Caro dottor De Bortoli,
il suo editoriale La classe dirigente che serve al paese ha giustamente richiamato il ceto politico e l’opinione pubblica a
non trascurare la formazione del cosiddetto “capitale umano”, come invece da
tempo si sta facendo. Molto importante è poi l’appello alla “classe dirigente
privata” perché si faccia promotrice di
una raccolta di capitali volta a “offrire al Paese i mezzi necessari per una
decisa lotta alla povertà educativa” e a favore della “formazione in generale
del capitale umano” e quella di “una futura classe dirigente, anche pubblica,
di cui oggi scontiamo debolezze e incompetenze”.
Condizione essenziale per il successo di un investimento
nell’istruzione pubblica è però il superamento del modello educativo e
formativo affermatosi negli ultimi decenni, che ha reso la scuola italiana
sempre meno esigente sia sul piano dell’apprendimento, sia su quello
dell’impegno e del senso di responsabilità degli studenti. Sono del resto
carenze di cui proprio sul “Corriere” si è spesso occupato Ernesto Galli della
Loggia. E ci pare evidente che si sottovaluti l’importanza del versante più
propriamente educativo nella formazione dei giovani. Il senso civico, il
rispetto delle regole, la sensibilità per il bene comune sono ingredienti
essenziali di quello che gli studiosi chiamano “capitale sociale”, ma che in
sostanza fa tutt’uno col capitale umano.
Sul piano culturale, le analisi internazionali e
nazionali attestano che perfino le conoscenze e le abilità di base sono carenti
in ogni ordine di scuola. E ne è stata una conferma lampante l’allarme lanciato
nel 2017 da oltre 700 docenti universitari che denunciavano “le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica,
sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare”.
La qualità del
capitale umano dipende, oltre che dal numero e dalla preparazione dei laureati,
anche dal livello dell’istruzione e della formazione professionale, che in altri paesi, vedi la Germania, hanno un ruolo fondamentale
e che invece da noi sono uscite distrutte dalle varie riforme degli ultimi
decenni, che hanno “licealizzato” tutti gli indirizzi di istruzione
professionale, compresi gli Istituti (ora Licei) d’Arte. Quanto alla formazione
professionale, di competenza regionale, alcune regioni hanno fatto scelte
innovative con ottimi risultati, ma in gran parte d’Italia c’è il deserto. Lo
stesso sistema degli Istituti Tecnici Superiori, che dove esiste ottiene in
generale ottimi risultati, è purtroppo quasi assente in quelle parti del Paese
dove sarebbe più necessario.
Almeno un breve accenno
merita infine la sostituzione dei “programmi” con le “indicazioni” nazionali.
Se è giusto che le scuole e gli insegnanti possano adattare i piani di lavoro
alle classi e ai contesti sociali, è altrettanto importante stabilire per
ciascuna disciplina quali argomenti non si possono tralasciare nel consegnare alle
nuove generazioni il nostro patrimonio culturale.
Cordialmente,
Giorgio Ragazzini,
Valerio Vagnoli, Andrea Ragazzini, Sergio Casprini
2 commenti:
La retorica dei giudizi contiene almeno due pregiudizi: 1 che gli insegnanti non sappiano valutare e 2 che la valutazione sia utile per la didattica. Due deformazioni ideologiche!
Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )
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