La qualità della
scuola è legata in grandissima parte a quella degli insegnanti. Questo lo sanno
e lo dicono tutti. In Italia la storia
della loro formazione e del loro reclutamento non riflette purtroppo questo
assioma. Per decenni le università non hanno previsto corsi di didattica,
laboratori, tirocini. Con il sessantotto è stata semidistrutta per anni la
preparazione di chi le frequentava, soprattutto in àmbito umanistico. Di fronte
poi all’aumento degli studenti degli anni ’70 si è scelta la strada di
sostituire largamente i concorsi prescritti dalla Costituzione con le
assunzioni ope legis, caldeggiate dai
sindacati e con particolare veemenza dai settori della sinistra “di base”
contrari “alla selezione”, che invece in pochi settori come l’istruzione è
necessarissima. Nonostante questo per
fortuna nella scuola italiana ci sono stati e ci sono tanti buoni e ottimi
insegnanti, quasi tutti largamente autodidatti sul piano metodologico. Accanto
a loro però, proprio per via delle ripetute sanatorie oltre che per una
formazione iniziale carente, ci sono stati e ci sono anche colleghi inadeguati,
con il relativo grave danno ai diritti degli allievi; un problema verso il
quale la pavida inazione del ceto politico ha come ovvia conseguenza il
manzoniano “a chi la tocca la tocca”. E proprio in questi giorni, come spiega
un esauriente articolo del “Corriere della Sera”, un largo
schieramento parlamentare sta assediando la ministra Azzolina perché rinunci, a
causa dell’emergenza sanitaria, a far svolgere il concorso previsto per la
prossima estate e immetta direttamente in ruolo tutti i candidati. Ci
sarà quindi un’altra sconfitta del merito e della legalità costituzionale? Certo
la convergenza di opposti schieramenti politici sulla richiesta di sanatoria fa
temere il peggio.
In realtà, volendo
dare per buono l’ostacolo dell’emergenza per non fare il concorso, (che
oltre a tutto, notano le autrici dell’articolo, benché meglio dell’ope legis “è più simile a una
sanatoria che a una prova per meriti”), un’alternativa valida sarebbe questa: confermare
per il prossimo anno scolastico i docenti precari attualmente in servizio e se
necessario chiamarne altri, in modo da garantire i corsi di recupero o comunque
un organico aggiuntivo non di ruolo per tutto il tempo che durerà
l'emergenza scolastica. E, appena si potrà, si faranno i concorsi. Seri, però.
Giorgio Ragazzini
3 commenti:
Gli ipocriti della "Repubblica" ignorano l'articolo 33 della costitizione repubblicana, ma si consolano pensando che il fascista sia Orban.
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