Ernesto Galli della Loggia, L’Aula vuota, Marsilio
Nel suo recente libro L’aula vuota sul declino della scuola (strettamente
legato a quello della società italiana) Ernesto Galli della Loggia indica tra
le sue cause il venir meno dei saperi umanistici e in particolare il non aver
coltivato la memoria storica del nostro Paese. Parlare di memoria storica – italiana
ma anche europea – non significa solo riaffermare i valori e i principi costitutivi
della civiltà occidentale, ma anche concretamente prendersi cura di ciò che nei
secoli si è stratificato: le piazze, i monumenti, gli edifici, insomma tutte le
grandi e piccole tracce che ci ricollegano al passato di cui il presente in cui
viviamo è il risultato.
A fronte del quadro pessimistico e allarmato delineato da
Galli della Loggia, ma anche di altri intellettuali, non dobbiamo comunque trascurare
tutto ciò che nella società opera nel senso opposto, a cominciare dai programmi
che da anni vanno in onda su Rai Tre e Rai Storia, come il pregevole Passato e Presente condotto da Paolo
Mieli. Nella società civile cittadini illuminati, esponenti di associazioni
culturali e di istituzioni locali promuovono miriadi di iniziative per far
conoscere all’opinione pubblica fatti, personaggi, luoghi della storia patria;
e un’importanza particolare hanno quelle che riguardano il nostro Risorgimento,
considerando le deformazioni e il relativo oblio che lo hanno riguardato negli
ultimi decenni. Sono a volte lacerti di una storia minore che però, ricuciti
pazientemente, nel tempo possono ricostruire il tessuto storico di un paese, di
una nazione, dell’Europa.
Un esempio recente, tra i tanti possibili, riguarda
una lapide posta a Firenze dal Comune nella centrale via de’ Neri:
A Giuseppe Barellai
soldato
dell’Indipendenza italiana
maestro
valente nell’Arte della medicina
in
quello della carità valentissimo
fondatore
degli Ospizi marini
qui
morto il III dicembre del MCCCLXXXIV
Un altro caso di recupero della memoria a partire da una
lapide trascurata si è concluso felicemente da pochi giorni. Due anni fa un
cultore di storia della Romagna Toscana, discendente di notabili ottocenteschi
di San Benedetto in Alpe, denunciò pubblicamente il degrado di una lapide del
periodo dei Lorena, precisamente del 1836, posta sul muraglione che dà il nome
al passo che collega Forlì e Firenze (oggi punto d’incontro cult per gli appassionati di
motociclismo).
Questa strada la si deve infatti al Granduca Leopoldo II, che
volle questa infrastruttura per facilitare gli scambi tra la Romagna e la
Toscana; scambi commerciali, ma anche culturali, tra i due popoli divisi
dall’Appennino. All’apertura della carrozzabile, nel 1836, sul passo fu posta
appunto una lapide a ricordo dei lavori voluti dal Granduca e diretti dall’architetto
Alessandro Manetti. L’allarme sul degrado e sulla necessità di un rapido
restauro ebbe eco presso altri esponenti della comunità tosco-romagnola, presso
istituzioni culturali come l’antica e prestigiosa Accademia degli Incamminati
di Romagna, presso le amministrazioni locali e ricevette anche il supporto dei
Comitati risorgimentali della zona, da Firenze al Mugello e alla Romagna
toscana. L’Accademia degli Incamminati si è assunta l’onere della raccolta dei
fondi necessari per i lavori di restauro e, vincendo le resistenze burocratiche
dei vari enti preposti alla tutela del manufatto in tempi relativamente brevi (data
la notoria lentezza dei lavori pubblici in Italia), ha portato a termine i
lavori. Sabato 19 ottobre si è svolta una festosa cerimonia d’inaugurazione
alla presenza dei sindaci di San Godenzo e di Portico di Romagna e con gli
interventi di docenti universitari di Storia e di Economia.
La cura della memoria storica dell’evento è
stato invece compito dei Comitati toscani del Risorgimento, in primis quello
del Mugello, che hanno promosso un momento di riflessione sull’importanza
dell’opera promossa dall’ultimo Granduca di Toscana con un convegno che si
terrà sabato 9 novembre a Dicomano e una mostra che verrà inaugurata nella
stessa data. Una mostra che nei giorni successivi verrà visitata anche dagli allievi
delle scuole di Dicomano. Entra pertanto nelle aule scolastiche un brano di
storia non solo locale, ma anche nazionale, in quanto l’esigenza di
modernizzazione economica portata avanti dai Lorena in Toscana e in Romagna con
la creazione di nuove ed efficienti vie di comunicazione sarà poi sviluppata
ulteriormente nella fase decisiva del Risorgimento a partire dal Piemonte di
Cavour.
Altri esempi ancora potrebbero essere fatti
sull’importanza di questo volontariato culturale presente nella società
italiana, che ha il merito di questo “rammendo” del tessuto storico del nostro
Paese. Siamo certamente consapevoli dei vuoti culturali che oggi caratterizzano
la scuola italiana, ma è incoraggiante sapere che nella società civile esistono
ancora forze vitali che si impegnano per
contrastare la perdita della memoria storica di un popolo; e chissà se un cauto
ottimismo della volontà possa nel tempo compensare il non infondato pessimismo
della ragione.
4 commenti:
Purtroppo da molti anni la memoria storica è stata asservita alla battaglia politica, per cui del passato si ricorda soltanto, o quasi soltanto, quanto è utile alla propria causa di parte. Così alcune fasi della storia, soprattutto recente, sono oggetto di una sorta di "memoria perenne e ubiqua" (ad esempio nella mia città nello spazio di poco più di 100 metri ci sono ben quattro diverse lapidi che ricordano lo stesso avvenimento), altre sono trascurate se non del tutto dimenticate. Purtroppo chi opera così non tiene conto del fatto che con l'insistere ossessivamente su certe cose, soprattutto nel rivolgersi ai giovani, è fortissimo il rischio di ottenere l'effetto contrario a quello desiderato (exemplum da manuale il fatto che quasi tutti i più grandi nemici della religione abbiano studiato in istituti retti da ecclesiastici).
vale anche per la nenia antifascista
Preghiamo anonimo di firmarsi a scanso di rimozione. Grazie.
Ravviso purtroppo gravissime responsabilità nella mia generazione sessantottina: per fortuna avevo ancora frequentato scuole e liceo pre '68 e mi trovai a fare la contestatrice a 18 anni, almeno avevo avuto solide basi che naturalmente all'Università contestavo irregimentata nella valanga di pecore, pecora anche io ovviamente, che pretendeva il 30 politico senza avere letto un libro! La conoscenza della Storia italiana, europea e mondiale, che è cardine per comprendere l'oggi e fondamento per progettare il domani, da allora fu ridotta a pochi decenni purtroppo quasi ossessivamente concentrati su pochi temi forse funzionali a politiche culturali dominanti. Oggi, anzi ormai da tempo, vediamo i risultati e se è vero che ad esempio Rai Storia fa programmi interessanti mi domando chi li guardi, certo temo non i ragazzi e i giovani. Gli sforzi di associazioni e insegnanti per recuperare il valore della Storia sono encomiabili ma purtroppo credo che gravissimi danni a livello collettivo siano stati fatti e siano difficilmente rimediabili anche perchè i media, i social, ecc.ecc. assorbono in maniera quasi totale e men che scadente in genere, l'interesse dei giovani. Forse sono troppo pessimista! simonetta chierici
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