lunedì 4 febbraio 2013

DIFENDERE LA SCUOLA DAI GENITORI SINDACALISTI

Di sicuro sono una minoranza, ma sempre più agguerrita. I genitori sindacalisti dei figli (efficace espressione coniata dal ministro Fioroni) sono un altro problema che governo e parlamento preferiscono ignorare, invece di sostenere  le scuole  e ridare ai docenti la necessaria autorità. L’antologia di episodi raccolta in un articolo del “Corriere della Sera” deve  far riflettere.
Quanto alle cause, c’è dentro di tutto: la pervasiva ideologia del diritto a qualsiasi cosa e l’eclissi dei doveri, le pedagogie del dialogo a tutti i costi e il discredito delle sanzioni, la smania di ottenere risultati con facilità e l’idea che per imparare è obbligatorio il divertimento e da evitare la fatica. Meno si esige da figli e allievi in termini di responsabilità e di limiti, più qualsiasi richiesta diventerà intollerabile. Questo è il raccolto di una tale semina. Ma non è inevitabile andare avanti così. Dipende anche da quanto insegnanti, presidi e genitori responsabili sapranno dire e fare per ridare all’educazione (quella vera) il posto che le spetta a scuola e in famiglia. (GR)

16 commenti:

V.P. ha detto...

NON SE NE PUO' PIU'

Francamente, non se ne può più di una scuola in cui l'invadenza e l'arroganza dei genitori sono un malcostume esageratamente diffuso, quanto intollerabile, in cui le classi da gestire sono sempre più caotiche e numerose oltre i limiti del normale buon senso, in cui gli alunni sono sempre più viziati e maleducati a causa di atteggiamenti diseducativi profondamente scorretti assunti da genitori troppo improvvisati e protettivi.

Una scuola in cui la cosiddetta "autonomia scolastica" viene troppo spesso scambiata dai dirigenti per una sorta di "tirannia" o arbitrio personale, per cui ne consegue che le scelte siano inopinate e discutibili, fin troppo discrezionali, decise in modo solitario e antidemocratico, con metodi autoritari e verticistici, causando ingiustizie e malcontenti.

leggi tutto: le amare confessioni di un maestro in crisi

Livio ha detto...

E con l'abolizione del valore legale del titolo di studio, portato avanti da certe frange di pedagogisti e soprattutto dalla Lega, la situazione diventerà ben peggiore di adesso.
Non avendo più nessun obiettivo, qual è il conseguimento del titolo di studio, e riducendo gli insegnanti a semplici badanti o baby sitter per il parcheggio di bambini ed adolescenti, le pretese di genitori-sindacalisti-padroni e l'arroganza di Dirigenti ignoranti, arroganti e illegali aumenterà.
Otterremo ragazzi deresponsabilizzati, capricciosi e ignoranti. Si avrà ancora di più l'umiliazione dei docenti.
Si realizzerà il detto.
"Dio rende folli coloro che vuol perdere".

V.P. ha detto...

"Dio rende folli coloro che vuol perdere".

siamo già su questa strada e qualcuno è pure contento!

Antonello ha detto...

Ai colloqui generali tengo sempre vicino a me le copie degli elaborati secreti dagli Augusti Rampolli, che al bisogno sciorino davanti agli occhi dei Genitori sindacalisti.
In genere è sufficiente.

Livio ha detto...

Sono d'accordo con te, Antonello. Così li spiazzi e sono costretti ad ammettere la verità.

Unknown ha detto...

La prima riflessione è che mentre fino a qualche anno fa ogni genitore vedeva negli insegnanti dei figli il riferimento irrinunciabile per la loro crescita culturale, ora sempre più tali insegnanti sono percepiti come antagonisti, incapaci di comprendere i propri figli, oppure – all’opposto – si cercano in loro impossibili alleanze per arrivare a dire (o a far fare) ai figli ciò che non riesce a loro.
Certamente studiare è sforzo, fatica, ma tutta la vita si basa su sforzo e su fatica . La nostra vita sociale, economica, e quella cosiddetta spirituale consistono in una serie di azioni finalizzate, che culminano sempre in certi risultati. E noi insegnanti pensiamo dunque che uno sforzo sia essenziale, indispensabile.
Il genitore perfetto, dal punto di vista di un insegnante, è quello che fa il genitore. Molto spesso i genitori, oggi, pretendono di insegnare ai docenti a fare i docenti. E in questo caso il rapporto scuola famiglia è negativo. Quei genitori sono invadenti e danneggiano la scuola.
I sempre più frequenti articoli giornalistici e i dati diffusi da varie organizzazioni denunciano dati impressionanti sulla situazione dei docenti, non solo mal pagati, ma vessati dalla compente genitoriale, che si permette di giudicare i docenti senza averne alcun titolo, esattamente come si commenta la partita della Nazionale e che trasforma gli Italiani, tutti, in altrettanti tecnici senza, dunque averne titolo e/o competenze.
Ritroviamo la dignità e l’orgoglio di essere insegnanti

Livio ha detto...

