Gentile Ministro Bianchi,
a quanto abbiamo
letto, Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli
scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati
dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta.
Nonostante
i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a
fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E
che l'esame debba essere una verifica seria e
impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve
costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a
esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma
l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione.
È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla
promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle
promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella
credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso
della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le
nuove generazioni.
Non si tratta quindi
solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile
(insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade
massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà
e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti.
Grazie per la Sua
attenzione.
Roberta De Monticelli, già Professore ordinario di Filosofia della Persona, Università Vita Salute San Raffaele
Adriano Prosperi, Professore
Emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale di Pisa
Alberto Giovanni
Biuso, Professore Ordinario di Filosofia Teoretica,
Università di Catania
Alessandro Barbero, Docente Ordinario di Storia medievale, Università del Piemonte
Orientale
Anna Oliverio
Ferraris, Psicologa e psicoterapeuta, già Docente di
Psicologia dello sviluppo, Università La Sapienza
Carla Bagnoli, Professore di Filosofia teoretica all’Università di Modena e
Reggio Emilia
Carlo Cottarelli, Economista,
dirige l'Osservatorio sui Conti Pubblici della Cattolica di Milano
Carlo Fusaro, Già
Ordinario di Diritto pubblico comparato Università di Firenze
Chiara Frugoni, già Docente di Storia Medievale e della Chiesa presso
l’Università di Pisa
Donatella Di Cesare, Docente Ordinario di Filosofia teoretica, Università di Roma
La Sapienza
Elsa Fornero, Docente
di Economia Università di Torino, Ministro del Lavoro nel Governo Monti
Enrica
Lisciani-Petrini, Professore Ordinario di
Filosofia Teoretica, Università di Salerno
Ferdinando Luigi
Marcolungo, Docente Ordinario di Filosofia teoretica,
Università di Verona
Francesco Perfetti, Già Docente ordinario di Storia
contemporanea, Università LUISS Guido Carli di Roma
Fulco Lanchester, Docente ordinario di Diritto Costituzionale e Comparato,
Università La Sapienza, Roma
Giacomo Poggi, Professore Onorario di Fisica generale, Università di Firenze
Giovanni
Belardelli, Professore Ordinario di Storia delle
dottrine politiche Università di Perugia
Giovanni Orsina, Docente Associato di Storia
Comparata dei Sistemi Politici Europe, Università LUISS di Roma
Giulio Ferroni, Professore Emerito di Letteratura italiana
Università di Roma La Sapienza -
Giuseppe Nicoletti, Docente Ordinario di Letteratura Italiana, Università di
Firenze
Gustavo Zagrebelsky, Giurista e accademico, Presidente Emerito della Corte
Costituzionale
Lorenzo Strik
Lievers, Già Docente di Didattica della Storia presso
l’Università di Milano Bicocca
Marco Santambrogio, Docente di Sistemi di Elaborazione dell’Informazione presso il
Politecnico di Milano
Maria Cristina
Grisolia, Professore Ordinario di Diritto
Costituzionale, Università di Firenze
Maurizio Dardano, Accademico della Crusca e docente emerito di Storia della
lingua, Università Roma Tre
Nicla Vassallo, Professore ordinario di
Filosofia teoretica nell’Università di Genova
Paolo Crepet, Psichiatra, sociologo e saggista
Renato Mannheimer, Sociologo e Accademico, Esperto di sondaggi demoscopici,
partener di Eumetra Monterosa
Renza Bertuzzi, Docente nelle scuole superiori, dirige “Professione Docente”,
organo della Gilda degli Insegnanti
Rino Di Meglio, Coordinatore Nazionale della Gilda degli Insegnanti
Roberta Lanfredini, Professore Ordinario di Filosofia teoretica nell’Università di
Firenze
Roberto Tripodi, Responsabile Formazione dell’Associazione Scuole Autonome
della Sicilia
Stefano Poggi, Docente Ordinario di Storia
della Filosofia presso l'Università di Firenze
13 commenti:
Sottoscrivo: Piero Morpurgo, membro SISMEL, History of Science Society University of Chicago, Mediaeval Academy of America, Association Montessori Internationale (AMI)
Io ho la nitida impressione che i firmatari non assistano a un'esame di Stato del II ciclo (volgarmente detto di Maturità) da molti anni. Visto che l'esame è diventato una burletta almeno vent'anni fa, visto che viene promosso il 99% dei candidati, visto che (con scritto o senza scritto, con pandemia o senza pandemia) vengono diplomati studenti che non sanno nemmeno dove sono capitati, né la mattina dello scritto né la mattina degli orali. Burla per burla, lo dico con amarezza, adottiamo la situazione che ci fa risparmiare qualche denaro e ci rende leggermente meno ridicoli.
