Di cosa ha bisogno la
scuola per poter riaprire a settembre? Tutto deriva dalla fondamentale esigenza
di proteggere la salute degli allievi e degli insegnanti (e, meno
problematicamente, quella dei custodi e di chi lavora in segreteria). Per farlo
bisogna stabilire la giusta distanza fra i banchi, che porta con sé il numero
di allievi compatibile con le dimensioni di ogni aula; si deve anche fare in
modo che l’ingresso e l’uscita a scuola e nelle aule avvengano senza ingorghi;
si devono studiare regole per l’intervallo, dare indicazioni sulla disinfezione
delle mani e dell’ambiente. Ci saranno certamente molti altri particolari da
prendere in considerazione, ma è più o meno questo l’essenziale a cui provvedere.
Ed è già un compito tutt’altro che semplice sia individuare le regole, sia
farle costantemente rispettare.
E invece, in vista del ritorno della scuola “in
presenza”, c’è un assembramento di proposte a favore di un radicale
rinnovamento della didattica che la pandemia avrebbe reso chissà perché
indifferibile. In realtà sono le stesse idee più o meno “rivoluzionarie” che
circolano da anni (e non hanno con la pandemia nessuna relazione): il “focus”
sull’apprendimento invece che sull’insegnamento; la personalizzazione sempre
più spinta dei piani di lavoro; la classe “rovesciata” (che però soffrirebbe
come la DaD dell’ insufficiente numero di computer); la messa al bando della
lezione frontale; l’abolizione del voto in decimi (che aumenterebbe le disuguaglianze)
e altre ancora. Si è poi sviluppata, forse per effetto della semireclusione in
casa, una vera passione per la “didattica all’aperto”: parchi, fiumi, boschi,
piazze, monumenti, musei, teatri (questi ultimi però veramente sono al
chiuso...) saranno l’occasione per il superamento della vecchia didattica.
Neppure questa è una novità assoluta: la scoperta del “territorio” risale agli
anni ’70; e nelle giuste dosi rimane una risorsa. Chi la ripropone in grande
stile non sembra però avere la minima idea di quali difficoltà pratiche
comporti anche a cose normali ogni “uscita”; e di quelle che si aggiungerebbero
nella situazione attuale. Intanto l’insegnante o gli insegnanti accompagnatori
devono spesso essere sostituiti nelle altre classi dove hanno lezione. E per il
futuro, se effettivamente fosse necessario un maggior numero di docenti per la
suddivisione delle classi in piccoli gruppi, il problema delle sostituzioni si
aggraverebbe. Inoltre, far camminare ordinatamente una scolaresca sui
marciapiedi e farle attraversare le strade richiede una continua vigilanza; e soprattutto
i più piccoli vanno pazientemente abituati all’attenzione e alla concentrazione
anche in un ambiente esterno. Come si pensa di riuscire a mantenere per strada
o (peggio ancora) sull’autobus il distanziamento che in classe viene assicurato
dalla posizione dei banchi?
Ci fu un tempo in cui si sentì la necessità –
come disse Feuerbach – di rimettere la filosofia con i piedi per terra.
Riusciremo mai a fare lo stesso con il dibattito sulla scuola?
Giorgio Ragazzini
“ilSussidiario.net”, 20
maggio 2020
2 commenti:
Una didattica che utilizzi, tramite i registri elettronici tuttofare, la videoconferenza per le lezioni e le verifiche orali e una piattaforma per i compiti (come abbiamo sperimentato in questo periodo), io non la vedo male. Basta che la connettività sia di prima qualità. Gli insegnanti avranno caratteristica di veri e propri "facilitatori"oltre che di docenti che usano la lezione frontale alla vecchia maniera gentiliana
Se a questo tipo di didattica si abbinano, con gruppi di pochi alunni per volta e per poche ore alla settimana, i laboratori in presenza, la didattica diventa perfetta.
Si supererebbero problemi atavici come quelli del bullismo, del teppismo e della disattenzione. Lo studio diventerebbe oggettivamente centrato al compito.
Qualcuno dice che verrebbe sacrificata la "relazione", ma sinceramente per quello che è nostra esperienza, non è un gran danno. Infatti, la relazione tanto decantata, fino ad adesso ha comportato lo sperimentare cattivi rapporti con il prossimo in dare e ricevere con grave danno alla didattica centrata al compito (ecco il perchè di tanti che hanno un diploma, ma restano semianalfabeti e ignoranti).
Bisogna togliere ogni ipocrisia relativamente a cosa si intende per "servizio scuola": deve essere indirizzata ad insegnare competenze oggettive alle nuove generazioni o deve servire da babysitter per genitori che sono costretti ad uscire da casa per lavorare? Un bel buono di assistenza alunni erogato dallo Stato servirebbe ai genitori che non utilizzano lo smart work e darebbe posti di lavoro.
Le scuole, così per come le conosciamo ora, non servirebbero più e il personale ATA non sarebbe più necessario in grande quantità. Le scuole verrebbero riorganizzate in modo diverso. Lo sport fornito da privati. Le mense non saranno necessarie e neanche le classi come le conosciamo ora. Vi sarà solo la presenza di spazi dedicati ai laboratori.
E in futuro quando la robotizzazione sarà avanti, gli assistenti familiari e anche gli stessi docenti saranno dei robot e non più degli umani (se sopravviveremo).
Vi sembro troppo avanti e vi fa paura quello che dico? In fin dei conti sto solamente dicendo come sarà il futuro.Tanti libri di fantascienza del passato e del presente ci stanno dando diverse idee di cosa sarà. Ed anche l'analisi della situazione attuale. Il processo di cambiamento potrebbe essere graduale oppure repentino, sotto la spinta di emergenze volute o casuali come quelle attuali provocate dalle pandemie o da altri situazioni.
Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )
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