Isabella, le tue parole sono giustissime, ma dobbiamo fare uno o due passi avanti:
- smetterla di fare i missionari e iniziamo a fare i professionisti, di farci contestare e insultare e pretendere rispetto perchè siamo pubblici ufficiali e anche garantiti da un articolo di costituzione che parla di "libertà di insegnamento";
- dare il voto al meno peggio di quest'accozzaglia di partiti politici che si presentano e che scagliano contro noi i genitori e opinione pubblica e li spalleggiano ed operano contro di noi la censura, ricordando di chi ci ha insultato e demolito negli ultimi venti anni e chi nel mese di ottobre novembre scorso voleva alzarci di botto di sei ore senza un euro in più e poi è andato da Fazio a dire bugie e che ritornerà a farlo se va al potere anzi aumentando il tiro perchè con il fiscal compact vuole operare tagli per ventanni di quasi cinquanta miliardi andando, però a foraggiare i suoi amici massoni delle banche e delle scuole private.
Ricordiamoci di non andare a votare il corollario di partitini che li sorreggono.
Riguardo i partiti rimanenti vediamo di andare a chiarire loro le idee e prenderli se è necessario per la collottola invece dei tappeti rossi e dei baciamano.

Antonello ha detto...

Livio ha detto...
Omissis
- smetterla di fare i missionari e iniziamo a fare i professionisti,
.....

Infatti.
Se gli Insegnanti avessero continuato a fare il loro mestiere, vale a dire trasmettere le proprie conoscenze alle giovani generazioni invece di usurpare quelli di Assistente sociale, di Educatore di Riformatorio o di Fata dai capelli turchini il 90% dei mali della Scuola Italiana sarebbe automaticamente risolto.
Penso che in nessun altro campo della vita sociale il "Benaltrismo" abbia colpito duro come nella Scuola.

paniscus ha detto...

Sull'ultimo punto, mi permetto di fare un esempio.

Nella mia scuola, nel mese di ottobre, si era aderito in massa all'ormai nota protesta sindacale che prevedeva l'astensione dichiarata da qualsiasi attività non obbligatoria, indipendentemente che fosse pagata o no.

Ossia, ci siamo dimessi in massa da coordinatori di classe e da funzioni strumentali, abbiamo dichiarato di bloccare tutti i progetti aggiuntivi, di non dare più disponibilità alle gite e visite didattiche, ai corsi di recupero fuori orario e alle sostituzioni occasionali di colleghi assenti, e quant'altro.

La stessa cosa è successa in migliaia di scuole, ed è stata ampiamente pubblicizzata sui media.

Bene, nel giro di due o tre mesi cosa è successo?

E' successo che progressivamente, alla spicciolata, uno per uno, un sacco di colleghi si sono rimangiati la decisione e hanno ricominciato a dare la disponibilità a fare tutto ciò che era stato bloccato, SENZA nemmeno dichiararlo formalmente.

Io, ad esempio, mi sono trovata in mezzo a consigli di classe in cui tutti sapevano che il coordinatore si era dimesso, e poi invece a un certo punto ha ritirato le dimissioni... senza aver mai fatto uno straccio di comunicazione formale agli altri membri dello stesso consiglio di classe, che nemmeno sapevano se ci fosse un coordinatore o no e l'hanno appreso solo in sede di riunione.

(anzi, nei casi più clamorosi l'avevano PRIMA comunicato agli studenti, forse sperando di riguadagnarsi un pò di autorità in più, senza dirlo ai colleghi).

Ultimamente sta anche venendo fuori che quasi tutti ci hanno ripensato sull'accompagnamento delle gite, perché si sono fatti prendere dalla commozione patetica del "non è giusto che ci rimettano i ragazzi".

Qualcuno si è messo a trattare l'organizzazione delle gite direttamente coi ragazzi stessi, senza nemmeno parlarne prima coi colleghi, e pur sapendo che nella programmazione collettiva e nei verbali delle sedute precedenti del CdC non fosse stato menzionato nessun viaggio di istruzione.

Il tutto, SENZA che sia mai stata fatta un'assemblea formale in cui si stabilisce tutti insieme di interrompere la protesta, e senza che i colleghi abbiano modo di sapere, se non tramite pettegolezzi personali, chi ha deciso di interromperla e chi no.

Il risultato qual è?

Ovviamente, il risultato è che il messaggio che passa in pubblico è: "Beh, ok, ci siamo presi la soddisfazione di scherzare per un paio di mesi, ma ormai è ora di interrompere il giochino e tornare a fare le persone serie"...