Gentile Lo Scorfano, la fine di un percorso di studi non dovrebbe essere il momento per non promuovere azione che dovrebbe avvenire, nel caso, negli anni precedenti, ma di una valutazione. Credo che alla discussione "orale" della laurea ben pochi siano "bocciati", non per questo l'esame manca di serietà. Occorre poi ricordare che circa il 4% degli studenti non è ammesso all'Esame di Stato.
Spiace che nella lettera sia usata come motivazione un termine quale "burletta", giudizio riportato dai giornali mai teneri con la scuola. La lettera si inserisce in una filiera di denigrazione continua - particolarmente cruda in un periodo di sofferenza quale è questo - che mal si concilia con l'impegno di studenti e insegnanti che nella scuola lavorano.
Concordo al 100%. SE può essere utile inserite pure il mio nominativo. MASSIMO PRIMERANO EX DIRIGENTE SCOLASTICXO LICEO CLASSICO MICHELANGIOLO FIRENZE.
Concordo pienamente per tentare una "risalita". Pretendiamo almeno che si esprimano in corretto italiano che lasci capire il loro pensiero: è necessario per tutto...
Patrizia Serafin
Sono d'accordo con la diagnosi di “lo scorfano” – il numero di semianalfabeti in cui mi sono imbattuto durante i miei anni di insegnamento universitario è molto alto – ma non condivido la sua proposta arrendevole. Altrimenti, se proprio vogliamo risparmiare, tanto vale chiudere le scuole. Bisogna invece combattere l’analfabetismo in tutte le occasioni che si presentano: per quanto mi riguarda, non ho mai esitato a calarmi nei panni del maestro elementare quando mi trovavo di fronte a uno dei semianalfabeti di cui sopra. La prova scritta alla maturità ha almeno il pregio di fotografare la situazione di un campione significativo di giovani e metterne in luce le manchevolezze.
Giovanni Assereto, già ordinario di Storia moderna all’università di Genova
condivido al 200% . Preside Marco Pesola già titolare Scuola sec. I grado "A.d'Aosta" Bari
Condivido pienamente l'appello.
Non bisogna confondere la percentuale di promossi con la serietà dell'esame. Le prove scritte, con le tracce uguali in tutta Italia, e i commissari esterni, favoriscono un circolo virtuoso. Da insegnante ho sempre notato che i ragazzi erano molto più motivati quando sapevano che la mia materia era oggetto della prova scritta e che ci sarebbe stato il "membro esterno" a correggerla. Non mi è mai sembrato che si trattasse di un esame "punitivo".
Un esame rigoroso non è certo sufficiente a garantire la qualità della scuola, ma qualche volta aiuta!
Maria Grazia Vitale, Dirigente Scolastica, già insegnante di matematica e fisica.
Sono totalmente in disaccordo con la proposta di reintroduzione dell'esame in forma "tradizionale".
Cercherò in poche righe di motivare la mia opinione.
