“L’Economia del Corriere Fiorentino”
11 novembre 2019
La
disgregazione oramai quasi senza ritorno del nostro sistema scolastico ha i
suoi livelli di maggior problematicità nell’istruzione e formazione
professionale, a parte le poche illuminate Regioni che le hanno unificate, come
la Costituzione permette. Anche la nostra regione negli ultimi anni finalmente
si è mossa e permette che in certe particolari situazioni si possano adottare
percorsi del genere: ma essi sono pochi e si portano dietro troppe materie che
appesantiscono in maniera eccessiva gli studenti. Occorrerebbe insomma maggior
coraggio; e si potrebbe prendere a esempio il Trentino, dove esiste solo il
percorso di formazione professionale che permette un reale ingresso nel mondo
del lavoro, oltre ad avere pressoché eliminato la dispersione scolastica. La
quale in molte regioni, compresa purtroppo la Toscana, ha percentuali che
contribuiscono a posizionare l'Italia al penultimo posto, poco prima della
Grecia, nella classifica dei paesi Ocse.
La gran parte
degli insuccessi scolastici si verifica a 16 anni, quando gli studenti, nella
maggior parte dei professionali, abbandonano definitivamente gli studi a causa,
appunto, delle troppe materie e degli spazi del tutto marginali per i
laboratori e le attività pratiche; il che contrasta fortemente con le loro aspettative,
orientate a un sapere innanzitutto pratico. E a sedici anni la maggior parte di
questi ragazzi, viste deluse le loro attese, finisce per chiudersi nelle loro
camere a collegarsi a un mondo fittizio e irreale come è quello che si presenta
attraverso i social e gli altri nuovi strumenti di comunicazione, che, se usati
in maniera sconsiderata, finiscono per dare loro solo ignoranza e fragilità.
Per questo, e soprattutto per non rischiare di perderli definitivamente,
sarebbe opportuno far leva sulle numerose risorse che per fortuna il nostro
territorio continua a offrirci.
Soprattutto nelle
nostre periferie sopravvivono infatti con coraggio e determinazione tanti
piccoli artigiani e perfino piccolissime industrie, che non hanno l'opportunità
di trovare giovani disponibili a imparare un lavoro che se imparato bene, come
si imparano bene le cose da ragazzi, rimane un capitale da spendere per tutto
l'intero arco della vita. A tale proposito sarebbe davvero opportuno che a
partire dagli enti locali (i centri per l'impiego purtroppo denunciano da tempo
la loro completa inadeguatezza) si riuscisse a far incontrare le esigenze
occupazionali del territorio con la disponibilità dei ragazzi, che vi abitano e
che hanno abbandonato la scuola, a misurarsi con queste esigenze. Che ci sono,
come sanno bene tutti coloro che ancora frequentano il mondo del lavoro. Sapere
che ci possono essere ragazze e ragazzi disposti a imparare un mestiere a
partire dai sedici anni servirebbe quindi anche a dare speranze agli
imprenditori disponibili a investire su un capitale umano su cui contare a
lungo. Se questo incontro venisse facilitato, potrebbe anche dare continuità al
lavoro di vecchi artigiani che da soli mai potrebbero assumere dei giovanissimi
a cui insegnare il mestiere. Sarebbe quindi opportuno che la Regione potesse
garantire un aiuto economico alle imprese che si facessero carico di offrire
una occupazione destinata a durare almeno un triennio, in modo da garantire
l'acquisizione di competenze molto più raggiungibili da un ragazzo che ha fatto
le sue scelte con motivazione e interesse. Naturalmente al lavoro si dovrà
accompagnare un certo numero di ore, per esempio una settimana al mese per la
durata del contratto di apprendistato (almeno un triennio), un percorso di
formazione legata alla acquisizione di competenze più teoriche, che completino
le conoscenze delle tre materie di base ( italiano, matematica e storia )
affiancate dal diritto del lavoro, dall' informatica e dalla lingua inglese. A
far fronte a queste necessità potrebbero essere chiamati i docenti delle locali
scuole medie, o, ancora meglio, i docenti impegnati nei Centri Territoriali per
l'istruzione e la formazione in età adulta. I piccoli comuni potrebbero, a
questo proposito, consorziarsi tra di loro, consapevoli che una organizzazione
del genere potrebbe ridare vitalità a tante nostre realtà locali che si vanno
spopolando e vedono scomparire mestieri che hanno contribuito a fare grandi i
nostri territori. Si perderebbe così un valore culturale immenso e prezioso.
Infine, cosa altrettanto importante, si realizzerebbe di nuovo quell'incontro
tra generazioni che rappresenta il fulcro centrale della nostra civiltà e che,
salvaguardando il valore dell'esperienza e del passato, permette di dare un
futuro a giovani a cui la nostra scuola non sembra in grado di garantirlo.
Valerio Vagnoli
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