Sono arrivati da parte dell’Istat i
primi dati certi su chi ha potuto godere in queste settimane della didattica on
line, diventata da lunedì scorso obbligatoria per tutte le scuole e per tutti i
docenti. Peccato, davvero peccato che tutti gli studenti italiani non potranno
in realtà goderne. L’Istat infatti, ci conferma che il 33,8 per cento delle
famiglie italiane non possiede un computer o un tablet. Nel Sud del Paese la
percentuale raggiunge il 41,6 per cento. L’Istat ci informa inoltre che lo
scorso anno il 3 per cento dei giovani intervistati nella fascia fra i 14 e i
17 anni non sapeva usare gli strumenti informatici. Colpa certamente della
scuola ancora priva di laboratori e di didattiche adeguate, ma anche
dell’arretratezza economica e sociale di alcune zone del Paese e di certe fasce
della popolazione. A tutto ciò si aggiungano le aree cosiddette «spente»
presenti pure nella nostra Regione. Ma c’è dell’altro: queste percentuali
risulterebbero ancora più gravi se l’indagine si rivolgesse ai bambini dai 6 ai
13 anni, perché nei primi cicli scolastici le competenze informatiche sono
ovviamente più carenti. Abbiamo quindi l’avvilente conferma che, contrariamente
a molte voci che in questi giorni parlavano di percentuali altissime di
studenti che avevano seguito le lezioni a distanza, qualche milione è stato
invece abbandonato a sé stesso e non certamente per colpa dei docenti.
A questi si aggiungano gli altri
studenti le cui scuole non hanno fino a oggi attivato alcuna iniziativa del
genere; e ancora altri studenti, soprattutto i più piccoli, che non avevano a
disposizione genitori o adulti in grado di seguirli nei collegamenti.
Nell’attesa che il ministero e le scuole si attivino affinché dal prossimo anno
si completi per tutti gli studenti la dotazione degli strumenti necessari per
poter sostenere una vera «DaD» (didattica a distanza), si potrebbe, fin da ora,
venire incontro a questa massa di ragazzi attivando almeno per alcuni mesi a
fini quasi esclusivamente didattici uno dei nostri, fra i più importanti perché
la scuola lo è, canali televisivi nazionali. Beninteso in aggiunta a Rai
Scuola. Proprio come avviene in Francia, si dovrebbero dividere e organizzare
le proposte secondo i vari ordini e i vari livelli scolastici in fasce orarie
che siano per tutti sempre le stesse. E magari chiedere ai ragazzi che non
possono avere contatti con i loro docenti di tenere una sorta di diario di
bordo che i più piccoli costruiranno con l’aiuto dei loro genitori. Non è mai
troppo tardi per ripartire da splendide esperienze didatticotelevisive del
nostro passato che sembra però abbiano fatto scuola solo ad altri Paesi!
Certamente, come è accaduto nelle scorse settimane, non mancherà una
percentuale di studenti, in particolare delle superiori, che per propria scelta
diserterà qualsiasi proposta. Purtroppo per decreto anch’essi saranno promossi.
Un’ingiustizia che mina ulteriormente la credibilità della nostra scuola,
perché insegna agli altri che impegnarsi e darsi da fare spesso da noi non
viene premiato.
Valerio Vagnoli
(“Corriere Fiorentino”,
12 aprile 2020)
3 commenti:
Del tutto d'accordo! Michele Bandini
troppo ragionevole e giusto. Lo vedrei bene anche per tempi normali, se gli insegnanti potesse sceglierli un Vagnoli.
Ma te lo immagini, il "tavolo"?
Valerio Giannellini
Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )
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