“Corriere Fiorentino”, 28 novembre 2019
E questo un po’ per
«patriottismo» e genuino orgoglio di istituto, un po’ perché con meno
iscrizioni qualche docente o dirigente rischierebbe di andare da un’altra
parte. La concorrenza è più forte fra le scuole superiori, dato che fra le
elementari e le medie le differenze sono minime e influiscono sulla scelta più
che altro la vicinanza e magari la fama di qualche docente e dirigente. Fornire
informazioni chiare su quello che aspetta i nuovi iscritti è di certo utile, ma
non tutto quello che viene fatto lo è.
Negli ultimi anni, per
esempio, si è affermata l’idea di offrire ai ragazzi delle medie la possibilità
di assistere a una «vera» lezione nel proprio istituto. Ma quanto può essere
orientativa una singola lezione di uno dei tanti docenti (sicuramente scelto
tra i migliori) di una delle tante materie?
La mia impressione è
che, rispetto al passato, sia per fortuna quasi del tutto scomparso lo stile
«pubblicitario» che un tempo a volte improntava le attività di orientamento
organizzate dalle scuole. Oggi in moltissimi casi chi accoglie i ragazzi si preoccupa
di non tradire la loro fiducia evitando di alimentare aspettative
irrealistiche. Purtroppo non si può sempre dire alle famiglie che tutte le
sezioni sono uguali per la qualità degli insegnanti, né avvertire che in alcune
se ne trovano degli inadeguati (un problema a cui nessun ministro, come
sappiamo, osa mettere mano). Eppure tutti sanno, al di là di tanti discorsi e
di tanti open day, che coloro che fanno la scuola, nel bene e nel male, sono
proprio i docenti. Che fare allora per evitare scelte sbagliate?
Per fortuna comincia a
essere utilizzata in molte scuole della primaria e delle medie una vera e
propria didattica per l’orientamento. Ma una sua impostazione più scientifica,
in collaborazione con veri esperti del settore, dovrebbe essere generalizzata.
Penso per esempio al cosiddetto «bilancio delle competenze», oggi rivolto
solamente agli studenti dei professionali o ai «compiti di realtà» già in uso
addirittura, senza chiamarsi così, nella «vecchia scuola» elementare e poi
dimenticati. La stessa scuola media potrebbe essere più orientativa; in
particolare l’educazione tecnica (ora «tecnologica») avrebbe potuto in questi
decenni fornire saggi di quella «intelligenza delle mani» che è il cuore di
tanti mestieri, per molti dei quali oggi non si trova chi li voglia esercitare.
Per come stanno le
cose, spesso purtroppo le scelte avvengono secondo la tradizione e il luogo
comune per cui i «bravi» vanno ai licei classico e scientifico, i «discreti» ai
tecnici e ai licei considerati meno impegnativi, i «meno bravi» ai
professionali.
C’è anche chi propone,
come pure avviene in molti altri paesi, che il parere dei docenti delle medie
sugli indirizzi delle scuole superiori a cui può iscriversi un allievo sia
vincolante. Ma per arrivare a questo è appunto necessario avere alle spalle un
lavoro di orientamento molto più affidabile e scuole che godano tutte di
credibilità e di rispetto da parte della società; a iniziare dalla classe
dirigente.
Valerio Vagnoli
2 commenti:
Non vedo perché criticare il fatto che le scuole offrano la possibilità di assistere a una lezione vera.
Mi sembra infinitamente meglio quello
(che almeno è un esempio realistico di vita vera della scuola)
piuttosto che le vetrine pubblicitarie sbrilluccicose, prefabbricate solo per l'occasione degli open day, che sono evidentemente forzate e poco rappresentative della realtà.
Rispetto che assistere ad una lezione ho sempre preferito far partecipare i ragazzi ad una intera giornata scolastica scelta a caso e senza neanche avvertire la classe dove sarebbero stati inseriti. Del tutto d'accordo sull'orrore delle vetrine pubblicitarie.
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