martedì 23 settembre 2008

LA CONOSCIAMO DAVVERO LA SCUOLA ITALIANA? UN "CAVEAT" SULLE INDAGINI INTERNAZIONALI

Pubblichiamo un commento di Paolo Francini all'articolo Doppia ipotesi per un relitto, sulla scuola media.
Il problema di fondo, quando si magnifica questo o quel ciclo di studi o quando si critica quell'altro, e si pretende che le considerazioni poggino su dati "obiettivi", è che in realtà le informazioni relativamente affidabili di cui disponiamo sono quasi inesistenti. Andando all'osso possiamo restringerci ad una sola fonte dotata di sufficiente affidabilità: per l'appunto il test PISA-OCSE. Di quel test si può criticare il quadro di riferimento concettuale (e ce ne sarebbero svariate ragioni, ma questo aspetto per il momento passa inosservato, e comunque prima o poi bisognerà approfondirlo criticamente), tuttavia riesce difficile negare l'attendibilità e la complessiva affidabilità delle informazioni ricavabili da PISA-OCSE. Per una serie di motivi: accuratezza (rispetto alle altre indagini o prove comparative) dei protocolli di somministrazione e di correzione, accuratezza dell'analisi statistica dei dati e dei controlli di plausibilità (se qualcuno prova a barare la cosa viene evidenziata con quasi certezza), coerenza dei risultati e dei legami di correlazione che vengono riscontrati, coerenza delle serie geografiche e temporali che vengono prodotte, etc. Insomma, pur con gli ovvi margini d'incertezza che caratterizzano un'osservazione statistica campionaria di quelle dimensioni (peraltro volta ad indagare caratteri latenti quali le "competenze" dei quindicenni in alcuni ambiti...), l'indagine PISA si presenta notevolmente robusta e difficilmente attaccabile nei suoi riscontri. Si può discutere del "cosa" e del "perché" l'indagini misuri, ma non del fatto che le misurazioni siano sostanzialmente affidabili, e che tale affidabilità si accrescerà ulteriormente nel tempo, via via che si accumuleranno e s'infittiranno le informazioni disponibili (in proposito ricordo ancora i toni provinciali che accompagnarono i risultati di PISA 2000 e PISA 2003, per lo più tesi a negare l'attendibilità e la valenza dell'indagine, quando già allora era evidente la robustezza statistica della rilevazione). Detto ciò, è importante rendersi conto che, al momento, quell'indagine è praticamente un unicum. Non disponiamo di nulla di simile che ci descriva la situazione della scuola elementare. La mitizzata indagine PIRLS (3° elementare) parla solo di abilità nella LETTURA (solo lettura, niente matematica, etc...) ed è di ricchezza informativa neppure lontanamente paragonabile al test PISA. Tra l'altro le interpretazioni dei dati sulle abilità di lettura sono varie e neppure univoche (ad esempio: il ruolo dell'asilo, il fatto che non tutte le lingue presentano uguale difficoltà di apprendimento iniziale, a seconda della natura dei segni alfabetici, delle regole di scrittrura e di lettura, e così via). La verità è che c'è un buco nero. Nella realtà non abbiamo nessuna base seria o solida per affermare quale sia la situazione comparativa nel primo ciclo di scolarità nelle varie nazioni. Il primo e fondamentalmente unico termine di paragone serio è appunto il test PISA (ripeto, con tutte le cautele del caso).Non è un caso che fino a 5-6 anni fa si continuasse a ripetere che in Italia abbiano uno dei sistemi scolastici migliori al mondo, per poi ricredersi ed assistere allo sgretolamento di ogni confortevole compiacimento di fronte ai dati PISA-OCSE e alla sempre più marcata evidenza dei fatti (quando bastava andare, già 15 anni fa, in giro per altre nazioni europee per accorgersi che anche gli addetti alle pulizie parlavano l'inglese meglio di un italiano laureato e che nelle metropolitane di Parigi o di Berlino o di Stoccolma la quantità di ragazzi chini su voluminosi libri era incomparabilmente superiore a quel che capita di vedere da noi...).Tutto il "fumus" sulla scuola elementare che sarebbe "una delle migliori del mondo" si basa per lo più su dati di natura economica-quantitativa, spacciati per dati qualitativi (si sa: è un vecchio vizio della mentalità economicista quello di scambiare la quantità per qualità...). Il bello è che, a furia di ripetere concetti in realtà pochissimo ben fondati spacciandoli per solide certezze, si sedimenta il sentimento, il senso comune che di certezze debba trattarsi. Non è più nemmeno importante andare alla fonte di queste certezze. Una notizia, per la sola ragione di essere ripetuta molte volte, diviene "fatto". Stiamo attenti al risveglio però, quando toccherà svegliarsi.
22 settembre 2008 12.36

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo:l'idea che la scuola elementare italiana sia una delle migliori del mondo, prima di essere considerata indiscutibile, andrebbe sottoposta a verifica, attraverso misurazioni adeguate. Forse, il livello di partenza sempre più basso, nelle preparazione degli studenti che accedono alle scuole medie superiori, potrebbe trovare una qualche giustificazione, più adeguata dell'idea semplicistica che tutto dipenda dal triennio delle medie.
Per quanto riguarda il test OCSE- PISA, esso presenta un difetto di fondo: viene "somministrato" ai quindicenni senza tenere conto dei diversi indirizzi scolastici, che nel nostro paese sono nettamente differenziati. Ad esempio, perchè sottoporre domande di scienze bilogiche e di scienze della Terra a studenti che frequentano il biennnio di liceo classico o scientifico, quando lo studio di queste discipline comincia nel triennio (nel caso del liceo classico) e nel secondo anno,con solo due ore settimanali di biologia, nello scientifico? Mi è stato obiettato che si misurano capacità; non è così, basta dare un'occhiata ai test e si vede che le domande richiedono conoscenze che lo studente deve aver acquisito a scuola...a meno che non le si ritenga innate!
Sarebbe interessante che le prove fossero calibrate sulle diverse tipologie di scuola superiore. Forse otterremmo risultati più rappresentativi della situazione scolastica del nostro Paese.