambia? A giugno, quello del livello 2 non lo si può fare comunque.

All'università questa modalità esiste, ma proprio perché è liberamente consentito di iscriversi al corso 2 e di cominciare a seguirlo, anche se non si è ancora dato l'esame 1 (ed eventualmente si possono anche dare tutti e due gli esami insieme, o a brevissima distanza, alla fine del secondo corso), ma se nel vostro modello questo non è previsto, non vedo come si risolva l'impasse!

Cosiderando che nella maggior parte dei casi (come sappiamo benissimo tutti noi che lavoriamo a scuola), quelli che oggi rischiano la bocciatura non sono certo quelli che zoppicano in una sola materia, ma quelli che di materie insufficienti ne hanno almeno tre o quattro, in qualche caso molto gravi, e con insufficienze trascinate e amplificate nel corso di diversi anni... andrebbe a finire che quasi tutti impiegherebbero un anno di più, o anche due o tre.

Se questo oggi non avviene, è solo perché quelle insufficienze vengono immancabilmente "sanate" dai voti di consiglio, ma se questi venissero aboliti (e io ho già ribadito più volte di essere FAVOREVOLE a questa abolizione), e ogni singolo docente fosse libero di dare il suo sincero giudizio personale, le ripetenze - nel senso di ritardi nella conclusione degli studi - aumenterebbero a dismisura, invece che diminuire.

Vi pregherei di chiarire meglio questo!

grazie (e scusate la lungaggine)

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