Per esperienza personale posso affermare l'inutilità dell'esame di maturità in quanto tale, infatti dopo cinque anni di studio e periodiche valutazioni da parte degli insegnati tramite verifiche scritte e orali, ritengo che per assegnare il titolo di studio e stabilire il punteggio totale sarebbe sufficiente calcolare la media delle medie dei voti di ciascuna disciplina. C'è inoltre da considerare che in alcuni Paesi evoluti non esiste "l'esame di maturità", è una tradizione tutta italiana che ha causato sempre fin troppi problemi ai poveri malcapitati. Uno studente in pochi giorni si gioca tutto, la fatica e la buona volontà sostenuta durante un intero percorso di studio rischiano di essere vanificate da elementi di stress psicologico e fisico che puntualmente si concentrano durante le sessioni d'esame rovinando il raccolto. Ricordo come se fosse oggi la gioia che provai alla fine di ogni anno scolastico quando presentai la richiesta per la borsa di studio grazie al punteggio alto raggiunto (tra 8 e 9). Purtroppo durante l'esame soffrii di disturbi di natura ansiosa che compromisero notevolmente la mia capacità mnemonica, chiudendo la mia mente e di conseguenzza le prove scritte non furono buone e la prova orale fu un disastro. La commissione esterna non fu comprensiva e così mi fu assegnato il dimploma con 65 di puntegio, inutile il tentativo di fare ricorso.
Spero che la mia esperienza non tanto vecchia vi aiuti a rivalutare questa vostra posizione, considerando soprattutto il periodo storico problematico per i giovani in particolar modo alla prese con la solitudeine e l'isolamento, la mancanza di certezze e di prospettive in un Paese che sprofonda sempre più nella crisi economica e lavorativa, culturale e valoriale, politica e sociale. Penso che dopo cinque anni di fatiche (chi più e chi meno) abbiano già dimostrato la buona volotà, le proprie capacità, non è di certo un esame finale che li trasformerebbe in "Giacomo Leopardi" o "Albert Einstein".
Carlo Ricciardi
"C'è inoltre da considerare che in alcuni Paesi evoluti non esiste "l'esame di maturità", è una tradizione tutta italiana che ha causato sempre fin troppi problemi ai poveri malcapitati."----
Veramente a me risulta che, ad esempio, in Francia e in Germania, ossia nei due paesi più influenti politicamente ed economicamente in Europa, l'esame finale delle superiori esista e sia tostissimo.
Se poi per "paesi evoluti" si intendono solo paesi di cultura anglosassone in cui il valore legale del titolo di studio statale non è mai esistito, e quindi le differenze di valutazione si sono sempre fatte solo per logica di mercato e possibilità di accesso ai corsi migliori solo a pagamento, basta dirlo...
Ma ti pare che puoi esprimerti scrivendo in un italiano cosi pessimo? Sopratutto criticando noi studenti che dopo due anni dove abbiamo dovuto arrangiarci e come noi i professori, da un manipolo di intellettuali che a scuola ci saranno andati 20 anni fa si permette di dire cos è giusto o cos è sbagliato per noi studenti? Non avete idea di come abbiamo dovuto apprendere in questi due anni e nemmeno tenete in considerazione studenti dei professionali che non hanno nemmeno visto il laboratorio le quali materie sono prevalentemente pratiche ora ci vengono a dire che dovremmo affrontare un esame uguale a quello di persone che hanno avuto molta più possibilità di apprendere di noi, un grazie e un vaffanculo per l ascolto (Simone Poterzio 5A manutenzione, che scrive in un italiano decente al contrario di certi presidi anzi ex presidi
"Ma ti pare che puoi esprimerti scrivendo in un italiano cosi pessimo? Sopratutto criticando noi studenti che dopo due anni dove abbiamo dovuto arrangiarci e come noi i professori, da un manipolo di intellettuali che a scuola ci saranno andati 20 anni fa si permette di dire cos è giusto o cos è sbagliato per noi studenti? (...)Simone Poterzio 5A manutenzione, che scrive in un italiano decente al contrario di certi presidi anzi ex presidi"
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Spero che sia una trollata fatta apposta per provocazione, altrimenti viene veramente da piangere.
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