Io davo per scontato che la protesta si potesse almeno tenere fino alla fine dell'anno, o ALMENO fino alle nuove elezioni e alla nomina del nuovo ministro. Invece, nulla, la maggior parte dei nostri colleghi non è in grado. Si strugge di crepacuore a pensare che "ingiustamente, quei poveri ragazzi non possano andare in gita", e si sente in dovere di farsi commuovere.

Si può sapere che razza di immagine si dà, della determinazione della categoria?

Scusate la prolissità,
Lisa

Livio ha detto...

Prego, Lisa.
Naturalmente tu non farai la fesseria di andare ad accompagnare i ragazzi in gita. Non è vero?
Non farti il sangue acqua. Ho capito dal tuo raccontare per filo e per segno che ci sei rimasta parecchio male.
Si perde una battaglia ma non la guerra.
Speriamo che dopo le elezioni cambino tante cose.
In ogni caso siamo in ballo e dobbiamo darci da fare.

Antonello ha detto...

Certo che le cose cambieranno con le prossime elezioni!
In peggio.

Antonello ha detto...

Qualunque delle fazioni vinca, naturalmente: sono troppi i ballon d'essai lanciati dagli uni e dagli altri per non averne la certezza......

paniscus ha detto...

Livio dice:

Prego, Lisa.
Naturalmente tu non farai la fesseria di andare ad accompagnare i ragazzi in gita. Non è vero?


L'ultima volta che ho portato una classe in gita è stato nel 2002, vedi un po' :)

Da allora me ne sono sempre chiamata fuori, inizialmente soprattutto per motivi familiari miei...

...ma anche perché nel frattempo, standone lontana per un po' di anni e valutandole con un po' di sano distacco invece di vederle come un automatismo scontato, avevo maturato una consapevolezza un po' diversa sul significato e sulle implicazioni della cosa.

Per cui, continuo a chiamarmene fuori in generale, e già all'inizio dell'anno non avevo dato la disponibilità preliminare, per una serie di altre ragioni.

Ma se anche l'avessi data, DOPO la presa di posizione sindacale l'avrei ritirata comunque, e quindi adesso sarebbe fuori questione in ogni caso.

Al momento, tutti sanno che io con le gite non c'entro, e che sono sempre stata coerente e trasparente su questo concetto.

A questo punto, che si cucinino nel loro brodo i colleghi che hanno accettato di barcamenarsi tra una contraddizione e l'altra, inventandosi loro una qualche "giustificazione" con gli studenti sul perché alcune classi trovano l'accompagnatore e altre no!

Lisa

paniscus ha detto...

Ah, aggiungo questa che è ancora più carina.

Giorni fa, in piena settimana di fuoco di scrutini quadrimestrali, ho avuto modo di sedermi al tavolo con svariati colleghi, e di discutere sulle motivazioni che avevano portato qualcuno a interrompere la protesta.

Ne ho sentite di tutte:

- "perché l'atto dimostrativo ormai l'avevamo già fatto, e oltre un certo limite è giusto non essere estremisti"

- "perché tanto il governo è dimissionario e quindi non abbiamo più nessuno contro cui protestare";

- "perché non è giusto che ci rimettano i ragazzi";

- "perché qualche genitore aveva cominciato a far notare che ci rimettevano i ragazzi";

- "perché tanto tutte le funzioni di coordinatori continuavamo a farle lo stesso, e quindi tanto vale che ce le facciamo riconoscere" (CORCAVOLO, io non è vero che le faccio, se mi sono dimessa mi sono dimessa!);

- ma la più bella è stata, da parte di un rappresentante sindacale interno: "io vorrei tanto ritirare le dimissioni ma purtroppo ancora non ho potuto farlo, e devo aspettare che lo facciano prima tutti gli altri, perché altrimenti che figura ci faccio come RSU?"

Mancava solo la torta di mele, giuro.

L.

Anonimo ha detto...

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Massimiliano Barontini ha detto...

Concordo con tutti voi. Sono frusrato, non mi vergogno a dirlo, dal fatto che non abbiamo srumenti per opporsi a questo.Alcuni presidi sono moderati e sanno distinguere, ma la maggioranza "si cala le braghe" di fronte ai genitori, per paura, per convenienza, e perché probabilmente alla Provincia e della regione arrivano queste indicazioni. Sono stufo di coordinatori che mi chiedono o meglio impongono di regalare (di fatto è così) la sufficienza a chi avanza disturbi, pianti e lamenti, spesos con compiacenti certificati emdici da "ANSIA" cche, come dice un mio amico psichiatra, no si negano a nessuno. FACCIAMO QUALCOSA