Un bellissimo libro quello di Roberto Contu
(Insegnanti, Aguaplano editore), che
da intellettuale colto e raffinato racconta la sua esperienza di docente in
licei e istituti tecnici e professionali di provincia, in cui si deve essere
capaci di trasmettere agli allievi la propria cultura cercando di non
sminuirla, in modo che, grazie alla passione dell'insegnante, abbiano anche
loro la possibilità di misurarsi con Dante e Petrarca, con Galileo e Leopardi. Autori
che “arrivano” ai ragazzi solo se non rinunciamo a pensare che insegnare
consiste nel “farlo per l'altro e solo per l'altro”. In molti episodi ho
ritrovato la stessa passione e la stessa determinazione di tanti docenti come
Contu e come la sua anziana e bravissima collega a cui chiede perché sia
rimasta per tutta la vita in un istituto professionale, anche se avrebbe
potuto permettersi altre “carriere”; e la sua risposta è un sorriso fatto di
soddisfazione e appagamento che dice tutto sulla passione con cui ha donato la
propria cultura a chi sarebbe stato destinato a rimanerne privo. E ho trovato
spesso la stessa dedizione in molti racconti scolastici di Antonella Landi, sempre
accompagnata, come nel libro di Contu, dalla lucida consapevolezza di cosa sia
la complessa realtà della nostra scuola e dei ragazzi che la frequentano, con i
quali dobbiamo confrontarci con onestà e anche con molto coraggio.
Il diario-saggio di Contu non è rivolto
soltanto agli insegnanti di lettere, ma a tutti quelli che hanno la fortuna di
trovarsi di fronte studenti che ci chiedono di essere all'altezza del nostro
mestiere; e che, se si rendono conto che è così, si affidano a noi con la
stessa riconoscenza con cui ci si affida ai veri maestri. Quelli che,
attraverso la cultura, insegnano a vivere e a dare un senso profondo alle loro esistenze,
altrimenti frastornate da un mondo spesso confuso, vociante e mediocre.
La lettura di Insegnanti mi ha quindi rafforzato
nella convinzione di avere fatto, insegnando, il mestiere più bello del mondo.
E se potessi tornare indietro nel tempo come in un film di Zemeckis, la scelta
ricadrebbe sull'insegnamento in tutti gli ordini di scuola, come feci con convinzione fin da quando, poco più che ragazzo, mi dedicai
alle pluriclassi di doposcuola in paesini sperduti delle nostre colline, oggi
quasi del tutto scomparsi.
PS: capiterà un giorno che persone come
Contu possano trovare l'attenzione di chi governa il nostro sistema scolastico?
Valerio
Vagnoli
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